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Autore: _Atlas_    12/06/2013    7 recensioni
- 8 e 30 - annunciò Tony dopo un lungo silenzio.
- Cosa?
- L’orario della partenza. Partiamo domani mattina alle 8 e 30. Si vesta leggera, in Thailandia ci sono 40 gradi a Natale.

[Pre-Pepperony / Iron Man 2]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pepperony Holidays'
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Andrà tutto bene



"Che cosa ci fa ancora lì?" esclamò Pepper entrando nella suite e avvicinandosi alla vasca dove Tony stava, non troppo comodamente, ancora dormendo.

"Mmmf" bofonchiò aprendo di mezzo millimetro le palpebre e iniziando a muovere una gamba.

"Si alzi, abbiamo un sacco di cose da fare".

Erano appena le otto del mattino ma Pepper era già sveglia da almeno un’ora e aveva passato il suo tempo organizzando tutti gli impegni della giornata, naturalmente all’insaputa del suo capo.
Per fortuna la pioggia e il vento erano cessati e al loro posto il cielo venne illuminato da un sole bollente già dalle prime ore del mattino.
Tony, dopo aver dormito per almeno un altro quarto d’ora, finalmente si alzò e barcollando per la suite raggiunse la sua fidata assistente che lo attendeva sulla porta.

"Noto con piacere che è tornato a dormire nella vasca" gli disse poggiandogli fra le mani degli indumenti.

"Cosa sono questi?" aprì finalmente bocca lui.

"I vestiti che deve mettersi oggi" disse decisa e avviandosi verso la sua camera da letto.

Tony invece rimase fermo sulla porta cercando di fare il punto della situazione che al momento gli stava un poco sfuggendo.
"Lo sa che questo non lo ha mai fatto neanche mia madre?" urlò osservando i vestiti che Pepper gli aveva messo da parte.

" Si sbrighi Tony, il taxi non ci aspetterà in eterno" rispose lei sistemando i cuscini del suo letto.

"Taxi? E dove andiamo?" chiese confuso.

Pepper gli ritornò di fronte e lo guardò negli occhi.
"A fare qualcosa di buono e costruttivo per lei" disse soddisfatta "Vedrà, ci divertiremo".
Detto questo prese la sua borsa e si avviò all’uscita della villa: "Io la aspetto qui, ma faccia in fretta".

Tony aggrottò le sopracciglia confuso più che mai, ma alla fine decise di eseguire gli ordini.



Mezz’ora più tardi il taxi li aveva lasciati sul ciglio della strada, Pepper con aria raggiante e soddisfatta, Tony perplesso e incuriosito.
"Era questo il suo piano?" chiese indicando con sguardo poco convinto l’altra parte della strada "Portarmi a fare un giro turistico nella Dubai dei poveri?"
in effetti il panorama che aveva davanti non sembrava un gran che e il fatto che Pepper avesse insistito tanto per arrivarci gli sembrava strano.
Era circondato da ogni parte da casette di legno, capanne e altre abitazioni che a stento si reggevano in piedi, ma oltre alla prima visuale del tutto sgradevole ai suoi occhi, c’erano enormi giardini fioriti, animali che vagavano liberi e bambini, bambini sorridenti in ogni direzione.

Pepper portò gli occhi al cielo "Si ricrederà signor Stark, mi creda".

Lui fece spallucce "Se lo dice lei…"
I due si avviarono verso l’entrata del villaggio e iniziarono a passeggiare spaesati e con la tipica espressione da turisti americani in cerca di un Mc Donald’s, o forse quello era Tony, Pepper infatti sembrava muoversi con una certa sicurezza e volgeva gli occhi in ogni direzione, incuriosita da quel mondo così lontano che non le apparteneva minimamente.

"Mi chiedo a che scopo ha insistito tanto a portarmi qui" disse Tony qualche istante dopo.

Pepper ci pensò su arricciando il naso "In realtà non c’è un fine ben preciso, credo però che a fine giornata si sentirà meglio…" rispose.

"E cosa dovrebbe farmi cambiare stato d’animo così facilmente, signorina Potts?"

