Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Mitsuki91    12/06/2013    3 recensioni
Hermione corre per i corridoi ed è di fretta, in fuga dal dolore che la seconda guerra magica le ha procurato.
Goyle è un ragazzo ancorato invece al passato, a Tiger, al suo migliore amico, e non accetta la realtà.
Ma Hermione lo incontra quasi per caso e, altrettanto per caso, i due scoprono di star bene insieme.
[Hermione/Goyle]
***
Sì, è una Hermione/Goyle. Sì, faccio schifo con i riassunti. Sì, sono in astinenza da crack pairing u.u
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Gregory Goyle, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora, questa shot nasce dai soliti deliri di Risa.
Siamo ufficialmente in astinenza da crack pairing .-. questo è il risultato, sopportatemi u.u
Comunque, stamattina, prima di scriverla, ho trovato anche un contest perfetto a cui farla partecipare =) per la giudiciA, ci saranno due paroline in fondo al testo u.u
Agli altri, auguro una buona lettura =) se mi lasciassero un commentino ne sarei felice, anche perché il pairing è… Quello che è XD
Beh, fatemi sapere! ;)


Oltre le apparenze

La scuola era ricominciata da appena qualche settimana.
Hermione camminava spedita per i corridoi e aveva un diavolo per capello. Dopo la fine della guerra Hogwarts era stata ricostruita in fretta e furia per permettere agli studenti di tornare il primo di settembre. Il Ministero aveva annunciato che sarebbe stato possibile ripetere l’anno, così lei era tornata, più determinata che mai a finire gli studi.
In quel momento era diretta in biblioteca, alla ricerca di un libro per un compito all’apparenza impossibile di Aritmanzia. Non credeva che smettere di studiare per un anno le avrebbe pesato così tanto, una volta tornata. Si sentiva ignorante e questo era un male: per se stessa non esigeva niente di meno che la perfezione, mentre ora i concetti vecchi le sfuggivano e aveva un bisogno costante di ripassare le cose.
Quasi non vide il ragazzo rannicchiato sul pavimento, contro al muro. Si fermò dopo che lo aveva già superato di un bel pezzo, voltando la testa e osservandolo meglio.
Era Goyle, ma l’aveva riconosciuto solo per la stazza. Difatti il ragazzo aveva le ginocchia raccolte e la faccia nascosta fra essere.
“… Goyle?” chiese, avvicinandosi “Ti senti bene?”
Il suo primo istinto era stato quello di lasciarlo lì, ma poi aveva notato che tremava leggermente. Era o non era una brava Grifondoro, nonché Caposcuola? Era suo dovere controllare che nessuno si trovasse in difficoltà.
Goyle alzò appena la testa ed Hermione vide gli occhi rossi e lucidi. Appena si rese conto che era lei, rituffò la testa nelle ginocchia e la ignorò.
Hermione rimase spiazzata. Goyle stava… Piangendo?!
Scioccata, tornò sui suoi passi e si sedette accanto a lui.
“Ehm… Se vuoi parlarne…”
La situazione era assurda. Goyle solo in mezzo ad un corridoio che piangeva? Dov’era il ragazzo minaccioso che scrocchiava le nocche, il goloso che si mangiava ogni dolce della Sala Grande? Dov’era l’onnipresente Malfoy? Per non parlare di… Ah.
Ecco perché piangeva.
“… ‘Agner.” le sembrò di sentire.
Hermione aveva allungato la mano, ma la ritrasse prima di toccarlo. Non sapeva… Non sapeva che fare.
Era davvero una situazione assurda.
“… È per Tiger?” chiese, e si sentì molto stupida.
Goyle alzò di nuovo il viso, tirando su con il naso. Continuava a tremare ma, a parte gli occhi lucidi e rossi, non c’erano altri segni che indicassero che avesse pianto.
“Che vuoi, Granger?” disse. La voce era gracchiante; sembrava che non la usasse da un bel po’.
