BESTFRIEND

(1)
 

 

 

 

Come tutti i giorni,sommersa dai compiti cercai di risolvere le equazioni,programma della verifica del giorno dopo.

Sentii per la decima volta vibrare il mio cellulare,collocato nel cassetto appositamente per non distrarmi.

All'undicesima risposi.

'Che vuoi riccio panzuto?' Dissi con aria scocciata ma piuttosto divertita.

'Oh,niente solo che tu mi risponda,verginella!' Rispose sottolineando con enfasi l'ultima parola.

Attaccai e spensi il cellulare.

Il mio migliore amico,Harry.

É un tipo aperto,simpatico e piuttosto buffo,spensierato e molto,molto stupido.

'Ognuno si sieda al proprio banco' disse la maestra con un sorriso sul volto.

Mi sedetti all'ultimo banco,nella fila centrale.

'Piacere,Harry'  Disse il bambino affianco a me porgendomi una mano.

'Juliet' Risposi disinvolta,stringendo la sua mano.

Al trillo della campanella,uscimmo dalla classe e notai che un gruppetto di bambine stava confabulando qualcosa su di me.

Io stavo mangiando la mia merendina nell'angolo tra la classe e il bagno,quando una di loro si avvicinó a me.

Ero strafelice di poter acquisire subito conoscenza con il resto delle mie compagne,così la salutai,ma non feci nemmeno in tempo ad aprire bocca che la bambina di fronte a me si rivolse in maniera rude e scontrosa.

'I tuoi denti sono così storti che ti abbiamo dato un nuovo soprannome,castoro' disse per poi scoppiare a ridere,seguita dal resto della combriccola.

'E tu sei così tonta che non sai nemmeno abbottonarti il grembiule' disse il mio nuovo compagno di banco raggiungendomi e facendole notare la sequenza sbagliata dei bottoni.

Sogghignai compiaciuta e sorpresa del suo intervento,e appena la mocciosetta ritornò dal suo gruppetto di ochette,ringraziai Harry.
 

Sorrisi ricordando quel giorno che segnó la mia infanzia.

Devo molto a quel ragazzo.

In tutti questi anni mi ha protetta come un fratello protegge la propria sorellina,e nonostante io sia più grande di lui di qualche mese,mi ha sempre trattato come se fosse il contrario.

Mio papá é morto in un incidente stradale quando avevo solo sei anni,per cui Harry ha rivestito anche quel luogo fino ad adesso,che ne abbiamo diciassette.

Castoro alle elementari,maschiaccio alle medie e verginella alle superiori.

Questi erano i nomignoli a me affidati per i denti storti del primo,il costante passare del tempo con Harry per il secondo e il fatto che io non mi sia portata a letto ancora nessuno per l'ultimo.

'É pronto' strilló una voce al piano di sotto.

'Non ho fame' risposi continuando a svolgere i compiti.

Sentii dei passi salire le scale e avvicinarsi sempre di più ed infine lo scricchiolare della porta. Mi girai e vidi mia mamma con le mani incrociate sul petto.

'Dai mamma,non ho fame,sul serio..' Cercai di spiegare avendo già capito il motivo per cui era in camera mia.

'Non mangi nemmeno un boccone?' Chiese quasi pregandomi.

'No,ho già fatto una buona merenda,scusa..'

'Non ti devi scusare,ma la prossima volta di a Harry di non comprare tutto quel cioccolato.' Disse ridacchiando e voltandosi per poi andare a mangiare da sola.

Sentii un tonfo proveniente dal mio cortile,così mi avvicinai alla finestra e vidi un'ombra muoversi goffamente imprecando chissà quali santi.

Scoppiai a ridere quando realizzai che il ragazzo era Harry.

'Cosa stai facendo?' Alzai un sopracciglio appoggiandomi al cornicione della finestra.

'Ho rovinato tutto' Sbuffó.

'Che ne dici di entrare dalla porta come tutti i ragazzi normali?'

Un sorriso si formò sul suo viso,approvando l'idea.

Appena aprii la porta della mia camera,Harry si tuffó sul mio letto,coricandosi poi a pancia in su.

'Hai colto esattamente il significato della frase 'fai come se fossi a casa tua' vero?'

'Scusami se sono stato tutto il giorno ad aiutare mio zio in cascina!' Disse con voce accusatoria.

'Ora ho capito da dove proviene questa puzza!'

Non feci in tempo di abbassarmi che Harry mi scartavetró un cuscino in piena faccia,tanto forte da farmi cadere per terra.

Lui si sporse fino ai piedi del letto per intravvedere la mia espressione furiosa e vendicativa.

Afferrai il cuscino accanto a me e,buttandomi sul letto,incominciai a colpirlo fino a quando non sentii un debole 'mi arrendo'.

'Hai fame?'

Scossi la testa.

'Tanto lo so che hai voglia di una buona pizza ripiena di salsiccia e peperoni'

E quando pronunció quella frase le mie pupille gustative saltarono di gioia,facendomi sputare un 'Mi hai portato la pizza?'.

Lui abbassó il capo,ridacchiando. Si alzó dal letto e prese il cartone poggiato sulla scrivania.