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Autore: HitomiKisugi    09/06/2013    2 recensioni
Jo e Brick stavolta sono alle prese con una particolare sfida di coraggio, il cui risultato che ne conseguirà potrebbe gustare ad entrambi.
 
Jock, un’altra one shot.
Attenzione! Possibilità di OOC! 
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brick, Jo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - La vendetta dell'isola
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Toronto, Canada.
 
L’aria era calda, il cielo era azzurro e terso, gli alberi si riempivano di nuove foglie e i prati tornavano ad essere verdi e carichi di fiori. Tutto l’ambiente circostante era un’esplosione di luci, colori, profumi che solo la primavera aveva il potere di evocare e risvegliare dopo il lungo e cupo sonno invernale.
Con l’arrivo della bella stagione le giornate si allungavano e la voglia di stare all’aria aperta era semplicemente un richiamo irresistibile.
 
Non c’era niente di più piacevole dell’approfittare di un bel giorno soleggiato per andare a fare una bella e sana corsetta. E il posto più adatto all’occasione era certamente il parco: correre respirando solo aria sana e pulita lontano dall’inquinamento della città, scacciare lo stress e rigenerare corpo e spirito erano un vero toccasana per gli amanti del genere.
Jo e Brick erano seduti su una panchina a riposarsi dopo l’estenuante gara di velocità, gustandosi ognuno la sua bevanda energetica preferita. Due bottigliette della stessa marca ma con gusti totalmente diversi, un po’ come rappresentava la personalità dei rivali di sempre: lui andava matto per l’arancia, lei invece preferiva in gran lunga quello al limone.
 
