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Autore: Krystal23    06/06/2013    2 recensioni
C'è un cuore, un cuore che ha perso la propria strada.
C'è un cuore che, con lo scorrere del tempo ha smesso di battere,
un cuore che è rimasto intrappolato nel buio....
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ryeowook, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Krystal: Sarò breve.
E' stata scritta oggi, di getto, ascoltando "Celebrate" degli Mblaq. Non chiedetemi cosa centri, ma avevo quella canzone a ripetizione da un'ora e ne è uscita questo sputacchio qui. Sono ripetitiva lo so, ma proprio perchè scritto di getto e proprio perché è come uno sfogo o una liberazione di cuore.. beh... non ho il coraggio di cambiarlo ulteriormente. Sorry..
Non mi aspetto nulla da tutto ciò. Ma spero che apprezziate anche se non è proprio una storia da apprezzare.
Sì, non ho scritto chi sono, ma magari li indovinate.. Chissà...
Ora svanisco.. Bye !



Heartbeat.

 

 

 

C'è un cuore, un cuore che ha perso la propria strada.

C'è un cuore che, con lo scorrere del tempo ha smesso di battere,

un cuore che è rimasto intrappolato nel buio....

 

 

 

. . . Era l'autunno di quattro anni fa.

Le foglie che, a rilento cambiavano di colore, proprio come il suo umore ed il suo cuore lentamente morivano.

Non aveva il coraggio di lasciare quella persona, sola, senza la propria presenza a proteggerla e consolarla al bisogno.
Non aveva il coraggio di andare via, ma era un codardo.

E da codardo non disse neanche addio.

Lo guardò, nascosto dietro un grande tronco, mentre attendeva il suo arrivo, che mai e poi mai si era dimostrato illusorio.

Si incontravano tutte le domeniche, alla stessa ora, sulla stessa panchina.

Ed anche quel giorno era lì, anche quel giorno si presentò, ma non si fece vedere.

Lo abbandonò lì, su quella panchina, consolato solo dallo strusciare delle foglie che lente si facevano trasportare dal vento, attendendo di toccare terra e sognare la loro nuova vita.

Invece lui, rimaneva nascosto da quel grande albero, a fissare la persona che sapeva di amare, ma che non aveva mai avuto il coraggio di affrontare.

Rimase ore a guardarlo, mentre si faceva sempre più stretto nella sua giacca e strofinava via lacrime amare che cadevano dai suoi occhi oramai rossi e gonfi.

Il suo sussurro di perdono si perse nel vento, come la sua presenza. . .

 

 

Freddo.

Brividi.

Tremiti.

Paura.

Freddo per l'aria pungente che gli sferza sul viso scoperto.

Brividi per via di quel gelo che sta entrando nelle ossa, facendolo tremare.

Tremiti per l'emozione che, violenta e irrefrenabile, si fa largo dal proprio cuore, ora di nuovo caldo e confortevole.
Caldo e avvolgente.

Una sensazione quasi dimenticata nel tempo.

Paura.

Paura per quel sentimento troppo vivo, troppo insistente ma tenuto nascosto negli anni e che ora, infiamma ancora ogni singola cellula di quel corpo ghiacciato dalle temperature.

Guarda dritto davanti a sé, non riesce a staccare gli occhi dalla causa di tutto quel fermento e ansia che si espande sempre più.

Socchiude gli occhi, prende un lungo respiro, ma l'aria fredda gli si ferma in gola costringendolo a riaprire gli occhi di scatto, terrorizzato dalla possibilità che tutto ciò svanisca nel nulla.

Ma niente è svanito.

Torna a fissare di fronte a sé e.. trattiene il fiato.

Vorrebbe poter sorridere.

Vorrebbe poter correre per quei pochi passi che lo dividono dall'oggetto dei propri sogni, ma è bloccato.

Immobilizzato sul posto, con il respiro affannato e gli occhi spalancati.

Lo stomaco è tornato a rigirarsi e contorcersi, dandogli quella sensazione, la sensazione che ben conosce, ma che credeva di aver sepolto da tempo immemore.

Il cuore, che ricordava anestetizzato, ora ha ripreso il proprio battito ed aumenta di intensità e forza, quasi volesse uscirgli dal petto per volare nel corpo di chi si trova a poca distanza da esso.

Ma non accade.

Il cuore non scoppia rompendo la propria cassa toracica.

No.