"Quello, ad esempio" disse Pepper indicando sulla sinistra due bambini di una decina d'anni presi a giocare a calcio con un pallone improvvisato e costituito per lo più da carta di giornale arrotolata e fissata con dei laccetti in legno.
Tony osservò la scena senza dire nulla, era del tutto palese infatti che in quel momento quella precisa visione non lo avesse smosso nemmeno un po’, ma dopo qualche minuto, quando il punteggio della partita fra i due si ostinava a rimanere pari, gli balzò in testa un’idea.
Si avvicinò ai due ragazzi e dopo aver estratto dalla tasca dei pantaloni una manciata di banconote, la diede loro che la afferrarono prontamente.

"Tony!" esclamò Pepper osservando la scena "Che sta facendo?"

"Do loro dei soldi, mi sembra evidente! Così si potranno comprare un pallone nuovo e giocare meglio".

La giovane si passò una mano sulle palpebre; malgrado quello fosse stato un gesto carino e generoso da parte sua, si addiceva ben poco alla situazione.

"Tony" disse infatti Pepper raggiungendolo "Non è di soldi che hanno bisogno" disse comprensiva.

"Non è di soldi? Ma ha visto con che razza di pallone stanno giocando?"

"Ma loro sono felici così!"

"Cioè con i soldi hanno appena ricevuto da me"

Pepper sbuffò "No, Tony, Quei…quei bambini non hanno bisogno di denaro o di ricchezze, non lo vede?"

Tony si fermò un attimo a pensare.
"Se non posso dar loro una mano dal punto di vista economico, visto che mi riesce così bene, mi dice cosa siamo venuti a fare qui, una volta per tutte?" sbottò iniziando a irritarsi.

"Volevo solo che lei osservasse e comprendesse quante piccole cose possono rendere felice un uomo, a prescindere da quello che sta vivendo" disse con voce calma.

"Chiarisca “…che sta vivendo”.

"Significa che se per caso adesso lei stesse passando un brutto periodo, cosa di cui, peraltro, sono più che sicura, questo contribuirà a farla sentire meglio e ad apprezzare di più ciò che ha intorno".

"Pepper, avanti. Mi sembra di parlare con un hippie…torniamo a casa" obiettò Tony con voce leggermente alterata.

La giovane rimase momentaneamente spiazzata di fronte a quella reazione, tuttavia non si diede per vinta per così poco e dopo un buon quarto d’ora riuscì a convincere definitivamente il capo a continuare il giro turistico, a patto di tornare indietro in tempo per la festa che ci sarebbe stata quella sera sulla spiaggia.
I due proseguirono quindi la passeggiata imbattendosi nelle più curiose abitudini e modi di fare di quella popolazione, lasciando le loro menti completamente incredule e annebbiate.
Nonostante Tony si sentisse impacciato in quell’ambiente, con il passare dei minuti trovò un piccolo spiraglio per riflettere e per realizzare che Pepper aveva organizzato tutto per lui e che per quel che provava in quel momento, per tutti quei problemi e sensazioni da cui era sopraffatto, era d’obbligo almeno obbedirle e lasciarsi guidare.
Ma tanto sapeva che Pepper se ne sarebbe accorta.
Si guardò intorno e si rese conto di quanto fosse scioccato in quel momento dalla presenza di bambini ovunque lui mettesse piede.
Non era abituato ai bambini, anzi, li riteneva casinisti e appiccicosi, ma l'Afghanistan gli aveva aperto gli occhi anche su quello e ora, se non altro, riusciva a tollerarne almeno un po' la presenza.
"Mi…mi ricorda quando ero in Afghanistan" mormorò in un momento di debolezza.

Pepper si voltò di scatto del tutto impreparata a quella constatazione e improvvisamente sentì una stretta allo stomaco.
"Davvero?" chiese.

"Sì. Lì c’erano bambini ovunque…Nel senso, non dov'ero io..." balbettò mentre i ricordi di Gulmira lo colpivano potenti.

"Immagino che non fossero felici come questi..."

