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Autore: 9Pepe4    10/06/2013    2 recensioni
Aggiornamento rimandato perché sono un disastro ;_;
Harry Osborn è sopravvissuto allo scontro con Venom e Sandman.
Ora che sa la verità, la sua amicizia con Peter e Mary Jane è più forte che mai, e in ospedale il ragazzo conosce Liz Allen, una giovane infermiera che farà del suo meglio per aiutarlo.
Ma nuove nubi si profilano all’orizzonte...
[Attenzione! Presenza di personaggi del fumetto mai apparsi al cinema!]
(Aggiunto capitolo 22: Un piccolo imprevisto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Osborn, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18 – Tutto per un gelato

La gelateria “Da Joseph” avrebbe dovuto essere una gelateria italiana.
Tra sé e sé, Liz si domandava in quale mondo Joseph fosse un nome italiano.
O almeno, se lo domandava di solito.
Al momento, seduta su uno dei tavolini bianchi sistemati all’aperto, era più occupata a scrutare ansiosamente il viavai di gente lungo il marciapiede.
Inizialmente, dopo ciò che era successo a casa di Mary Jane, aveva pensato di non vedere Harry per un po’, perché temeva che si sarebbe fatta di nuovo prendere dall’imbarazzo.
Meglio aspettare, si era detta.
Non aveva messo in conto, però, che il suo desiderio di vedere il ragazzo e assicurarsi che fosse tutto a posto sarebbe diventato tanto forte.
Aveva resistito tre giorni – tre giorni contati – prima di capitolare e telefonare ad Harry, invitandolo ad andare a prendere un gelato.
Una parte di lei, sinceramente, si era aspettata che lui declinasse. E invece il giovane aveva accettato.
Così ora eccola qui, ad attendere che l’amico si facesse vivo.
Quando lo vide arrivare, il cuore le balzò nel petto.
Lui indossava jeans e maglietta, e si teneva una mano sulla guancia destra.
Notando quel gesto, Liz si sentì un po’ male. Anzi, più che altro si sentì una brava scema.
Sapeva che Harry si sentiva a disagio in mezzo alla gente. Perché lo aveva invitato proprio in gelateria, e non a casa propria?
Per rassicurarlo del fatto che non avrebbe tentato di baciarlo?
Fosse come fosse, ormai la frittata era fatta.
La ragazza si alzò in piedi, così da richiamare l’attenzione di Harry.
Non appena la vide, il giovane andò dritto verso di lei. «Ehi».
«Ciao» replicò la ragazza, un po’ cautamente.
Scoprì, però, che non si sentiva a disagio. Era solo felice di vederlo.
Si sedettero al tavolino, l’uno di fronte all’altra.
Liz si schiarì la gola. «Come va?»
Lui scrollò le spalle. «Tutto okay» rispose. «Tu?»
Aveva parlato in tono noncurante. Forse troppo?
“Smettila” si disse Liz. “Stai diventando paranoica”.
«Tutto okay» affermò. Preoccupata che potessero sprofondare in un silenzio teso, cercò di pensare a qualcosa da dire. «Tu che gelato vuoi?»
Molto originale, di sicuro.
Harry non batté ciglio. «Cioccolato e panna, immagino».
«Mmm» commentò Liz. «Più classico di così si muore».
Il momento dopo, avrebbe voluto trovare un muro contro cui sbattere la testa. Che razza di osservazione aveva appena fatto?
Harry si limitò ad inarcare un sopracciglio. «Tu che gusto prendi?»
«Nocciola e crema, penso» rispose lei, sperando di non essere arrossita, poi propose: «Se mi dai i soldi, entro io ad ordinare per tutti e due».
«Non sarebbe maschilista, da parte mia, far lavorare te?»
Liz fece un cenno di diniego. «Se vuoi proprio saperlo» disse, sforzandosi di assumere un tono grave, «il mio è un diabolico piano per rubarti il resto».
In realtà, era un diabolico piano per far sì che Harry non entrasse con lei. Liz, infatti, sapeva che lui non ne aveva voglia, e sapeva anche che non lo avrebbe mai ammesso.
Harry scosse la testa. «Era molto più diabolico prima che tu me lo dicessi. Ora penso che ti darò i soldi giusti».
Liz allungò la mano, simulando un sospiro. «Fa’ pure… Però è meglio se rimani qui in ogni caso, così nessuno ci ruba il posto».
Lui la guardò, e la ragazza pensò che avesse intuito le sue vere motivazioni.
Comunque fosse, Harry si limitò a scrollare le spalle e ad allungarle qualche soldo.
«Grazie mille». Liz gli sorrise, prima di correre dentro alla gelateria.
Prima di lei, c’erano solo due persone, così poté tornare al tavolo poco dopo, reggendo due coppette.
«Ecco a te» disse, allungando ad Harry quella con la panna e il cioccolato.
«Grazie» rispose lui, tenendo gli occhi bassi.
Liz cercò di non dare troppo peso al fatto che lui non l’avesse guardata.
Tornò a sedersi, scherzando: «Sono un’ottima cameriera, non trovi?»
Lui scavò il cioccolato con la punta del cucchiaio. «Sì. Effettivamente, credo che tu sia sprecata, come infermiera».
A quelle parole, Liz sussultò, e Harry alzò finalmente lo sguardo.
«Scherzavo» chiarì, aggrottando la fronte.
Lei sorrise, ma sembrava un po’ tesa. «Sì, scusa, lo so…»
Il ragazzo inclinò la testa. «Era una battuta così brutta?»
A quella domanda, il sorriso di lei si fece un po’ più sincero. «No» gli assicurò, «è solo che…»
Abbassò lo sguardo e rimestò un po’ il gelato nella coppetta.
«È solo che mio padre mi aveva detto la stessa cosa».
Harry si sarebbe messo volentieri le mani nei capelli. “La tua fortuna torna a colpire, Osborn”.
«Solo che lui non scherzava».
Gli occhi azzurri di Liz si alzarono, e incrociarono lo sguardo del ragazzo. «Solo che lui non scherzava» concordò, sommessamente.
Per un istante, rimasero in silenzio.
«Ne vuoi parlare?» chiese Harry.
Lei scrollò le spalle. «È solo che… ci credeva davvero, quando l’ha detto».
«Immagino sia frustrante, quando le persone ti feriscono pensando di farlo per il tuo bene».
Lo sguardo che Liz gli lanciò fu abbastanza penetrante. Quando la ragazza parlò, la sua voce era tranquilla. «Lo immagini o lo sai?»
Harry non rispose. Raccolse un po’ di panna e cioccolato sul cucchiaino e lo assaggiò. «Questo gelato è molto buono» constatò, in tono distaccato.
Liz assottigliò gli occhi, ma evitò di commentare. «È vero» disse invece. «Forse è davvero gelato italiano».
Harry la guardò. «Perché, hai dei dubbi in proposito?»
«Be’» replicò Liz, «da quando Joseph è un nome italiano?»
A quelle parole, finalmente, il giovane sorrise appena. «Dubbi fondati».
Liz si aprì in un sorriso. «Già…»
Entrambi si chinarono sui loro gelati.
Dopo qualche cucchiaiata, però, Liz emise una sorta di mugolio.
Harry la guardò. «Stai bene?»
Lei lo fissò con aria un po’ contrita, arricciando le labbra. «Mi si è congelato il cervello!»
«I rischi del gelato» replicò lui, riportando l’attenzione sulla propria coppetta.
Liz si morse il labbro, esitante. «Harry, riguardo quello che è successo a casa di MJ…»
Lui alzò immediatamente gli occhi. «Sì?» chiese, in tono guardingo.
«Amici come prima?» domandò lei.
Per un istante, lui non rispose, e la ragazza si accorse di star trattenendo il fiato.
Alla fine, però, Harry si rilassò sulla sedia ed annuì. «Certo».