Il cuore non vola da quella persona, ma continua a spingere sullo sterno, cominciando a dar un certo fastidio e dolore al petto.

Vorrebbe parlare, anche soltanto dire un semplice... "ciao".

O dire "Scusa se non te l'ho detto anni fa... Scusa se sono sparito..".

Vorrebbe alzare quella piccola mano, sollevarla e raggiungere quel viso che tanto gli è mancato, per accarezzarne e studiarne ogni più piccolo difetto, difetti che quelle mani conoscono da sempre, ma che stanno via via lasciando svanire come quella presenza nella propria mente.

Vorrebbe potersi avvicinare, stringere le proprie mani fredde dal gelo in quelle più grandi e sicuramente calde dell'altro, fissare quegli occhi castani e ritrovare la propria via di ritorno.

Ma non ci riesce.

Non si muove.

I piedi sembrano fondersi con l'asfalto al di sotto, il corpo trema ed il calore che divampa da esso, sembra voler far bruciare lentamente la propria anima tormentata.

Deve muoversi.

Deve raggiungerlo.

Non ha molto tempo.

Il terrore di perderlo di vista anche solo per un misero istante, lo fa fremere ed un gemito sofferente fuoriesce dalle sue labbra che, screpolate dalle pungenti temperature invernali, rimangono incollate tra esse.

Non parla, continua a seguire ogni minimo movimento dell'altro, trattenendo il moto di risa che vorrebbe fuoriuscire quando lo vede traballare da un piede all'altro, nervoso.

Lui invece è immobile.

Fermo su quel lato del marciapiede, che fissa l'altra estremità della strada con ansia, vedendo le persone attraversarla più volte, mentre lui rimane lì, inerme, con il cuore ad infiammargli il corpo ma il gelo ad immobilizzarlo sui propri piedi.

Il tempo scorre, sembra sentirlo il tichettio delle lancette, dei secondi, dei minuti e delle ore, continuare a scorrere, mentre la propria mente è in blackout.

La persona ora lo fissa con intensità, sembra volergli urlare qualcosa, ma non articola alcun suono e lentamente si volta.

- Non voltarti – sussurra tra sè, muovendo una mano verso la strada, ma afferrando solo l'aria che continua a congelare i suoi sensi.

Gli occhi, se possibile, si spalancano ulteriormente quando, quel corpo poco lontano ora sembra svanire tra le persone che camminano tre le due distanze.

Non può.

Non può lasciarlo andare.

Non ora.

Non dopo averlo rivisto.

Non dopo aver trascorso quattro anni nel dimenticarlo, facendo così aumentare la propria dipendenza da quel essere celestiale.

Il macigno sopra di sé sembra dissolversi improvvisamente, cade a terra, con le ginocchia sull'asfalto e le lacrime che cadono sul viso.

Si rialza e senza guardare il semaforo, senza controllare il traffico, attraversa correndo.

Non sente i clacson, non sente le brusche frenate degli automobilisti, non vede nemmeno quanto vicino alla morte sia arrivato.

Corre, urlando quel nome, urlandolo come mai aveva fatto fino ad allora e raggiungendolo solo quando le gambe sembrano non voler più reggere quello sforzo.

Ora, le sue mani avvolgono quelle dell'altro, ora il suo respiro è pesante per via della corsa, ora i suoi occhi lasciano cadere piccole gocce di dolore, che lentamente scivolano per il viso e s'infrangono sulle proprie labbra secche.

Ora, le labbra sono dischiuse, ora quelle labbra sorridono e con impeto si scontrano con quelle che gli erano mancate.

Ora, il cuore ha ritrovato la libertà di battere, ora quel cuore è scoppiato di un amore nascosto e finalmente ritrovato.

Ora, il freddo che lo teneva bloccato sul posto si dissolve, lasciando spazio solo al calore di quei due corpi uniti in un abbraccio e da un nuovo bacio.

Il loro bacio dimenticato.

Il loro bacio rinato.

Il loro bacio mai dato.

IL LORO BACIO D'AMORE.

Quel bacio che sa di sale, fragola e calore.

- Perdonami, Ryeowook... Sono qui e ti amo. -

 

 

 

 

 

Quel cuore intrappolato dal tempo e dalla paura,

è ora libero di amare.

Quel cuore congelato,

è ora colmo di amore e

libero di battere.

Thump... thump.. thump..
 

   
 
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