Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: TrueDreamer    12/06/2013    0 recensioni
Non smettere di sognare.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Gennaio!

Brivido.
Ecco quello che provai non appena misi piede fuori dalla soglia dell’edificio multi color alle mie spalle. La mia scuola di danza. Un edificio probabilmente del diciottesimo secolo, che era stato ristrutturato per essere una scuola d’arte, dove si svolgevano le mie lezioni di danza moderna.
Alzai gli occhi al cielo e me ne pentii subito.
Il cielo era orribile. I nuvoloni grigio cupo coprivano l’intera città, tra poco si sarebbe scatenata una tempesta a cui io non sarei sfuggita. Questa era la conseguenza di non aver dato retta a mia madre prima di uscire di casa.
Sola, senza ombrello, aspettando un autobus ritardatario, sotto un cielo che prometteva il diluvio. Che bella giornata!
Come al solito l’autobus non era puntuale. Erano anni ormai che andavo ad allenarmi in quella scuola e rare volte era arrivato nell’orario stabilito.
Avrei tanto voluto lasciare quella zona per andare in un’altra dove i mezzi pubblici promettevano puntualità, ma non potevo.
Motivo?
Beh… in quella scuola di danza offrivano lezioni di buona qualità, in un luogo abbastanza decente e dove il prezzo era nei miei limiti. Già, perché l’unica a mandare avanti la baracca era mia madre. Tatiana, il suo nome. Una donna con grande coraggio e forza, perché ce ne vuole per crescere due figli da sola.
Un padre?
Non esiste per me. Non ho mai avuto la figura paterna per una serie di motivi che fanno male; riportarli a galla da quella voragine che il mio cuore ha creato per poi sotterrarla con ricordi belli, felici, fa troppo male. Ormai lui è solo il passato.
Due gocce, tre, e che il diluvio abbia inizio.
Mi misi il cappuccio del giubbotto, ma tanto non serviva a molto, sarei arrivata a casa fradicia lo stesso.
Dopo una mezz’ora in piedi, accanto a quel palo che mostrava l’etichetta “fermata” ben in vista, arrivò quel dannato autobus. Inutile dire che ero messa davvero male.
Appena misi piede dentro l’autobus, fulminai il conducente che mi guardò stupito. Volevo mostrarli il mio odio per il suo tremendo ritardo e direi che ci sono riuscita.
Mi accomodai in una dei sedili della fila centrale. Non c’era quasi nessuno, a parte una vecchietta addormentata in prima fila e un gruppetto di ragazzini in fondo al veicolo. Non che io fossi chissà quanto più grande, ma loro avevano come minimo dodici anni ed io sedici, quasi diciassette, grande traguardo.
Presi l’ipod dal mio borsone e srotolai le cuffiette viola, me le misi nelle orecchie. Come al solito feci partire la mia playlist:

Oh woooah, oh woooooah, oh wooooah, oh.
You know you love me, I know you care,
you shout whenever and I’ll be there.
You are my love, you are my heart
and we will never ever ever be apart.
Are we an item? girl quit playing,
we’re just friends, what are you saying.
Said there’s another, look right in my eyes,
my first love broke my heart for the first time.
And I was like…


Justin….. sì, lui è il mio idolo.
Il sedicenne, che ha conquistato i cuori di tante fan, le sue beliebers. Io, ovviamente, faccio parte della grande famiglia.
È un ragazzo semplice ed è per questo che lo ammiro e sostengo, non è stato per scelta, è successo e basta. Mi ha conquistato. È arrivato nella mia vita come un uragano e ha stravolto la vita, in meglio.
Con la sua musica mi sento meglio… mi sento me stessa.
La canzone finisce, e nel silenzio dell’attesa che inizi un’altra sento una risatina di gruppo alle mie spalle.
Volume alto? Probabile.
Ecco la mia vita. Un continuo susseguirsi di risate e commenti sui miei gusti musicali. Perché la gente ha sempre da ridire su tutto? Insomma potrebbe semplicemente fare la sua vita. Ma no, sparlare degli altri lo trova più interessante.
Ormai mi sono abituata a vivere in questa società, è da tempo che la mia vita va avanti così.

