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Autore: Mary P_Stark    12/06/2013    9 recensioni
Brie e Duncan guidano il branco di Matlock, il Concilio di Anziani è stato destituito e un nuovo corso è iniziato. Assieme a questa nuova via, nuovi amici e vecchi nemici fanno il loro ingresso nella vita dei due licantropi e un'antica, mistica ombra sembra voler ghermire tra le sue spire Brie, che non sa, o non ricorda, chi possa volerla morta. SECONDO CAPITOLO DELLA TRILOGIA DELLA LUNA. (riferimenti alla storia presenti nel racconto precedente)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Epilogo.

 

 

 

 

 

 

 

La brezza spirava da sud, calda e morbida come il sospiro di un amante, leggera come la carezza di una piuma sulla pelle.

Il sole, al suo massimo fulgore, splendeva sul Vigrond fiorito e profumato dei fiori di bosco, cresciuti rigogliosi nella terra ricca di vita e di memorie di cui era impregnato quel luogo di ancestrale bellezza.

Salda tra le mie mani, la teca contenente le ceneri delle sei sentinelle morte nel tentativo di salvarmi dal destino infausto che era calato come una mannaia su di me.

I loro spiriti fluttuavano leggeri e incorporei attorno a me, non ancora pronti per entrare nella Casa delle Anime, in attesa  che io le conducessi per mano verso il loro ultimo luogo di riposo.

Disposti a semicerchio nella grande spianata del Vigrond, si trovavano gli alfa più potenti, la mia Triade di Potere e le famiglie che, con orgoglio smisurato e cuore spezzato, avevano accettato l’ingrata sorte capitata ai loro congiunti.

Invasi solo dal dolore ma non da un possibile risentimento nei miei confronti, i famigliari attendevano solo di veder compiere il rito di saluto dalla loro wicca, e così sarebbe stato.

Levai lentamente il viso perché i raggi caldi del sole sfiorassero le mie gote pallide – non mi ero ancora ripresa del tutto dalla mia prigionia, ma era un compito che dovevo e volevo assolvere quanto prima – e cominciai a mormorare teneramente: “Possano le vostre anime danzare liete nell’abbraccio della Madre.”

Con mano leggermente tremante, aprii la teca di legno che tenevo su un palmo aperto e, presa tra le dita un po’ della cenere contenuta al suo interno, sollevai in aria la preziosa reliquia e continuai il rito, dicendo con più forza: “Possano i vostri ricordi e le vostre memorie divenire imperitura coscienza del Vigrond e sollievo per coloro che non possono seguire i vostri passi verso la Luce Eterna.”

Chiusi gli occhi, lasciando la presa ed espandendo attorno a me la cenere grigiastra perché il terreno la facesse propria. Dai licantropi presenti si levò, in un sussurro commosso, la medesima preghiera, che venne ripetuta sei volte, ad ogni mio gesto, perché ogni vittima dei berserkir fosse degnamente celebrata.

Quando la teca fu vuota, mi inginocchiai a terra sfiorando coi palmi il terreno ora ricoperto di cenere e, levato il capo a scrutare la quercia che tutto ombreggiava intorno a me, esclamai con voce ancor più forte: “Quercia sacra, Yggdrasil che il mondo sorreggi, concedi a loro l’onore dell’immortalità all’interno del tuo ventre! Prendi con te i miei lupi! Accogli a te Gilbert, Joseline, Albert, Hugh, Marlon e Stephenie, i miei figli cari e che fino all’ultimo respiro hanno combattuto per me.”

La brezza divenne vento, che sollevò la cenere sparsa sul prato rigoglioso e, come vortice, mi avvolse. La quercia, che ai miei occhi era parsa, fino a quel momento, ricoperta d’oro e di bronzo, divenne sfolgorante astro e mi abbracciò con la sua forza dirompente, espandendo se stessa fino a inglobare tutti i lupi presenti al Vigrond.

Chiusi gli occhi, accettando l’energia dirompente e incanalandola in me perché il corpo diventasse la via da cui i ricordi di quelle anime valorose sarebbero giunte alla loro destinazione finale.

Venni scossa da poderosi contraccolpi, da squarci di esistenze che non avrebbero più visto un’alba o un tramonto, di braccia che non avrebbero più stretto a sé corpi caldi e cuori straripanti d’amore, e piansi.

Le mie lacrime dilavarono il dolore provato da quelle anime nel momento della dipartita, aiutandole nel loro viaggio verso la Madre e, quando la luce della quercia si ritirò per far riemergere quella del sole, caddi a terra, sdraiata completamente sull’erba, il volto bagnato di  amaro sale.

Duncan fu subito da me, avvolgendomi nella sua stretta calorosa e, dopo di lui, Lance e Jerome lo imitarono.

Un attimo dopo, Jessie, ancora claudicante e con un braccio steccato, si inginocchiò al mio fianco e, assieme a lui, giunsero anche le sentinelle scampate al massacro.

Coccolata dal loro calore, accettai il tributo della morte di quei lupi coraggiosi e, quando anche il resto del branco venne a me per unirsi a quell’abbraccio consolatorio, seppi di aver fatto la cosa giusta, divenendo Prima Lupa.

Ora, eravamo veramente un clan e nessuno, neppure gli dèi, avrebbe potuto mettersi contro di noi.

 

 

 

 

______________________________

N.d.A: E qui si chiude questo secondo racconto. Direi che riparleremo del terzo racconto di Brie e Duncan, All'Ombra dell'Eclissi, per i primi giorni di agosto.

Per ora vi dico grazie. Per avermi sopportato, per essere stati al mio fianco, per aver riso, pianto e spasimato assieme a me.

Ci sarebbero mille altre cose che vorrei dirvi per esprimere la mia gratitudine nei vostri confronti, ma spero che dirvi ancora GRAZIE possa farvi comprendere quanto la vostra presenza sia stata, ed è, importante.

A risentirci presto con i nostri licantropi!

  
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