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Autore: Chiara_93    09/06/2013    3 recensioni
Ron è morto. L'idromele avvelenato da Draco Malfoy l'ha ucciso, e a nulla sono serviti i soccorsi di Harry.
Nel cuore della notte, Hermione Granger è in infermeria a contemplare il cadavere del ragazzo per cui aveva provato i sentimenti più forti della sua vita, e nulla più sarà come prima. Stravolta e trasformata dal dolore, la vita di Hermione prende una svolta oscura, pericolosa e affascinante.
Genere: Dark, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Voldemort | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo I – Non c'è nessun lieto fine

 

Mentre Madama Chips sollevava delicatamente il lenzuolo dal viso marmoreo e immobile di Ron, Hermione pensava a Biancaneve. È strano come funzioni il cervello, come ci protegga da ciò che può distruggerci. Era di fronte al cadavere del ragazzo che aveva amato, morto avvelenato per nessuna ragione, e tutto ciò che riusciva a fare era maledire quella fiaba stupida, falsa e ingannevole.

Il bacio del principe azzurro non ha mai risvegliato nessuna principessa, rifletteva Hermione, stringendo fra le sottili dita la manona rigida e gelida di Ronald Weasley. Nessuno che sia stato ibernato per cent'anni si risveglierà mai con un bacio. L'amore non può riportare indietro i morti.

 

Ron era sereno, anche se non sembrava affatto che dormisse. Sembrava morto, tutto qui.

Parole senza senso e senza suono uscivano dalle bocche corrugate di Madama Chips e della professoressa McGranitt, che l'aveva svegliata con parole gravi nel cuore della notte e accompagnata su in infermeria. Volevano confortarla, rincuorarla. Le assicurarono che Ron aveva lottato fino all'ultimo, che il veleno era raro, potente e senza antidoto e che lui aveva resistito come un leone prima di soccombere.

Ma tutto ciò non significava nulla per Hermione Granger, in quella tetra notte di marzo. Era come se avesse il cranio sepolto nell'ovatta, estraniato dalla realtà. Tutto ciò che riusciva a fare era guardare distrattamente un cadavere, e pensare alle fiabe della sua infanzia. Sentiva una vaga angoscia, ma niente di drammatico.

 

Accarezzava meccanicamente il dorso della mano di Ron, facendo passare le dita fra i peli, ma era altrove con la mente. L'amore non risveglia i morti: nella fiaba originale, al principe scivola la bara e l'urto fa sputare a Biancaneve il pezzo di mela avvelenata che aveva in gola. Se lo ricordava benissimo: aveva letto, da bambina, il libro dei fratelli Grimm.

Una punta di divertimento spezzò la trance del suo cervello: Ron l'avrebbe sicuramente presa in giro per questo, l'avrebbe chiamata secchiona... ma non finì mai il pensiero: fu allora, letale e doloroso come un pugnale di ghiaccio nella fronte, che Hermione si rese conto che Ron era morto, morto! Morto, e non le avrebbe mai più detto niente. Morto!

Ron è morto, le sussurrò una vocina nel cervello. Tutti gli anni che le rimanevano da vivere, Ron sarebbe rimasto morto. Morto! È morto, morto!

 

Vacillò, e finalmente ebbe coscienza dell'enormità della situazione. Non era un brutto sogno, non era un'allucinazione, non c'entravano niente le fiabe. Era nell'infermeria del castello, assieme al cadavere del ragazzo con cui aveva intensamente condiviso gli ultimi sei anni di vita. Ed era morto! Morto!

Morto, morto!, cantilenò la vocina, è morto! Ad Hermione tremavano le mani, ma era lucidissima. Il suo pensiero continuava a volare alto, lontano dal freddo dell'infermeria.

 

Idee strane. Riflessioni assurde.

Pensò che, a volte, nella vita, hai la fortuna di sapere che tutto sta per cambiare, che nulla sarà più come prima. Ti rendi conto che attorno a te si apre una voragine, tutte le strade che avevi pensato di poter percorrere svaniscono, e hai di fronte una scelta. Puoi gettarti nel buio, rifugiarti nella legittima disperazione, piangere, urlare, dare pugni al muro, e chi ti biasimerà? Oppure puoi reagire e incamminarti sull'unica, stretta, tortuosa via fuori dal baratro e chi sa come andrà. Morto!

Madama Chips le posò una mano sulla spalla, cautamente, e chiese se avesse bisogno di qualcosa. Vuoi restare in infermeria? Vuoi una pozione calmante? Qualunque cosa, cara, qualunque cosa.

