Yesterday
Autore:
Sacchan. E sono autrice,grazie
Titolo: Yesterday…anche se non è proprio yesterday,ecco.
Paring: Peter/Nathan. Quindi una bella Petrllincest
Rating: R per la tematica,non tanto per le scene
Disclamer: I personaggi di questa fan fiction sono tecnicamente tutti
belli che maggiorenni. Purtroppo non ho diritti di nessun genere sulla serie
Heroes,se li avessi oltre al peluches di Milo vorrei quello di Zachary. In ogni
caso non ricavo un ragno dal buco con questa pazzia. E forse porto pure sfiga.
La canzone non è mia,ma è quella dei Beatles.
Avvertenze:
INCEST,SLASH,Spoiler episodio 2x11,(almost)death-fic,ang.
Dediche:
A tutte le Petrellincest fan…nella speranza che Tim ci grazi,o meglio,grazi
Nathan.
Yesterday, all
my troubles seemed so far away
Now it look as though they're here to stay
Oh, I believe in yesterday
Troppo poco.
Decisamente troppo poco.
Era quella la definizione che poteva dare del tempo trascorso da quando era
riuscito a parlare di nuovo con Nathan a quando gli avevano sparato.
Fu crudelmente reale nel filo logico dei suoi pensieri,non poteva negare
l’evidenza,non quando era stato lui a tenerlo stretto finchè non l’avevano
portato via. Non sapeva dove né voleva saperlo.
Riuscì perfino a sorride –o meglio a ghignare,quando aveva lucidamente osservato
l’ironia di quell’intera giornata.
Finalmente a casa,finalmente con Nathan,finalmente di nuovo stretto a
lui,finalmente rincuorato dal suono della sua voce ;e tutto solo per tornare al
punto di partenza,ad essere solo come per tutti quei quattro lunghi mesi.
Addio calore,addio abbracci,addio sorrisi,addio normalità. Di nuovo solo,di
nuovo in ansia per suo fratello e di nuovo incapace di far qualcosa,impotente
nel suo mondo ancora roseo dove non era nemmeno contemplato che Nathan potesse
essere in pericolo di vita.
Si,doveva crescere,quella ne era la prova.
Anche se sarebbe bastato essere meno ossessionatamene legato a suo fratello per
soffrire leggermente meno.
Suddenly, I'm not half the man I used to be
There's a shadow hanging over me
oh, yesterday came suddenly
L’appartamento non era molto cambiato,era il solito squallido appartamento di un
universitario che aveva cercato di dimostrare alla propria famiglia di non avere
bisogno di un aiuto,di dimostrare di essere indipendente. E anche dimostrare di
non essere un Petrelli. Ma per quanto cercasse di convincersi che era diverso in
qualche modo era consapevole che una parte di lui sarebbe sempre appartenuta a
quella famiglia,anche se abitava altrove.
Il risultato era stato più deludente del previsto,più mediocre e meno brillante
di quello che si aspettava. E sapeva bene perché. Perché non riusciva a fare
completamente a meno di Nathan per quanto,nell’ordine naturale delle
cose,potesse essere catalogato come uno dei fratelli maggiori peggiori al mondo.
Era comunque suo fratello. E quell’aggettivo possessivo era più morboso di ogni
altra cosa nei suoi pensieri. Quel senso di possesso che era causa di quel senso
di totale vuoto,di totale smarrimento,di totale incompletezza.
Non l’aveva mai nascosto a se stesso: era sempre condizionato dal fare di
Nathan,dal suo giudizio,dal suo modo di fare:ne aveva bisogno perché altrimenti
non sarebbe stato Peter.
E quando comprese che il fratello era stato lì,grazie alle foto sparse e anche
ai vestiti appesi accanto ai suoi nell’armadio,si sentì ancora peggio perché
comprese lo stato emotivo di Nathan,il motivo che l’aveva spinto a rifugiarsi
lì. Quello stato emotivo che l’aveva assalito prepotentemente;il desiderio di
stare con qualcuno che si rischia di non vedere mai più,qualcuno che si ama con
tutta l’anima,poco importa se risponde al nome di fratello.
Per un attimo non gli sembrò di essere nemmeno nel proprio soggiorno per quanto
era sicuro che Nathan fosse stato lì,gli sembrò quasi di entrare nella casa del
fratello. Ma non era così e avrebbe voluto essere lì con lui,non da solo.
Why she had to go I don't know, she wouldn't say
I said something wrong, now I long for yesterday
Lui però,non
poteva circondarsi di ricordi e di speranze,doveva lottare contro se stesso per
avere una sicurezza che di lì a poco non sarebbe rimasto solo,non era testardo
come Nathan né tanto ostinato.
