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Autore: _Carol_    11/06/2013    0 recensioni
"[...] Non posso assolutamente dirgli di essere stato io, sarei solo riuscito a rovinare ancora di più il nostro rapporto ormai del tutto spento. Qualunque parola mi venga in mente finisce poi per incastrarsi in gola, non trovando mai una via d’uscita. Non ci sono alternative, ma non posso accettare questo destino. Devo trovare subito qualcosa da fare o, quantomeno, da dire. Qualcosa, qualcosa, qualcosa…
« Scusa, sono stato io! »
Una voce decisa risuona alla mia sinistra; mi chiedo, chi diamine è quel tizio in grado di prendersi la colpa per qualcosa che non ha neppure fatto?
… Il mio compagno di stanza, Soma Asman Kadar. Oh, che razza di domande mi pongo: è lui l’unico idiota che fa cose idiote con naturale idiozia, e che cavalca degli elefanti in un college. "
One shot sulla SomaxCole. Enjoy~!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Principe Soma Asman Gadal
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lavorare, cucinare, stirare le camicie: tutte cose che non riuscirei mai a fare da solo. Per questo, tempo fa, approfittai della mia popolarità facendo svolgere le faccende da “schiavo” di un prefetto ai miei compagni, appartenenti anche ad altri dormitori. Sarà anche stato spregevole, ma mi sarei spinto ovunque pur di ottenere la fiducia di Redmond, il prefetto del dormitorio degli Scarlett Fox.
Ero talmente rapito dalla frenesia, dalla voglia estrema di riuscire ad essere considerato qualcuno da lui, da non accorgermi di star sfociando nella più totale pazzia, che uscì allo scoperto un dannato giorno di una manciata di mesi fa.
Riparati dal sole pomeridiano sotto il Gazebo del Cigno, i prefetti e i loro schiavi si erano riuniti come al solito. Ma questa volta, l’argomento della discussione era diverso da tutte le altre.
Un certo nuovo arrivato, Phantomhive, incominciò ad attirare l’attenzione verso di sé, come una malefica calamita. Delle voci dicevano che svolgesse in modo impeccabile tutti gli incarichi affidatagli: un vero portento, insomma.
“Vorrei tanto parlare con lui.” Dicesti, appoggiato da tutti gli altri. Quel ragazzino da quattro soldi, con i suoi inutili trucchetti, aveva abbindolato tutti senza che io me ne rendessi conto. Come se non bastasse, mi diedero il compito di riferirgli la notizia di un incontro al gazebo: oltre al danno, anche la beffa.
Ma non potevo assolutamente permetterlo. Quel novellino non sarebbe riuscito a portarmi via tutto ciò per cui avevo lavorato!
“Alle due in punto, quindi? Lo farò!” ammisi, ma in verità, sapevo che non avrei fatto la cosa giusta.
“I prefetti vogliono vedermi?” quella tua vocina, così adorabilmente indicata per la tua giovane età, sembrava, al primo impatto, custodire così tanta innocenza, sincerità, fiducia. Ma capivo benissimo che erano pensieri del tutto astratti, senza senso: sotto quella tua faccina nascondevi chissà quali sentimenti, chissà quali intenzioni, come un immenso rovo irto di spine e frutti del male.
“Esatto! Alle quattro in punto, mi raccomando!” bugia. D’altro canto, cosa mai poteva essere una piccola falsità, se capace di togliermi di mezzo un inutile impiccio?
Solo oggi capisco che avrei fatto meglio a restare dalla mia parte, a non ostacolare il loro incontro. Perché sono riuscito soltanto a distruggermi con le mie stesse mani.
Non avrei mai dimenticato le parole che Redmond mi rivolse quel giorno, quel maledetto giorno nel quale sono finito in quella trappola infernale.
“Il nostro rapporto di amicizia è finito.”

Finito, finito, finito… ! Dopo tutto… tutto quello che ho fatto… non può essere! Non può essere!
Non posso essere tornato ad essere solo un semplice studente del college... io sono Maurice Cole, diamine! Nessun altro scolaretto può prendere il mio posto! Dovevo fare qualcosa… qualunque cosa, pur di fermare tutto questo incredibile susseguirsi di eventi!
Ma purtroppo, per me era tutto finito, e per colpa del cosiddetto Phantomhive.
Dimostrai una volta per tutte di aver proprio ragione su di lui: quel moccioso malefico aveva cominciato pian piano ad incastrarmi in quei suoi rovi infernali, ferendomi con quella sua moltitudine di spine e avvelenandomi con quei suoi frutti malvagi.
Ah, sei proprio un bambino cattivo. Un dannato, dannatissimo marmocchio che mi ha fatto perdere ciò che avevo di più prezioso…
Forse me lo meritavo. Non sono stato proprio gentile nei confronti dei miei compagni più piccoli –e anche di quelli più grandi–, e per ciò meritavo una punizione. Ma non di certo fino a questo punto, dannazione! Non sarei mai riuscito a fare tutto da solo, di questo ne ero certo.
Non posso riuscire a cavarmela con le mie sole forze, in questa scuola troppo grande per uno come me. Specialmente adesso che il mio passato da schiavo del prefetto non mi appartiene più: dopo quell’evento, le mie speranze si frantumarono in un solo colpo davanti ai miei occhi, scomparendo poi per sempre con un sonoro “crash” che non riusciva più ad uscire dalla mia testa.

