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Autore: Artemisia17    10/06/2013    2 recensioni
Sono tutti qui i tuoi incubi, lady Catelyn, e tutti stanno aspettando educatamente che tu respiri, prima di piantarti una nuova stilettata nel cuore. L’acchiappasogni non funzionerà, mia lady, almeno non per te.
Speri tanto che tutto finisca, di svegliarti una mattina nel tuo grande talamo di fianco a Ned. Lo speri tanto, ma sai che non avverrà mai. Perché la vita è addirittura peggiore degli incubi, certe volte. E tu sai che questo è uno di quei casi.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Catelyn Tully
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Intrecci debolmente quegli esili steli, lady Catelyn. Stai costruendo un acchiappasogni. È facile, lady Catelyn.
Tessi un piccolo cerchio di legno con rametti e foglioline, attacchi degli oggetti, degli amuleti, un riverbero della paganità dei Sette Regni, qualcosa che ricordi il voto, la richiesta, la speranza. Poi, lo appoggi sul letto, lì, poco sopra la sua testa perché deve proteggerlo.
Deve acchiappare gli incubi, allontanare i pericoli dalla piccola testa riccioluta. Perché il mondo è oscuro e pieno di terrore.
Ma non in quel piccolo letto, in quella piccola stanza. Non per i tuoi figli, lady Catelyn.
Il soldato ti sta fissando, ora, sprezzante, costretto dal re del Nord, tuo figlio, a proteggerti, custodirti, a controllarti. Tu sai che cosa pensa.
Sei solo una donna, una stupida madre piangente, che ha compresso l’intera guerra.
Una stupida baldracca che non ha mai visto la morte in faccia, non ne conosce l’odore, la paura, abituata a vivere in caldi palazzi adornati di septe e bei vessilli, lontana dal dolore e dalla sofferenza.
Una madre che aveva scambiato lo Sterminatore di Re non per ricchi riscatti o terre succulente né una pace agognata e lontana- no, questo forse sarebbe stato accettabile- ma per le sue figlie. Ecco perché le donne non devono andare in guerra, povere carcasse deboli e derelitte.
Come se le sue dolci figliolette non fossero già morte, già violentate, se non stessero marcendo nella terra proprio come tutti i soldati partiti da Grande Inverno, tanto tempo prima.
Non è facile costruire un acchiappasogni, lady Catelyn, e tu lo sai bene. Deve proteggere dagli incubi e tu li stai vivendo tutti i tuoi incubi.
Tutti, a un a uno, si profilano davanti a te ordinatamente, ognuno riscuotendo il suo dazio di lacrime e sospiri.
Hai appena costruito il cerchio più esterno di robusti vimini, raccolti per la strada fredda e solitaria, come il tuo letto di notte.
Ned non c’è più, Cat. E lo hai capito con dolorosa consapevolezza ieri notte mentre vagavi sconsolata per l’accampamento colmo di uomini e non ti sei mai sentita così sola.
I Lannister ti hanno inviato delle ossa per cercare di calmare l’ardore guerriero di tuo figlio. Te le hanno presentate su un tavolo marmoreo dei Sette Dei.
Erano bianche, pallide, cotte e lavate con cura e assemblate a immagine di un uomo. Il teschio sornione sembrava sorridere alla volta di pietra, un sorriso piangente, disperato. Sono gli stessi denti che splendevano nel suo sorriso, Catelyn, eppure no, no, non sono loro.
Ecco le sue ossa, diceva la septa. Ma lei non poteva saperlo, non lo aveva mai conosciuto. Non era il tuo Ned, il tuo cavaliere cortese e educato che passeggiava con te nei viali di Delta delle Acque cui tu avevi affibbiato quel nomignolo scherzoso- Eddard era troppo pomposo e severo, così del Nord per lui-. Non era tuo marito, che ti stringeva forte nelle gelide notti d’inverno, donandoti tutto il suo amore per te.