Il loro momento di relax proseguiva tranquillamente in silenzio e apparentemente senza intoppi, tutto fino a quando la bionda voltò casualmente la testa verso la sua sinistra, nella direzione dove tra l’altro sedeva la Recluta.
In lontananza, sotto un albero, c’era una coppietta che si baciava e, come poté notare in seguito e suo malgrado, era uno di quei baci talmente lunghi e interminabili capaci di consumare le labbra e gli occhi di chi se li doveva sorbire. Due fenomeni da baraccone che davano allegramente spettacolo davanti a tutti, era quel che dedusse con una marcata smorfia di disgusto.
Calamity si era sempre chiesta cosa avesse mai di così speciale il parco da attirare simili elementi come api al miele. Che fosse quell’atmosfera tranquilla e rilassante che regnava intorno, resa ancora più stimolante e romantica sotto l’influsso della primavera? Chissà. Qualunque fosse stata la risposta, la bionda aveva forse l’aggettivo più adatto per descrivere quei due che parevano essere sgattaiolati fuori dal più smielato dei romanzi rosa bravi a far cariare i denti, tutti e in una volta sola.
-Patetici!-
Questo richiamò l’attenzione di Brick che la fissò incuriosito.
-Di chi parli?-
Jo, ancora tenendo la bottiglietta in mano, indicò con stizza il punto oltre alle spalle del cadetto.
-Quelle due piovre laggiù! Hai visto, poi, come lui muove i suoi tentacoli?- continuò a inveire. Per quanto riguardava il paragone che aveva affibbiato a loro non aveva dubbi su quanto lo trovasse idoneo alla circostanza, specie quando il tizio aveva cominciato ad accarezzarle gentilmente la schiena.
Il moro seguì la direzione indicata e li vide.
-E quale sarebbe il problema?- chiese tranquillamente.
La bionda lo guardò sconcertata. Era talmente stupido da non capire? Beh, non sarebbe stata nemmeno la prima volta, considerò.
-Ma dico io, li hai visti veramente? Il fatto è che non hanno un briciolo di decenza! Non potevano mettersi da un’altra parte a far certe cose? E invece di piantarla una buona volta, continuano e pretendono bellamente che tutti assistano a quella scena orripilante! Bah!-
-Beh, se ti danno fastidio basta ignorarli!- le consigliò saggiamente lui con una semplice alzata di spalle.
-O andare da loro ad insegnare la buona educazione!- propose lei, compiacendosi di quell’idea che la stava stuzzicando ogni secondo di più.
Brick, perplesso, le diede velocemente un’occhiata. In quel momento preferì non pensare a quali tipi di metodi “educativi” ma certamente poco ortodossi alludesse la ragazza. A meno che fosse soltanto una minaccia buttata là -che a giudicare da quello sguardo sembrava però fattibile-, sapeva che sarebbe stata in grado di fare simili follie se qualcuno non l’avesse prontamente fermata. In ogni caso si sentiva in dovere di farla ragionare su una cosa che era nient’altro che la pura normalità di tutti i giorni, pur sgradita che potesse essere. Tornò a guardare quella povera coppietta incriminata, non senza provare un briciolo di compatimento nei suoi confronti.
-Dai, è ridicolo mettersi a fare tutte quelle polemiche. Lasciali tranquillamente fare, dopotutto si tratta solo di un bacio. È una cosa assolutamente normale, spontanea, affettuosa…-
Ecco, l’ultima cosa che Jo voleva era qualcuno che impartisse una delle classiche lezioncine tanto per dimostrarle quanto avesse torto con certi ragionamenti. Una seccatura che, fortunatamente per lei, avrebbe avuto vita breve: infatti, sapeva come sistemare chi si divulgava troppo in chiacchiere e nel contempo farsi due risate. Roba facilissima!
Quando vide che il ragazzo stava nuovamente rialzando la bottiglietta verso la bocca, la bionda lo guardò con finta compassione, anzi, per dirla tutta, derisoria. Innanzitutto avrebbe fatto il suo gioco e poi sul più bello lo avrebbe steso magistralmente.
-Normale… spontanea... affettuosa…- ripeté meccanicamente con apparente noncuranza, lasciando una pausa strategica fra una parola e l’altra. –Praticamente che sanno fare tutti.-
-Certamente.-
Lei non replicò immediatamente. Preferì aspettare che il cadetto riprendesse a bere la sua bevanda e, una volta che finalmente dopo qualche secondo l’avvicinò alle sue labbra, il suo sorriso si fece più canagliesco.
-Ah, sì? Quand’è che avresti baciato una ragazza, Casanova?-
Quel po’ di liquido che Brick aveva preso riuscì lo stesso ad andargli di traverso fino a fargli provocare una forte tosse insistente. Cercò di riprendere fiato battendosi ripetutamente un pugno sul petto. Fu in quel mentre che comprese di essere appena caduto come un allocco nella trappola tessuta minuziosamente dalla sua rivale, tant’era che anche senza vederla poteva sentire il suo sguardo divertito e compiaciuto addosso.
-Predichiamo bene e razzoliamo male, vero?- lo canzonò allegramente, già avendo intuito la risposta.
Dopo quelli che parevano secondi interminabili, lui smise di tossire. La stizza provata per averlo fatto soffocare con quell’artificio gli diede il coraggio di guardarla dritta negli occhi escludendo ogni forma di disagio.
-Anche se finora non ho mai avuto l’occasione, non significa affatto che non ne sia capace!- sottolineò accuratamente a denti stretti, rimanendo pur sempre sul sincero. Si augurò che quello che aveva appena detto fosse stato sufficiente a farla rimanere zitta, altrimenti sentiva che sarebbe sbottato anche d’impazienza.
La bionda si mise a calcolare velocemente e senza troppi sforzi la sua possibile compatibilità tra il soggetto in questione e l’azione interessata.
-Uhm… Conoscendoti bene potrei dire che non avresti il coraggio di dare nemmeno un bacetto sulla guancia ad una ragazza, figuriamoci direttamente sulle labbra!- sentenziò alla sua classica maniera, ovvero pungente.
Com’era prevedibile, il cadetto reagì istintivamente con contrarietà all’ennesima frecciata.
-Vuoi che ci provi con te, allora?-
 
Fu come se fosse scoppiata una bomba all’istante, con la sola differenza che anziché produrre il classico frastuono avesse liberato un silenzio tombale. Una bomba silenziosa e micidiale, i cui effetti durarono per alcuni ma intensi secondi.
A Brick erano bastati pochissimi attimi per comprendere cosa aveva combinato facendosi guidare dal suo impulso e se ne pentì subito. Se si fosse aperto miracolosamente un varco sotto i suoi piedi si sarebbe gettato volentieri per fuggire dall’imbarazzo che provava.
Già sapeva che Jo avrebbe abbandonato immediatamente quell’espressione stupita per lanciargli un’occhiata velenosa con tanto di rimproveri e, in un certo senso, quel pensiero riuscì a confortarlo. Addirittura se lo augurava, almeno poi avrebbero così chiuso l’argomento definitivamente.
 
