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Autore: Garfield    08/06/2013    1 recensioni
Chi scrive contro la vanità vuole la gloria di avere scritto cose giuste, e i loro lettori la gloria di leggere cose giuste, e io che scrivo questo ho lo stesso desiderio, come forse anche coloro che lo stanno leggendo. (Blaise Pascal )
Alla fanciulla che cuore non ha
L’avrà donato, ma a chi? Chissà…
Alla fanciulla che cuore non ha
Senza di esso cosa farà?
Alla fanciulla che cuore non ha
Senza più cuore vivrà.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un riflesso contro un cuore

Il riflesso senza cuore

 

 

Chi scrive contro la vanità vuole la gloria di avere scritto cose giuste, e i loro lettori la gloria di leggere cose giuste, e io che scrivo questo ho lo stesso desiderio, come forse anche coloro che lo stanno leggendo. (Blaise Pascal )

 

Alla fanciulla che cuore non ha

L’avrà donato, ma a chi? Chissà…

Alla fanciulla che cuore non ha

Senza di esso cosa farà?

Alla fanciulla che cuore non ha

Senza più cuore vivrà.

 

C’era una volta una fanciulla, una bellissima fanciulla, dai lunghi capelli color noce. I suoi occhi erano blu come zaffiri ed incantavano gli animi di tutti coloro che si perdevano in quello sguardo profondo come l’oceano. Le sue labbra carnose e rosate erano sempre piegate in un sorriso appena accennato che lasciava intravedere i denti bianchi e ordinati.

Era perfetta oltre ogni limite umano.

Il suo corpo sembrava essere stato scalfito dal dio delle arti in persona, con quelle forme morbide e armoniose. La sua eleganza e le sue movenze rispecchiavano doti che poteva aver ereditato solo e soltanto da Venere in persona.
Neanche di malagrazia peccava e si rivolgeva a tutti in tono soave e gentile, senza fare distinzione tra il povero ed il ricco, tra il giovane e l’anziano.
Nessuna donna poteva competere agli occhi degli uomini, ma a lei non interessava nessuno dei pretendenti e le dichiarazioni di quei ragazzi innamorati venivano rifiutate con la dovuta gentilezza, ma fermamente.
Iniziò a girare voce che fosse superba e che attendesse solo di prendere per marito il Re, da poco rimasto vedovo, o, addirittura, che volesse attendere che il giovanissimo principe, di appena cinque anni, crescesse per farlo suo sposo. Dopotutto neanche il tempo riusciva a sminuire quella bellezza e la giovane, nel giro di cinque o sei anni, passò dall’essere una meravigliosa ragazza ad una splendida giovane donna.

Crescendo le sue forme si erano fatte meno acerbe ed ancora più provocanti, ma ella non le ostentava, né dava modo ad altri di trarne piacere. Le proposte di matrimonio arrivavano ancora in gran quantità, nonostante avesse, ormai da un paio d’anni a quella parte, superato l’età in cui le fanciulle solitamente prendevano marito. Anche per uomini molto più giovani ella era e continuava ad essere l’immagine stessa dell’amore in ogni sua forma.
Tuttavia continuava a non volersi accasare per nessuna ragione. Con sommo disappunto della famiglia, né il figlio del mugnaio, né il re erano riusciti ad ottenere la sua mano.
Col tempo tutti avevano iniziato a pensare ed a riferirsi a lei come se fosse stata da sempre una creatura ultraterrena destinata alla solitudine e alla contemplazione di un esistenza diversa da quella comune. Nessuno ormai era considerato all’altezza di quella giovane donna così perfetta.

Sembrava sempre persa in un mondo tutto suo, ma in realtà la giovane donna osservava. Vedeva ragazzi e uomini che fin da bambina si erano prostrati ai suoi piedi, le avevano portato doni, la avevano elogiata e amata.

Era da sempre venerata. Per ovvie ragioni, in effetti.

Ogni volta che si specchiava ella vedeva in sé una bellezza che non poteva essere paragonabile a nessuna. Non che le altre donne mancassero di qualcosa, semplicemente lei racchiudeva in sé tutte le caratteristiche positive che riusciva a scorgere nelle figure femminili che la circondavano.
In ognuna di loro vedeva un sorriso radioso, dei begli occhi, un portamento di classe, ma solo in se stessa vedeva l’interezza del tutto. O forse riteneva bello, nelle altre ragazze, solo quanto potesse riconoscere simile a se stessa.
Vanità? Molto probabilmente ne era sempre stata vittima, nonostante nascondesse nel profondo ogni emozione negativa e le negasse persino a se stessa.
Non le era mai neanche servito sminuire la concorrenza, perché non c’era mai stata occasione. Era e, nella sua mente, sarebbe sempre rimasta la donna più bella. Non aveva bisogno di sposarsi per ostentate e ricavare qualcosa da questa sua bellezza, perché nessuno l’avrebbe mai messa in dubbio e tale caratteristica era fine a se stessa, per quanto la riguardava. Al tempo il matrimonio, nelle famiglie benestanti come la sua, non aveva altri scopi che questi e lei anche non ve ne scorgeva altri.