"Non lo erano" affermò "…vedevano morire i genitori sotto il loro occhi, convivevano ogni giorno con la violenza e con la morte…" il suo sguardo ora era vago e assente "Un bambino non dovrebbe mai vedere quelle cose" concluse.

Pepper rimase ferma a osservarlo e notò benissimo il velo di rancore e tristezza, sebbene lui tentasse di mascherarlo.
Per un attimo si pentì di aver organizzato quella gita, non avrebbe mai voluto fargli tornare in mente ricordi che avevano fatto stare male anche lei.
"Forse non è stata una grande idea venire qui" si sentì di dirgli "Insomma, da quel che ho capito non sta passando un bel periodo e credo di aver solo peggiorato la situazione",

"Ha fatto benissimo, Pepper" rispose lui sorridendole "Sto bene!" aggiunse poi facendole l’occhiolino e mostrando uno dei suoi sorrisi maliziosi che la fece subito sorridere.
In quell’istante un bambino di almeno quattro anni si avvicinò a loro e iniziò a correre pericolosamente intorno ai due; il tempo di sorridere per quella scena che Pepper vide cadere il bimbo sulle ginocchia scoperte contro l’asfalto.

"Oh, poverino!" esclamò andando ad soccorrerlo "Ti sei fatto male?" mormorò prendendolo in braccio.
Il piccolo si mise a piangere e Pepper si accorse che le ginocchia non erano poi messe così male, così iniziò a cullarlo sperando che si calmasse "Ma dov’è la tua mamma?"
Nonostante il bimbo non capisse la lingua della giovane, dopo qualche parola dolce smise di piangere e Pepper iniziò a scherzare con lui facendogli il solletico sulla pancia e godendosi le sue risate.
"Ehi! Adesso è passato, vero?" chiese massaggiandogli le ginocchia.
Il bimbo annuì incerto e dopo essersi finalmente rilassato fra le braccia della giovane iniziò a giocare con i suoi capelli facendole a sua volta il solletico e si lasciò sfuggire una risata cristallina quando Pepper gli fece una linguaccia.
Tony, che fino a quel momento era rimasto in disparte, guardò la scenetta che aveva davanti e sorrise inconsciamente, osservando le dolci maniere della sua assistente e come si stava divertendo con quel bambino. D’istinto prese di tasca il suo smartphone e senza che Pepper se ne accorgesse scattò una foto nella quale prese entrambi, il bimbo mentre faceva la linguaccia e la giovane mentre gli accarezzava la pancia.
Qualche istante dopo una giovane donna si avvicinò a loro e Pepper capì che era la madre del bambino; ci fu un breve scambio di battute fra le due malgrado faticassero a capirsi, dopodiché la donna si allontanò con il figlio lasciando nuovamente soli Tony e Pepper.

"Ha stoffa con i bambini…" le disse vago lui.

"Semplice istinto materno. Ogni donna ce l’ha...credo" rispose lei serenamente "Forse è meglio se ritorniamo a casa, non crede?" chiese poi rendendosi conto che si stava facendo tardi.

"Sì, ha ragione" acconsentì lui guardandosi intorno con occhi nuovi.
 



Qualche ora dopo Tony e Pepper avevano fatto il loro ingresso nel ristorante.
I tavoli erano sistemati su un fabbricato in legno lungo la spiaggia: c’erano candele, fiori e ghirlande ovunque che rendevano l’atmosfera intima e accogliente e una musica rilassante in sottofondo.

"E’ molto bella questa sera…perché non si veste così anche a di lavoro?"scherzò Tony, facendo accomodare la giovane a un tavolo.

"Perché in genere non è consentito lavorare con vestiti corti e con le spalle scoperte, signor Stark"

"Deduco allora che non sia consentito nemmeno durante una cena con il proprio capo" disse guardandola curioso.
Pepper rimase imbarazzata da quella affermazione, rendendosi conto che in quel momento -anzi- a dirla tutta, dall’inizio di quella vacanza non erano stati solo un capo e un’assistente e probabilmente, dopo tutto quello che era successo fra loro, non lo erano mai stati. Solo che lei se lo era dimenticato.
Con quella frase Tony aveva riportato tutto bruscamente alla realtà e d’istinto Pepper si coprì meglio le spalle e sospirò, sperando che il rossore che aveva avvolto completamente il suo viso stesse scemando.
"Beh…" farfugliò "ecnicamente questa non è…noi non…"

"L’ho forse messa in imbarazzo, signorina Potts?" domandò lui ridendo sotto i baffi.

