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Autore: hummelssmythe    06/06/2013    8 recensioni
SHIPS: Muse!Kurt/Artist!Sebastian - accenni Blaine/Sam, Quinn/Rachel;
Quando Sebastian Smythe si trasferisce a New York per studiare arte ed architettura, è più che certo del fatto che sarà un’avventura entusiasmante.
Per un grande artista, vedere una nuova città, studiarla nel dettaglio, è il massimo che si possa chiedere.
Tuttavia, la Grande Mela non è come si aspetta.
Soprattutto, non aveva mai creduto che gli angeli potessero esistere; non prima di incontrarne uno almeno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's Notes: Che bella che sono, ce l'ho fatta ahah
Il capitolo era già concluso ma avevo bisogno di sistemare alcune cose. Più che altro volevo rileggere personalmente. Come ho già scritto sui social, progetto di postare tutto quello che ho pronto, perché non so più quando mi va di scrivere una cosa e quando un'altra. Trovo semplicemente che dovrei aggiornare ciò che mi va di aggiornare e non per obblighi o date. Spero che non vi tormenti questo pensiero, perché io mi ci sento molto più a mio agio.
Grazie a tutte le persone che mi supportano. Siete un amore. E' bellissimo vedere che alcune di voi sono felici per il modo in cui mi stanno seguendo su FF.net, it's cute!
Spero che vi piaccia questo capitolo e grazie a chiunque dovesse decidere di lasciarmi un feedback per farmi sapere se lo avete trovato carino o vi ha fatto schifo! - xoxo RenoLover <3
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Beta: Questo capitolo è stato semplicemente riletto da me, quindi ogni errore è solo ed unicamente responsabilità e della mia dislessia/disgrafia. Sorry.

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Fissare Kurt, studiarlo da così vicino, generava in lui una sensazione indescrivibile.
 
L’altro se ne stava seduto dal lato opposto del tavolo, ipoteticamente in posa per essere ritratto, e Sebastian lasciava scivolare la matita sul foglio. Se doveva essere sincero con se stesso, disegnare era improvvisamente diventato difficile, come non lo era mai stato in tutta la sua vita, neanche quando era un semplice bambino che amava i pastelli a cera e il modo morbido in cui le loro punte arrotondate scivolavano su fogli lisci e ruvidi.
 
Aveva quella creatura meravigliosa davanti a sé che era capace di stordirlo e gli faceva tremare un po’ le dita. Avrebbe voluto studiare in quel modo il suo corpo, come le sue dita desideravano.
 
Toccarlopiuttosto che guardarlo soltanto.
 
Da qualche minuto, se ne stavano entrambi zitti, senza dire nulla. Il silenzio riempiva ogni singolo angolo della stanza, tanto che Sebastian quasi temeva che Kurt potesse sentire un suono impercettibile che gli indicasse il tremolio delle sue mani.
 
Kurt appariva genuinamente divertito da quel passatempo, dall’essere ritratto, e sembrava che non si stesse annoiando per nulla.
 
Tuttavia, non parlare stava cominciando a diventare impossibile per Sebastian, quando sentiva la necessità quasi fisica di adulare quello che aveva davanti agli occhi. Magari non sarebbe stato eccessivo. Forse, in fondo, poteva concederselo perché non c’era nulla di male.
 
“Hai un aspetto meraviglioso …” Mormorò, lanciandogli uno sguardo veloce oltre i propri occhiali prima di tornare sul foglio.
 
“Sul disegno?” Chiese Kurt, divertito. “Non devi alterarmi troppo, sai? Dovresti lasciarmi almeno un po’ come sono davvero.”
 
“Stupido.” Borbottò, Sebastian, guardandolo di nuovo, con le sopracciglia sollevate. “Non potrei mai catturare come sei esattamente.” Spiegò a bassa voce, sollevando gli occhiali per portarli tra i capelli. “Nessuno ci riuscirebbe.”
 
“E’ un complimento?” Chiese Kurt, sorridendo un po’ sornione, con quell’aria da bambino felice che – Sebastian lo trovava un po’ strano ma doveva ammetterlo – lo eccitava un po’.
 
“Sai, sei un po’ narcisista, mi sembra di capire.” Lo prese in giro, riportando la matita sul foglio.
 
“Un po’.” Confermò Kurt, facendo spallucce con naturalezza (quell’incantevole sorriso ancora stampato sul suo volto, capace di far mancare qualche battito al cuore di Sebastian). “Mi piace essere osservato.”
 
“A me piace osservarti.” Sebastian gli mostrò un sorriso e vide Kurt arrossire un po’, un colorito del viso in contrasto con il modo in cui stava scherzando pochi secondi prima. “Sai, sei un po’ troppo timido per essere il tipo che cerca attenzioni.”
 
“Non sono timido!”
 
“Uh-uh.”
 
“E’ surriscaldamento delle guance.” Spiegò Kurt come se fosse una spiegazione scientifica accreditata. “Mi piace che mi guardi …” Abbassò improvvisamente la voce, costringendo Sebastian a guardarlo negli occhi. “Hai … i tuoi occhi sono molto intensi e-”
 
“Anche i tuoi.” Sebastian sospirò diretto, fissandoli per qualche secondo. “Sono i più incredibili che io abbia mai visto.”
 
Vide Kurt andare ancora più a fuoco dopo quelle parole, nonostante stesse evidentemente tentando di mantenere un contegno. Sembrava così adorabile e sexy allo stesso tempo. Era un equilibrio incantevole per lui che era abituato a osservare i dettagli di chi aveva di fronte.
 
Sebastian aveva perfino smesso di comprendere quanto le sue parole fossero pronunciate per il puro gusto di generare in lui quelle reazioni.
 
“Non lo sono.” Mormorò però Kurt, facendogli sollevare le sopracciglia.
 
