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Autore: Nihal 98    09/06/2013    1 recensioni
Un Mondo Fantastico, minacciato da una terribile arma.
Uno scolare geniale, Mello, entra a far parte di questa realtà "capovolta", dove incontra tanti strani personaggi: un Coniglio parlante, un Cappellaio matto, un gatto saggio e una terribile Regina.
Dal primo capitolo:
"Mello stava per decidere di ascoltare la lezione, quando la sua attenzione fu catturata da un coniglietto bianco, vestito di una semplice camicia dello stesso colore del pelo, con un orologio a forma di puzzle tra le mani."
Dal secondo capitolo:
"Un quaderno omicida? Poteva esistere simile arma?
In quel mondo aveva udito un Coniglio parlare, visto alberi giganti e Stregami, credere ad un quaderno della morte non era poi tanto assurdo."
Ispirato al capolavoro di Lewis Carroll, ho adattato l'Universo di Death Note a questa magnifica opera. Vi auguro buona lettura (e fortuna!)!
Benvenuti nel Paese delle Meraviglie.
Dedicato alla mia Alice-Mello.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matt, Mello, Near, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.Nella Tana del Coniglio*.

Mello, seduto sopra l’albero, accarezzava distrattamente il micio acciambellato accanto a lui, cercando di stare attento alla lezione di storia che, per l’ennesima volta, Roger gli stava ripetendo.
Tutto, però, sembrava distrarre il giovane ragazzo: le nuvole dalle forme più varie, il canto degli uccellini, il pelo morbido del gatto Matt.
-Allora ci sei, Mihael?- domandò scocciato Roger da sotto l’albero.
Il ragazzo annuì distrattamente e addentò un pezzo di cioccolato fondente, che gli si sciolse in bocca.
-Dato che affermi di aver seguito, perché non mi ripeti ciò che ho detto?- insistette il vecchio maestro di storia.
Mello sbuffò, estraendo un altro pezzo di cioccolato dalla tasca.
Com’era noiosa la storia! A che serviva poi?
Avrebbe volentieri fatto uno dei puzzle bianchi di Near, pur di evitarsi quella noiosa lezione.
-Non ho seguito- rispose seccamente il biondo, addentando la secondo barretta.
-Come pensavo. Allora ricominciamo, ma vedi di stare attento, questa volta. Non vorrai ritirarti a casa dopo il tramonto, spero!- grugnì il maestro, prima di ricominciare a leggere.
Mello stava per decidere di ascoltare la lezione, quando la sua attenzione fu catturata da un coniglietto bianco, vestito di una semplice camicia dello stesso colore del pelo, con un orologio a forma di puzzle tra le mani.
Un coniglio vestito?  
Pensò il ragazzo, tenendo lo sguardo fisso sull’animaletto.
Vide il piccolo coniglio avvicinarsi e, quando passò sotto l’albero, lo sentì dire: -Tardi! Molto tardi! Devo correre o finirò ucciso!-
Il ragazzo biondo non ci pensò due volte a scendere dall’albero con un balzo e lanciarsi all’inseguimento del coniglietto, seguito a sua volta dal gatto Matt.
-Aspetta Coniglio!- urlò Mello, addentrandosi in un buio boschetto.
Il Coniglio, tuttavia, non sembrava averlo udito e continuava a correre, ripetendo quella lamentela e agitando l’orologio a forma di puzzle.
Mello lo vide infilarsi in una buca e scomparire dentro di essa.
Il bosco era di nuovo immerso nel silenzio, si poteva sentire solo l’eco delle parole del Coniglio.
Che strano. Non mi è mai capitato di vedere un Coniglio vestito, tanto meno di sentirlo parlare. Chissà cosa voleva dire, con quel “finirò ucciso”?.
Mihael si avvicinò alla buca e si sporse leggermente. Non riuscì a scorgere niente: c’era solo nero e odore di terra bagnata.
Dov’era finito il Coniglio?
Intanto il gatto rosso si era avvicinato a lui e guardava con gli occhi verdi spalancati la buca.
-Che ne pensi Matt? Credi che non rivedremo più il Coniglio con l’orologio e la camicia?- chiese al gattino, sporgendosi di più.
Matt fissò il suo padrone e miagolò.
-Che stupido che sono! Tu non puoi certo parlare come il Coniglio!- riuscì a finire la frase, prima di scivolare sulla terra bagnata e cadere dentro il buco nero.
-Aiuto! Aiuto!- urlò, cercando di aggrapparsi alle radici che sporgevano all’interno del buco.
L’ultima cosa che vide fu Matt, che lo guardava triste, mentre spariva nel buio.
Poi fu solo una lunga, lunga, caduta.
Più cadeva, più cominciava a vedere la luce e oggetti sparsi che, come lui, cadevano.
Le ore passavano, sentiva l’orologio che aveva sul polso ticchettare, tuttavia lui non si decideva a cadere.
Forse sono già caduto, ho sbattuto la testa e sono morto.
Pensò grattandosi il capo.
Aspettò altri minuti, prima di vedere finalmente il suolo. Cadde su un lungo materasso che attenuò la caduta e non si fece niente.
Mello si alzò e cominciò a studiare il luogo in cui si trovava.
Apparentemente poteva sembrare una stanza normale, con un tavolo, delle sedie e un lettino sul quale lui era caduto, ma c’era qualcosa che non andava.
Gli sembrava che tutto fosse capovolto, anche lui stesso.
Cominciò a camminare verso la parete che stava di fronte a lui, ma non appena mosse il primo passo, cadde nuovamente.