"Sì, decisamente" confessò decisa a chiudere lì quella patetica e inutile conversazione.

"Bene, cosa ne dice se ordiniamo la cena così si rilassa un po’?"

Pepper sbuffò irritata dal comportamento dell’uomo e dal fatto che si stesse sul serio impegnando a metterla in imbarazzo, così annuì e si concentrò sul menù che un cameriere aveva appena portato.
Terminata la cena avevano preso a parlare di argomenti futili e banali (almeno per Tony), per esempio di quanto fosse stato poco saggio sorvolare i cieli della Thailandia, per giunta durante un monsone, con l’armatura di Iron Man e rischiare quindi di essere riconosciuto da mezza popolazione.

"Le va di ballare?" chiese poi lui una volta che entrambi si chiusero in un imbarazzante silenzio mentre in sottofondo partivano le note di Sunrise di Nora Jones.

"Credo di aver già ballato una volta con lei, Tony" rispose timida Pepper.

"Due a dir la verità, durante la cena di beneficenza, ricorda?"
Ovvio che ricordava.

"Non si poteva definire ballo…ci siamo interrotti dopo neanche un minuto."

"E’ stata lei a dirmi che aveva bisogno di aria!"

"Cosa?! Io non ho fatto proprio niente…è stato lei a chiedermi se volevo uscire!" obiettò Pepper.

"Esatto e lei mi ha risposto di sì e che..."

"Quindi sarebbe colpa mia?"

"Beh…"

"Tony!"

"No ok, sto scherzando. Però questo vuol dire che le devo un ballo, giusto?" le chiese poi porgendole il braccio in attesa che lei lo afferrasse.

"Tony io…"

"Avanti Pepper, non si faccia pregare tutte le volte! E’ solo un ballo!"

Non era solo un ballo, lo sapevano entrambi, tuttavia Pepper accettò e strinse il braccio di Tony che la trascinò al centro della pista.
Quando furono stretti uno all’altra Pepper lo osservava con la coda dell’occhio, notando come lui la stesse a sua volta scrutando dall’alto.
Arrossì e sentì il bisogno di stringersi maggiormente a lui nonostante la situazione che in quel preciso istante stava cadendo a suo svantaggio.
Tony stringeva fra le braccia il suo corpo caldo e rassicurante, inebriandosi del suo profumo.
Improvvisamente gli venne voglia di parlarle e di confessarle tutto, tutto quello che da mesi lo stava lentamente torturando, malgrado lui ci scherzasse sopra.
Sentiva l’impellente bisogno di sfogarsi con qualcuno e se il problema non fosse stato così grave, in un momento di debolezza ne avrebbe sicuramente parlato con Pepper e lei come sempre gli avrebbe teso la mano per aiutarlo. Adesso era diverso, stava facendo di tutto pur di non parlarne con lei, perché sapeva che se avesse saputo si sarebbe preoccupata più del dovuto, anche se sarebbe stata giustificata ad esserlo, semplicemente non voleva che stesse in pensiero.
Fece in modo che si voltasse verso di lui, dopodiché la guardò negli occhi stringendole la mano, il suo viso si avvicinò sempre di più verso quello di lei, che intanto deglutì con un misto di gioia e agitazione.
Tutto stava procedendo lentamente, non come qualche giorno prima sul terrazzo, quando l’aveva baciata senza preavviso, ora si stava prendendo tutto il tempo per godersi appieno quel momento e per lasciare spazio a lei, sempre riflessiva e attenta quando accadevano quelle cose.
Le sue labbra si avvicinavano sempre di più al suo viso, tanto che Pepper si sentiva solleticare il mento dal respiro dell’uomo. Tony la vide abbassare le palpebre tremanti e deglutì, distanziandosi poco da lei per osservarla meglio, poi si avvicinò nuovamente e proprio nell’istante in cui le sue labbra stavano per sfiorare quelle di lei, si bloccò.