“Mi prendi in giro?” Chiese Sebastian improvvisamente, lasciando cadere per qualche secondo la matita. “Hai davvero due zaffiri al posto degli occhi,” sussurrò, tentando forse di suonare un po’ adulatore, “posso vederci il cielo riflesso; e siamo in casa.”
 
“Esagerato.”
 
“Non lo sono.” Rispose Sebastian e allora decise di cedere un po’: del resto lo stava osservando da troppi minuti, e non c’era nulla di male nel commentare quello che vedeva (comincia a diventare una fottuta urgenza e può sentire la lingua pizzicare per la voglia di adularlo). “Hai una pelle bellissima, chiara e liscia, sembra fatta per essere dipinta … o per essere baciata.”
 
Si lasciò andare un po’, soddisfatto quando vide Kurt deglutire.
 
Tuttavia, non aveva ancora intenzione di fermarsi: gli sembrava che ci fosse così tanto da ammirare in lui che avrebbe potuto continuare quella discussione per ore. O meglio, quel monologo in cui Kurt si limitava semplicemente a essere imbarazzato.
 
“Il tuo collo …” Mormorò a bassa voce, senza neanche rendersi conto di quanto stesse suonando basso e roco, troppo preso dal fissare il punto che stava descrivendo per realizzarlo. “E’ così perfetto, quando lo muovi, il modo in cui la tua pelle si contrae …”
 
Merda.
 
Aveva scelto davvero un pessimo modo per non trovare la situazione stimolante, soprattutto quando Kurt stava continuando a mordersi il labbro inferiore come se fosse nato per farlo, come se fosse spontaneo e allo stesso tempo la cosa più sexy del mondo.
 
“Hai quelle labbra …” Mormorò, potendo quasi già sentire nuovamente l’eccitazione invadere il suo corpo e la propria voce spezzarsi in una tonalità bassa sulla quale stava perdendo ogni controllo. A quelle parole, Kurt lasciò andare la presa dei denti sul labbro, in modo che tornasse alla posizione naturale, un po’ più arrossato e gonfio rispetto a qualche secondo prima. “Scommetto che c’è chi pagherebbe per baciarle ...”
 
‘Io pagherei …’ Pensò, tentando con tutto se stesso di non leccarsi le labbra istintivamente.
 
Lo stava rendendo così eccitato con la sua sola presenza.
 
Non si trattava soltanto di eccitamento sessuale.
 
Sebastian si sentiva entusiasta e felice, come un bambino che gioca con l’aquilone.
 
“Ah sì?” Domandò Kurt, inspirando un po’, più che altro come se stesse trattenendo il respiro, e tutto quello che Sebastian riusciva a pensare era che quel fottuto tavolo era l’unica cosa che lo stava trattenendo dal sospendere il ritratto.
 
“Sì.” Rispose, stringendo un po’ le dita e piegandole finché le sue unghie non furono contro la superficie liscia del tavolo. “Sono così piene ed eleganti allo stesso tempo …” Fissò gli occhi sulla bocca di Kurt, deglutendo al pensiero di baciarlo di nuovo, questa volta con il fine di andare oltre. “Le uniche labbra che potevano rendere il tuo viso ancora più perfetto di quanto non sia …”
 
“Stai esagerando.” Kurt lo stava guardando dritto negli occhi, come se volesse capire se Sebastian lo stesse adulando o qualcosa del genere. “Attento, potrei a cominciare a pensare che non siano complimenti spontanei.” Sollevò un po’ il mento e Sebastian sogghignò.
 
“Sono più che spontanei …” Sussurrò, fissando lo sguardo nel suo. “Potrei parlare per ore di ogni singolo tratto.” Riprese la matita tra le dita. “Sono un artista, osservo tutto.”
 
“Quindi mi osservi?” Chiese Kurt ma Sebastian aveva capito che ormai si trattava di una specie di danza.
 
Un passo.
 
Un altro passo
 
Un altro ancora.
 
Quando Kurt muoveva un passo in avanti, lui doveva farlo indietro e viceversa.
 
“Sei un bello spettacolo da osservare …” Mormorò, mentre riprendeva a tracciare i lineamenti del suo viso lungo il foglio. “Potrei stare qui per ore.”
 
“Potresti fare un bel po’ di ritratti.” Kurt rispose, un po’ provocatorio.
 
Dio, come poteva quell’esserino innocente saper gestire la tensione sessuale in quella maniera? Il modo in cui parlava, le parole che usava, tutto lo faceva sembrare come se sapesse avere il controllo, perfettamente, senza alcun rischio di perdere l’equilibrio.
 
‘Te ne ho già fatti un po’’, pensò tra sé e sé, evitando di lasciarsi sfuggire quel pensiero, ‘solo che tu non lo sai’.
 
“Potrei farlo, sì.” Rispose, cominciando a riprodurre vagamente i contorni di quella bocca perfetta. “Ma non potrei catturarti davvero, mai, non importa quante volte io ci provi.”
 
“Come mai?” Chiese subito Kurt e Sebastian dovette sforzarsi di non premere con forza la punta della matita sul foglio per sfogare la frustrazione. Non voleva davvero spezzarla e rendere così evidente il proprio nervosismo.
 
Sollevò nuovamente gli occhi verso Kurt, respirando un po’ per tentare di controllare l’eccitazione.
 
“Te l’ho detto: perfetto.” Mormorò, e Kurt lo guardò battendo le palpebre, come se stesse considerando una qualche idea.
 
In qualsiasi caso, Sebastian sapeva che gli sarebbe piaciuta molto.
 
Abbassò lo sguardo e tornò al disegno ma Kurt riuscì comunque a distrarlo.
 
“Voglio che mi baci di nuovo.”
 
Allora Sebastian poté sentire il crack della matita sul foglio e fece scattare nuovamente lo sguardo verso di lui, mentre un analogo crack all’interno del suo petto spezzava la già tenue regolarità dei battiti di quel pomeriggio.
 
