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Autore: Shark Attack    09/06/2013    6 recensioni
L'appartamento in cui devi stare per un trimestre è stato abusivamente occupato da un ragazzo ma né tu né lui volete cedere e sloggiare. Inizia una guerra senza frontiere per avere carta bianca, letto e tranquillità, sfoderando ogni arma a disposizione.
Chi vincerà, la determinata Iris o il cafone Luke?
Sarà un luuuuungo trimestre di convivenza...
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Selvaggio

L'abusivo




Posò il borsone azzurro per terra mentre la valigia rigida, grande abbastanza da nasconderci una persona dentro, picchiava contro lo stipite della porta.
La targhetta sopra lo spioncino dondolò per un istante, sfuggendo alla debole presa del chiodo sporgente. 205, “two-o-five”, come le aveva detto il portiere.
Iris contemplò quel numero bianco con rapimento ed estasi mentre si raddrizzava la schiena e posava le mani dietro i fianchi per scrocchiarla. Sentì un paio di tac nei punti giusti e sentì svanire parte della fatica del trasporto dei bagagli su per due piani di scale, provando sollievo.
L'inizio di una nuova avventura, finalmente in un appartamento per studenti, da sola, indipendente, pronta a più di un mese da vivere senza genitori e fratellini tra i piedi, come una donna adulta.
O una studentessa fuori sede.
Alzò una mano e la chiuse a pugno, poi bussò sul legno scuro ed attese, beandosi del suono sordo della libertà.
Le trombe squillanti le riempirono la mente e le orecchie ma la trionfale melodia venne interrotta bruscamente da un viso maschile, come un graffio sul disco di vinile.
«Che?», borbottò pigramente lui, squadrandola da capo a piedi un paio di volte con sufficienza.
Iris si lisciò la maglietta con nervosismo e gli tese una mano, tendendo anche le labbra in un sorriso, per quanto quell'imprevisto fosse a dir poco imbarazzante. «Iris Pentini, la nuova coinquilina di Julia Connors», si presentò educatamente, come se quel ragazzo di fronte a lei non fosse in boxer e canottiera ma fosse una persona presentabile e degna di un certo sfoggio di educazione. «E tu sei...?»
«Julia è in ospedale, caduta dal motorino o roba simile», snocciolò il ragazzo senza minimamente dare l'impressione di voler aprire la porta per più di dieci centimetri. Continuava a sembrare scocciato da quella situazione e il suo tono sofferente ed affrettato ne era una prova. «Ha detto che potevo occupare io il suo appartamento, dato che non ne ho ancora trovato uno.»
Iris strinse le labbra e si irrigidì. «Il padrone di casa ha subaffittato a me», sottolineò con cura, sperando che il suo inglese fosse abbastanza buono da far comprendere bene il concetto.
Il ragazzo fece spallucce. «Io non me ne vado», disse mentre richiudeva la porta.
La ragazza allungò una gamba e riuscì ad infilare il piede in mezzo appena in tempo. «Neanch'io, che coincidenza», sibilò innervosita. «Sono io la coinquilina, che Julia ci sia o no.»
«Bene», replicò l'altro con un tono di sfida. Lasciò la maniglia ed alzò le mani come in segno di resa mentre Iris apriva la porta con uno scatto del piede. «Il mio letto è questo, tu puoi stare sul divano o su quella branda laggiù... o sul letto di Julia, tanto a lei ora non serve.»
Iris si chinò a raccogliere il suo borsone ed afferrò con l'altra mano l'enorme valigia, inclinandola e portandola rumorosamente nel salotto. «Tu sai che posso denunciarti per abusivismo, vero?», gli disse in tono di sfida ma cercando di sembrare neutrale. Non era il tipo di ragazza che si lasciava mettere i piedi in testa facilmente, né che rinunciava a ciò che era suo di diritto.
Il ragazzo fece spallucce e le mostrò la schiena, dirigendosi verso il televisore a tubo catodico. «Che strano, mi sembravi una brava persona, non una di quelle che fanno torti ai malati... dato che il padrone di casa caccerebbe Julia in un istante e la lasceresti in mezzo alla strada non appena esce d'ospedale. Com'è crudele da parte tua.»
Iris sgranò gli occhi con sbigottimento e aprì la bocca per replicare, ma quel demonietto in canottiera proseguì la sua provocante arringa come se stesse parlando del tempo. «Quell'uomo è irritabile e non ci metterebbe neanche un giorno a recidere il contratto. Inoltre io sto pagando l'affitto al posto suo, quindi sono in regola e le sto davvero facendo un favore... ma se vuoi denunciare tutto fai pure. Attenta alle stampelle in testa, però.»
La ragazza incassò quelle informazioni in silenzio, indecisa su cosa avrebbe potuto fare o dire in una lingua non sua senza creare pasticci. Tutto ciò che aveva sentito suonava fin troppo giusto ed effettivamente non era il tipo di persona che avrebbe rovinato la vita a qualcun altro, sebbene quello sembrasse essere l'intento di quell'abusivo.
