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Autore: MinorityVicious    08/06/2013    2 recensioni
« Non ti ho dimenticato, Itachi. Tu, invece, l'hai fatto... »
[Prima Classificata al contest 'Dolci Insoliti' indetto da La Procrastinatrice + Vincitrice del premio speciale 'Re e Reginetta di Primavera' per la miglior caratterizzazione della coppia]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Last Night On Earth


Capitolo 1.


Era quasi Maggio a Konoha, ma quel giorno l’aria sapeva d’Inverno.
Il pomeriggio portava con sé l’odore della pioggia, che non cessava di battere sulle case e sulle teste degli abitanti, presi in contropiede da quell’improvviso cambiamento di clima.
Camminava senza meta per quelle strade umide e grigie, avvolta nel suo cappotto leggero color avorio.
Le lacrime non cessavano di rigarle il piccolo volto, e andavano a mischiarsi con le gocce d’acqua che continuavano, imperterrite, a bagnarle i capelli.
Contrasse le labbra in una smorfia di dolore.
Non sapeva di preciso da quanto tempo stesse camminando. Aveva perso ormai la cognizione del tempo.
Le gambe le dolevano, ma la piccola Hinata era troppo presa dai suoi pensieri per sentire i suoi arti inferiori, che pulsavano ad ogni passo.
Come una filastrocca per bambini, troppo bella o troppo triste per poterla dimenticare, così le parole di Hiashi echeggiavano nelle sue orecchie.

Inutile.
Debole.
Indegna di essere una Hyuga.

Questo era per suo padre.
Questo era per tutti.
Il cuore grande di Hinata, il suo altruismo e la sua generosità, contavano poco per il clan.
A loro interessava l’onore, la forza assoluta, l’orgoglio.
Camminavano a testa alta, gli Hyuga, e lei si sentiva surclassata dai suoi pari.
Apparteneva ad una razza troppo perfetta, eppure si sentiva fuori posto.
Oh, avrebbe voluto con tutto il cuore compiacere il suo clan.
Vedere i sorrisi sui loro volti.
Sentire la mano di suo padre scompigliarle i capelli, mentre le diceva di essere fiero di lei.
Ogni suo sforzo, però, sembrava finire miseramente in un vortice di fallimento, e ogni volta sentiva quel desiderio sempre più irrealizzabile e lontano.
Non le restava altro, se non le lacrime ormai secche sul volto.
Neji, per quanto potesse importargli, le avrebbe detto di non piangere. Che ‘‘le lacrime non si addicono ad un ninja, meno ancora ad uno Hyuga’’.
Eppure non riusciva a smettere.

Piccola.
Inutile.
Debole Hinata.

I text a postcard, sent to you
Did it go through?
Sending all my love to you

Si fermò davanti ad una panchina, che brillava di un verde così acceso da illuminare le strade grigie di Konoha.
Poco le importava che stesse piovendo, che i suoi vestiti fossero fradici e che, probabilmente, si sarebbe presa una polmonite.
Se gli altri se ne fregavano di lei, perché avrebbe dovuto preoccuparsi?
Si sedette su quella panchina così luminosa, come se altro non desiderasse.
Solo allora sentì di avere il fiatone, e prese un bel respiro.
Lasciò le gambe libere di ciondolare, troppo corte per raggiungere il terreno. Restò immobile sotto la pioggia, con la testa china e lo scroscio nelle orecchie.
Chiuse gli occhi.

You are the moonlight of my life every night
Giving all my love to you
My beating heart belongs to you

Sentì dei passi, leggeri, come se una persona stesse camminando su una nuvola.
Gli occhi rugiada di Hinata si posarono sulla figura snella di un ragazzino, che la osservava stringendo un ombrello tra le dita.
Nessuno dei due parlava, né l’uno fece un passo verso l’altra.
Semplicemente stettero in silenzio, quasi a volersi analizzare.
Hinata fu la prima a distogliere lo sguardo. Non era così audace da reggerne uno per troppo tempo.
Chiuse ancora gli occhi.
Li nascose sotto le palpebre, a loro volta coperte dalla frangetta umida.
Sentiva il cappotto appiccicato alla pelle, da quanto era fradicio.
Brividi di freddo le percorsero la schiena.
Chissà se lo sconosciuto se ne sarebbe andato, o sarebbe rimasto ancora lì a scrutarla senza dire una parola.
Passarono diversi secondi, e la pioggia cessò di battere su di lei.
Si fece coraggio e riaprì gli occhi.
No, non aveva smesso di piovere.
Semplicemente quel ragazzo l’aveva coperta con il suo ombrello.