“Cosa?” Chiese.
 
“Mi piace quando mi baci.” Rispose Kurt, schiettamente, nonostante il rossore sul suo viso. Il contrasto tra il modo in cui arrossiva e parlava con sicurezza era davvero inquietante. “Ho capito subito che le tue labbra sarebbero state magnifiche.”
 
Sebastian rimase per qualche secondo immobile, tentando con tutto se stesso di non lasciarsi trascinare. Sarebbe scattato verso di lui in un istante se lo avesse permesso. Poi il suo cervello si accese e lo distrasse dal bisogno di contatto.
 
“Quindi non è vero che baci al primo appuntamento …” Osservò, stringendo un po’ le palpebre, sospettoso.
 
Kurt gli mostrò un sorriso e annuì.
 
“Mai baciato al primo appuntamento.” Confessò, facendo spallucce. “Non volevo sembrarti un maniaco, tirando fuori questa storia delle labbra sottili …”
 
Un manico?
 
Che cosa avrebbe fatto allora Kurt se avesse saputo di tutti i pomeriggi che Sebastian aveva passato a spiarlo e ritrarlo a distanza? Di certo una cosa del genere lo avrebbe fatto rientrare in una categoria superiore al maniaco, se quello era davvero il modo di pensare di Hummel.
 
“Non sembri un maniaco, anzi …” Sussurrò Sebastian, sorridendo felice, “mi onora molto di più sapere di essere l’unico che ti ha fatto venire una voglia di baci tale che non hai resistito.”
 
“Stai ingigantendo.” Mormorò Kurt, inarcando le sopracciglia. “Non è quello che ho detto.”
 
“Spiega, allora.” Lo sfidò Sebastian, arrendendosi definitivamente all’idea che non avrebbe potuto continuare quel ritratto. Non presto almeno. Dio, era molto più semplice disegnarlo mentre lo osservava da lontano, perché non doveva mettersi ad ascoltare i suoi discorsi almeno.
 
“Spiego …” Rispose Kurt, muovendo un po’ lo sgabello – che creò un fastidioso rumore, strofinandosi sul pavimento. “Quando ci siamo scontrati per strada, ho come avuto la sensazione che ci fosse una tensione interessante tra noi.” Cominciò, facendo una smorfia, come se non sapesse come spiegarlo bene. “Ho avuto un po’ di ragazzi ultimamente, ma tu mi sei sembrato diverso a primo sguardo.”
 
“Perché?” Chiese Sebastian, sollevando le sopracciglia, sorpreso dalla propria ignota unicità.
 
“Beh, sei brillante.” Rispose Kurt, con un’altra scollata di spalle. “Molti dei ragazzi con i quali esco, anche gli amici, sono scontati ed io non amo le cose scontate.” Sebastian annuì, un po’ accigliato. “Invece tu hai già la battuta pronta, è una sfida, è … creativo!” Esclamò, gesticolando con le mani. “Sei un artista, dovresti capire cosa voglio dire, non credi?”
 
Sebastian ebbe qualche difficoltà a rispondere subito. Era un po’ troppo preso dalle sue parole per poter effettivamentepensarci. Si scosse un po’, tentando di ricomporsi prima che Kurt pensasse che si fosse addormentato.
 
“Uhm, sì.” Rispose, gesticolando nervosamente. “Capisco, anch’io sono annoiato da buona parte degli esseri umani.”
 
‘Compresi i miei amici, a volte.’ Suggerì la sua mente.
 
“Esattamente.” Kurt gli sorrise raggiante. “Mi sento continuamente come se io sappia già che direzione prenderà una discussione ed è davvero frustrante perché non vorrei anticipare i miei interlocutori.” Fece ruotare gli occhi, con un tono di voce sarcastico. “Vorrei qualcuno che mi risponda, qualcuno che sia all’altezza-”
 
“Vorresti me.” Sebastian interruppe, e i loro occhi si connetterono nuovamente, in uno sguardo intenso e profondo. “Vorrestime.” Ripeté a bassa voce, un po’ come se volesse convincere Kurt del fatto che desiderasse lui e non soltanto una qualità che lui possedeva.
 
Era stato geloso di Kurt ancora prima di conoscerlo di persona, figurarsi cosa provava in quel momento, dopo averlo baciato, al pensiero che potesse desiderare qualcun altro.
 
Gli apparteneva.
 
Gli apparteneva perché, su carta, Kurt era la sua creazione perfetta, il suo capolavoro.
 
Nessuno avrebbe avuto più il diritto di toccarlo perché si sarebbe impegnato per evitarlo e mantenere l’esclusiva.
 
Avrebbe fatto il modo che Kurt non sentisse neanche il bisogno di qualcun altro.
 
“Beh, non lo so.”  Kurt attirò nuovamente la sua attenzione facendo spallucce. Non che Sebastian potesse davvero distrarsi da lui in fondo. “Dovrei capire se hai anche qualcosa di diverso dalle altre persone creative.” Arricciò le labbra, rendendole soltanto più baciabili. “E poi potremmo parlarne.”
 
“Interessante.” Mormorò Sebastian, picchiettando con le dita sul tavolo, come se non desiderasse altro che fare il giro e baciare Kurt. “E’ tutto così veloce e pericoloso …”
 
“Suona come una canzone familiare …” Hummel si poggiò un po’ al tavolo allo stesso modo.
 
Tutto quello che stava passando per la testa di Sebastian era che, se si desideravano così tanto, perché non potevano semplicemente aversi? Avrebbero lavorato più tardi a un rapporto, ma erano due persone adulte e lui voleva toccarlo, baciarlo, accarezzarlo.
 