"Ho un avvelenamento da palladio, Pepper. Il reattore non reagisce più positivamente all’elemento e causa problemi anche al sangue e a tutto il sistema...io" disse tutto ad un fiato e con tono glaciale.

"Cosa?" sussurrò Pepper con un filo di voce, spalancando gli occhi e guardandolo spaventata.

"Ho un avvelenamento da..."

"Ho capito" disse questa volta alzando la voce.

"Bene".

Gli occhi di Pepper erano lucidi e alternavano lo sguardo in quelli di Tony.
" E’ come…come intende risolvere questo problema?" chiese spaventata.

"Possiamo…le dispiace se ci allontaniamo un attimo?" disse lui avviandosi il più lontano possibile da tutta quell’inesistente confusione che sembrava martellargli il cervello.
Pepper lo seguì e insieme si fermarono a pochi metri dalla riva del mare. Decise di non chiedere nulla, nonostante la paura in quel momento la stava sommergendo, aspettando che fosse pronto lui a parlare.

"Devo capire la causa principale dell’avvelenamento, il punto esatto in cui…" iniziò a muovere nervosamente la testa "Non so se c’è una soluzione, Pepper" disse infine fissandola negli occhi.

In quel momento Pepper avrebbe giurato di aver sentito il cuore perdere un battito

"Mi sta dicendo che…potrebbe morire?" rispose con un filo di voce.

"Sto dicendo che…sì. Se non trovo al più presto una soluzione potrei.."

"E perché me l’ha tenuto nascosto?!" lo interruppe non volendo sentire oltre.

Tony la guardò senza rispondere, aveva capito che la giovane in realtà non lo stava accusando, doveva solo metabolizzare la cosa.
E infatti Pepper iniziò a pensare alla serie infinite di cose che le erano successe nell’ultimo periodo, da quella vacanza ai suoi occhi inutile all’acquisto dello yacht, dal comportamento strano di Tony fino al bacio che le aveva rubato sul terrazzo. Capì che aveva fatto tutte quelle cose per un motivo ben preciso e non sfacciato e futile come lo aveva considerato all’inizio.

"E’ per questo che ha organizzato la vacanza?" gli chiese.

Tony annuì lentamente "Sì".

Anche Pepper annuì ma rimanendo in silenzio, troppo sconvolta e provata per parlare.

"Non deve preoccuparsi, ne uscirò" mormorò Tony riuscendo ad abbozzare un sorriso.

"E se non dovesse farcela?"

"Avrà il ricordo di questa vacanza, anche se non mi sono comportato troppo bene con lei".
Pepper sorrise malinconica e abbassò la testa, sentiva le lacrime pungerle gli occhi e il pensiero di aver passato tutti quei giorni nell’inconsapevolezza la faceva stare ancora più male.

"Potts, la vacanza non è ancora finita, cos’è quella faccia?" cercò di scherzare.

Pepper alzò lo sguardo e con la mano si asciugò una lacrima che le era sfuggita prepotente "Giusto" disse sorridendo a sua volta.

Tony le accarezzò il braccio lasciando una scia di brividi lì dove le sue dita toccavano la pelle e quando arrivò alla mano le intrecciò con quelle di lei e strinse forte.

"Le va di tornare alla festa?" chiese.

"No…"
Tony aggrottò le sopracciglia "No? Oh beh…allora potremmo restare qui o…"
Fu interrotto dalle labbra di Pepper che si posavano delicate sulle sue e che lo baciavano lentamente.
Se era vero che non avevano così tanto tempo a disposizione per stare insieme doveva mandare al diavolo tutti quei loro tira e molla, tutte quelle avances ridicole che nascondevano un fondo di verità e stare insieme veramente.

