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Autore: Roxanne Potter    08/06/2013    4 recensioni
Albus aspetta l'arrivo di Gellert in un pomeriggio piovoso d'estate.
-Si vede che provi qualcosa di particolare per lui. Più dell'amicizia. Non saprei dire esattamente cosa, ma è sicuramente profondo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Quando il vecchio, polveroso orologio a pendolo batté le cinque del pomeriggio di quella giornata insolitamente piovosa, Albus alzò di scatto lo sguardo dai libri allineati sul tavolo.
I suoi occhi corsero alla finestra della cucina: al di là del vetro rigato d'acqua, il cielo grigio e gonfio di nubi incombeva su due file di case, tra le quali si snodava una stradina cosparsa di pozzanghere.
Il continuo fragore della pioggia riuscì a calmare l'ansia che l'aveva piacevolmente invaso nell'udire lo scoccare del pendolo. Quell'estate si era mantenuta soleggiata, afosa, quasi soffocante; era solo la seconda volta che pioveva su Godric's Hollow.
Albus volse lo sguardo su Ariana. La bambina era sprofondata su una poltroncina e sembrava impegnata a giocherellare con il gomitolo di lana rossa che teneva tra le mani, ma i suoi occhi azzurri erano vacui, persi nel vuoto.
-Vado a chiamare Aberforth.- disse Albus, consapevole che lei avrebbe capito. Ma i passi improvvisi che giunsero dalle scale lo informarono che non c'era alcun bisogno di ricordare a suo fratello che, scoccate le cinque, il compito di badare ad Ariana spettava a lui.
Non si girò neanche quando udì il cigolio della porta che si apriva: teneva lo sguardo ostinatamente puntato sulla finestra e sulla strada battuta dalla pioggia.
Arriverà. Arriverà presto.
-Al, stiamo finendo la frutta, domani esci a prenderne un po'. Ah, devi riparare l'anta della mia finestra, non fa che sbattere in continuazione... credo che vi sia infilato qualche Mixie, ma non so come espellerli.
La voce di Abertforth lo riportò alla realtà. Albus alzò lo sguardo; il ragazzo dai capelli biondo rossiccio si era avvicinato alla poltrona di Ariana e le sorrideva. Tra le mani reggeva un sottile libro dalla copertina verde, probabilmente zeppo di immagini, che le avrebbe fatto sfogliare.
-Ok.- rispose, annuendo. -Lo farò stasera.
Lo sguardo fino ad allora tranquillo di Aberforth si indurì.
-E perché non adesso? Il tuo amichetto non è ancora arrivato, nessuno di voi due morirà se dovrà aspettare dieci minuti in più del solito per stare con te!
Albus si sentì avvampare e le sue mani si strinsero involontariamente a pugno.
-Taci, Ab.
Detestava che suo fratello parlasse così di Gellert.
Ormai era quasi un mese che lo conosceva, ma ogni volta che lo sentiva nominare anche solo indirettamente o che stava per incontrarlo non poteva fare a meno di avvertire una stretta alla gola, una sensazione bruciante allo stomaco che era insieme qualcosa di piacevole e soffocante.
-Credo che il tuo amico stia arrivando.
La voce leggera di Ariana spezzò il silenzio. La bambina aveva gli occhi puntati verso la finestra e, seguendo il suo sguardo, Albus scorse una figura avvolta in un mantello blu muoversi lungo la strada.
Venne subito colto da quel sottile, familiare senso d'ansia con cui conviveva da quasi un mese, e il cuore prese a battergli più forte. Lui era lì, era lì. Lo vedeva avvicinarsi sempre di più, poteva distinguere i ciuffi biondi che sfuggivano al cappuccio, le gocce che rigavano il mantello spiegazzato, gli stivali scuri.
Era semplicemente lì. E nel giro di un minuto l'avrebbe visto, guardato negli occhi. Avrebbe potuto udire la sua voce e assaporare la sua presenza.
-Si vede che provi qualcosa di particolare per lui. Più dell'amicizia. Non saprei dire esattamente cosa, ma è sicuramente profondo.
Sia Albus che Aberforth si voltarono verso Ariana ad occhi sgranati. Lei li osservava con un'espressione pacata, i capelli biondi composti, l'ombra di un sorriso sulle labbra. Era strano che parlasse in quel modo, con una tale lucidità e sicurezza. Ma ancora più strano era quel che aveva detto.
-Cosa?- balbettò Al, in tono incerto.
-Hai capito quello che ho detto.- replicò Ariana, come se stessero discutendo del tempo. -Sei intelligente, Al.
Lui tornò a guardare fuori dalla finestra; Gellert era sparito, probabilmente stava aggirando la casa per raggiungere la porta principale.
-Ho capito. Ma non devi pensarlo, Ariana. Non è così. Siamo semplicemente amici.- disse in tono disinvolto, quasi allegro.
-Oh, certo. Si vede, sai? Hai il sorriso trattenuto sulle labbra.
Solo in quel momento Albus si accorse che stava tentando di nascondere il sorriso che gli affiorava automatico sul volto. Lui non se n'era affatto reso conto, ma Ariana sì.
Tornò a guardare la sorella, che aveva lasciato cadere a terra il gomitolo rosso e ora si rigirava una ciocca di capelli tra le dita.
-Un sorriso può parlare.- disse lei. -Più delle parole.
Qualcuno bussò forte alla porta, superando il fragore della pioggia. Albus si alzò di scatto; solo in quel momento si accorse che Aberforth, rigido in piedi accanto alla poltrona della sorella, aveva negli occhi un'espressione sbigottita e vagamente orripilata. Ma lo ignorò per correre alla porta.
Sulla soglia c'era Gellert, col mantello inzuppato e il cappuccio che gli ombreggiava il viso liscio, fresco, giovanile. Nel rivedere quei lineamenti Albus si sentì pervadere da un'ondata di quieto calore.
-Al. Renditi conto di cosa mi sono fatto pur di venire qui. Mi aspetto come minimo che tu mi offra una pozione riscaldante...
Albus lo interruppe con una risatina. Finalmente era libero di sorridere apertamente quanto voleva. Di sorridere a lui.
-Andiamo, ti sei solo bagnato un po', da qui a casa tua ci sono appena due strade. Se entri subito ti eviti un bel raffreddore.
Gellert superò la soglia e si scostò il cappuccio, lasciando ricadere i riccioli bagnati alle punte intorno al viso finalmente scoperto.
-Aberforth, Ariana.- disse, con una cortesia quasi fredda, mentre accennava un saluto col capo ai due ragazzi. Prima di girarsi per chiudere la porta, guardò Albus negli occhi e gli sorrise. Semplicemente gli sorrise, e in quel piegarsi di labbra Al scorse qualcosa di più. Un'emozione sincera, una parola non detta, una promessa muta dietro la luce dei suoi occhi azzurri.
Fu in quell'istante dei suoi diciassette anni che Albus Silente comprese che a volte anche i sorrisi possono parlare.

*

Credo di aver scritto questa storia circa un anno fa, più o meno, me ne ero del tutto dimenticata e l'ho ritrovata solo recentemente mentre gironzolavo tra i file del mio pc. Non pubblicavo da tempo nel Potter Fandom, che bello tornarci.:3 Spero vi sia piaciuta, lasciate pure una recensione se vi va. A presto!

   
 
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