“Io… Mi spiace.”
“Lasciami in pace.”
“Io…”
“Devi fare l’eroina ad ogni costo? Lasciami in pace.”
Non sembrava arrabbiato, solo… rassegnato.
Hermione trovò il coraggio di allungare una mano e gli batté un piccolo colpo sulla spalla massiccia.
“Io ti capisco, ok? Mi spiace.” disse, prima di alzarsi ed andarsene, turbata.
Non sapeva che pensare. Goyle aveva la testa leggermente voltata dall’altra parte e non si mosse; non la salutò né altro. La ragazza non se la prese: poteva capire come si sentiva.
Purtroppo, lo posso capire molto bene, pensò, mentre il dolore le artigliava le viscere e lei ripensava a Fred, Tonks, Colin… Tutti quelli che erano morti nella battaglia finale. Era così forte che fu costretta a fermarsi un attimo, una volta girato il corridoio. Si appoggiò alla parete con una mano e fece due respiri profondi, cercando di calmarsi.
Non ci pensare, continuò a ripetersi, distraiti.
Il compito di Aritmanzia riprese posto nel suo cervello e Hermione accolse quella misera preoccupazione con sollievo, aggrappandosi al libro che doveva cercare e agli argomenti da ripassare per l’indomani. Dopo l’ennesimo sospiro, Hermione si staccò dal muro e riprese a camminare in fretta, diretta in biblioteca.

***

Erano passati due giorni e Hermione si era ritrovata a passare di nuovo in quel corridoio. Di nuovo, aveva visto Goyle seduto, ma stavolta non piangeva né nascondeva la testa fra le ginocchia; semplicemente, aveva lo sguardo fisso dinanzi a sé.
Solo in quel momento si rese conto che quello era il corridoio del settimo piano, e che Goyle era seduto proprio di fronte all’accesso della Stanza delle Necessità.
Dove era morto Tiger.
Hermione non poté fare a meno di sedersi ancora accanto a lui.
Goyle si girò a guardarla.
“Sei venuta a prendermi in giro, Granger?”
Prima non l’aveva notato, ma senza Tiger il ragazzo era come… Spento. Non sapeva come dire, ma loro due avevano sempre fatto parte di un qualcosa; era quasi impossibile vederli separati. Senza Malfoy ancora ancora, ma l’uno senza l’altro…
“No. So come ti senti.”
“Ah, davvero?”
Suonava vagamente sarcastico. E da quanto Goyle sa essere sarcastico?!
Hermione si rese conto che non lo conosceva affatto. Per lei, era sempre stato uno dei due tirapiedi di Malfoy, buono solo a fare la faccia minacciosa e a insultarla; magari a mangiare. Ma non aveva davvero mai considerato Goyle come una… Persona.
Lo shock di quella rivelazione la fece quasi vacillare. Lei, la corretta e responsabile Grifondoro, si era fatta ingannare e… Aveva avuto dei pregiudizi, sì. Aveva rinchiuso Goyle in un’etichetta classificandolo come ‘cattivo tirapiedi di Malfoy’ e non si era mai preoccupata neanche della possibilità che ci potesse essere dell’altro. E, adesso, mentre tutti questi pensieri le turbinavano in testa, si rese anche conto che lui non l’aveva ancora chiamata ‘Sanguesporco’.
Granger. L’aveva chiamata Granger.
Forse era cambiato, forse era maturato, forse era stato sempre così ma solo il lutto aveva fatto emergere il lato migliore di lui.
Non l’avrebbe mai saputo, temeva.
“Davvero.” rispose, cercando di riprendere il filo della conversazione. Subito il pensiero dei morti dell’ultima battaglia scese su di lei come un peso sul cuore “Anche io ho perso delle persone che conoscevo e a cui volevo bene.”
“Non il tuo migliore amico, però.”