Poteva quella giornata storta aggravarsi ulteriormente?
Gli occhi di lei si fecero sospettosamente sornioni, la sua bocca si torse in un sorriso sarcastico. Girò appena il corpo verso di lui e appoggiò la propria bevanda sulla panchina con un colpo secco e determinato. Il suono prodotto pareva essere uno di quelli che dava inizio ad una disputa che prometteva essere piuttosto tosta ma interessante. Come stare in tribunale, insomma, ma senza il consueto pubblico concentrato a seguire la vicenda. Solo loro due e al massimo la suddetta panchina, appunto.
-D’accordo. Dimostrami quanto sei coraggioso!-
Quella frase era ovviamente tutt’altro che un invito amichevole e Brick percepì l’ultima parola impregnata della sua bella dose di provocazione, malignità, diffidenza.
 
Da ogni singolo dettaglio della scena che era riuscito a cogliere, egli capì al volo che si era appena aperta una sfida non poco particolare e insolita.
La più facile in assoluto. L’occasione per riscattarsi, per avere una rivincita. La prospettiva della prima e insperata vittoria contro la sua rivale di sempre. Con la ragazza che per quanto avesse un carattere indomabile e impossibile riusciva stranamente a piacergli in qualche modo. Era come se le poste in gioco emanassero odori invitanti e appetibili che sarebbe stato da stupidi non approfittare.
Tuttavia Brick già sapeva che non avrebbe mai ceduto a quelle tentazioni.
E non per il fatto che temeva le conseguenze del suo gesto, che immaginava sarebbero state alquanto dolorose visto il tipo di ragazza con cui aveva a che fare. Semplicemente riteneva che fosse sbagliato fare una cosa così importante fra due persone solo sulle basi di una sfida e quando non si era seriamente motivati.
Sarebbe stato più saggio, invece, troncare la questione all’istante e non gli importava se poi l’avrebbe deriso apparendo vigliacco ai suoi occhi.
-Meglio lasciar perdere.- articolò con un certo imbarazzo la Recluta, preferendo guardare da tutt’altra parte al fine di schivare il diretto contatto visivo con la ragazza. Sentì pure le proprie guance lievemente scottare e questo rese più spinoso il tutto. -Sono del parere che bisogna farlo con la persona giusta… nel momento adatto… quando lo si sente veramente… e non per seguire una sfida, ecco.-
 
