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Autore: Laylath    08/06/2013    4 recensioni
“Colonnello, perché a lei non piace il titolo di Eroe di Ishval?”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kain Fury, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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“Colonnello, perché a lei non piace il titolo di Eroe di Ishval?”
Mustang voltò di scatto lo sguardo dalla finestra e vide che Fury, l’ultimo arrivato nella sua squadra, lo stava fissando perplesso, con le mani dietro la schiena. Si sentì leggermente sorpreso da quella domanda così improvvisa, fatta per di più da quel ragazzo in genere così timido e riservato.
“Fury, nel tuo paese la guerra civile ha fatto molti danni?” gli chiese
“No, signore. Siamo stati fortunati e, nonostante i razionamenti, non abbiamo mai subito alcun attacco”
Mustang annuì. Quel cucciolo non aveva mai visto la guerra in nessuna delle sue forme e quindi la sua domanda iniziale era più che legittima. Si immaginava Ishval come un grande campo di battaglia dove gli eroici alchimisti avevano sconfitto i mostri cattivi che volevano far del male al resto del paese.
“Tu mi consideri un eroe?”
“Io? Ma certo, signore! – annuì lui con un sorriso entusiasta – Sono così orgoglioso di poter lavorare accanto a lei!”
Mustang sorrise davanti a quell’adorante ammirazione: non era un mistero che Fury lo idolatrava, ma vederglielo fare così apertamente da una parte lo faceva sentire felice, ma dall’altra era una fitta al cuore che gli procurava notevole rabbia.
Perché l’ammirazione di quel ragazzo, appena diciottenne, era basata su qualcosa che non esisteva.
E Fury non meritava di credere ancora in quelle menzogne.
“Voglio raccontarti un episodio dell’Eroe di Ishval. – iniziò Roy, riprendendo a guardare il cortile del Quartier Generale dell’Est – Il grande alchimista Roy Mustang era arrivato al fronte da alcune settimane ed il suo talento era già stato ampiamente utilizzato. Un giorno, i suoi superiori, gli dissero di andare in perlustrazione in una zona della città che ormai era abbandonata… ma era necessario esserne sicuri. Così, il nostro eroe si mise in marcia verso quel posto che ormai era ridotto a macerie di abitazioni, dove ancora si poteva sentire il calore del fuoco che le aveva distrutte. Perché proprio il giorno prima, lo stesso alchimista aveva posto fine a quel quartiere, con qualche schiocco di dita dei suoi guanti magici.
Il posto sembrava deserto ed il nostro eroe annuì, capendo che la missione del giorno prima era stata compiuta correttamente… ma all’improvviso vide un movimento dietro alcune macerie. Le sue dita erano pronte a lanciare la fiamma che avrebbe distrutto il nemico e con cautela si avvicinò al suo avversario.
Il mostro che doveva affrontare avrà avuto sì e no la tua età, Fury, forse qualche anno di meno: era sdraiato sulle macerie, con ustioni in tutto il corpo… e stringeva a sé una bambinetta di pochi anni, morta per le fiamme. Il nemico ha guardato l’eroe, riconoscendo la divisa dell’esercito: avrebbe dovuto tremare di paura davanti al grande alchimista di fuoco, ma invece di chiedere il colpo di grazia, usò i suoi ultimi respiri per supplicarlo di salvare la sua sorellina… era ormai troppo delirante per capire che era morta.
Ed il grande Eroe di Ishval è rimasto lì a guardarlo esalare gli ultimi respiri, prima che il suo braccio, che aveva teso verso di me, ricadesse pesantemente sul corpo senza vita della bambina.
Scommetto che questa storia non circola tra i soldati, vero Fury?”
Si girò a guardare il suo sottoposto e vide che lo fissava con dolorosa sorpresa, come se gli avesse appena dato uno schiaffo. Si pentì di aver detto quell’ultima frase in tono troppo sarcastico: non si era accorto della rabbia che gli montava dentro man mano che procedeva con la storia.
“Scusami, - gli disse arruffandogli i capelli – non volevo arrabbiarmi con te”
“Perché mi ha raccontato questo episodio?” chiese Fury con gli occhi neri leggermente lucidi per le lacrime
“Così adesso sai perché non mi piace l’appellativo di Eroe di Ishval. E perché era giusto che tu sapessi che non c’è stato eroismo alcuno in quel posto, per quanto alla gente piaccia pensarla così: tu non devi seguirmi per un’immagine illusoria che hai di me, soldato”
Fury rimase in silenzio per diverso tempo e Mustang aspettò di vedere gli occhi neri colmarsi di disgusto nei suoi confronti. Ma se questo calice amaro era il prezzo da pagare perché il ragazzo si facesse un’idea precisa del concetto di eroe, era giusto così.
“Signore, – disse infine – e lei che ha fatto?”
“Ho girato le spalle a quei due cadaveri e sono andato via. – ammise Roy, profondamente dispiaciuto di non poter dare nessun lieto fine a quella storia – Non potevo fare niente per loro”
Fury fu ridotto di nuovo a silenzio da quel violento impatto con la cruda realtà della guerra.
Vedendolo così mogio, Mustang desiderò che quella conversazione non fosse mai iniziata.
“Non ha pianto?” chiese il giovane con un filo di voce
“No, Fury, nemmeno quello. Se anche le avessi cercate, quelle lacrime non c’erano: il caldo di quel deserto le aveva fatte seccare, o forse è stata la guerra a prosciugarle. O, più probabilmente, ad un eroe non si addice piangere…”
Quelle ultime frasi erano rivolte a se stesso e non al ragazzo. Le lacrime non avrebbero riportato in vita quei due fratelli, morti per le sue fiamme, ed in ogni caso sarebbero state estremamente ipocrite. Forse era per questo che si erano rifiutate di colare giù dai suoi occhi.
“Posso... posso sapere se durante la guerra ha vissuto molti episodi simili?” chiese Fury con i pugni serrati e la voce tremante per il dolore.
“Causati da me o da altri? – domandò Roy – Innumerevoli in entrambi i casi. La maggior parte delle rovine di Ishval è provocata da episodi come quello”
Quelle parole caddero sull'ufficio silenzioso, finendo di distruggere la grande immagine che Fury aveva avuto fino a quel momento del suo superiore. Il colonnello si aspettava di vederlo scappare via in lacrime da un momento all'altro e l'avrebbe anche capito.
Tuttavia il giovane rimase fermo nella medesima posizione e dopo interminabili minuti di silenzio chiese
“E lo rifarebbe? Userebbe di nuovo la sua alchimia per uccidere tanta gente?”
“No, non lo rifarei. Le mie mani sono troppo sporche di sangue, non voglio altri innocenti sulla mia anima” rispose l'alchimista sorpreso da quella domanda
“Li proteggerà?”
“Chi?”
“Quegli innocenti che sono ancora vivi” Fury lo osservava con attenzione
“Sì, Fury, li proteggerò, con l’aiuto tuo e degli altri. Non permetterò una nuova guerra con un nuovo Eroe di Ishval” annuì Mustang con sincerità
“Allora lei... lei può essere ancora il mio eroe, signore" dichiarò il soldato con gli occhi neri carichi di un nuovo rispetto e di una nuova fiducia.
Roy annuì con un lieve sorriso.
Quello era un tipo di eroe che poteva e voleva essere.
  
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