Goyle aveva girato la testa dall’altra parte, evitando il suo sguardo. Forse stava per cedere di nuovo alle lacrime.
Hermione si rabbuiò.
“Credevo di aver perso Harry, e lui è il mio migliore amico.”
“Ma l’hai riavuto.”
“Ma credevo di averlo perso. Sono stata malissimo, il dolore era così… Soffocante… E la battaglia è iniziata praticamente subito e non ho neanche avuto il tempo di elaborare bene la cosa perché i Mangiamorte ci schiacciavano e…”
“Però l’hai riavuto.”
Hermione aveva iniziato a piangere, senza rendersene conto. Il ricordo di quella notte era ancora troppo vivido, troppo vicino. Per quanto lo ricacciasse a fondo ogni volta, nei momenti di maggior debolezza – come durante il sonno – tornava, e lei si ritrovava con le lacrime agli occhi o, in certi casi, se stava dormendo, si svegliava urlando.
La ragazza gli mise una mano sul ginocchio. Goyle sussultò appena, girandosi di scatto a guardarla, confuso. Hermione sbatté le palpebre due volte, arrossendo: non si era resa conto di essersi avvicinata così tanto, non era preparata a quel grado di… Intimità. Goyle arrossì a sua volta e si scostò leggermente.
“Non sei il solo a soffrire, Goyle.” disse ancora lei, girandosi a guardare il muro di fronte. Come lui. “Non abbiamo mai avuto il coraggio di riprovare ad entrare.” aggiunse infine. La sua mano era ancora sul ginocchio di Goyle.
“Il fuoco potrebbe essere ancora acceso?” chiese lui, dopo qualche secondo di silenzio.
“Non lo sappiamo. Volendo avremmo potuto chiedere alla McGranitt, o a Kingsley, di accompagnarci spiegando loro la situazione, per arginare il rischio di appiccare l’incendio all’intera scuola. Però non… Non potevamo.”
Goyle annuì.
“Se non ci fosse più niente, forse sarebbe peggio.” disse.
Il ragazzo aveva pensato tante volte di entrare nella Stanza. Non l’aveva mai fatto perché aveva paura: no, non dell’Ardemonio in sé, ma di quello che ci avrebbe trovato.
Se la stanza fosse stata come una volta, piena di oggetti e di cianfrusaglie di ogni genere, sapeva che avrebbe continuato a cercare Tiger. Avrebbe continuato a vagare nella Stanza per giorni interi, forse persino fino a morirne. E, se per caso avesse trovato il cadavere… Non lo sapeva nemmeno lui.
Se la stanza fosse stata vuota, invece; nient’altro che un quadrato bianco di nulla… Allora non ci sarebbe più stata speranza. Goyle non poteva varcare quella soglia, perché fino a che restava al di qua del muro avrebbe potuto credere che Tiger non se ne fosse andato davvero. Magari era in vacanza, magari dietro quella porta si nascondeva un mondo meraviglioso e lui non era voluto tornare. Ma non era morto davvero, altrimenti… Altrimenti sarebbe stato semplicemente troppo.
Hermione vide le lacrime farsi strada e scorrere sul volto del ragazzo, nonostante lui si sforzasse di non piangere. Sentì una gran pena, ma non sapeva che altro fare, se non continuare a stargli accanto.

***

Il giorno dopo tornò apposta, dopo la fine delle lezioni, con la certezza che lo avrebbe trovato lì. Ed era così, infatti: Goyle era di nuovo seduto per terra e di nuovo osservava il muro.
Hermione gli si sedette accanto, iniziando a tirare fuori i libri dalla borsa.
“Che fai?” le chiese Goyle, incuriosito suo malgrado dal suo strano comportamento.
“Oggi hai preso D all’interrogazione della McGranitt.” esordì lei.
“Grazie, non c’è bisogno che me lo ricordi.” disse lui, sconsolato “Ma non ho la forza per studiare. Ho altri pensieri per la testa.”
