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Autore: sheradiateslove    07/06/2013    5 recensioni
SOSPESA FINO A ESTATE 2014
-
Londra.
Due ragazze, simili ma diverse.
Un mondano troppo curioso.
Un ragazzo misterioso.
I loro destini si incroceranno, cosa succederà?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One

 

Annabelle’s pov.
 
-Questa festa è di una noia mortale.
Jason si gira verso di me per rivolgermi un’occhiata seccata. -Annabelle, siamo qui da nemmeno dieci minuti! E poi guarda Chris, a me sembra che lui si stia divertendo parecchio.
Setaccio la grande stanza con lo sguardo finché i miei occhi non si posano su una ragazza dai capelli castani e la maschera blu che si struscia in modo decisamente poco decoroso su quell’idiota di Chris che pare decisamente contento della cosa. Sospiro. –Non cambierà mai- dico rivolgendomi a Jason.
Se penso che l’idea di venire a questa festa in maschera organizzata da uno shadowhuter che nemmeno conosco è stata mia, mi sale la voglia di prendermi a calci. E pensare che l’idea di una festa in stile Ottocento mi era sembrata una così bella idea! Tutti nella sala sono vestiti con gli abiti dell’epoca. Mia madre, Diana, è all’oscuro di tutto. A lei ho raccontato che andavo con Jason e Chris a caccia di demoni che ultimamente sembra si stiano moltiplicando. Per ogni demone che uccido, ne spuntano altri cinque pronti ad aggredire qualche povero mondano mal capitato e la cosa che sta cominciando a preoccupare l’Enclave è che sempre più shadowhunters muoiono per combatterli, inoltre molti umani stanno misteriosamente scomparendo senza lasciare alcun tipo di traccia.
-Anne, c’è un ragazzo laggiù che continua a fissarti- punto lo sguardo sul ragazzo indicato da Jason che, più che me in generale, sta fissando la mia scollatura. Non appena capisce che lo sto guardando, mi rivolge un sorriso smagliante mettendo in mostra i denti bianchissimi e perfetti. Indossa una maschera nera come il colore dei suoi vestiti e dei capelli.
Sbuffo. –Sai, forse avremmo fatto meglio a restare all’Istituto o andare davvero a caccia di demoni come ho detto a mia madre.
Dato che non ricevo risposta, sposto il mio sguardo dal ragazzo misterioso alla mia destra dove fino a poco fa si trovava Jason. Ecco, appunto, fino a poco fa. Ora sta ballando con una biondina pelle e ossa dalla maschera azzurra e il vestito bianco.
La prossima volta che ci alleniamo in armeria colgo l’occasione per fargliela pagare, non può lasciarmi sola così tranquillamente!
Non avendo più nessuno con il quale lamentarmi della mortale noiosità della festa, decido di uscire sul balcone passando per l’enorme portafinestra ad arco della villetta nella quale mi trovo.
Se non altro il posto non è niente male: una bella villetta in stile Ottocento nella parte est di Londra.  Il soffitto della villa è affrescato con arazzi dall'aria preziosa sui quali il blu e l’oro sono i colori che prevalgono, ci sono camerieri che girano un po' ovunque offrendo una strana bibita che sembra essere limonata e vari stuzzichini per gli ospiti, ad ogni lato della stanza delle colonne svettano fino al soffitto formando degli enormi archi, le enormi finestre danno un'aria luminosa alla stanza nonostante sia ormai buio, forse sono le rifiniture d'oro che risplendono alla luce della luna, ma ciò che salta subito all'occhio è il grande lampadario di cristallo che irradia la stanza con una luce tenue e che è sicuramente meglio di qualsiasi luce stroboscopica, la casa pare essere fuori dal mondo. E sento puzza di magia. Secondo me colui che ha organizzato questa festa ha pagato un Figlio di Lilith per far sembrare il posto come se avessimo fatto un salto indietro nel tempo e fossimo finiti davvero agli ultimi anni del diciannovesimo secolo.