Questa volta, però, toccò subito il suolo e si fece anche male alle ginocchia.
Ora, finalmente, si trovava nella giusta posizione e poteva osservare meglio la stanza nella quale si trovava. Come aveva supposto, sopra di lui c’era una camera, al posto del soffitto. Del buco dal quale era caduto non c’era traccia.
Ai lati della stanza c’erano tre porte: una era grande, l’altra era di statura media, e l’ultima era piccolissima, così piccola che ci poteva passare a mala pena la testa.
Al centro di quello strano scenario un tavolino di vetro, con sopra una chiave e un piccolo cofanetto nero, con una mela d’oro ricamata sopra.
Dalle dimensioni della chiave si poteva facilmente dedurre che apparteneva alla porta più piccola.
Mello la prese e l’infilò in tasca, poi aprì il cofanetto. Dentro di essa c’erano delle palline di cioccolato bianco, ognuna con la forma di una lettera.
Il ragazzo le estrasse e ricompose la parola. Essendo un piccolo genio, non gli fu difficile, fin da una prima occhiata, capire cosa ci fosse scritto e ricomporre la parola di cioccolato.
Mangiami.
Mello prese uno di quei cioccolatini e se li rigirò tra le mani: doveva mangiarli? E se ci fosse stato del veleno?
Una parte di lui, quella prudente, gli disse di posarli e cercare un modo per evadere da quella stanza, ma un’altra parte, quella frenetica e azionaria, gli impose di mangiare quel maledetto cioccolato bianco.
Ovviamente la seconda parte di lui, ebbe la meglio.
S’infilò il cioccolato in bocca e lasciò che gli si sciogliesse piano, piano.
Improvvisamente gli sembrò di star rimpicciolendo lentamente. Tutto intorno a lui diveniva più largo e stava annegando tra i suoi vestiti neri. In poco tempo si ritrovò grande quanto il mignolo di una mano.
Ho capito!
Pensò Mello, per niente spaventato dal mutamento del suo corpo.
Così potrò passare tranquillamente dalla porta piccola e finalmente potrò uscire di qui e magari incontrare il Coniglio con la camicia.
Cercò la chiave nelle tasche dei suoi pantaloni e, una volta trovata, strappò un pezzo di stoffa nera, per non restare nudo e se l’avvolse intorno, creando una sorta di veste.
Anche se sembro una femminuccia non importa. Non credo che qualcuno mi vedrà, quaggiù.
Inserì la chiave nella serratura e con uno scatto impaziente aprì la porta.
Il panorama che lo investì fu straordinariamente bello, tanto che, per poco, le ginocchia non gli cedettero.
Non c’erano case, palazzi, strade e vetture, solo natura, alberi maestosi dai colori sgargianti, fiori dal lungo stelo, con i petali di ogni forma e colore. Farfalle e libellule gli giravano attorno, e Mello non finiva di meravigliarsi davanti a tutta quella bellezza.
Poche volte in vita sua si era tanto meravigliato.
Poche volte gli era successo di perdersi, di cedere, di far crollare le sue difese davanti a tale bellezza.
Camminò lentamente inoltrandosi nel boschetto e respirando l’aria pulita, fermandosi ogni tanto per ammirare qualche fiore.
Che posto meraviglioso! Non c’è che dire! Sono capitato nel Paese delle Meraviglie!
Proprio mentre questi pensieri gli sfioravano la mente e gli avevano quasi fatto dimenticare la lunga caduta e il Coniglio bianco, ecco che quest’ultimo riapparve in lontananza, con la lunga camicia bianca e l’orologio.
-Coniglio! Fermati, Coniglio!- urlò Mello, correndogli incontro.
-Non c’è tempo! Fretta, fretta! Altrimenti morirò!- gridava, a sua volta, il tenero animale, saltellando impazzito da una parte all’altra.
Mihael riuscì ad avvicinarsi al Coniglio, che ora era molto più grande di lui, e provò a toccargli la coda, per richiamare la sua attenzione, ma quello continuava a gridare impazzito.
-Insomma! Di che ti lamenti, Coniglio? Chi ti vuole uccidere?- domandò spazientito Mello, che non era certo famoso per la sua pazienza.
-Non c’è tempo! Fretta!- ripeté il Coniglio, prima di cominciare a correre veloce verso un lato oscuro della foresta.
Mello non ebbe il tempo di rincorrerlo, che quello era già scomparso con il ticchettare del suo strano orologio.
Devo seguirlo. Non riuscirà a scappare ancora per molto, quel Coniglio!
Così pensò, e così fece.
S’inoltrò per la via che aveva preso il Coniglio, deciso più che mai a trovarlo.

*Titolo originale del primo capitolo del libro.
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Salve a tutti! Grazie per aver letto fin qui. 
Questa "cosa" che ho scritto sarà lunga massimo cinque capitoli e l'aggiornerò, penso, ogni due giorni (poiché i capitoli sono già stati scritti, devo solo aggiustarli).
Ho messo che i personaggi sono OCC, ma proverò, comunque a non distaccarli troppo dal ruolo e dal carattere che presentano nel Manga.
Detto questo spero che la storia vi sia piaciuta e se volete lasciate una recensione (essendo la mia prima storia di questo genere, mi piacerebbe avere un parere).
Vi ringrazio a tutti e alla prossima  ^^
   
  
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