“Senti.” iniziò Hermione, mettendosi a gambe incrociate e voltandosi verso di lui, con la schiena dritta “Siamo partiti con il piede sbagliato, e non mi riferisco a qualche giorno fa. Intendo da sempre. Quindi… Io sono Hermione, piacere.”
Tese una mano.
Goyle la guardò spaesato: dove voleva andare a parare?
“Io sono Gregory.” rispose, dubbioso, stringendole la mano.
Hermione sorrise e Goyle ebbe un tuffo al cuore. In quel momento, si rese conto che aveva davanti Hermione Granger, la Sanguesporco che si divertiva a prendere in giro sin dal primo giorno di scuola; quella che aveva i denti davanti eccessivamente grandi – poi spariti miracolosamente –; quella che era una secchiona che sapeva sempre tutto; quella che rispondeva agli insulti senza farsi scalfire con la sua lingua lunga e quella che, una volta, aveva persino dato un pugno a Draco, uno dei suoi amici più stretti.
Non si era accorto che fosse diventata una donna.
Forse donna era un termine esagerato. Ragazza, sì, ragazza andava bene. Bella ragazza, constatò con un certo imbarazzo. I capelli erano sempre crespi e impossibili, ma le incorniciavano bene il viso magro. Gli occhi erano luminosi, ma soprattutto il sorriso… Il sorriso era ampio e sincero e Goyle pensò che anche se avesse avuto di nuovo due denti enormi sarebbe risultato magnifico.
Si sentì confuso. Con la fine della guerra – e con la morte di Tiger – i suoi pregiudizi erano crollati come un castello di carte. C’era chi diceva che ci si metteva anni a cambiare idea: beh, per lui non era andata così. Dopotutto, che senso avevano parole come “Purosangue” e “Sanguesporco” quando non c’era più il suo migliore amico con cui condividerle? Prendere in giro gli altri e vantasi non avevano più alcun senso. Gli rimaneva Draco, vero, ma anche lui stava combattendo i suoi demoni ora che la guerra era finita, e i due si erano allontanati parecchio. Non avevano mai parlato di lui, e forse era stato meglio così.
“Bene, Gregory.” Hermione esitò un attimo, e Goyle vide che le suonava davvero strano chiamarlo per nome. Suonava strano anche lui, a dirla tutta – dopo una vita passata a farsi chiamare ‘Goyle’ era difficile abituarsi di nuovo al suono del suo nome – “Ho compilato un ripasso di Trasfigurazione in più punti. Tranquillo, ti aiuterò io. Entro metà dicembre, diciamo, dovresti iniziare a fare miglioramenti, ma questo dipende comunque dalle basi. Allora, il tema per la prossima settimana tratta della Trasfigurazione umana incompleta… Cosa sai dirmi?”
Goyle non riuscì a far altro che guardarla, spaesato.
Hermione sorrise ancora, incoraggiante.
“Non importa, non importa. Abbiamo tempo.”

***

Accadde dopo un circa un mese dall’inizio delle ‘ripetizioni’.
Hermione non poteva dire di trovarsi male con Goyle. In quel periodo si sentiva molto sola – Ginny non era tornata a scuola, così come Harry e Ron – e il ragazzo era pur sempre una compagnia. Inoltre studiavano insieme, un’attività che le piaceva particolarmente. Anche se ogni tanto lui era lento di comprendonio, le cose non andavano poi così male. E poi, aveva scoperto che Goyle amava sorridere, e il suo sorriso era dolce e puro. Sorrideva quando la incontrava, sorrideva dopo aver finito di studiare un argomento difficile, sorrideva quando si congedavano. Sorrideva sempre e, ad Hermione, pareva di avere il cuore un po’ più caldo.
Continuavano a vedersi e a fare i compiti nel bel mezzo del corridoio del settimo piano. Non era un posto particolarmente comodo, ma il loro era un tacito accordo che si era consolidato con il tempo. Tanto, ormai, più nessuno passava di lì.
