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Autore: Clars_97    12/06/2013    0 recensioni
Questa non è una vera e propria storia, non essendoci né una trama né dei personaggi ben specificati. Ho perso una delle mie migliori amiche, conoscendoci fin dalla scuola elementare, perché lei mi aveva detto una cavolata, che tra l'altro avrebbe compromesso la nostra amicizia, ma a quanto pare lei non se ne rese conto e adesso è tutto finito.
Spero che piaccia a chi avrà voglia di leggerla e, per sapere cosa ne pensate, se siete d'accordo o no, sempre se ne avete voglia, recensite :) Grazie :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai pensato che se fossimo tutti ubriachi forse forse il mondo sarebbe più sollevato? Meno bugie, meno dubbi, meno angosce e meno difficoltà. Ci voltiamo ogni volta alla verità, le diamo le spalle, la ignoriamo, ma non dovremmo farlo. La verità è importante, per tutti tra l’altro, grandi e piccoli. A volte fa male, ormai lo sappiamo tutti, ma che ci dobbiamo fare, dopotutto, ogni cosa fa male nella vita di ognuno di noi. Ci nascondiamo, ci vergogniamo, ci ammazziamo di invidia, senza rivelarlo mai.
E’ questo che fa più male: tenersi i segreti per se stessi, senza rivelarli, magari poi non sono neanche segreti, forse solo dal punto di vista dell’appartenente, ma poi ce ne rendiamo conto troppo tardi, troppo fottutamente tardi. Mai pensato che dire cazzate non è la soluzione ai problemi? Forse c’è chi non la pensa così ed è giusto sinceramente! Però non sono convinta del fatto che “non ha senso” dire sempre la verità. Ha senso invece, anzi, in realtà, il senso glielo creiamo noi, con le nostre parole, i nostri pensieri e le nostre vere motivazioni. A che serve dire tante cazzate? Che qualcuno me lo spieghi per favore, perché io non ci sto capendo più niente. La gente parla e stra-parla a caso, si rende conto che sbaglia (almeno credo e spero!) e, nonostante tutto, continua a farlo e, di conseguenza, a sbagliare. Perché nessuno si rende conto che dire la verità è un privilegio?!
Non è necessario assolutamente dire sempre quello che pensiamo, ma se bisogna aprire quella benedetta bocca, apriamola con la convinzione di parlare, di far uscire parole sensate, atte a proclamare qualche cosa di serio, di reale, di vero e di concreto. Vorrei maledettamente trovare il cazzo di motivo per cui alla gente piace farlo, piace dire il non-vero, piace prendere in giro le persone a cui, tra l’altro, vogliamo un gran bene. Per quale mostruoso motivo la gente non riesce a capire che sbaglia? Ha la spettacolare capacità di dire sempre cazzate di tutto e a tutti -chi capita capita- ma, a questo punto, mi tocca pensare che non ha la valida capienza di comprendere il fatto che commette errori di continuo a fare ciò. Le cazzate si fanno tutti, è giusto e vero, ma molte persone commettono sempre gli stessi errori. Sanno che sono errori, ma sono testarde: continuano a commetterli, in un modo o nell’altro, ripetono sempre e comunque ciò che sanno che è sbagliato.
Noi umani siamo fatti in un modo terribilmente osceno; ci facciamo sempre e comunque condizionare dai pensieri di chi ci orbita intorno. Fa schifo sta cosa, fa veramente cagare. E’ la prova che non sappiamo ragionare, capire e prendere decisioni da soli, senza un fottuto supporto che ti ostina a far contagiare il tuo pensiero con esso. Siamo materialmente incompetenti, mostruosamente indecisi e schifosamente insicuri. E’ quello il succo che manca: la sicurezza. La sicurezza in noi stessi e nei nostri pensieri. La sicurezza nelle nostre indecisioni e nelle nostre preoccupazioni. La sicurezza nel giusto e nello sbagliato. Che palle sta sicurezza. La cosa peggiore è che, nella maggior parte delle situazioni, non ci rendiamo neanche conto che decidiamo non per conto di noi stessi, ma di altri. Prima pensiamo, pensiamo e pensiamo. Dopo finisce che il nostro pensiero non basta e chiediamo consiglio. Il complemento di termine, tra l’altro, è vastissimo; può comprendere le persone più fragili, più insicure e quindi le meno adatte, ma anche quelle più sveglie e più dinamiche. Quindi può sorgere anche l’insicurezza di scegliere i migliori o peggiori complementi di termine. In quel caso, però, la scelta del consiglio va riempita di bianchina. Insomma, dopo aver chiesto un parere, i nostri pensieri vengono invasi da quelli degli emittenti dei consigli. Lì viene il bello. Non sappiamo che strada prendere, se la nostra o se quella infestata. Allora ci rimettiamo a pensare. Pensare, pensare, pensare e pensare. La vicenda dà luogo a due opzioni: la prima essere stati convinti dai suggerimenti degli altri; la seconda autoconvincersi che la decisione da prendere sia l’equivalente a sentirsi apprezzati dagli altri, accettati da quel genere di persone che noi riteniamo indispensabili, pur avendo seguito le nostre idee.
In conclusione “l’altra gente” c’entra sempre; che sia un peccato per noi o che sia un gesto inappropriato per quella gente veramente importante (ma che noi non consideriamo ciò dato che non siamo sufficientemente in grado di capire che lo è), l’importante è che riesca ad apparire brillante per quella massa essenziale, rilevante e fondamentale.

  
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