Il giorno successivo, in ospedale, Liz si stava dedicando al tedioso compito di riordinare alcune cartelle cliniche.
Sentendo dei passi che si avvicinavano, e pensando che fosse Martha – un’altra infermiera che era di turno con lei – chiese in tono esasperato: «Ma perché nessuno scrive che la signora Toddleston è allergica al cioccolato?»
«Non lo so» rispose un’altra voce femminile.
Non era Martha, però.
Liz alzò di scatto gli occhi, trovandosi di fronte Sha Shan.
«Oh» disse, mentre le sue guance si facevano bollenti. «Pensavo fossi Martha».
La donna le rivolse un lieve sorriso. Aveva una rivista di gossip in mano, e la teneva con la punta delle dita come se ne fosse disgustata.
«Chi sarebbe la signora Toddleston?» chiese, in tono di conversazione.
«Oh, un’ottantenne decisamente arzilla» rispose Liz. «Negli ultimi giorni ha avuto due shock anafilattici perché continua a chiedere di portarle della cioccolata… E visto che nella sua cartella non c’è scritto che ha un’allergia, chi non la conosce continua a portargliela». Scosse la testa. «Hai una penna, per caso?»
Ovviamente sì.
Sha Shan si tolse una biro nera dal taschino del camice e la passò a Liz.
Appoggiando la cartella clinica al muro, la ragazza bionda aggiunse l’allergia alla cioccolata a caratteri cubitali.
In quel momento, fece la sua entrata un’altra infermiera.
«Oh, ciao, Martha» disse Liz.
«È vero?» domandò l’altra, senza preamboli.
La ragazza bionda le riservò un’occhiata interrogativa. «Che cosa?»
«Sono affari di Liz» intervenne Sha Shan, in tono quasi glaciale. «E non dovresti fidarti di tutto ciò che leggi».
Martha sbatté le palpebre, e allora la fisioterapista le mostrò la rivista di gossip.
«Questa è tua, immagino».
Liz era decisamente perplessa.
Martha, da parte sua, parve imbarazzata. «Sì…» Spostò gli occhi su Liz con aria colpevole. «Scusa, Liz, non dovevo chiedertelo».
E se ne andò.
Completamente sconcertata, Liz si girò a guardare Sha Shan. «Ma cosa…?»
Per tutta risposta, la fisioterapista le allungò la rivista di gossip.
Liz la prese con aria confusa. La copertina lucida sfoggiava la fotografia di un’attrice in bikini, e la ragazza bionda la fissò senza capire.
«Va’ a pagina… ottanta, credo».
Liz eseguì, sfogliando la rivista tanto in fretta da rischiare di farla cadere sul pavimento.
A pagina ottantatre, si trovò davanti una foto di lei ed Harry, seduti a prendere un gelato.
Il titolo in rosso recitava: UNA FIAMMA PER IL RAMPOLLO OSBORN?
Liz rimase a bocca aperta. «Ma che…?!»
Sha Shan le rivolse uno sguardo solidale. «Giornalisti» sospirò.
«Harry è un mio amico!» esclamò Liz. «Nulla di più!»
Sì, insomma… più o meno.
Arrossendo, la ragazza sperò che lui non vedesse mai quella rivista.