"…o tornare a casa" concluse Tony guardandola adorante e sorpreso per quel gesto.
"Pepper non voglio che lei si senta obbligata a fare certe cose solo perché adesso ho le sembianze di un malato terminale…non voglio farle pena o roba simile" disse poi con tono più duro.

"Io non provo affatto pena, Tony. Io sono terribilmente arrabbiata con lei perché mi ha tenuto all’oscuro di tutto per così tanto tempo...avrei potuto aiutarla, starle accanto e invece…"

"E’ questo il punto, l’ha fatto lo stesso, mi è stata vicina lo stesso pur non sapendo niente…"

"Lei non capisce…se mi avesse detto fin dall’inizio qual era il suo problema io avrei evitato di farmi inutili castelli in aria sul suo conto e su quello che le passava nella mente nel momento in cui ha insistito tanto a portarmi fino in Thailandia e nel momento in cui mi ha baciata!"

"Mi sono mostrato disinteressato, ho cercato di farlo per lei e anche se alla fine non ci sono pienamente riuscito speravo che le avesse fatto perlomeno piacere!"

"E infatti mi ha fatto piacere, Tony. Avrei solo voluto sapere prima quello che le sta succedendo, visto anche quello che è accaduto a Monaco…anche se a questo punto forse non importa più" disse più calma.

"Quindi è tutto…è tutto ok?Fra noi?" chiese lui gesticolando.

Pepper sospirò, tenendo a freno il cuore che minacciava di uscirle dal petto "Credo di sì…"

"Crede?" le sorrise lui

"Ho paura" confessò.
In un altro momento, in qualsiasi altra situazione non glielo avrebbe detto, era abituata a tenere per sé i suoi sentimenti e le sue emozioni, soprattutto se non lo riguardavano, era abituata a non metterlo mai al corrente di quel che provava. Ma in quel momento tutto quello che aveva sentito era stato troppo.

"Se è per tutte le donne che…insomma…sono cambiato…io non…" balbettò lui.

"Non è per quello, Tony"

"Per cosa, allora?"

Pepper sospirò "Per te".

"Me?" lui all’inizio non capì ma ripensando velocemente a tutto quello di cui avevano parlato, comprese.
"Me la caverò Pep…sono Tony Stark" scherzò sperando di strapparle un sorriso.

Lei annuì sforzandosi di non guardarlo negli occhi, ma quando poi si voltò Tony la attirò a sé e la baciò.
Lasciò che la sua lingua giocasse con quella di lei, stringendola in un bacio lungo e appassionato; in quel momento capì di aver sbagliato a lasciar passare tutto quel tempo, la gita di quella mattina gli era servita per chiarirsi le idee e quando aveva visto Pepper scherzare con il bambino capì che se non avesse agito subito si sarebbe perso un sacco di altre cose e solo il pensiero lo faceva stare male.
"Andiamo a casa?"chiese staccandosi da lei.
"D’accordo" rispose intrecciando le dite con le sue e sorridendo.



La porta d’ingresso si chiuse con un colpo secco fra risa e vestiti che iniziavano a cadere abbandonati sul pavimento. Le labbra di Tony continuavano a torturare quelle di Pepper che intanto passava le mani sul suo torace nudo. Poi la sua schiena aderì alla superficie fredda della porta della camera e il suo viso venne avvolto dolcemente dalle mani di lui che intanto si era staccato dalle sue labbra per guardarla negli occhi.

"Sta succedendo" le disse.

Lei sorrise e poggiò le mani sui suoi polsi "Sì..."

Tony fece aderire la fronte a quella di lei "Non voglio vederti triste per..beh lo sai. Voglio che tu sia felice, soprattutto stasera. Come lo sono io" mormorò nella penombra della stanza.
Allora Pepper lo strinse in un abbraccio affettuoso, dopodiché iniziò a baciargli il collo, arrivando alla guancia e tornando alle sue labbra. Poi Tony si voltò e la spinse delicatamente verso il materasso, stendendola sulla lenzuola fresche e chinandosi sopra di lei.

"Andrà tutto bene" mormorò infine Pepper prima di abbandonarsi totalmente al piacere.
 
 
   
 
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