“Che ne dici di venire qui?” Chiese allora, indicando il proprio grembo con una certa innocenza un po’ forzata. “Magari posso vederti da vicino …”
 
Kurt sembrò considerarlo per qualche secondo, con il sopracciglio sollevato, come se si stesse chiedendo se Sebastian pensasse davvero che fosse così stupido. Alla fine, comunque, sembrò cedere.
 
“Per ritrarmi meglio?” Domandò, quasi suggerendo lui stesso una buona scusa a Sebastian.
 
“Esattamente …” Confermò vagamente l’altro, neanche attento a cosa diceva in realtà. “Voglio che sia perfetto come te …” Sussurrò, indicando il foglio davanti a sé.
 
“Sai, vero, che è un disegno su un foglio A4?” Chiese Kurt, ridacchiando un po’. Il suono della sua risata comunque era teso e basso, quindi non riuscì a sciogliere il clima della stanza.
 
“Non credo sia un dettaglio importante.” Si difese Sebastian. “In questo momento il soggetto importa più della forma e della materia.”
 
Kurt sorrise un po’ e si alzò dallo sgabello, facendo lentamente il giro della tavola. Poggiò le dita sulla superficie, accarezzandola un po’ mentre si avvicinava a lui, con lo sguardo puntato nel suo in un modo che Sebastian non poteva che trovare esplosivo: poteva quasi sentire la pelle bruciare sotto i suoi occhi.
 
Deglutì quando Kurt mise una mano sulla sua spalla sinistra e sollevò una gamba per poggiarla sulle sue. Si sedette sul suo grembo e subito Sebastian spostò un braccio per avvolgere il suo girovita. Quel semplice contatto lo stava facendo sentire molto meglio.
 
Kurt si sistemò sul suo grembo, guardandolo dall’alto e sorridendogli, mentre accavallava le gambe. Lo rendeva un po’ più pesante ma Sebastian era più che disposto ad affrontare il sacrificio.
 
“Ma ciao.” Sussurrò, non potendo fare a meno di suonare un po’ roco e Kurt annuì.
 
“Ciao a te.”
 
Quel respiro arrivò direttamente sulla sua bocca e Sebastian dovette trattenersi con tutto quello che aveva in corpo per non scattare verso di lui.
 
Quello era sicuramente uno svantaggio: conoscere una persona in maniera così superficiale significava che non aveva idea di come agire, di quali sarebbero state le sue reazioni. Per quanto ne sapesse, Kurt poteva anche divertirsi a metterlo alla prova o qualcosa del genere. Doveva muoversi lento e cautamente.
 
C’erano state notti in cui aveva sognato di lui e aveva pensato che non l’avrebbe mai incontrato. Non poteva permettersi il lusso di dimenticare quel dettaglio importante.   
 
Kurt si mosse un po’ e poi gli mostrò fieramente il proprio profilo.
 
“Che te ne pare?” Chiese, sorridente, e Sebastian rise – anche se un po’ roco – per spezzare la tensione. “Sono più bello visto da vicino?” Scherzò.
 
“Sei più bello di qualsiasi altra cosa esistente visto da ogni angolo possibile.” Rispose, avvolgendo anche l’altro braccio intorno a lui.
 
Kurt emise un versetto lusingato e, quando meno se lo aspettava, si piegò verso di lui.
 
Le loro labbra si toccarono leggermente e Sebastian sobbalzò per la sorpresa, ma chiuse istintivamente gli occhi. La bocca morbida di Kurt tornò a premersi contro la sua e Sebastian si ritrovò a inarcare le sopracciglia quando l’altro fece subito pressione, per approfondire il contatto.
 
Si domandò per brevissimi secondi quale fosse la cosa giusta da fare e, istinti a parte, giunse rapidamente alla conclusione.
 
Si staccò un po’ da lui, accarezzando il suo fianco con la mano, delicatamente.
 
“Kurt.” Mormorò, a un centimetro dalla sua bocca, cercando di non dare peso al fatto che Kurt sembrasse dispiaciuto. “Ascolta … devo chiederti una cosa.”
 
Il solo pensiero lo stava angosciando da morire, ma quegli sbalzi di Kurt lo insospettivano troppo per rinunciare a chiederglielo. Temeva la risposta, ma non poteva proprio evitare di porgere la domanda.
 
Kurt annuì un po’, ma neanche lui sembrava molto convinto, quindi il cuore di Sebastian cominciò a battere in modo strano. Era chiaramente la paura di aver frainteso tutto che lo stava consumando. La paura di essersi illuso che potesse esserci qualcosa.
 
“Stai facendo tutto questo per ottenere qualcosa da me?” Chiese, deglutendo, ma la reazione di Kurt non fu quella che si aspettava.
 
Cosa?” Chiese Kurt, sbarrando le sopracciglia, in una sorpresa decisamente naturale. Tentò istintivamente di scendere dal grembo di Sebastian, ma lui lo tenne stretto per impedirgli la fuga. “Sei-” Si fermò, strattonando un po’, ma lui non lo lasciò andare. “Come puoi pensare una cosa del genere?” Domandò, guardandolo negli occhi. “Credi che io abbia una specie di perversione per l’essere ritratto o qualcosa del genere?”
 
Sebastian prese un respiro profondo, tentando di rimettere le cose insieme: chiaramente aveva combinato un gran bel casino, proprio come aveva previsto.
 
Prima rimediava, meno sarebbe stato spiacevole.
 
“No, certo che no.” Rispose e Kurt lo stava guardando con diffidenza. “E’ solo che le cose si stanno evolvendo molto rapidamente-”
 
“Pensavo che tu avessi scopamici al liceo.” L’angelo lo stava guardando male. “Non capisco per quale motivo tu ti stia facendo problemi proprio con me.”
 