 

Hermione non aveva bisogno di nulla. Harry era chiuso da ore e ore nello studio di Silente. Mamma Weasley non aveva retto alla notizia ed era sotto shock al San Mungo. Ginny aveva preso un sedativo ed era immersa in un sonno artificiale, in una cameretta separata dell'infermeria. Lavanda Brown, quella faccia fetida, aveva avuto una crisi di convulsioni ed era stata portata a casa dai genitori. Si erano tutti chiusi nel buio.

Hermione, Hermione decise di no. Lo decise lì, in quell'istante, e si rese pienamente conto di trovarsi nella frazione di secondo più cruciale della sua vita. Qualcosa scattò nella sua testa, come un meccanismo che improvvisamente si sblocchi.

E si chinò su Ron, lo abbracciò e posò le labbra sulla bocca immobile, per un ultimo, lunghissimo, infinito bacio.

 

L'amore non risveglia i morti. Baciando Biancaneve, il principe azzurro non l'ha salvata.

È stato lui ad essere salvato da quel bacio. Quel bacio che l'ha salvato da una vita di bugie, menzogne e illusioni. Dopo essersi sollevato, il principe azzurro non ha più creduto alle fiabe, non ha più creduto ai baci miracolosi. È andato avanti, forte di se stesso.

 

Ron non era stato salvato dal bezoar di Harry, dalle frenetiche cure di Lumacorno, Piton, Silente e Madama Chips. E non lo salvò, ovviamente, neanche il bacio della ragazza che segretamente aveva sempre amato. Rimase morto. Morto!

Hermione si rialzò. Qualcosa era morto per sempre dentro di lei, qualcos'altro era tornato alla vita. «Andiamo, ho finito. Voglio tornare in dormitorio» mormorò. La vocina nel suo cervello si faceva sempre più insistente: è morto, morto, morto, morto, morto! Non sapeva quanto avrebbe retto ancora. Il cuore batteva come un tamburo.

«Cara, forse è meglio...» tentò Madama Chips.

«No!» gridò quasi la ragazza, per soverchiare le urla nella sua testa: morto, morto, morto!

«Va bene» concesse la professoressa McGranitt, «seguimi».

 

La guidò, senza fiatare, nei corridoi gelidi di Hogwarts. Ogni passo, per Hermione, era più difficile di quello prima. Qualcosa le impediva di deglutire, e la sua testa letteralmente esplodeva di urla: morto, morto, morto! Si costrinse a zittirla, si fece violenza, si conficcò le unghie nel palmo, si morse la lingua e deglutì il sangue.

Dopo quelli che parvero secoli, giunsero alla torre dei Grifondoro. Hermione stava per cedere, ma trovò la forza di rimanere impassibile e guardare negli occhi Minerva McGranitt. Un dolore inesprimibile era inciso nelle rughe dell'anziana insegnante. Sospirò, mormorando la parola d'ordine al ritratto della Signora Grassa, e sussurrò con compassione: «Deve farti malissimo».

Hermione annuì: «Più di quanto immagina». Poi, contrasse le labbra e disse duramente: «Ma ce la farò; vivrò». È morto, è morto, è morto, è morto!

«Sii forte» disse la professoressa, con una tenerezza aliena, e la lasciò dopo le ultime offerte di rito di qualsiasi cosa la potesse aiutare. Hermione la guardò allontanarsi, poi si richiuse il ritratto alle spalle, sfrecciò in bagno, chiuse la porta a chiave e lanciò un incanto del silenzio per non disturbare nessuno. È morto, è morto, è morto, è morto, e finalmente scoppiò a piangere, a quattro zampe sulle lustre piastrelle del bagno delle ragazze.

 

Si era molto sopravvalutata, prima. Pianse, gridò, imprecò, diede calci al muro, rise follemente, vomitò un grumo acido e verdastro nel cesso, sfogò tutta la sua rabbia e il suo dolore, si svuotò completamente finché la voce malefica nel suo cervello tacque. Ma quando finì, e si rialzò stravolta, gli occhi affossati e i capelli sconvolti, la sua determinazione non era calata di un atomo.

Nessuno l'avrebbe potuta fermare.

--Spazio Autore
Ditemi cosa ne pensate, se l'idea è buona e se vi sembra che la storia possa avere sviluppi interessanti. L'idea mi è venuta dal niente, spero vi piaccia. Ciao e buona domenica.

  
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