Goyle trovava che Hermione fosse davvero una brava insegnante – la sua media gli dava pienamente ragione – e il fatto che fosse precisa e, alle volte, petulante, non toglieva nulla alla qualità dei suoi insegnamenti. Inoltre, aveva iniziato a vederla con occhi diversi.
Ogni volta si soffermava sul collo scoperto di Hermione, che restava tale perché lei raccoglieva i capelli in una coda veloce, ad esempio. O sulla divisa appena aperta sulla scollatura, che lasciava intravedere qualcosa, ma mai abbastanza. Hermione era una ragazza semplice, non volgare.
E Goyle si sentiva attratto da lei.
Lo realizzò quando arrivò a sognarla. Sognava il suo sorriso luminoso, le sua mani, il suo corpo. Sognava che le loro lezioni non fossero più tali e che lei lo attirasse in qualche posto per baciarlo, ancora e ancora. Sognava anche cose più spinte, cose che risvegliarono il suo corpo apatico per la prima volta dalla morte di Tiger.
Goyle si rendeva conto che le sue fantasie non erano realizzabili. Innanzitutto c’era il suo corpo: di certo non perfetto, abbastanza rotondeggiante  e di sicuro non attraente. Poi il fatto che non aveva neppure una mente brillante – prova ne era che era costretto a prendere ripetizioni da lei – e, non per ultimo, Hermione non l’avrebbe mai visto come potenziale partner.
Lui sapeva tutto questo, lo sapeva davvero. Se lo ripeteva ogni giorno, eppure… Eppure non aveva resistito.
Quando Hermione aveva alzato lo sguardo dal suo compito di Antiche Rune, proprio poco prima che stesse per dire qualcosa, Goyle si era chinato e l’aveva baciata.
Aveva chiuso gli occhi, ma si aspettava di venir respinto da un momento all’altro. Non successe nulla, così Goyle premette di più le labbra contro quelle della ragazza, per poi staccarle dolcemente.
Hermione era rimasta basita, interdetta. Aveva gli occhi spalancati e non poteva credere a quello che era appena successo.
Lei e Ron avevano deciso di non stare insieme da subito, ma di riprovarci, in caso, dopo che lei avesse finito gli studi. Gestire una relazione a distanza, mentre Ron era impegnato con il corso per Auror e lei con i M. A. G. O., non era fattibile, non per il loro carattere, che necessitava di continue rassicurazioni. Per il momento si sentivano come semplici amici via gufo; lo stesso tipo di lettere che la ragazza poteva mandare anche ad Harry o a Ginny.
Fino a quel momento, fino a che Goyle non l’aveva baciata, Hermione non aveva più ripensato alla faccenda. Stare lontana da altri ragazzi in quel senso non le era riuscito difficile, anche perché si era isolata molto dall’inizio dell’anno. Non credeva nemmeno di doversene preoccupare, figuriamoci il solo pensare ad una possibilità simile.
Eppure, se avesse permesso al suo cuore di parlare… Avrebbe scoperto che, poi, non era così impaziente di tornare da Ron. Le lettere che si scambiavano erano così amichevoli che il bacio che si erano dati tempi prima sembrava scomparso nel nulla. Quando lui le parlava delle sue colleghe lei non si sentiva gelosa, tutto il contrario di quando era stato con Lavanda, al sesto anno. Forse la lontananza aveva aiutato. Forse la guerra aveva rimesso in prospettiva le cose, assegnando al loro rapporto il giusto valore di amicizia. Anche Ron non la cercava in quel senso, o sarebbe stato più esplicito nelle sue lettere. Sembrava essere andato avanti nella sua vita e basta.
Ma Goyle.
Goyle, davvero?