Non era il padre dei tuoi figli, non era il Lord di Grande Inverno, non era un uomo, non era lui.
Deglutisci sommessamente, stringendo forte un rametto, che si spezza nella tua mano, disperdendosi in tanti piccoli pezzi. Respiri più forte e intrecci il secondo livello, tentando di non pensare troppo.
Pensare fa male, amare ancora di più.
La guardia sbuffa e sibila un’imprecazione tra i denti. Tutti pensano che tu sia stupida, mia lady. Che non t’importa delle migliaia di morti, dei pianti e dei lutti. Si sbagliano. Li senti tutti quei morti, che frusciano nel buio della tua tenda, di notte. Ti sfiorano i capelli ramati e fulvi con i loro gemiti funesti, ti sibilano nelle orecchie la stessa litania di morte. Non ti abbandonano mai, non smettono mai, non dormono mai, perché loro sono morti. E tu preghi, ti scusi.
Perché hai solo più loro. Solo le tue figlie. Sansa e Arya.
Le tue labbra rosee scandiscono i loro nomi mentre lavori. Devi pensare a loro. Eppure fa male anche questo.
Pensi alla tua bella figlia, in balia di quel pazzo sadico, un piccolo e innocente uccellino, soffocato lentamente.
Pensi ad Arya, Arya che non si trova, Arya che sembra sparita. E vorresti piangere, ma ti trattieni.
Perché Jaime Lannister, lo spergiuro, l’incestuoso, il vile Jaime Lannister, tuttavia mai così onesto come in quella notte, ha giurato. E tu devi crederci. Devi farlo per sopravvivere. Perché rimangono solo più loro. Non ti eri mai fidata di Theon.
Infili l’ago nei sostegni e lo tendi fino a quasi a spezzarsi. La mano ti trema, lady Catelyn.
Preferiresti morire piuttosto che ammetterlo. Bran aveva nove anni, Rickon solo cinque. I tuoi bambini. Tremi, ma non per il freddo della sera incombente.
I tuoi bambini non ci sono più, lady Catelyn.
Hanno raggiunto il loro papà, giù nelle cripte di Grande Inverno che si divertivano tanto a esplorare.
Fa così freddo lì, troppo per due bambini. Rickon aveva ancora paura del buio, dopo le storie della vecchia Nan, eppure non riusciva a farne a meno, a non ascoltare quelle parole tentatrici. Bran invece non avrebbe mai sopportato di rimanere lontano dalle torri, dai corvi e dal cielo blu zaffiro.
Una tomba non è il posto per due bambini. Loro devono stare con la madre, dovevano rimanere con te, ma tu ...
Robb. T appigli al suo nome, come un naufrago durante la tempesta. C’è solo più lui. Anche se ti crede una pazza. Anche se non vuole guardarti negli occhi.
Lo stai facendo per lui. Una colonna di cavalieri procede al galoppo. Portano i vessilli degli Stark. L’inverno è veramente arrivato.
Ti riscuoti per un attimo. È lui, è tuo figlio a capo dei suoi cavalieri giurati, che guida vittorioso le truppe verso la vittoria della casata e la salvezza della famiglia. Robb ti vede, lo sai che ti ha visto. Ma non si gira, non ti saluta. Passa avanti, il viso ombroso piegato sulla corazza. Il tuo carceriere sorride.
Tutto questo è per lui. Te lo ripeti. Te lo ripeti.

Hai staccato un dente di lupo da uno dei vessilli e ora lo aggiungi al tuo amuleto. La zanna è bianca come la luna, come uno spettro venuto dall’aldilà per prenderti e portarti con sé.
Chissà perché pensi a Jon Snow. Forse perché era il migliore amico di Robb o perché Arya lo adorava. Rickon correva sempre da lui dopo che la vecchia Nan raccontava, per farsi confortare. E aveva insegnato a Bran a tirare con l’arco. Ned lo abbracciava sempre quando pensava che non lo vedesse.