I walked for miles 'til I found you
I'm here to honor you

<< Prenderai freddo. >>

Hinata non parlò, troppo presa da quegli occhi ossidiana per formulare anche solo un pensiero.
Non aveva idea di chi lui fosse, ma era certa che non avrebbe dimenticato il suo volto facilmente.
Ovale, perfetto, dalla pelle lattea e senza imperfezioni.
I capelli lunghi, scuri come la notte, che cadevano in una morbida coda lungo la spalla destra.
Si chiese se non fosse semplicemente una visione.
Quanti anni poteva avere? Dodici? Tredici?

<< G-grazie. >>

Una sola parola uscì dalle sue labbra. Gelide, come tutto il resto del corpo.
Arrossì, com’era solita fare.
Hinata era un unico tremore, e la presenza di quello sconosciuto non faceva che aumentarlo.
Eppure non scappò. Non scese dalla panchina e non fuggì lontano da lui.
Restò ferma, ad inspirare il profumo che il vento portava fino alle sue narici.
Il suo profumo.
Era il più dolce che avesse mai sentito.

If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you

Le nubi si diradarono, e il sole tornò a splendere su tutto il villaggio.
L’ombrello ormai non sarebbe più servito.
Il sole riuscì addirittura ad infonderle un filo di calore, nonostante avesse il corpo ghiacciato.
Si godette la sensazione di quei raggi bollenti, e piano piano cominciò a non sentire più tutto quel freddo.

<< Itachi. >>

Disse lui, con la sua voce melodica.
Hinata non si sarebbe mai stancata di ascoltarla.

<< C-come? >>

Balbettò lei.
Il ragazzo non si fece problemi a ripetere.

<< Itachi. Mi chiamo Itachi Uchiha. >>

Uchiha.
Aveva sentito parlare di quel clan.
Un’altra razza perfetta, come la sua.
Era destino che si imbattesse sempre nelle sue paure.
La paura di essere lei quella sbagliata, quella imperfetta.
La brutta copia di un ninja.

<< Hinata... Hyuga. >>

Ribatté timidamente, tornando con lo sguardo sui suoi sandali, che in quel momento le sembravano molto interessanti.
Ancora silenzio, ancora quell’attesa.

<< Hinata... Hinata... >>

Cantilenò lui, come a volerne assaggiare ogni singola lettera.
Hinata non apprezzava molto il suo nome, non lo considerava così eccezionale.
Eppure, tra le labbra di quell’Itachi, sembrava il nome più bello del mondo.

With every breath that I am worth
Here on Earth
I'm sending all my love to you
So if you dare to second guess
You can rest assured
That all my love's for you

Com’erano arrivati seduti così vicini, alla distanza di una spanna, se lo chiedeva anche lei.
Come se non bastasse, stringeva tra le mani un cono gelato gusto fragola.
Esatto.
Senza se e senza ma, si era ritrovata vicino a Itachi a mangiare un gelato offertole da lui, come se fossero amici da un’eternità.
Non sembrava che si conoscessero da neanche un’ora.
Hinata studiava il suo gelato, alternando lo sguardo da esso a Itachi.
Non le aveva fatto nessuna domanda sul perché stesse su quella panchina da sola, sotto la pioggia gelida che le picchiettava addosso.
Hinata, di rimando, aveva fatto lo stesso.
Itachi rimaneva composto regalmente su quella panchina bagnata, ignorando i pantaloni che man mano si inzuppavano, ma non accennava a guardare Hinata.
Lei invece lo faceva. A lei piaceva guardare Itachi.
Certo, non l’avrebbe fatto se lui se ne fosse accorto. Non aveva tutto quel coraggio.
Quello che Hinata non sapeva, era che Itachi invece si era accorto del suo sguardo indagatore.
Di quegli occhi chiari che lo osservavano con curiosità e ingenuo interesse.
Non la stava ignorando.
Semplicemente la lasciava fare, perché anche a lui piaceva che Hinata lo guardasse.

<< Accidenti! >>

Fu allora che Itachi si voltò verso di lei.
Hinata fissava le sue dita appiccicose, da cui gocciolavano filamenti di fragola.
Troppo presa dall’osservare il ragazzo al suo fianco, non si era accorta del gelato che si scioglieva.
Le guance si imporporarono dall’imbarazzo, mentre la mano pulita prese a frugare goffamente tra le tasche per cercare un fazzoletto.
Sentì qualcosa sfiorarle le dita.
Qualcosa di delicato e soffice.

<< Dovresti fare più attenzione. >>

Itachi era stato più svelto di lei, e in quel momento le stava ripulendo la mano con un fazzoletto azzurro.
Sentì il cuore batterle forte, come se avesse un cavallo imbizzarrito dentro il petto, che scalciava sulla cassa toracica per uscire.
Ma perché lo stava facendo?
Perché la stava considerando?

<< Io... non merito queste attenzioni! >>

Ritirò la mano, come se si fosse appena scottata.
Itachi inarcò un sopracciglio, non capendo.
Aveva forse fatto qualcosa di avventato? L’aveva spaventata?
D’altronde voleva solo aiutarla a ripulirsi.