Hermione non riusciva a pensare lucidamente. No, l’aspetto del ragazzo c’entrava poco, anche perché… Anche perché, in questo mese, lei aveva capito che lui era un ragazzo dolcissimo. E non importava che ci mettesse un po’ di tempo a capire le sue spiegazioni, davvero, ma…
Era confusa. Non sapeva che fare, cosa dire; non sapeva nemmeno cosa volesse.
“S-scusami.” disse lui, arrossendo e abbassando lo sguardo “Non so che mi è preso.”
“Non importa.” rispose Hermione in modo automatico, anche se la sua voce era leggermente più acuta “Ehm, continuiamo la traduzione?”
“Certo.”

***

Hermione aveva cercato di rifletterci, ma non era venuta a capo di nulla.
I suoi pensieri erano confusi e vorticavano senza sosta, impedendole di dormire.
Aveva conosciuto realmente Goyle solo quest’anno, mentre piangeva per Tiger. Lui non l’aveva mai insultata, neanche per sbaglio. Aveva accettato il suo aiuto quasi subito. Solo ora le venivano alla mente certe situazioni in cui arrossiva, come quando le sfiorava la mano per sbaglio. L’espressione del suo viso era davvero dolce, così come il suo sorriso. Si impegnava seriamente nello studio, per compiacerla. Più di una volta le aveva detto che era una ragazza molto paziente e l’aveva ringraziata per l’aiuto.
Davvero il Goyle che aveva conosciuto anni prima era sparito? Pareva proprio di sì.
Era morto con Tiger, questo l’aveva capito anche lei.
Il giorno dopo, dopo una notte passata a non chiudere occhio, lo osservò al tavolo dei Serpeverde. Stava facendo colazione e, come al solito, era seduto accanto a Malfoy, ma i due si rivolgevano a stento la parola. Non sembravano arrabbiati né altro: non avevano litigato. Forse si erano solo allontanati; in ogni caso lei non aveva mai visto Malfoy in giro, né lui era venuto a disturbarli durante le ripetizioni.
Decise di osare.
Cosa poteva andar male, dopotutto?
Così, Hermione si avvicinò timidamente a Goyle, poco prima che iniziasse la lezione di pozioni.
“Gregory.” sussurrò, arrossendo e cercando di non farsi sentire dagli altri “Fai coppia con me, oggi?”
Goyle era stupefatto. Tutti si erano fermati; tutti li stavano guardando. Zabini stava per dire qualcosa, ma Draco aveva allungato una mano e l’aveva zittito.
Hermione raddrizzò ancora un po’ la schiena. Non doveva mostrarsi timorosa del giudizio degli altri.
Goyle, nonostante l’imbarazzo, sentì il cuore scaldarsi nel sentire il suo nome pronunciato da lei. Era in grado di farlo suonare… Speciale, ecco.
“Va bene.” rispose, incurante degli altri. Poi, però, girò appena la testa verso Draco, nervoso.
Lui fece un cenno col capo e con le spalle, come a dire ‘sono cose tue’ e tutti si rilassarono. I Serpeverde, almeno; i Grifondoro avevano iniziato a parlottare fra di loro e lanciavano occhiate strane ad Hermione.
“Che fate tutti lì fuori?” chiese il professor Lumacorno, superandoli e aprendo la porta della classe “Entrate, entrate!”
Hermione e Goyle si sedettero al primo banco, sotto gli sguardi straniti dei Grifondoro e  finti-indifferenti dei Serpeverde.
“Hermione.” disse lui, grattandosi una guancia e cercando di non arrossire “Sai? Mi fa strano sentire il mio nome… Detto da parte tua, soprattutto. Però è bello.”
Anche la ragazza arrossì, sorridendo. Considerò che era la prima volta che lui la chiamava ‘Hermione’ e non ‘Granger’.
“È la stessa cosa per me.” rispose.

***

Dopo meno di una settimana di quella nuova routine – ormai Hermione e Goyle facevano coppia a tutte le lezioni che avevano in comune –, Hermione decise che era il caso di osare di più.