A mostrare la foto ad Harry, fu Peter.
Arrivato a casa dell’amico per passare un pomeriggio insieme, lo trovò seduto alla propria scrivania, e gli piazzò davanti la rivista con l’aria di chi fa una gran fatica a rimanere serio.
«Avresti dovuto dirmelo, Osborn» osservò, in tono di rimprovero.
Harry lo fissò. «Di che cosa stai parlando?»
«Trovi una fiamma nella ragazza che mi maltrattava alle medie e nemmeno pensi di informarmi?» domandò di rimando Peter, con fare melodrammatico.
Harry scosse la testa e si passò una mano tra i capelli. «Lo ripeto: di che cosa stai parlando?»
Per tutta risposta, Peter si protese per aprire la rivista nella pagina della foto con Liz.
Harry rimase a bocca aperta. «Non è possibile» disse.
«A quanto pare sì» rispose Peter, decisamente di buonumore.
L’altro lo guardò male. «Sei un bambino».
Peter non parve molto turbato da quell’accusa. «Quindi ora ti rendi conto di quanto sia irritante cercare di parlare con qualcuno che si comporta in maniera infantile».
Con un gemito, Harry appoggiò la fronte al piano del tavolo. «Svegliami quando non esisteranno più i paparazzi».
«Allora temo che dovrai dormire a lungo, bello» replicò Peter. «Te lo dice Spider-Man in persona… Uno dei loro target preferiti. Io vado a fare rifornimento in cucina, tu vuoi qualcosa?»
Harry emise una specie di ringhio, ma Peter si limitò a ridere e ad uscire dalla stanza.
















Spazio dell’Autrice:
Questo capitolo non mi convince ;_;
Spero solo di sbagliarmi…
(Se vi chiedete cosa ci faceva Peter con una rivista di gossip, si scoprirà più avanti XD Ma non è nulla di eclatante XD)
Innanzitutto, vi chiedo perdono per le posticipazioni… Poi vi ringrazio tantissimo per le vostre recensioni ♥
A lunedì 17 giugno!
  
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