Questo non è il tuo primo Acchiappasogni, lady Catelyn. Ne avevi costruito uno dieci anni fa, assai più brutto e debole, quando tutto era ancora normale. Era la prima volta che ti cimentavi in una simile impresa e la luce fioca delle candele si era alleata con il sonno, ma tu non ti eri assopita, non avevi lasciato che la morte vincesse. No. No.
Avevi pregato tanto, prima. Che lui morisse. Perché la tua vita era bella, bellissima, quasi perfetta, se non per quel bastardo.
Avevi pregato per la sua morte, in fondo senza crederci poi molto. Gli dei raramente ascoltano le preghiere degli uomini. Poi, Jon si era ammalato e tu con lui.
Avevi desiderato la morte di un bambino di cinque anni, che aveva l’unico difetto di non essere tuo figlio e di chiamarti mamma.
C’era qualcosa in quegli occhietti neri, vispi, così Stark, che ti dilaniava. La sua sola presenza ti rinfacciava l’errore di Ned, il tuo errore.
E in quel momento, il culmine del tuo potere, della tua felicità, quando tutti i tuoi desideri si erano avverati, i suoi occhi erano febbricitanti. Mastro Luwin disse che se avesse superato la notte, sarebbe sopravvissuto. Costruisti quell’acchiappasogni come offerta agli Antichi Dei. Se il bambino fosse sopravvissuto, sarebbe stato tuo figlio, uno Stark a tutti gli effetti.
E gli dei, nella loro infinità bontà e perfidia, lo salvarono.
Nessuno disse mai al bambino che era stata la lady del castello a vegliare sul suo esile corpo quella notte. E tu, lady Catelyn, fosti debole. La promessa non venne mantenuta. Jon si risvegliò Snow e non Stark.
Ma lo amasti. Anche se da lontano. Anche se nascosto da anni di rancore e odio c’è amore nel tuo petto di Tully, lady Catelyn.
E te ne accorgi ora. Ora che ha meno importanza, ora che siete lontani centinaia di miglia e non puoi più fare niente. Niente. Niente per le tue figlie, niente per Robb, per le tue morti, per il tuo ragazzo – figlio, quanto è facile e difficile insieme pensarlo- bastardo.   
Leghi l’ultimo filo. Ecco, è fatto. Hai costruito un acchiappasogni.
Sansa direbbe che è grazioso. Tu sai che è disperato. Proprio come te. Ti chini sul tuo lavoro, stringendolo forte a te.
Sussurri piano i nomi del tuo cuore: “ Robb, Sansa, Arya, Brandon, Rickon.”
Piano, lentamente, assaporando l’onda calda che ti sale dal petto ogni volta che ne pronunci il nome.
“ Jon Snow.” Sì, anche lui. Ami anche lui. Vuoi bene anche a lui. Per una volta non ti costa ammetterlo.
Sfiori con le labbra tremanti il tuo patto con gli antichi dei. Sei stata educata al culto dei Sette Dei, ma questo era prima di diventare una Stark. L’Inverno sta arrivando.
“ Proteggetelo. O dei, proteggeteli tutti.” E uccideteli, uccideteli tutti.  Questo lo pensi soltanto. Non specifici l’oggetto della tua maledizioni. Sarebbe troppo facile. Hai troppi nemici, mia Lady, troppi cattivi da vincere, troppi morti da piangere.

Sono tutti qui i tuoi incubi, lady Catelyn, e tutti stanno aspettando educatamente che tu respiri prima di piantarti una nuova stilettata nel cuore.
L’acchiappasogni non funzionerà, mia lady, almeno non per te.
Speri tanto che tutto finisca, di svegliarti una mattina nel tuo grande talamo di fianco a Ned. Lo speri tanto, ma sai che non avverrà mai.
Perché la vita è addirittura peggiore degli incubi, certe volte. E tu sai che questo è uno di quei casi.
 
        
  
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