CRASH.

Questo suono, però, sta’ diventando sempre più reale, e purtroppo non è solo una mia immaginazione.
Consiglio del giorno: devo smetterla di correre nei corridoi pensando a cose del genere. Rischio di estraniarmi completamente dal mondo perennemente rotante intorno a me, finendo per rompere qualcosa.
E cos’altro può capitarmi di peggio, se non urtare contro un comodino vicino alla parete, far inavvertitamente cadere un prezioso vaso color rosso sangue e inciampare nei suoi stessi cocci?
Cerco di attutire la caduta rivolgendo le braccia verso terra, ma finisco solo per avere una scheggia infilzata nel palmo nella mano. Non posso certo lasciarla lì come se nulla fosse, ma alcuni secondi dopo averla tolta, una goccia di rosso scarlatto inizia a percorrermi il polso, l’avambraccio e svanire di fronte ai miei occhi. Al suo posto, è apparsa un’altra figura legata al suo stesso colore.
E questa figura si chiama Edgar Redmond.
Lo vedo avvicinarsi pian piano verso di me, con quello sguardo infuocato e minaccioso, cicatrice indelebile di quel giorno: ora come ora, non ho abbastanza coraggio per affrontarlo mentre sembra sempre più vicino. La cosa più logica da fare è indietreggiare rimanendo sempre seduto sul pavimento, come se una forza misteriosa mi impedisca di alzarmi. Adesso lui è un’entità superiore e spietata, mentre io un miserabile che non può in nessun modo entrare in contatto con lei.

« Cole, cosa è successo qui? »

Non posso assolutamente dirgli di essere stato io, sarei solo riuscito a rovinare ancora di più il nostro rapporto ormai del tutto spento. Qualunque parola mi venga in mente finisce poi per incastrarsi in gola, non trovando mai una via d’uscita. Non ci sono alternative, ma non posso accettare questo destino. Devo trovare subito qualcosa da fare o, quantomeno, da dire. Qualcosa, qualcosa, qualcosa…

« Scusa, sono stato io! »

Una voce decisa risuona alla mia sinistra; mi chiedo, chi diamine è quel tizio in grado di prendersi la colpa per qualcosa che non ha neppure fatto?
… Il mio compagno di stanza, Soma Asman Kadar. Oh, che razza di domande mi pongo: è lui l’unico idiota che fa cose idiote con naturale idiozia, e che cavalca degli elefanti in un college.
Il bello è che, adesso, dovrei ringraziarlo per avermi “salvato”, nonostante non avessimo né qualcosa in comune, né un motivo preciso. Ma tanto, so che non avrei mai capito cosa rendesse un tipo come lui così…così…così.

Il prefetto sospira incrociando le braccia, mentre prende a fissare l’altro.

« Tu non finirai mai di crearmi problemi, eh, Kadar? Per adesso, ti becchi una Y, poi vedremo. »

Ritorna nella stanza da dove era venuto, facendomi finalmente prendere un lungo sospiro di sollievo: ma con un certo individuo vicino a me, non potevo dichiararmi proprio “in tranquillità.”

« Stai bene? » domanda, guardandomi con la sua solita espressione allegra: altra cosa che non avrei mai compreso. Ti sei appena messo nei guai senza aver fatto nulla e ti comporti come se nulla fosse?! Io… io proprio…

« Perché lo hai fatto?! » adesso tocca a me fare le domande, cosa del tutto legittima.
La novità è che ora riesco ad alzarmi da terra, come se la precedente forza misteriosa se ne sia andata insieme a Edgar.

« Amico, so in quali casini ti sei cacciato. »

Questo tizio mi sta’ facendo decisamente irritare. Ma purtroppo sono consapevole del fatto che ha ragione, che una buona parte di questo è tutta colpa mia, e che devo prendere le mie responsabilità.
Pensavo volesse solo farmi stare ancora più male di adesso, ma le sue successive parole mi fanno cambiare completamente idea.