Era appena arrivata al solito posto, il corridoio del settimo piano, e Goyle era già lì ad aspettarla. Gli sorrise, appoggiando la borsa a terra e sedendosi di fronte a lui.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, si sporse e lo baciò.
Un bacio lieve, a fior di labbra, giusto per vedere la sua reazione.
Adesso i ruoli si erano invertiti: Goyle aveva gli occhi spalancati ed era incredulo, mentre Hermione era tutta rossa in faccia.
La reazione del ragazzo non si fece attendere: si avvicinò a lei e la baciò di nuovo, stavolta con veemenza. La abbracciò e le mise una mano nei capelli, attirandola a sé. Hermione schiuse piano le labbra, permettendo a Goyle di approfondire il bacio.
Rimasero così per cinque minuti buoni, baciandosi e abbracciandosi, cercando una posizione comoda senza però interrompere il contatto. Quando si staccarono, Hermione si trovava praticamente in braccio a lui, con le mani appoggiate sul suo petto.
“… Wow.” disse solo.
Goyle sbatté gli occhi più volte, poi fece un sorriso timido, sempre continuando a tenerla stretta a sé e a cullarla. Non riusciva a credere alla sua fortuna… Aveva appena baciato Hermione. Aveva appena baciato Hermione.
‘Wow’ era la parola giusta.
“Hermione.” le disse, mentre sulle labbra aveva sempre quel sorriso timido. I Serpeverde non brillavano certo per il coraggio, ma lui l’aveva già baciata una volta e questo era stato il risultato. Quindi, perché non provare? “Vuoi essere la mia ragazza?”
Lei ridacchiò piano.
“E me lo chiedi pure, Gregory?”
Hermione allacciò le braccia dietro la sua nuca, sollevando la testa e guardandolo negli occhi.
Il suo sguardo brillava di una strana luce. Quel bacio l’aveva spiazzata: era stato passionale, sì, ma anche incredibilmente dolce. Lontano dalla sua prima esperienza con Krum, dove era nervosa e non sapeva che fare, e lontano anche da quel bacio con Ron, dettato dalla disperazione della guerra. Questo era stato un bacio pieno di tenerezza, voluto e cercato e, soprattutto, bellissimo.
“Va bene. Proviamoci.” gli rispose, poco prima che le sue labbra trovassero di nuovo quelle di Goyle.
Per la prima volta da quando Tiger era morto, il ragazzo riuscì a sentirsi veramente in pace con se stesso. Ed era tutto merito suo, di Hermione.
Vincent… Il tuo nome suona strano come il mio, sai?, pensò, osservando quel muro maledetto per l’ultima volta, Ora sono felice. Lo sei anche tu per me, vero?
“Hermione.” iniziò, mentre la consapevolezza di molte cose si faceva strada in lui. Come che Tiger non sarebbe più tornato, sì, ma lui era felice lo stesso “Andiamo?”
Lei, che si era accoccolata sul suo petto, alzò il viso, confusa. Vide che Goyle stava guardando quel muro e vide anche la decisione nei suoi occhi. Non sembrava più rassegnato, o triste…
“Questa sarà l’ultima volta che veniamo qui, vero?” chiese lei, dolcemente.
Lui sorrise, spostando lo sguardo su di lei.
“Sì, è così. Non ha più senso disturbare i morti. Ormai sono in pace.”
Hermione sospirò, ma non era triste. Sentiva una grande verità nelle parole di Goyle e, ancora una volta, si rese conto di quanto il ragazzo fosse in realtà dolce.
Di quanto fosse diventato dolce. Con lei, soprattutto.
Pensò a Fred, a Ninfadora, al professor Lupin, a Colin… A chiunque avesse perso la vita in quella battaglia, durante quella maledetta notte. Pensò a quante volte aveva cercato di reprimere il dolore, inutilmente, e pensò poi a Goyle, che era riuscito ad andare avanti. Grazie a lei.