Un giorno, però, si animò di un forte interesse verso un uomo. 

Non le era mai capitato prima di allora e non sapeva come comportarsi.
L’uomo per cui aveva perso la favella era di una decina d’anni più vecchio di lei ed abitava in un villaggio molto lontano, faceva il mercante e vendeva le sue merci di città in città insieme al padre ed al fratello minore.
L’uomo aveva una moglie nel suo paese, che lo attendeva con tre piccoli pargoli e non c’era altro nella vita del mercante che loro quattro. Aveva amato la donna che aveva sposato fin dall’adolescenza ed aveva chiesto la sua mano appena era stato sicuro di poterle dare un futuro felice. Diventando padre e si era innamorato ancora di più della sua sposa. Nessuna altra donna avrebbe potuto rubagli il cuore, perché quello già se lo era cavato dal petto e lo aveva donato alla madre dei suoi figli.
Lo sguardo del mercante e della bellissima giovane donna si erano intrecciati per puro caso, guidato da un destino ironicamente malvagio, un giorno al mercato del paese.
Il mercante rimase folgorato dalla sua bellezza e, per quanto amasse la sua sposa, l’uomo non riuscì a tenere per sé le proprie opinioni su quella splendida creatura. La elogiò con complimenti che lei aveva già sentito innumerevoli volte, ma mai apprezzato tanto.
Quel uomo non sembrava diverso in nulla dai centinaia di esemplari maschili che aveva già incontrato, eppure… Si sentì sciogliere da dentro e si ritrovò corrosa da una strana felicità e pienezza. Fu strano. Era come se fosse sempre vissuta a metà fino a quel momento e solo allora avesse trovato un anima che le fosse affine.

Ella arrossì come mai era accaduto in vita sua.
Mai infatti si era mai sentita così in sintonia con qualcuno. Mai aveva provato desiderio e una tale dolcezza nei confronti di un'altra creatura.

Il mercante la salutò con un educato sfioramento appena accennato di lebbra sulla candida pelle del dorso della sua mano destra e se ne andò.
La giovane donna attese a lungo il ritorno del suo amato. Sognò, ad occhi aperti o chiusi, mille scenari dove lui le chiedeva di sposarlo ed ogni secondo i suoi pensieri correvano ad fantasticare su una futura vita al suo fianco.

Nulla sapeva dell’altra donna e nulla immaginava.

Passarono i mesi, ma di lui neanche l’ombra. Allora decise di partire alla sua ricerca e scappò dalla sua dimora nel cuore della notte senza neanche pensare alle lacrime amare che i genitori avrebbero versato il giorno dopo e in tutti i giorni a seguire per la perdita di quella figlia tanto bella e tanto amata.
Dovette percorrere innumerevoli strade e incontrare svariati personaggi, ma alla fine giunse al paese del mercante.
Quando lo vide lì, a festeggiare la vigilia di Natale con la sua famiglia e baciando la sua sposa la giovane donna più bella del creato pianse. 

Pianse ed il suo voltò si deformò a causa dei singhiozzi, le rughe comparvero su quel volto fino ad allora immune allo scorrere del tempo, gli occhi si fecero opachi e persero quella lucentezza che da sempre vi brillava.
Colta da uno strano presentimento si specchiò nel laghetto ghiacciato ai margini del villaggio.
Quel giorno, per la prima volta ella si vide brutta.

Mai, mai si era ritratta dall’ammirare il suo riflesso.
Pianse di nuovo, ma quella nuova volta fu per il suo aspetto.
 

Non era mai stata brutta, perché mai si era vista disperata. 
Era stata solo la maschera di tristezza ed il pianto a trasfigurare i suoi lineamenti. E allora si era resa conto di non aver mai avuto in viso che un espressione, quella per cui aveva ricevuto il primo complimento della sua vita. Da allora, avendo creduto che la bellezza fosse tutto ed aveva cercato di non alterare in nessun caso il suo aspetto. Non aveva mai pianto o riso con tutta l’anima, era come se avesse già perso il cuore, come se lo avesse donato al suo riflesso molti anni prima.

L’anima del mercante era effettivamente sua affine. Come lui aveva donato tutto se stesso, anche lei aveva messo il suo amore nelle mani di qualcun altro. Ma, mentre il mercante aveva ricevuto in dono il cuore dell’amata, un riflesso nulla aveva potuto donare alla giovane donna se non la bellezza fuori dal comune che già possedeva.

 


 

  
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