Qui fuori l’aria è frizzante e il mio vestito è così leggerlo che non averlo sarebbe uguale, se non altro è così lungo che riesco a nascondere perfettamente la mia spada angelica e un piccolo pugnale sotto all’abito. Ancora mi chiedo come facevano le donne di quella volta a stare sempre con il vestito, io sinceramente detesto ogni genere di gonna. Preferisco di gran lunga un paio di jeans.
Rabbrividisco e mi passo le mani sulle braccia nude tentando di scaldarmi un po’.
-Hai freddo, dolcezza?- la voce che proviene da dietro le mie spalle mi fa rabbrividire ulteriormente, sento il soffio del respiro della persona che ha appena parlato sul mio collo e sobbalzo per la sorpresa. Quando mi giro per vedere in faccia l’idiota che ha parlato, mi ritrovo a due centimetri dal suo viso. Faccio un passo indietro.
-Tu, sei il ragazzo che mi fissava le tette- dico incrociando le braccia sotto al seno.  Ora che siamo più vicini posso osservalo meglio. La maschera nera che gli copre metà del suo viso dai lineamenti dolci fa risaltare i suoi occhi azzurri come se fossero sprazzi di cielo azzurro nell’oscurità della notte, la sua pelle pallida crea un bellissimo contrasto con i capelli scuri e le sue labbra piene sembrano invitarti a baciarle.
Il ragazzo è più alto di me di venti centimetri buoni.
Non credo di aver visto niente di più bello in tutta la mia vita.
-In realtà stavo ammirando la tua bellissima collana- mi risponde lui sorridendo e, quando lo fa, sulle sue guance si formano delle adorabili fossette.
 Istintivamente porto le mani al petto per toccare la collana che mio padre mi aveva regalato poco prima di morire: è una semplice catenina d’argento con una pietra viola come ciondolo.
-Non ci trovo nulla di speciale, è una semplice collana.
-Quella pietra viene da Idris, non lo sapevi?
-No.
-Sono Gabe, comunque- lui mi prende la mano e ci appoggia delicatamente le labbra, baciandola lievemente.
Io abbozzo ad un inchino un po’ goffo, non sono abituata a questo genere di cose –Annabelle.
-Annabelle, mi concedi l’onore di questo ballo?- i suoi occhi azzurri si fissano nei miei color nocciola, ancorando il suo sguardo al mio.
Per un istante resto senza dire una parola, incantata, poi distolgo lo sguardo e balbetto un “okay”.
Non mi era mai capitato di sentirmi così rincoglionita, così strana.
Lui fa un passo in avanti per accorciare la distanza fra di noi e mi cinge la vita con le sua braccia costringendo i nostri corpi a scontrarsi ed io gli getto le braccia attorno al collo per poi cominciare ad ondeggiare lentamente assieme a lui sotto la luce soffusa della luna e delle stelle e del fioco bagliore delle luci che proviene da dentro la villa seguendo il ritmo della musica che giunge forte alle nostre orecchie.
Non so per quanto tempo andiamo avanti così, stretti l’uno all’altra scambiando qualche parola e ridacchiando di tanto in tanto.
Improvvisamente lui sposta la testa dall’incavo del mio collo che precedentemente aveva appoggiato e comincia a guardarsi intorno come se avesse sentito o visto qualcosa di strano.
-Cosa c’è?- gli domando.
-Niente, credevo di aver…- Gabe si stacca da me e lanciando un’occhiata intimorita alle mie spalle fa dietro front e comincia a correre.
Resto un attimo immobile per lo shock del momento, ma poi inizio a rincorrerlo. Non esiste che mi lasci così come se niente fosse.
-Gabe! Gabe, aspetta!- urlo mentre raccolgo la gonna dell’abito per poter correre meglio e più veloce. Lo seguo fino fuori dalla casa dove ad un certo punto si ferma e mi dà la possibilità di raggiungerlo.
Stupidi tacchi, se non fosse per queste dannate scarpe lo avrei raggiunto già da un pezzo.
-Cosa diavolo succede?- gli chiedo.
-Io…ho visto una persona. Devo andare, subito.
-Ma…
Gabe appoggia una mano sul mio viso per lasciarmi una dolce carezza, poi la passa sulla mia maschera dorata e delicatamente me la sfila dalla testa facendola cadere a terra. Mi sorride e mi costringe ad inclinare il viso verso l’alto per poi lasciarmi un casto bacio sulle labbra. –Ci rivedremo. E’ una promessa.
E prima che io possa anche solo pensare di articolare una risposta, Gabe sparisce fra le ombre.
 
