Avevo finito il turno al bar in tempo
per andare a prendere
Emma a scuola.
Volevo farle una sorpresa.
Uscii dal centro commerciale e mi
precipitai verso la sua
scuola.
Ancora l'esterno dell'edificio era
completamente vuoto.
Guardai di sfuggita l'orario sul mio
Iphone. Sarebbe uscita
nel giro di pochi minuti.
Iniziai a fischiettare per passare il
tempo.
Non vedevo l'ora di baciare le sue
labbra morbide e dolci,
di perdermi nei suoi occhi verdi.
L'amavo profondamente, sin da quel
pomeriggio al centro commerciale.
Dal bar avevo sentito una melodia
natalizia e mi ero
incuriosito subito per la tristezza con cui le note risuonavano
nell'aria.
Sembrava quasi che celassero un segreto, un ricordo. Poi avevo visto
lei, una
ragazza appoggiata alla parete, con la testa rivolta alle corde della
sua
chitarra beige.
Emma.
Quel pomeriggio era stata abbastanza
acida con me, ma mi
piaceva. Mi faceva sorridere senza che ne capissi il motivo. Poi nel
giro di
qualche giorno mi aveva rivelato tutto il suo dolore, i suoi ricordi. E
la
tristezza della melodia aveva acquistato un senso.
L'amavo già, ma volevo che
fosse felice. L'avevo aiutata a
cercare James, in tutti i modi possibili. Ero andato anche fino a Miami
pur di
vederla sorridere.
Ancora adesso non me ne pento.
Dopo alcuni minuti iniziarono a
uscire alcuni studenti,
scuotendomi dai miei pensieri.
Cercai con lo sguardo la mia adorata
castana.
Era splendida.
Sorrise quando mi vide.
Ancora non potevo credere che lei mi
amasse.
-Ciao, piccola mia- dissi dolcemente
quando si fu
avvicinata.
Afferrò il labbro
inferiore con i denti, facendomi provare
un sacco di emozioni.
Volevo assolutamente baciarla.
-Ciao, Justin- rispose baciandomi la
guancia.
Ma io appoggiai le mani sul suo viso
freddo e catturai le
sue labbra con le mie.
La sentii sorridere durante il bacio.
-Non avevi il turno al bar?- chiese
prendendo fiato.
Sentii alcuni sussurri. Lei
ridacchiò.
La guardai confuso -No, oggi avevo il
turno di mattina... Ma
perché ridi?- chiesi.
Si avvicinò al mio
orecchio -Perché tutte le ragazze di
questa scuola si staranno chiedendo come tu possa stare con me e
sinceramente
me lo domando anche io- spiegò sfiorando con le labbra la
mia pelle.
Arrossii. Insomma, non era
assolutamente possibile. Poi ero
io a chiedermi come lei potesse amarmi.
Lei era perfetta.
-Perché ti amo- dissi e
lei sorrise. Poi mi guardai intorno.
Una buona parte degli studenti maschi ci stava osservando -Posso
assicurarti
che i ragazzi stiano pensando la stessa cosa, ovviamente per te- dissi
convinto.
Scosse la testa -Non credo- concluse
afferrando la mia mano
e iniziando a camminare.
Arrivammo davanti a casa sua in pochi
minuti.
Durante il tragitto avevo avvertito
il suo nervosismo.
-Cos'hai?- le chiesi preoccupato.
Scosse la testa -No, niente.
È solo che ho come il
presentimento che oggi debba succedere qualcosa di brutto- disse
rivelando il
suo tormento.
Non volevo che lei provasse quei
sentimenti.
Il mio desiderio era che lei fosse
tranquilla, ad ogni
costo.
-Non pensarci, vedrai che questa
giornata passerà in fretta,
portandosi dietro tutte queste paure- cercai di consolarla accarezzando
il suo
viso bianco e gelido.
Annuì -Grazie, Justin. Non
so cosa farei senza di te-
sorrise guardandomi negli occhi.
-Di niente, piccola mia- sfiorai le
sue labbra con le mie.
Poi la abbracciai, stringendola con tutto il mio amore nei suoi
confronti.
Appoggiò la testa sulla mia spalla ed io sorrisi.
L'avrei amata per sempre.
Sciolsi dolcemente l'abbraccio,
pronto a baciarla un'altra
volta.
Ma qualcosa nel suo sguardo mi
bloccò.
-Che succede, Emma?- chiesi
seriamente preoccupato.
La sua bocca era spalancata e i suoi
occhi sgranati. Era
troppo scioccata.
-James- sussurrò.
No. Non poteva essere vero. Mi girai
confuso, cercando di
seguire la traiettoria del suo sguardo. Rimasi scioccato pure io.
Capelli scuri e occhi azzurri.
-È lui, Emma? È
lui James?- chiesi girandomi nuovamente
verso di lei.
Annuì -Non lasciarmi,
Justin- disse singhiozzando.
Afferrò la mia mano e la
strinse forte. Ricambiai la
stretta.
-Emma, amore mio- esclamò
James.
Come si permetteva? Emma era mia. Lo
sarebbe stata per
sempre. Perché era venuto a cercarla? Proprio quando Emma ed
io eravamo
riusciti a dichiarare il nostro amore, lui arrivava a rovinare tutto.
Perché sapevo che sarebbe
stato così.
Lei probabilmente sarebbe corsa tra
le sue braccia e forse
sarebbe stato anche giusto. Lui era più maturo e ricco di
me.
Io ero solo un barista diciottenne e
innamorato.
Era solo a un metro da noi.
-Emma... Non mi dici niente? Non ci
vediamo da più di un
anno- disse riservando un'occhiataccia alle nostre mani intrecciate.
Lei aprì la bocca, ma non
emise alcun suono.