« Ho assistito a tutto, e ho pensato sia stato giusto aiutarti! Non voglio che tu faccia una brutta fine. Dopotutto, siamo amici, no? »

“Amici”, eh. Bel termine, ma non credo che noi due possiamo definirci proprio tali: non siamo mai entrati molto in confidenza, nonostante tu mi infastidissi con tutti i mezzi possibili. Non ti ho mai rivolto la parola più di tanto, molte volte non tenevo in considerazione nemmeno la tua presenza e poi, cosa più importante di tutte, da quando sei arrivato in questa scuola non hai fatto altro che crearmi problemi! Sul serio, che razza di problemi hai?!
Ma devo rimanere tranquillo. Infondo mi fatto un gran piacere, mi sembra ingiusto urlargli contro senza validi motivi.
Anzi, perché non iniziare a considerarlo sotto un diverso punto di vista? Uno più gentile e socievole, magari. Non è un cattivo ragazzo, può avere molte qualità con le quali non me ne sono mai reso conto.

« … Certo. » mi limito a dire, nascondendo la mia mano sinistra di fronte alla sua vista: non voglio rovinare quest’atmosfera sacra che si è creata tra di noi facendolo preoccupare delle mie condizioni miserevoli. Anche se, tonto com’era, comunque non ci avrebbe fatto caso.

« Lo sapevo! » esclama trillante, poggiando velocemente le mani sulle mie spalle –facendomi rendere conto soltanto ora della netta distanza dovuta alla differenza delle nostre altezze– e iniziando a scuotermi man mano.
« Dovevo per forza essere tuo amico, dato che non ti ho mai fatto nulla di male! »

… Io penso di non poter più mantenere la calma.
Cioè, stava scherzando? Nulla di male? Nulla di male? Nulla di male?!

« HAI DISTRUTTO LA MIA VECCHIA STANZA E TUTTE LE COSE AL SUO INTERNO CON UN DANNATO ELEFANTE! COS’ALTRO VOLEVI FARE?! »

« Andiamo, ti stai concentrando troppo sul passato! Devi svagarti un po’ amico! Vieni, ti faccio fare un giretto! » e senza nessun avvertimento mi prende per il gomito trascinandomi via con lui, senza che io possa opporre resistenza.

Non riuscirò mai a capirlo, poco ma sicuro.
Per me, tutto ciò riguardante la sua figura è un mistero, qualcosa che prima d’ora non avevo mai visto: sarà per via delle sue origini indiane, ma era così. Qualcuno come me non era mai entrato in contatto con persone come lui.
E’ superstizioso, ed ha una religione del tutto differente da quella inglese, con statue strane e leggende fuori luogo. Sembra essere perennemente allegro, ed avere un nuovo sorriso per ogni giorno e notte. Ti fa’ passare le pene dell’inferno, ti fa’ vivere nel suo mondo, eppure ti lascia inconsapevolmente vivere nel dolore, come una pallottola dritta nel cranio. Una volta incontrato, la tua vita cambia completamente, ti fa diventare pazzo. Ma non se ne rende conto perché, in poche parole, sta cercando di vivere al meglio la sua, come se non ci fosse un domani.
Ma non erano solo i suoi comportamenti a renderlo strano dal mio punto di vista. Ma soprattutto quei tratti tipici del paese d’origine.
Mi riferisco perlopiù ai capelli stranamente soffici, alle labbra sempre pronte per esprimere il proprio parere e quella meravigliosa pelle scura color ambra.
Questo ragazzo presentava caratteristiche totalmente estranee per me, semplice ragazzo inglese. Eppure ognuna di esse, che fosse positiva o negativa, era dannatamente attraente. Volevo assolutamente entrare in contatto con tutte quelle sue particolarità, con il suo carattere, con la sua stranezza, semplicemente, con lui, lo strambo ragazzo indiano che è stranamente diventato mio amico.





Angolo dell’autrice:
Buondì a tutti! ~

Partiamo dal fatto che adoro sul serio l’ultimo arc di Kuroshitsuji, mi ci sono davvero fissata. *u* Così ho voluto scrivere una fic su questo!
Più precisamente una SomaxCole! Perché loro due sono veramente epici ed adorabili, e mi dispiace che nessuno pensi molto a loro. :C *Sad Carol.*
E così ho deciso di espandere il credo(?) anche su EFP! Non so se sia la prima fic su loro due, oppure la seconda, terza, quarta e quarantaquattrogattiinfilaperseicolrestodidue, ma sinceramente non ci faccio molto caso!

Bien, non ho più niente da dire. Spero vi piaccia, e se volete lasciare una recensione, tutto è ben accetto, non sapete quanto mi faccia piacere sentire la vostra opinione! ~
Alla prossima!

_Carol_

  
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