***
-Helena, abbassa il volume!!!-
Ecco non solo bastava bagnarsi sotto la pioggia, più i ragazzini che ti ridono dietro, ora ci si mette pure mio fratello.
-Mi hai sentita?!!!-
Come un fulmine a ciel sereno si imbatté nella mi camera. Odiavo quando ci metteva piede, perché aveva sempre quella smorfia di disgusto sul suo volto.
Era un buon fratello, quando voleva…. Ma una cosa che non sopportava, era il mio amore per Justin.
-Non sono sorda!-
Dissi esasperata. Mi alzai di malavoglia dalla mia posizione comoda sul letto, a pancia in su con il computer su di essa. Era la mia posizione preferita, adoravo la comodità e il computer….
Andai in direzione della scrivania dove si trovava il lettore CD, e abbassai il volume come richiesto, non volevo che si lamentasse di più, perché sarebbe diventato insopportabile. Insomma è sempre un ragazzino di dodici anni.
-Contento?!- dissi arrabbiata.
-Si!!- mi rispose a tono David. Cosi si chiama. Detesto quel ragazzino, a volte… 
Fu il mio ultimo pensiero prima che chiudesse quella porta, sbattendola come se non bastasse.
Di nuovo sola nella mia camera, decisi di fare un bagno per rilassarmi e togliermi il senso di sporco dopo la lezione di danza.
Posai il computer, con accuratezza sulla scrivania, dentro c’era racchiusa la mia vita, musica, foto ecc. 
Presi l’accappatoio e i Pod e mi diressi in bagno. 
Posai tutto sulle mensole, misi la musica a un volume giusto, così da non ricevere altre lamentele.
Accesi l’acqua e mi immersi.
Una doccia per me era qualcosa di veramente rilassante, riuscivo a ripensare a tutto. Così mi tornò il pensiero di quel pomeriggio quando mi aveva comunicato quella cosa.

***
Ero appena arrivata a lezione, ero leggermente in ritardo cosi negli spogliatoi cercai di infilare subito la canottiera e le scarpette. Come al solito grazie alla mia sbadataggine inciampai su una scarpa buttata a caso da qualche mia compagna, caddi in ginocchio. Imprecai mentalmente, come potevano buttare le scarpe cosi??
Mi rialzai velocemente e mi ricomposi, non c’era nessuno che aveva visto la scena. 
Mi feci una coda svelta e andai in sala da danza. 
La cosa che per prima notai, fu che non si sentiva nessuna canzone, il che è molto strano….
Mi avvicinai e sentii delle voci all’interno cosi come una tartarughina misi la testa all’interno della sala e allungai il collo. Tutte le mie compagne erano sedute per terra a gambe incrociate, in un primo momento pensai che stessero facendo stretching ma non essendoci alcuna musica, questa ipotesi la scartai all’istante.
Era tutto cosi silenzioso, la signorina Enza, la mia maestra, che di solito era una donna che non smetteva mai di parlare, ma la sua caratteristica principale era che urlava in ogni occasione, era silenziosa. 
Era una donna sui trentacinque anni, con una grande energia, in tutti gli anni in cui mi ha fatto da insegnante non ha mai battuto la fiacca, il suo viso era sempre allegro, avevo sempre un sorriso ampio in viso, i suoi capelli a caschetto stile taglio in casa, le davano un area più sbarazzina e il suo colore nero era molto in contrasto con i suoi occhi verdi, sempre luminosi. Era una donna positiva e la stimavo tanto.
Per otto anni mi ha allenato sempre con grande entusiasmo, e quel giorno però era molto calma, pacata, non l’avevo mai vista così.
Avevo un po’ di terrore a entrare, perché tutti mi avrebbero guardato ed io detesto essere al centro dell’attenzione, non so, è sempre stata una mia paura.
Mi feci coraggio e bussai sulla porta, tutti si girarono. La signorina Enza mi rivolse un sorriso e di conseguenza anche io ricambiai.
-Siediti cara! Stiamo parlando di una cosa importante che può interessare anche a te.-
Non sapevo a cosa si riferiva, ma mi affrettai a sedermi, sorrisi alle mie amiche Nicole e Jessica con loro avevo passato dei bei momenti, erano decisamente le mie compagne preferite.
-Allora ragazze, facciamo un piccolo riassunto, per far capire a Helena di che cosa si tratta.- mi fece l’occhiolino e mi sorrise, adoravo quella donna.
-Praticamente si sta organizzando un concorso in cui vincendo si potrebbe andare in America per seguire delle lezioni di ballo da maestri molto più bravi della sottoscritta- si passo le mani sui fianchi e ondeggiò i capelli , dopodiché continuò – per andare in America, però, dovrete gareggiare con varie scuole di danza, vi sfiderete a suon di ballo!!- lo disse con tanto entusiasmo – noi siamo in quella lista e competeremo contro tutte le scuole iscritte al concorso. Beh… io mi fido di voi, so che avete talento e quindi vincere sarà un gioco da ragazzi per voi!!- sorrise a tutti, e per un attimo i suoi occhi brillarono –ma, c’è sempre un “ma” ragazze, una volta che le scuole sfidanti si riducono a tre, non si gareggerà più in gruppo, bensì singolarmente. Ossia, ognuno di voi si esibirà con una coreografia propria. I primi dieci ballerini con il punteggio più alto andranno in America.
Silenzio.
Tutte si guardarono, quasi con uno sguardo fulmineo, io mi rannicchiai tra le gambe, non ero sicura di potercela fare, ma volevo provarci. Insomma… è una possibilità unica, no?!
 

  
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