Accarezzai il dorso della sua mano
con molta dolcezza.
-Tu cosa ci fai ancora qui,
ragazzino? Lasciaci da soli-
esclamò crudelmente James.
Questo era il ragazzo dolce di cui
Emma era stata
innamorata?
Wow.
Lei cercò un contatto
visivo con i miei occhi, ma io guardai
James.
Ero completamente furioso.
Come avrei potuto lasciare la ragazza
che amavo nelle mani
di quello stronzo? Strinse la mia mano, ma io sciolsi delicatamente la
presa.
James sorrise soddisfatto.
Le sorrisi debolmente, per poi
iniziare a camminare verso la
strada che ci avrebbe allontanati.
-No, Justin, non andartene! Io ti
amo- gridò sincera,
facendomi sobbalzare.
Mi voltai verso di lei per pochi
istanti.
-Ti amo- dissi dolcemente, per poi
voltarmi nuovamente, come
se fosse stato un addio.
Una lacrima rigò il mio
viso.
Sotto le righe del nostro amore
qualcuno stava scrivendo la
parola "fine". Stava macchiando in questo modo le pagine del nostro
"Per sempre".
Iniziai a correre verso casa.
Volevo dimenticare tutto.
Come avrei fatto senza la mia piccola
Emma?
Lei sarebbe tornata fra le braccia di
James.
E io? Io cosa avrei fatto?
Calpestai la strada ghiacciata con
rabbia.
Avrei dovuto accettarlo. Per lei
sarebbe stato meglio. Lei
voleva un futuro con un marito accanto e dei figli da crescere.
Come avrei potuto io far
sì che il suo sogno si realizzasse?
Io volevo un futuro come cantante, ma
al tempo stesso farle
realizzare il suo sogno.
Non c'era molto che potessi fare.
L'avrei lasciata con James, avrei
fatto in modo che si
dimenticasse di me.
Ma io l'avrei mai dimenticata? No.
Presi le chiavi dalla tasca dei jeans
e aprii il portone.
Entrai in casa e mi sedetti sul
divano bianco.
Mi coprii il volto con le mani.
Come avrei potuto dimenticare Emma?
Io l'amavo con tutto il
mio cuore, come mai avevo amato prima.
Io avrei continuato ad amarla e lei
si sarebbe costruita una
famiglia con quello stronzo.
No. Dovevo assolutamente
dimenticarla, nonostante fosse una
cosa impossibile.
Ma come?
Serrai la mascella. Affondai le dita
fra i miei capelli
biondi.
-Ti amo, Emma- sussurrai frustrato.
Inumidii le mie labbra per poi
dirigermi in cucina.
Camminai lentamente, perso tra i miei
pensieri.
Alla fine il brutto presentimento di
Emma non era risultato
immotivato, o almeno per me.
Stavo perdendo la ragazza
più dolce che avessi mai
conosciuto.
Non avrei più sentito la
sua melodiosa voce.
Non avrei più avuto la
possibilità di perdermi nei suoi
occhi verdi.
Ma forse sarebbe stata la cosa
giusta, avrei dovuto farmi
coraggio e permettere che ciò avvenisse.
Entrai in cucina e aprii il
frigorifero. Tirai fuori una
mela rossa e, dopo averla lavata, iniziai a mangiarla.
Mi sedetti e diedi un altro morso.
Mi ricordai di quando avevamo
mangiato la pizza preparata da
lei, di quando avevamo fatto la colazione insieme dopo esserci
svegliati sullo
stesso letto, dopo aver fatto l'amore.
Sorrisi lievemente.
Non capivo nemmeno io
perché mi fossi arreso così
facilmente. Forse non era ancora arrivato il tempo di combattere.
Buttai il torsolo nel cestino e
ritornai a sedermi sul
divano.
Solo in quel momento mi accorsi della
giacca che stavo
ancora indossando.
Sospirai e tirai fuori il mio Iphone
dalla tasca, deciso ad
appendere poi il giubbotto all'ingresso.
Ma la mia mano sfiorò
qualcos'altro, oltre al cellulare.
Aggrottai la fronte e svuotai la
tasca.
Un biglietto bianco riempito di
parole nere.
Sgranai gli occhi. Era forse un
segno?
Il mio sguardo finì sul
bracciale che mi aveva regalato la
mia dolce Emma.
-Believe-
sussurrai. Avrei dovuto crederci? Forse quella sarebbe stata la scelta
migliore. Emma mi avrebbe dimenticato ed io avrei dimenticato lei.
Tutto per colpa di uno stronzo che io
stesso avevo cercato
su tutti i social network e in tutta Miami.
Strinsi la mano in un pugno. Respirai
profondamente nel
tentativo di calmarmi.
-Believe-
ripetei
afferrando il mio cellulare.
Composi un numero a me sconosciuto e
attesi.
-Believe-
mormorai
ad occhi chiusi.
-Pronto?- chiese la voce di un uomo.
Sperai vivamente di non aver
sbagliato numero.
Non sarei riuscito a prendere quella
decisione un'altra
volta, nonostante fosse l'unica soluzione.
Cercai di sembrare sicuro di me.
-Parlo con Scooter Braun?- chiesi
torturando il mio labbro
inferiore con i denti.
-Sì, sono io- sospirai
sollevato -Chi è?- chiese lui.
Feci un piccolo sorriso.
-Sono Justin Bieber. La futura stella
del pop- mi presentai.
Eccomi
ancora qui!
Questo
è il continuo di “Kiss me underneath the
mistletoe” i personaggi sono gli
stessi, ma questa storia sarà completamente dal punto di
vista di Justin.
Spero
vi piaccia!
Un
abbraccio coccoloso,
Morena