“Perché …” Cominciò subito Sebastian, ma si prese una piccola pausa di riflessione. Come poteva anche fargli un’osservazione così stupida? “Perché in quei casi tutto quello che volevo era che entrassero nel mio letto e si lasciassero scopare senza protestare.” Tentò di proposito di essere esplicito nel linguaggio, in modo che il messaggio potesse arrivare forte e diretto a Kurt.
 
Il ragazzo lo guardò un po’ esitante, come se ancora non sapesse se potersi fidare o no di lui dopo quello che aveva detto.
 
“Tu non vuoi che io mi comporti così anche con te, giusto?” Chiese Sebastian un po’ esitante, come se avesse paura di conoscere la risposta a quella domanda. “Io voglio rispettarti, Kurt, perché mi sembri un ragazzo per bene e non ho più voglia di fare sempre la stessa solita routine: drink, sesso, adieu.”
 
Kurt pasticciò con le labbra e allora Sebastian capì di aver fatto almeno un po’ centro, quindi gli mostrò un sorriso rincuorante. Per qualche motivo, gli sembrava evidente che gli sfuggisse ancora qualcosa: insomma, Kurt sembrava premere continuamente sull’acceleratore e lui iniziava a trovare difficile trattenersi.
 
“Mi dispiace, forse ho esagerato.” Hummel abbassò un po’ lo sguardo, tenendosi di nuovo più stretto a lui, con un braccio intorno alle spalle. “E’ che ultimamente … mi sento come se i ragazzi stiano con me perché sono simpatico e adorabile.”
 
“C’è … c’è qualcosa di male?” Domandò allora Sebastian confuso.
 
Lui avrebbe dato qualsiasi cosa per stare con una persona per la simpatia, dopo che al liceo tutti lo avevano soltanto usato per il sesso facile perché era estremamente bello. Beh, forse lui aveva usato gli altri attraverso la propria bellezza, in realtà, ma non cambiava molto.
 
“Sì che c’è.” Kurt borbottò, arricciando le labbra come un bambino. “Ora che mi stai disegnando, mi sento terribilmente sexy e non è solo questo.” Spiegò, facendo spallucce. “Il modo in cui hai osservato e fissato il mio viso quando ci siamo incontrati mi ha fatto sentire così … perfetto, come non mi sono sentito mai.”
 
Sebastian batté le palpebre un paio di volte allora, un po’ incredulo. Dio, come poteva un angelo come quello non sentirsi già perfetto di suo? Il semplice fatto che pensasse di non esserlo, a parere di Sebastian, era un crimine. Perfino i suoi stupidi compagni di college ne avevano riconosciuto la bellezza guardando soltanto dei disegni.
 
Senza neanche rendersene conto, aveva cominciato ad accarezzare il fianco di Kurt con le sue dita lunghe, come se volesse esprimere con quel tocco i propri pensieri.
 
Dovette coglierne qualcuno perché quegli occhi azzurri erano ora fissi nei suoi.
 
“Scusa …” Mormorò improvvisamente Kurt, deglutendo mentre continuava a guardarlo. “Deve annoiarti da morire parlare con me; è per questo che ho pensato che baciarti o … fare altro potesse rendermi più interessante.”
 
“Oh no, cosa?” Chiese Sebastian, stringendolo a sé finché la spalla di Kurt non sfiorò la sua. “Non devi pensarlo mai, Kurt.” Gli mormorò, arricciando le labbra, come se fosse offeso da quella supposizione. “Tu sei davvero piacevole e neanche tu sei scontato, non annoi per nulla.”
 
Kurt sembrò pensarci su per qualche secondo, come se non sapesse se credergli o no. Sebastian tentò stupidamente di intensificare il proprio sguardo e sembrò funzionare perché Hummel si voltò un po’, guardando il tavolino davanti a loro mentre ancora sedeva sul grembo di Sebastian.
 
“Oh.”
 
Quello fu il suo commento quando gli occhi si poggiarono sul ritratto a matita al quale Sebastian stava dedicando tutto se stesso. Per qualche secondo, Smythe rimase con il fiato sospeso, tentando di capire cosa significasse quel commento, come prendere quel semplice suono vocalico.
 
Per qualche secondo temette perfino che non gradisse il suo operato, poi Kurt si voltò verso di lui con uno sguardo interrogativo.
 
“Sono … sono così carino?” Chiese, esitante, sollevando un sopracciglio come se volesse far capire a Sebastian che non ammetteva una risposta che dovesse semplicemente compiacerlo.
 
Sebastian sogghignò allora.
 
“Molto più di così.” Rispose schiettamente, accarezzando la sua schiena. “Soprattutto … se non fosse perché non voglio che sia così tra noi, ti avrei già scopato sul tavolo.”
 
Kurt arrossì visibilmente, con le guance che quasi andavano a fuoco a quelle parole. Tuttavia, Sebastian notò anche il sorrisetto che stava fiorendo sul suo volto. Era probabilmente inconscio e Kurt non se ne rendeva conto, ma lui sapeva per certo che significava che l’idea di essere sbattuto sul tavolo non gli dispiaceva poi così tanto.
 
“E’ una cosa molto imbarazzante …” Borbottò, tentando evidentemente di non far trasparire il proprio entusiasmo all’idea. “Potresti essere un po’ più cortese giacché sembro essere un’ottima musa per te?”
 
Per qualche secondo il cuore di Sebastian si bloccò.
 
Temette immediatamente che Kurt avesse scoperto qualcosa, in modi a lui ignoti, che avesse capito che lo spiava.
 
Poi si rese conto del fatto che Hummel si riferiva semplicemente al disegno che aveva appena visto e si tranquillizzò.
 
Avrebbe potuto vivere correndo quel rischio? Non ne era molto sicuro, forse alla fine avrebbe dovuto confessargli la verità.
 
Beh, di certo non quel giorno, quando era seduto in braccio a lui e non sembrava neanche disgustato all’idea di fare sesso.
 