Una dignitosa ritirata che sarebbe stata apprezzata e condivisa da chiunque, ma che non bastò a far sentire magnanina Jo dall’accettarla, anzi. Pensò che la situazione si fosse fatta più dura ma ancor più affascinante. E questa alimentava in modo incontenibile la sua voglia di vincere, a fargli dimostrare a fatti che non sarebbe riuscito a fare un’azione tanto ardita proprio come lei aveva sostenuto. Gli avrebbe fatto un favore per giunta, con la sola differenza che sarebbe finito dritto nel suo tornaconto personale. Doveva giocare d’astuzia e in quel campo si riteneva una vera maestra.
-Quindi, in sostanza non ti piaccio e nemmeno mi vuoi un po’ di bene.-
-Non ho mai detto questo.-
-Allora, se è vero, dimostramelo. Hai detto di esserne capace.-
Il ragazzo si voltò a guardarla di sottecchi. Quell’insistenza a rilanciare la sfida e la rinnovata disponibilità della bionda erano cose fin troppo sospettose. Era lampante che dietro a tutto ciò si celasse un affare losco e giurò che non sarebbe ricaduto nella trappola per la seconda volta consecutiva nello stesso giorno. La doveva soltanto smascherare.
-Non mi fido di te.- dichiarò senza mezzi termini.
Lei alzò le sopracciglia.
-Perché mai?-
-Non è che tu poi mi pizzicherai il naso, mi tirerai le guance o, peggio ancora, mi sferrerai un pugno a tradimento?- insinuò più che convinto.
-Ma tu pensi davvero che proprio io ti farei cose del genere e dopo aver accettato di buon grado la tua proposta di farti da volontaria?- chiese la bionda mettendosi una mano sul petto, con un fare fin troppo teatrale per i gusti dell’altro.
-Con te bisogna stare sempre attenti!- affermò con la ferrea sicurezza di chi ne sapeva qualcosa per esperienza diretta.
-Non ho mai garantito a nessuno che avere a che fare con me sia una passeggiata! Piuttosto ammetti chiaro e tondo che non avresti coraggio nemmeno di tentare!-
Il moro percepì tutta la spavalderia nelle parole e nel volto della ragazza, come se avesse già predetto gli esiti fallimentari nel caso di un suo tentativo. Quel sorrisetto che contribuiva al tutto, poi, cominciava a trovarlo talmente irritante che faceva nascere in lui il desiderio di cancellarglielo dalla faccia. Ella si stava ostinatamente aggrappando a quelle forti certezze che forse sarebbero crollate proprio dal suo gesto. Ripensandoci, fare un tentativo si poteva. Certamente.
Fece ruotare leggermente il proprio corpo verso di lei, appoggiò la bevanda energetica sulla panchina e, con una forza d’animo forse troppo avventata per la sua persona, strascicò le fatidiche tre parole che primeggiavano nella sua mente.
-Chiudi gli occhi.-
Jo, talmente soddisfatta per essere riuscita a convincerlo, fece quanto le era stato detto, senza alcuna esitazione.
Brick deglutì nervosamente. Si rese subito conto che tra le parole e i fatti c’era un’abissale differenza; se prima aveva in qualche modo raccolto coraggio con sole tre parole, ora sentiva che pian piano gli stava scivolando dalle dita. Quel poco che gli rimaneva se lo tenne ben stretto e lo usò per incitarsi meglio che poteva.
Sembrava tutto così facile da entrambe le direzioni: lei aveva gli occhi chiusi, sarebbe stato facile prevenire uno dei suoi tiri mancini e dimostrare la sua assoluta infedeltà a offrirsi come volontaria. E in quanto a lui, si sarebbe messo alla prova per vedere se e fin dove sarebbe potuto arrivare.
 
Innanzitutto si spostò di un paio di centimetri più avanti, pensando di essere un po’ troppo distante da lei. La prima mossa era stata fatta, ma non aveva contribuito affatto a placare quel nervosismo che scorreva nelle vene e irrigidiva ogni fibra del corpo, tant’era che le sue mani per riflesso parevano inchiodate alle gambe. Poi richiamò a sé il coraggio residuo e, con una lentezza molto esasperante e tentennata, riuscì ad avvicinare la testa a quella della ragazza.
Sentendo il respiro di lui a pochi centimetri dalla bocca, Jo cominciò seriamente ad inquietarsi: mai avrebbe sospettato che il Piscialletto sarebbe stato capace di arrivare fino a tanto. Quell’inconveniente la costrinse ad ammettere di averlo sottovalutato e prendere in considerazione la possibilità che lui potesse anche riuscire nel suo intento. Non era in grado di sapere le sue mosse successive e nemmeno poteva concedersi il tempo per tirare ad indovinarle. Doveva agire immediatamente e d’impulso per impedirgli di vincere e non solo perché c’era in ballo una sfida. E così fece.
Furtivamente cercò con una mano la bottiglietta del cadetto, la impugnò, aprì di scatto gli occhi e… alla fine costui si trovò suo malgrado a sorreggere il collo del contenitore con la bocca.
 