Non poteva perdere l’unica altra persona che amava. Non dopo Caitlin trattenuta
in un futuro che aveva fermato ma non sapeva quanto modificato. Quando il
pensiero dell’eventualità che Caitlin l’avesse dimenticato o lo odiasse lo portò
a pensare alla fortuna che aveva avuto a recuperare la memoria. Nathan non
avrebbe sopportato di essere dimenticato,non da lui almeno,non dal fratello che
non aveva smesso di amarlo nemmeno dopo il matrimonio,che non aveva smesso di
rubargli fugaci baci quando era sicuro di essere abbastanza lontano da Heidi.
E pensò a quanto era simile il senso di vuoto che aveva provato nel vedere la
foto di lui e Nathan senza ricordare nulla,e il senso di vuoto che provava ora
nel vedere foto simili con l’ansia di una fine.
Yesterday, love was such an easy game to play
Now I need a place to hide away
oh, I believe in yesterday
Un ora passò
come un secolo e i ricordi della giornata divennero improvvisamente lunghi e
densi,fin troppo. Gli sembrò passata un eternità da quando aveva risentito la
voce di Nathan,sicura come al solito-e forse per questo un po’ arrogante,a
quando Matt era partito all’inseguimento dell’attentatore. No,non voleva pensare
ad un assassino.
Aveva trascorso quattro mesi a cercare di proteggere il mondo intero rinchiuso
in una stupida cella a parlare con uno stupido muro,aveva trascorso l’ultima
parte di quei quattro mesi senza ricordi. In ogni caso erano quattro mesi
lontano da suo fratello,ed erano troppi; specie se comparati al poco tempo in
cui l’aveva rivisto,in cui era stato onesto ammettendo quanto aveva sofferto per
quella mancanza. Ingenuamente,con naturalezza,come sempre,come solo un bambino
potrebbe fare.
E nonostante quel rapido abbraccio aveva ancora ben impresso il profumo di
Nathan,un misto tra un comune odore di pulito e quello più pungente del
dopobarba. Trovò la cosa curiosa perché non aveva mai dato peso a quel dettaglio
nonostante i numerosi abbracci fraterni –e non solo tali. Era come se in qualche
modo qualcosa in lui avesse registrato quei dettagli a sua insaputa,ma non se ne
stupì poi molto: aveva sempre capito quando Nathan era in pericolo;solo a
livello inconscio,purtroppo.
Avrebbe voluto scappare dall’ansia,ma soprattutto dai ricordi. Quelli erano
tremendi e così nitidi da fargli male agli occhi,come un film dai colori troppo
sgargianti. Un film che rischiava di vedere la parola fine,di non essere più la
storia di quanto avesse amato un fratello troppo più grande di lui,troppo
diverso.
Infondo non si era mai considerato un Petrelli anche per quella differenza;e
perché quella stessa differenza poteva quasi giustificare quel sentimento che
era meglio non associare al nome di suo fratello. Eppure l’aveva fatto e ogni
volta con più naturalezza,dapprima segretamente a se stesso in una catena di
pensieri,poi aveva avuto il coraggio di ammetterlo ad alta voce,e qualche volta
anche a Nathan. Era stato onesto,era stato se stesso ed era sicuro che anche
Nathan con lui era sempre stato se stesso;e di questo si sentiva
privilegiato,soprattutto perché era capace di ignorare –o meglio non vedere del
tutto,la parte cinica e arrogante del fratello.
E quel privilegio era l’unica cosa che gli rimaneva nell’attesa passata
apaticamente sdraiato sul letto.
Per un attimo pensò che solo un pazzo come lui poteva amare al tal punto un
bastardo come Nathan Petrelli –apparte Heidi,naturalmente, e ignorare beatamente
la sua reputazione e scordare immediatamente i torti subiti. L’attimo dopo pensò
che era semplicemente nella sua natura e che completava perfettamente quella di
Nathan. E,a prescindere dall’amore che provava,dovette ammettere a se stesso
quanto forte fosse il legame con il fratello.
E in quel momento l’unica cosa che desiderava era che quel legame non fosse
spezzato,non in quel modo.
-End-
Commenti dell’autrice:
Allora iniziamo a dire una cosa: questa fan fiction nasce in una notte di
delirio e continua nel delirio più totale,forse solo la conclusione è puramente
più ludica. Forse.
Comunque non ho voluto mettermi a descrivere lo stato d’animo di Peter con
precisione (non avrei scelto una songfic,altrimenti)ma ho voluto fare qualcosa
centrata sul ricordo,non sul dolore. Lascio a Milo di recitare quel che sarà.
Abbandono l’introspezione in favore di qualcosa di più leggero. Non che non mi
piacciano le angst,solo,non in questo caso. Purtroppo voglio bene a
Nathan,simpatizzo per lui,e non voglio fare da uccellaccio del malaugurio sulla
sua sorte. Si,è scaramantico.
Spero vi piaccia e che perdoniate il delirio e qualsiasi orrore ci sia in mezzo.
Prendetelo come la naturale connessione-sconnessione dei pensieri di Peter.