Lasciò cadere l'argomento e si guardò attorno con attenzione.
L'appartamento era piccolo ma spazioso: una sola stanza comprendeva cucina e soggiorno, separandoli con una specie di bancone da bar e quattro sgabelli alti; si intravedeva una camera da letto oltre una porta semichiusa e un bagno dalla porta accanto, che mostrava solamente parte della vasca da bagno e della tenda di plastica verde. Nel salotto c'erano sue divani, uno perpendicolare all'altro, e il più piccolo era un divano-letto aperto, quello su cui il ragazzo si era già lasciato cadere con spossatezza e noia. Dall'altro lato della stanza, poco distante dalla porta, c'era una branda sfondata al centro che faceva da ponte tra la zona giorno e la zona della cucina, piccola ma abitabile e abbastanza attrezzata; Iris cancellò dalla mente le serate in cui si immaginava a lavare i piatti come sua madre non appena vide la piccola lavastoviglie da cui sbucavano bicchieri di ogni forma e piatti ancora ricoperti di cibo.
«Prenderò il letto di Julia, allora», decise dopo aver finito di esaminare l'appartamento con la perizia di un agente immobiliare.
Il ragazzo ridacchiò e pescò una bottiglia di birra da sotto la rete del letto. «Ti farò scappare prima che tu possa aprire i bagagli», bofonchiò divertito mentre qualche strano pensiero gli attraversava la mente.
«Ti ho già detto che non me ne vado», replicò Iris a denti stretti. Quello era l'unico appartamento ad un prezzo accettabile e disponibile in quel periodo, soprattutto con il poco tempo a disposizione che si era ritrovata ad avere dall'approvazione del suo periodo di tirocinio all'estero. Non se ne sarebbe andata neanche se lui si fosse trasformato in un licantropo ogni notte.
«Come preferisci», tagliò corto lui mentre lanciava il tappo metallico della birra oltre il bancone della cucina, alzando il pugno vittorioso nel sentire che aveva centrato il cestino senza guardare. «Però... sono un gentiluomo, sai? Devo metterti in guardia prima che inizi a tirare fuori le tue robette da femmina. Io a casa sto sempre in boxer», iniziò con aria saccente, scoccando occhiate alla nuova coinquilina per osservare le sue reazioni e scoprire su quali punti fare leva. «Perché voglio stare comodo. La pulizia non è il mio forte, neanche l'igiene, quindi preparati a sporco e puzza. Mangio cibo spazzatura e con molte cipolle, preparati anche a quelle, ad ogni ora del giorno. Ah, ogni tanto organizzo festini per soli maschi... non ti disturba, vero?»
Iris sospirò ed incrociò le braccia al petto. Scosse la testa e il ragazzo si sentì lievemente scoraggiato.
«Se ti dicessi che la sera solitamente guardo film porno?», tentò infine, sperando di aver inquadrato abbastanza la ragazza per farla scappare a gambe levate.
La vide sorridere e chinarsi sulla sua valigia. «Prenderei i pop corn e prenderei posto sul divano», rispose serenamente mentre il lucchetto scattava. Sarebbe stata dura ma avrebbe resistito... e chissà, magari sarebbe stato lui a desistere, se avesse sfoderato anche lei le sue armi e l'avesse portato alla disperazione.
Il ragazzo bevve un lungo sorso di birra, finendola quasi del tutto, e si ritrovò preso alla sprovvista. Sua sorella aveva sempre trovato tutto quel repertorio di cose di lui assolutamente nauseante ed era stato il motivo per cui era fuggita di casa quando aveva ancora sedici anni. “Dalle due giorni”, disse tra sé e sé. “Adesso è il suo orgoglio a parlare, prima o poi cederà. Avrò l'appartamento vuoto entro martedì.”
«Quant'è che stai?», le domandò poi, poco prima di lanciare anche la bottiglia oltre il bancone della cucina.
Iris abbassò la testa giusto in tempo per evitare di ritrovarsi in mezzo alla traiettoria ed aprì la bocca nel momento in cui sentì il suono attutito del vetro cadere fortunosamente nel cestino. «Tre mesi», rispose.
Il ragazzo si sentì sollevato.
«Come ti chiami?», domandò poi lei, con il beauty-case sotto braccio.
«Luke», disse il ragazzo poco prima che la porta del bagno venisse chiusa.
“Sarà un trimestre divertente...”


*°*°*°*


Tra qualche settimana vado oltreoceano e, per la prima volta, passerò un mesetto da sola, proprio come Iris. Da brava ficwriter, ho una mente che ha già iniziato a galoppare ardentemente sulle varie prospettive che questo porterà nella mia estate, ed ecco che le mie dita hanno combinato il pastrocchio e mi sto mettendo a pubblicare una long sulle paranoie xD
L'avevo inizialmente pubblicata nella sezione "romantico", ma mi sono venuti lampi di genio fin troppo comici da doverla spostare nella commedia, spero che vi divertirete assieme ai miei pg! Si prospetta una guerra senza frontiere, chi resisterà di più e chi lascerà il campo?

Shark
   
 
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