“Sei davvero una musa.” Sussurrò, sollevando una mano per passarla tra i capelli sulla sua tempia. Kurt ridacchiò un po’ al contatto. Sembrava sempre una creatura innocente, ma nascondeva dei lati un po’ più oscuri, Sebastian poteva vederlo chiaramente. “Sembri bello dentro e fuori, e un artista dà forma anche al mondo interiore, quindi nel tuo caso è una doppia vittoria.”
 
“Sai,” Cominciò Kurt, facendo un po’ spallucce, “potrà sembrarti una cosa assurda perché siamo stati fermi tutto il pomeriggio-”
 
“Tu sei stato fermo, io disegnavo.” Sebastian lo prese in giro e Kurt fece ruotare un po’ gli occhi, ma sorrideva ancora.
 
“Come vuoi.” Rispose, prima di riprendere il discorso. “Quello che volevo dire è che mi sono divertito comunque.” Spiegò, pasticciando per qualche secondo con le labbra. “Mi piace questa … questa specie di energia tra noi, quando ci parliamo-”
 
“Questa chimica?” Domandò Sebastian, sollevando un sopracciglio e sogghignando. “Lo so che sono uno schianto, ma non dimenticare le parole soltanto perché stai parlando con me.”
 
“Stupido.” Kurt lo colpì con uno schiaffetto sulla spalla. “Ed io che pensavo di starti facendo un complimento.”
 
Risero entrambi allora e Sebastian non resistette alla tentazione: sollevò una mano e ricambiò lo schiaffetto, ridendo quando Kurt ricambiò subito. Prima che potesse accorgersene, Kurt aveva cambiato posizione, sedendosi su di lui con le gambe che circondavano le cosce di Sebastian. Se non fosse stato troppo impegnato a ridere, avrebbe avuto immagini oscene in testa per quella posizione.
 
Ad ogni modo, lo scontro riprese da questa nuova posizione.
 
Cominciarono a tentare di colpirsi goffamente, ma si mancavano tutto il tempo, le loro mani si scontravano a metà strada e Sebastian stava ridendo così forte che cominciava a sentire una fitta all’addome. Anche Kurt stava ridendo, stava sentendo la sua voce cristallina, ed era così maledettamente contagiosa che se non fosse stato per la lotta in sé, avrebbe potuto ridere soltanto per quel suono.
 
Avvolse con più fermezza il braccio intorno al suo busto, mentre con l’altro lo schiaffeggiava ancora. Quando uno schiaffo di Kurt lo colpì in viso si ritrovò a spalancare gli occhi e allora scattò.
 
Le sue mani scesero fino alla vita di Kurt e afferrò innocentemente il suo sedere perdendo però immediatamente l’equilibrio. Rimasero in piedi per un secondo stentato perché poi si ritrovarono subito a rotolare sul pavimento.
 
Kurt era sotto di lui mentre Sebastian restava sospeso con una mano e con l’altra schiaffeggiava le sue, incapace di smettere di ridere. Kurt spintonò un po’ con le mani sul suo petto, sollevando a intervalli la schiena dal pavimento per colpirlo meglio.
 
Dio, era la cosa più divertente che aveva fatto da mesi.
 
L’istante di distrazione che gli ci volle per formulare quel pensiero gli fu fatale: Kurt premette contro di lui con più forza e colpì ancora il suo petto, finché non si ritrovarono a posizioni inverse, con Sebastian che teneva la schiena spiaccicata al pavimento e Kurt che era cavalcioni su di lui.
 
Per un attimo, la mano di Hummel scattò istintivamente e mirò alla sua guancia, poi si fermò.
 
Smisero di ridere.
 
Improvvisamente, fu molto più conscio delle posizioni.
 
Si guardarono negli occhi, Kurt dall’alto, mentre inspirava lentamente. Sebastian poteva vedere il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi tra i lembi della camicia. Voleva baciarlo, voleva baciarlo così tanto che le sue labbra bruciavano per il desiderio di premersi contro le sue.
 
Abbassò lo sguardo dai suoi occhi per guardare la gola di Kurt che si muoveva.
 
Durò pochi secondi, poi accadde.
 
Kurt si abbassò su di lui, su gomiti e ginocchia, con la schiena inarcata, e le loro labbra si scontrarono. Sebastian si sentiva ancora leggero e felice per le risate e, quando la bocca di Kurt toccò la sua, fu divino. Si sfiorarono in una carezza, ma un istante dopo si ritrovarono ad aprire le bocca.
 
Cosa gli faceva la sua piccola e adorabile musa …
 
Portò le mani sui suoi fianchi, accarezzandoli dolcemente e, a quel contatto, Kurt si accasciò su di lui, poggiando definitivamente il petto contro quello di Smythe. Sollevò un po’ il mento, premendo la guancia sulla sua spalla e guardandolo.
 
I loro occhi s’incontrarono di nuovo e Sebastian temette che Kurt potesse sentire il battito del suo cuore sotto la punta di quelle dita che teneva poggiate sul suo petto. Allungò un po’ il collo, sollevando una mano per chiuderla a coppa sotto la sua mascella, con le unghie che sfioravano i capelli alla base del retro del suo collo.
 
Lo premette un po’ verso sé e Kurt non esitò prima di seguire il movimento e baciarlo di nuovo, dolcemente, chiudendo gli occhi.
 
Il modo in cui le loro labbra s’incontrarono lo fece tremare contro il pavimento, rendendo la sua schiena delicata al punto che dubitò del fatto che potesse essere un buon sostegno. Kurt mosse un po’ la bocca, alzandola di mezzo centimetro per catturare il suo labbro inferiore e giocarci appena. La sua lingua sfuggì leggermente alle labbra, pizzicandolo dal basso mentre le mani di Sebastian salivano un po’ per poggiarsi lungo la curva della sua schiena, tenendolo vicino.
 