 
Gwendolyn’s pov.
 
Appena l'acida hostess annunciò che l'aereo era atterrato schizzai dal sedile alzando gli occhi al cielo e mi diressi verso l'uscita, non sapevo cos'era stato peggio: se le inutili attenzioni dell'hostess bionda ossigenata o le insulse chiacchiere della mia anziana vicina, quella vecchia mondana era riuscita a parlare per tutto il viaggio, speravo solo che al suo arrivo i nipoti l'avrebbero strozzata con il gatto siamese di cui si era tanto vantata.
Cercai con gli occhi il punto in cui avrei dovuto ritirare il mio bagaglio, infastidita da tutte le persone che mi passavano attorno spingendomi.
Quando vidi la mia meta cercai di farmi largo fra la folla, e afferrai la mia sacca rossa mentre passava sul nastro trasportatore.
Adesso dovevo pensare a come arrivare all'Istituto di Londra, dubitavo che fossero stati così gentili da venirmi a prendere e che quindi mi sarei dovuta arrangiare, come avevo fatto per buona parte della mia vita.
Considerai l'idea di prendere l'autobus, ma, dopo aver visto quanto erano pieni, feci una smorfia e sperai con tutte le mie forze di riuscire a trovare un taxi.
L'impresa non si rivelò tanto semplice e dopo che cinque taxi già occupati mi passarono davanti, decisi di andare in cerca di una macchinetta per prendermi un caffè.
Mentre mi aggiravo per l'aeroporto pensando che ai mondani piaceva proprio tanto fare le cose complicate, un odore terribilmente familiare mi riempì le narici: dolcissimo e acido, inconfondibile: demoni.
D'istinto misi le mani sulla vita in cerca delle armi, ricordandomi troppo tardi che avevo deciso di mettere la cintura nella borsa per non attirare troppo l'attenzione e che la borsa era rimasta sul marciapiede davanti all'aeroporto.
Impiegai un secondo per decidere se affrontare il demone a mani nude o raggiungere la borsa perdendo tempo.
Iniziai a seguire la scia che mi portò in corridoi bui, spogli e deserti, avevo imparato che tendenzialmente i mondani preferivano i luoghi illuminati perché gli trasmettevano sicurezza. Avevo un brutto, bruttissimo presentimento.
Quando raggiunsi l'ennesimo corridoio completamente buio rimpiansi di non essermi portata dietro neanche la stregaluce, ma proseguii affidandomi solo alla puzza che si faceva sempre più forte.
-Al ragazzino piace giocare con la magia eh?- sentii una voce roca e con uno strano accento che proveniva da una delle tante stanze chiuse, non c'erano dubbi che appartenesse ad un demone. Rimasi fuori ad ascoltare.
-Io posso batterti.- rispose una voce umana, forse un altro cacciatore.
-Davvero? Ti credi uno stregone, piccolo mondano?- disse il demone ridendo.
Decisi che era arrivato il momento di intervenire, con un calcio buttai giù la porta e mi ritrovai davanti ad un demone e un mondano: il demone era completamente blu, un demone Devrak, uno fra i più pericolosi.
Non che per sconfiggere un mondano ci volesse un demone superiore, ma neanche ucciderlo senza armi sarebbe stata una passeggiata.
-Oh! È venuta a farci visita una piccola cacciatrice, è tua amica per caso?- chiese il demone senza smettere di ridere.
Il mondano non rispose, teneva una pistola puntata al “petto” del demone e sembrava davvero convinto che sarebbe servito a qualcosa. Idiota.
Anche il demone però sembrava fin troppo sicuro di sé, va bene che io ero disarmata, ma lui non poteva saperlo.
-Pensi che la mia statura possa influire sulla mia abilità nel combattere, demone Devrak?- chiesi.
-Penso che potremmo scoprirlo- rispose avventandosi su di me.
Mi spostai di lato e mi mancò per un pelo, mi tolsi uno stivale col tacco e glielo tirai contro, sapendo che era inutile, solo una spada angelica l'avrebbe ucciso.
Il demone mi si avvicinò di nuovo, gli lanciai l'altro stivale, ma questo lo rallentò solo per un secondo e in un attimo mi fu accanto, le sue dita scivolose si strinsero intorno ai miei fianchi
-Tutti uguali voi cacciatori- mi sussurrò all'orecchio. -Sei corsa qui, disarmata, solo per salvare questo stupido mondano, sai che ti dico? Ucciderò prima te così ti risparmierò anche di vedere il tuo amichetto torturato, non sono gentile?
Nonostante avessi capito che le mie possibilità erano pari a zero, gli scoccai un'aria di sfida, e mi guardai intorno alla ricerca di un qualsiasi tipo di arma.
Il demone mi circondò la gola con le mani scure -forse questa volta è finita davvero- pensai chiudendo gli occhi mentre la stretta si faceva sempre più forte.
Dicono che nelle esperienze pre-morte ti passi davanti tutta la vita, non mi era mai successo e questa non era certo la prima in cui mi trovavo in una situazione del genere, ma per qualche motivo fu diversa, perché rividi all'istante Miami, le spiagge assolate, l'Istituto, mio padre.
Mio padre che mi aveva insegnato tutto, dai miei primi passi, all'addestramento che avevo ricevuto dai dodici anni, era stato lui a mostrarmi come uccidere un demone usando una spada angelica o...
Spalancai gli occhi e tossii cercando di guadagnare un po' d'aria, vidi il mondano che mi fissava a bocca aperta con la pistola che giaceva ai suoi piedi, e accanto a quella vidi dei mattoni, non mi chiesi perché fossero lì, non in quel momento.
-La finestra!- urlai al mondano con tutte le forze che mi erano rimaste, il demone sorpreso allentò leggermente la presa, ma il ragazzo mi guardò con uno sguardo interrogativo.
-Rompila idiota! I mattoni!- aggiunsi.
Il demone capì e lasciò definitivamente la presa per avventarsi sul mondano, ma era troppo tardi, lui aveva afferrato un mattone e l'aveva lanciato verso la finestra aperta, centrandola.
Il demone l'aveva appena raggiunto, ma la luce del sole invase la piccola stanza e il demone svanì iniziando il suo viaggio verso una lontana dimensione.
Il ragazzo ed io cademmo in ginocchio contemporaneamente, ma fu solo un attimo, mi alzai subito e mi avvicinai a lui.
-Sei ferito, mondano?- chiesi
-Tu sei una Shadowhunter, vero?- disse lui guardandomi con un'espressione strana.
-Eh già e tu sei un mondano e per di più curioso.- risposi scoccandogli uno sguardo pieno di disprezzo.
-Io non sono curioso, ok? Tu non capisci...
-Non mi interessa.- lo interruppi. -Dimmi solo se sei ferito.
-Quella schifezza mi ha morso sul braccio, non è grave.- disse spostando la manica lacerata e lasciando vedere una ferita non troppo profonda, ma completamente nera.
-Di male in peggio, mondano.- dissi scuotendo la testa. – forza, andiamo.
-Perché dovrei venire con te?- chiese
-Puoi anche restare qui, ma fra qualche ora sarai morto, vedi quel liquido nero? È sangue di demone, Icore, e si da il caso che è velenoso.
Il mondano imprecò, ma mi seguì, ripercorremmo i corridoi bui in silenzio.
-Nascondi la ferita, non voglio creare confusione.- ordinai e lui obbedì.
-Senti...grazie, per essere arrivata, io non sapevo che quei cosi potessero essere uccisi così.- disse, e si vedeva che gli costava una certa fatica, un tipo orgoglioso.
-Lascia stare, proteggere i mondani è il mio compito, anche gli idioti come te.- risposi.
-Io sono Daniel.- disse all'improvviso tendendomi la mano.
-Gwendolyn.- risposi e gliela strinsi senza guardarlo negli occhi.
-Mi porti all'ospedale, Gwen?- chiese
-Ma certo, e cosa diremo all'infermiera? “scusi, questo stupido mondando ha ficcato il naso in cose che non lo riguardano e si è beccato un morso da un demone Devrak, state attenti potrebbe infettarsi” sarebbe davvero divertente.
-Oh scusami se non conosco le procedure speciali del mondo dei cacciatori. Allora, illuminami, dove mi porti?
-All'Istituto.- dissi scostandomi i capelli sudati dalla faccia. -Spero che tu abbia una macchina, mondano.