Davanti a una scena così buffa, la bionda capì di aver fatto la scelta giusta e consona alla sua personalità. Un ghigno di soddisfazione l’aiutò a nascondere quella sensazione di sollievo che provava.
-Di' un po’: pensavi davvero che ti avrei lasciato fare? Quanto sei credulone!-
Brick si tolse immediatamente l’oggetto da sé e guardò indispettito la ragazza, incrociando quel volto che era diventato una vera e propria maschera di ironia, una perfetta copertura di cui era ignaro dell’esistenza e delle sue origini. Mischiata alla delusione di non essere riuscito ad anticiparla e di aver collezionato l’ennesima sconfitta, contribuì ad alimentare il suo risentimento.
-Io lo sapevo!- dichiarò con stizza. -Parlavi tanto di vigliaccheria, ma alla fine sei stata tu quella a tirarsi indietro!-
-Ti sbagli! L’ho fatto perché non sei il mio tipo, il che è diverso!- replicò piccata Jo, occultando volutamente il fatto di non aver intenzione di sprecare il suo presunto e ambito primo bacio solo per una sfida e, perché no, anche di sentirsi impreparata! Beh, anche un maschiaccio come lei poteva benissimo aver un briciolo di romanticismo, no?
-Questo però non rientrava nei patti!-
Lo sguardo di lei si fece improvvisamente malizioso.
-Ah, da questo dovrei dedurre che volevi veramente strapparmi un bacio? Guarda che non avevo promesso nulla!-
Davanti a quell’insinuazione così particolare, il moro s’impermalì e sentì incombere la minaccia che lo avrebbe portato a farlo arrossire nuovamente.
-Non è vero! E poi nemmeno tu sei il mio tipo!-
La ragazza sogghignò divertita, fiera di se stessa per essersi presa gioco di lui ancora una volta. Due vittorie in più nella stessa giornata! Era un evento così memorabile che meritava di essere brindato! Tastò dietro di sé con l’intenzione di riprendersi la bottiglietta, ma la sua mano toccò i listelli della panchina e nient’altro se non il tappo.
A quel punto si voltò e constatò che effettivamente lì sopra non c’era.
-Guarda che è questa qui!- la richiamò il cadetto con uno sbuffo, porgendole la bevanda una volta che ebbe intuito le sue intenzioni.
Jo alzò le sopracciglia quando la vide.
-Non è la tua?- glielo aveva chiesto perché era la stessa che aveva usato per lo scherzetto di poco prima e che non aveva ancora lasciato. La riconosceva da non so che di particolare, ma era proprio lei.
-Ti sbagli.- asserì l’altro, prendendo e mostrandole con l’altra mano il proprio recipiente come prova. –E poi è al limone, mentre la mia è all’aranc…-
Brick s’interruppe davanti all’espressione della compagna. Era la stessa di chi aveva appena ricevuto una secchiata d’acqua gelida a tradimento.
La guardò perplesso e senza capire. Un attimo dopo, come se le avesse letto nel pensiero, anche lui comprese d’improvviso ciò che era successo e dire che ci rimase di stucco forse fu poco. Per qualche secondo gli si bloccò il respiro. Molto lentamente calò gli occhi sulla bevanda incriminata e la bionda fece lo stesso.
Nessuno dei due ebbe il coraggio di tramutare a parole ciò che si erano appena e incoscientemente scambiati: un bacio indiretto!
A dir per sé era un gesto che faceva parte di una forte credenza giapponese e loro, canadesi, potevano benissimo ignorare e basta senza tanti problemi. Ma perché allora non riuscivano a smettere di essere così tesi? Possibile che l’argomento principale li avesse trascinati così tanto fino a voler credere a una cosa simile?
 
Intanto il tempo passava tranquillamente e Jo si rese conto che non poteva rimanere imbambolata a lungo a chiedersi ripetutamente come avesse fatto a commettere quell’errore tanto grossolano per colpa della fretta. Ancora scossa, finalmente si decise a riprendere la propria bottiglietta e lo fece delicatamente, come se si fosse trattata di puro cristallo e quindi fragile. La Recluta mollò con altrettanta cura la presa e lasciò che la bionda si girasse quel poco per tornare nella sua posizione originaria.
E quando la Divina Provvidenza non bussava alla loro porta sottoforma di terremoto, tromba d’aria o di un semplice squillo del cellulare per distrarli e toglierli dall’imbarazzo, c’era poco da fare. Ad esempio far finta di nulla.
Col palmo della mano, la ragazza pulì meticolosamente l’estremità superiore del contenitore e riprese con apparente tranquillità e indifferenza a bere in silenzio e senza nemmeno provare a voltare lo sguardo alla sua sinistra. Il moro non poté far altro che imitarla con la propria bevanda.
 
Sebbene quella giornata di primavera avesse preso una piega totalmente inaspettata, si poteva dire che entrambi ci avessero guadagnato qualcosa. Jo aveva ottenuto ben tre vittorie in più e Brick avrebbe impresso nella sua memoria il sapore di quel succo di limone, che tra l’altro non disdegnava.
 
FINE.
 
  
   
 
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