Il semplice fatto di avere Kurt tra le mani, di sentirlo su di sé, di baciarlo in quel modo, in una posizione così intima, stava inviando piccole scintille di freddo e di caldo lungo la sua spina dorsale. Soltanto una musa poteva fare questo a un artista, Sebastian ne era più che certo.
 
Era così bello, una sensazione che non poteva descrivere a parole.
 
Lo faceva sentire più vivo di quanto non avessero fatto mille altre cose prima: Kurt era quel qualcuno del quale aveva sempre avuto bisogno, che aveva sempre inconsciamente cercato attraverso l’arte e che si era improvvisamente materializzato davanti a lui dandogli prova della propria esistenza.
 
Le loro labbra schioccarono a lungo, trovandosi sempre più facilmente e Sebastian si ritrovò perplesso quando realizzò che quel bacio non aveva scatenato in lui la voglia di mettere in pratica le fantasie erotiche che Kurt suggeriva alla sua mente.
 
Era tutto così incantevolmente delicato che non voleva in alcun modo interromperlo con delle banali esigenze fisiche: il solo stringerlo tra quelle braccia che stavano circondando meglio il suo addome era abbastanza da farlo sentire stupidamente allegro, come un ragazzino alla sua prima cotta.
 
Quando Kurt si staccò dalla sua bocca e poggiò le mani sul suo petto e il mento su di esse, guardandolo da lì, come se fosse completamente a suo agio con la situazione, Sebastian sperò almeno un po’ che provasse quella stessa sensazione.
 
Non se lo sarebbe lasciato sfuggire comunque.
 
A qualsiasi costo.
 
Per qualche minuto rimasero soltanto così, occhi puntati negli occhi, e piccoli sorrisi che sfumavano rapidamente, come se fossero troppo impegnati per aprire la bocca e parlare sul serio. Come se delle vilissime parole umane potessero alterare quell’equilibrio.
 
Alla fine, con un sospiro morbido, fu Kurt a interrompere il silenzio.
 
“Ero serio comunque.” Mormorò, e Sebastian dovette ammettere di aver perso ogni pensabile filo su qualsiasi discorso stessero facendo prima. Diamine, in quel momento ricordava a stento chi fosse, come si chiamasse. Kurt sospirò di nuovo allora, come se avesse capito tristemente che a Sebastian era sfuggito ciò che voleva dire. “Sul divertirsi.” Precisò, ulteriormente poi quando Smythe scosse la testa quasi impercettibilmente, per riflesso istintivo d’incomprensione. “Con te, oggi; mi sono divertito davvero.”
 
Si guardarono ancora negli occhi e Sebastian poté giurare di vederlo ancora arrossire. Allora gli mostrò un ghigno arrogante, in modo che Kurt potesse capire che non c’era alcun imbarazzo tra loro. Era un po’ strano studiare quel rapporto: fare un passo verso di lui e vedere se lo imitava, se era okay, e viceversa.
 
“Devi avere un pessimo standard di divertimento.” Rispose e Kurt ridacchiò un po’, senza mai smuoversi da quella posizione.
 
Arricciò un po’ il labbro inferiore, sembrando assolutamente adorabile agli occhi di Sebastian. Si ritrovò a stringerlo più su finché le sue braccia non gli circondarono le spalle e si sollevò un po’ con la schiena dal pavimento, piegando la testa in avanti.
 
Lasciò un bacio innocente sulla fronte di Kurt, chiudendo gli occhi quando quella pelle meravigliosamente morbida fu sotto la sua bocca.
 
Sentiva crescere quel desiderio di provare di più che era mancato fino a pochi secondi prima; ma di più era troppo, e troppo era un rischio.
 
Non avrebbe rischiato con lui.
 
Kurt era lì tra le sue braccia. Si ricordò ancora una volta del fatto che aveva passato le ultime giornate prima del loro incontro a pensare che non lo avrebbe mai incontrato nonostante fosse la sua prima ispirazione.
 
Prese quel pensiero, lo infilò in un cassetto e gettò via la chiave.
 
“Questo è divertente.” Kurt lo aiutò a tornare alla realtà e scacciarlo via definitivamente, guardandolo negli occhi mentre Sebastian lasciava cadere la testa indietro. “Rendere dolce un ragazzo che voleva soltanto fare sesso al liceo.”
 
“Non pavoneggiarti.” Sebastian ridacchiò, guardandolo negli occhi. “Potrei resistere ancora poco prima di-”
 
“Strapparmi tutti i vestiti di dosso?” Chiese Kurt, prendendolo in giro e Sebastian sollevò un sopracciglio, profondamente tentato da quella prospettiva della discussione.
 
‘Non rischiare.’ Ricordò per a se stesso.
 
“Di cacciarti da qui per guardare un porno.” Mentì, arricciando la punta del naso scherzoso.
 
Kurt rise.
 
Rise di quelle risate che ti fanno male perché arrivano alle tue orecchie ma poi scoppiano in tutto il corpo, invadendolo con piccole scintille che navigavano tra le sue vene.
 
“Pensavo che gli artisti la ritenessero roba scadente.” Mormorò, sollevandosi un po’ dal suo petto.
 
Sebastian fece scendere nuovamente le braccia intorno al suo girovita, tenendolo fermamente stretto a sé in maniera possessiva, come se non volesse che scappasse.
 
Non stava neanche pensando alla battuta.
 
Tutto quello che stava pensando era che avrebbe dovuto vederlo uscire dall’appartamento, probabilmente senza neanche sapere quando sarebbe tornato da lui.
 
Allora colse l’occasione e cercò di farlo suonare nel modo più innocente possibile.
 
“Ti va di restare a cena?” Domandò, sentendo un po’ di pressione quando Kurt lo guardò sorpreso. Allora capì che doveva abbassare il tiro. “Ordiniamo qualcosa e guardiamo la tv.”
 