Pianse, Hermione. Pianse lacrime silenziose, osservando quel muro, e Goyle le strinse più forte a sé, cullandola dolcemente e baciandole i capelli.
Anche lei poteva lasciare indietro il passato.
Anche lei poteva rendersi conto che, ormai, tutti quei morti erano altrove, felici. Non erano semplicemente morti, dopotutto, no? Erano vivi da un’altra parte. Il fatto che non li vedesse non significava niente.
“Va bene.” rispose infine, la voce un po’ roca, quando ebbe pianto fino all’ultima lacrima “Andiamocene.”
Ormai il passato era passato.
Si alzò, radunò i proprio libri e le proprie cose e si incamminò con Goyle, mano nella mano. Entrambi non sapevano dove andare.
“Dobbiamo trovare un altro posto per studiare.” disse Goyle.
“Lo troveremo, stai tranquillo.”
Non lasciavano alle spalle solo un corridoio, ma il dolore. Camminavano verso un nuovo futuro, che li attendeva dietro ogni angolo.
Ed erano insieme.


Noticine finali
Allora, quando mi sono trovata a dover scrivere questa storia ho dovuto riflettere sui personaggi, soprattutto su Goyle. Dopotutto, che sappiamo di Goyle? Che era uno dei tirapiedi di Malfoy, che ha sempre amato mangiare, che non era molto brillante e, soprattutto, che faceva “coppia” (non nel senso di avere una relazione, eh XD) con Tiger.
Ho quindi cercato di dargli uno spessore e delle motivazioni. L’ho visto come un ragazzo che ha imparato a ripetere a pappagallo i ragionamenti di Malfoy e del padre (ricordiamoci che anche lui era un Mangiamorte) ma sostanzialmente a cui non è fregato mai niente. Si divertiva con Tiger a fare il bullo e tutto lì, ecco. Sospetto pure che Tiger fosse quello con un po’ più di sale in zucca, fra i due, e che Goyle gli andasse dietro come un cagnolino ancor più che con Malfoy.
Logicamente, quindi, quando Tiger è morto il suo mondo si è ribaltato. Ha perso ogni appiglio a ciò che lo rendeva se stesso, anche perché Malfoy l’ho immaginato troppo preso dalla sua situazione per prestargli attenzione (nel senso che l’ho pensato più distaccato già dal sesto anno, anche in termini di amicizia: sfruttava i due senza dir loro che doveva fare e si sono allontanati in quel senso, ecco). Così, non gli è rimasto altro che tornare dove Tiger era morto, senza avere davvero la forza di affrontare la sua morte, dopotutto.
Era come bloccato in un limbo, finché non è arrivata Hermione. Non l’ha insultata semplicemente perché, come spero di aver fatto trasparire dal testo e come ho già detto, per lui non aveva senso; erano solo ‘parole’ per divertirsi con l’amico. Studiando con lei si è riscoperto di nuovo in grado di provare sentimenti e, soprattutto, ha riscoperto la voglia di vivere.
Hermione, ora. Hermione… Lo aiuta all’inizio perché lo vede messo male, e lei è una che non si tira indietro di fronte alle difficoltà, no? Anche se lui l’ha sempre trattata male… È stata in grado di capire che non era davvero lui, che lo faceva di riflesso. La storia dello studio serviva a distrarlo, a non fargli pensare a Tiger: avendo negato a se stessa gli stessi pensieri e lungo, si è convinta che quello fosse il solo modo di (non) affrontare la realtà.
Poi anche i suoi sentimenti sono andati in confusione. Per Ron non provava più niente già da prima, ma era troppo presa a non provare nulla – per non far riaffiorare il dolore – che non se ne è mai realmente accorta. Spero di esser stata chiara, ecco.
E ora direi che la finisco qui ò.ò perché mi sono dilungata anche troppo D=
Beh, questo è tutto u.u
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mitsuki91