<< Perché dici questo? >>

Itachi non si era mai interessato della vita privata degli altri, e non amava far domande né riceverne.
Ma quella bambina così piccola, doveva avere un motivo per starsene sola su una panchina, infreddolita e fradicia, senza batter ciglio di fronte alle ingiurie del tempo.

<< Perché... a nessuno importa di me! Nemmeno a te dovrebbe importarti qualcosa! >>

Sfogò la sua frustrazione, sorprendendosi lei stessa dell’enfasi scaturita dalla sua voce.
Una pausa che sapeva di eternità.
Ora Itachi se ne andrà, magari disgustato e arrabbiato’.
Un sospiro, e successe quello che Hinata non si sarebbe aspettata.
Itachi sorrise.
Un sorriso bello, un sorriso che sapeva di sole.
Aveva sempre creduto che Naruto avesse il sorriso più bello del mondo, ma niente era comparabile a quello.
Durò un solo istante, ma bastò affinché le sue guance diventassero ancor più rosse.
Avrebbe osservato quel sorriso fino alla fine dei suoi giorni, se avesse potuto.

<< Se davvero fosse così, non ti avrei coperta con l’ombrello. Ti avrei lasciata sotto la pioggia. Se davvero fosse così, non mi sarei seduto vicino a te. Ti avrei lasciata sola. >>

Fece ancora una pausa.
Hinata si sentì sprofondare in una droga di sogni.

<< Ricordati che tutti noi siamo essenziali, a nostro modo. Entrambi discendiamo da una realtà che ci soffoca, che pretende e che non comprende. Sta a noi decidere se rinchiuderci in un oblio di autocommiserazione, oppure reagire e far capire agli altri il nostro valore. >>

Quanto avrebbe voluto piangere. Piangere di gioia, mista ad incredulità.
Ma non aveva lacrime da versare, in quel momento.
La tristezza e la frustrazione avevano risucchiato ogni goccia d’acqua dai suoi occhi, tanto da farle credere di essere zuppa a causa delle sue lacrime, e non per colpa della pioggia.

<< Scusa, adesso devo andare. >>

Quella frase la riportò con i piedi per terra.
Itachi si alzò, lasciando un profondo vuoto nel cuore di Hinata.
Tornerai?’ Avrebbe voluto chiedergli, invece rimase zitta.
Oh, se solo le avesse detto che sarebbe tornato!
Sarebbe stata disposta ad aspettarlo ogni giorno su quella panchina.

<< Torna a casa, o ti prenderai un malanno... >>

Lo guardò, quasi con aria supplichevole.
Avrebbe voluto che lui restasse. Giusto un po’.
Non voleva vedere la sua sagoma sparire tra la gente.
Aveva un bisogno fisico di sentirsi apprezzata, ancora per qualche minuto.
Chiedeva forse troppo?

<< Ciao Hinata. >>

Avrebbe voluto aggrapparsi alla sua maglietta, e pregarlo di rimanere.
Ma non lo fece.
Rimase ferma, con le labbra socchiuse.

<< C-ciao... >>

Sebbene ogni sua cellula le urlasse di fermare Itachi, Hinata non fece nulla.
Semplicemente lo seguì con lo sguardo mentre se ne andava, così com’era arrivato.
Chissà se l’avrebbe mai rivisto.
Chissà se avrebbe avuto ancora la fortuna di specchiarsi in quelle iridi, o se quella sarebbe stata l’unica e ultima volta.
Chissà se qualcuno avrebbe apprezzato ancora quella fragile ninja della foglia.
Conosceva quel ragazzo da poco, un lasso di tempo troppo breve per sentir nascere una sorta di dipendenza.
Lei, invece, la sentiva.
Dipendenza dalla sua presenza.
Dal suo profumo.
Dai suoi occhi di tenebra.
Dal quel meraviglioso sorriso che, sentiva, mascherava sofferenze taciute.
Avrebbe tanto voluto scendere dalla panchina e corrergli dietro, anche solo per osservarlo ancora in silenzio.
Ma il corpo sembrava incollato alla panchina, e ormai Itachi era sparito.
Sorrise dolcemente - il primo sorriso della giornata- aggrappandosi alla speranza di rivederlo, un giorno.
Fece di nuovo ciondolare le gambe.

<< Non mi dimenticherò mai di te, Itachi Uchiha! >>

My beating heart belongs to you
I walked for miles 'til I found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you.




Fine Primo Capitolo

Ancora non riesco a credere di essere arrivata prima! :')
Ci ho messo l'anima in questa fiction, e sapere che ne è valsa la pena mi riempie il cuore di gioia!
Ringrazio ancora la giudiciA e chi recensirà!
Al prossimo capitolo! ^^

Rage&Love


Credits: Last Night On Earth by Green Day
   
 
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