Kurt sembrava già più sciolto, mentre un sorriso sbocciava sulle sue labbra.
 
***
 
Il giorno dopo, Sebastian si sentiva la persona più felice del mondo. Okay, forse era un po’ esagerato, ma era allegro e saltellava per i corridoi della facoltà come se avesse appena vinto la lotteria, o qualcosa del genere.
 
La serata era stata tutto quello che si era augurato: divertente, leggera e senza complicazioni. Era andato tutto così bene che non aveva dubbi sul fatto che avesse conquistato almeno un po’ il suo piccolo angelo.
 
Beh, almeno aveva segnato un punto o qualcosa del genere.
 
Non si sarebbero visti quel giorno, perché Kurt aveva una commissione di lavoro da sbrigare – e Sebastian non aveva ancora osato chiedergli se avesse davvero un lavoro, se studiasse, cosa facesse nella vita – e apparentemente anche un party al quale presentarsi. Avevano appuntamento il giorno dopo comunque, quindi di certo avrebbero avuto occasione di parlarne e lui non ci teneva a fare la figura del maniaco ossessivo precocemente.
 
Quella sera stessa comunque, si era preoccupato di prendere il ritratto che aveva fatto a Kurt e andare ad appenderlo nella stanza insieme agli altri. Era bellissimo, più dei precedenti e Sebastian sapeva che era perché aveva avuto l’onore e il privilegio di studiare la bellezza del suo viso da vicino.
 
Alla fine aveva fatto qualcosa di diverso.
 
Aveva preso un pennarello e, come un bambino che non si fa problemi a imbrattare la casa, aveva scritto sul muro, proprio sopra quei fogli che lo raffiguravano, tre parole soltanto: The Angel’s Choir.
 
Aveva meditato un po’ sul perché gli fosse venuto così spontaneo scrivere una cosa del genere e alla fine era riuscito a dare a se stesso una spiegazione: il suo Angelo non aveva una voce, ma possedeva in sé un coro intero. Era come se ogni sfaccettatura del suo carattere – da innocente a malizioso, da scherzoso a serio, da titubante a sicuro di sé – fosse una voce differente e tutto era perfettamente armonizzato.
 
Allora eccolo lì.
 
Il Coro dell’Angelo.
 
Sarebbe anche stato il momento giusto per ammettere che aveva preso davvero una bella cotta, ma sapeva che la colpa di questo era anche del preconcetto che fosse la sua musa. Aveva passato così tanti mesi a spiarlo, giorno per giorno, che i convenevoli gli sembravano eccessivi. Lui conosceva Kurt – o almeno parte di lui – da un bel po’.
 
Tuttavia, capiva anche che per l’altro non fosse lo stesso, quindi si sforzava di seguire i tempi dei quali aveva bisogno lui.
 
Quando entrò nella sala con i distributori del caffè comunque, si ritrovò a sobbalzare. Rachel, Nate e Louis lo stavano guardando da un tavolino, con dei sorrisi raggianti in volto come se lo avessero aspettato a lungo. Sebastian pensò istintivamente che la cosa fosse un po’ agghiacciante ma tentò di non darlo troppo a vedere mentre si avvicinava a loro con indifferenza.
 
“Mi sono perso qualcosa?” Domandò, tirandosi dietro la borsa a tracolla e sedendosi sulla sedia che Rachel gli stava indicando con la mano.
 
“Ti sei perso un bel po’ di cose.” Rispose Nate, ammiccando un po’ e Sebastian conosceva quel tono di voce.
 
Doveva sicuramente essere accaduto qualcosa perché stava facendo il ruffiano con lui. Nathan era molto ruffiano di carattere ma non lo faceva con tutti, soltanto con le persone che riteneva degne di attenzione e che pensava di poter sfruttare per bene. Per quale motivo, improvvisamente, Sebastian era diventato sfruttabile ai suoi occhi?
 
“Di cosa stiamo parlando?” Chiese, facendo passare lo sguardo tra i tre presenti a quella tavola, che si scambiavano sguardi complici facendolo soltanto innervosire di più.
 
Alla fine, Rachel sembrò cedere alla tentazione e scoppiò in una risata allegra, concentrando il proprio sguardo soltanto su di lui e battendo un po’ le mani. Sembrava una bambina felice e Sebastian cominciava a preoccuparsi.
 
“Si tratta di te.” Rispose Rachel.
 
Wow.” Sebastian fece ruotare immediatamente gli occhi perché non poteva credere di dover ricevere una spiegazione del genere. “Adesso è tutto molto chiaro, ti ringrazio, Rach.”
 
La mora mise all’istante un broncio, come se fosse offesa dalle sue parole. Sebastian pensò che fosse un altro modo per perdere tempo comunque e la sua curiosità cominciava a essere troppo stuzzicata per resistervi naturalmente come faceva di solito. Stava per diventare sgradevole, se lo sentiva.
 
“Ragazzi.” Si voltò verso gli altri due che però scossero la testa e agitarono le mani in aria.
 
“Rachel ha detto che vuole essere lei a dirtelo, quindi non contarmi neanche.” Rispose Louis, abbassando lo sguardo, come se stesse tentando di sparire. “Io non esisto.”
 
Sebastian allora si voltò verso Rachel, spazientito.
 
Fortunatamente, la mora sembrava aver nuovamente indossato il sorriso che la caratterizzava quando era allegra. Ottimo segno per un Sebastian che cominciava a sentire il bisogno di sapere di cosa si trattasse.
 
La vide saltellare ancora un po’ sul posto e alla fine fermarsi ed emettere un piccolo verso d’eccitazione, come una fan girl a un concerto di Justin Bieber. Lo guardò dritto negli occhi e Sebastian per qualche secondo temette che forse soltanto uno scherzo.
 
“Buone notizie per lo studente migliore del corso!”
 

   
 
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