RAAAAAAAAAWR.
Salve gente, eccomi qui ad intasare anche questo fandom sdkfjhsfjkdh lol
Ma, attenzione attenzione, non sono sola. 
La mia sosia/parabatai scrive questa fanfiction con me, lei dal punto di vista di Gwendolyn ed io da quello di Annabelle.
Lei su EFP è Noperfect, comunque, e si chiama Ilaria, come me ùù
Ah, forse avrete notato che il punto di vista di Annabelle è scritto al presente e quello di Gwendolyn al passato,
il perché è semplice: io sono impedita a scrivere al passato e lei è troppo abituata così per scrivere al presente.
Spero non vi dia fastidio questa cosa :c
No, niente, non so che altro dire.
I personaggi sono altri, non Clary, Jace e compagnia e la trama è inventata da noi, ma è una fanfiction poiché ambientata nel fantastico mondo
creato da quella pazza sadica e psicopatiche della Clare, che noi amiamo comunque molto nonostante ci uccida costantemente i feels <3
E basta, la scuola è finita e l'estate è iniziata, quindi chiudo con un buone vacanze a tutti sdkfjhsjkfhskjf.
Speriamo entrabe che la storia vi piaccia perché ci teniamo un sacco e ci impegniamo molto skjdhfjskfh
Okay, addio.
-Ila&Ila
  
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