Film > Lorax - Il guardiano della foresta
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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    13/06/2013    4 recensioni
Camminava, correva, scappava. Si precipitava. Era un universo distorto, distorto come i suoni che danzavano intorno a lui. I suoni danzavano. Danza, danse macabre, sabba. Distorto, contorto, malato. Qualcosa non andava. La strada era troppo lunga, troppo larga. L'aveva fatta spianare lui stesso quella strada, insieme ad altre centinaia di migliaia. Le vedeva tutte, le strade che aveva costruito. Le ferite, le cicatrici che aveva inflitto. Eppure lui non aveva mai fatto del male a nessuno. Lui non aveva mai torto un capello ad un bambino... dato fastidio ad un orsetto, tolto il nido ad un'anatra...
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Once-ler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia. oncie ha un po' di complessi

A ME VIENE SPONTANEO, LO SAI!

Che male faccio mai?
Gli spettri lo circondavano, e la canzone usciva da ogni fessura, rimbombava in ogni angolo, l'eco lo prendeva a pugni nello stomaco.
Che male faccio mai?
Camminava, correva, scappava. Si precipitava. Era un universo distorto, distorto come i suoni che danzavano intorno a lui. I suoni danzavano. Danza, danse macabre, sabba. Distorto, contorto, malato. Qualcosa non andava. La strada era troppo lunga, troppo larga. L'aveva fatta spianare lui stesso quella strada, insieme ad altre centinaia di migliaia. Le vedeva tutte, le strade che aveva costruito. Le ferite, le cicatrici che aveva inflitto. Eppure lui non aveva mai fatto del male a nessuno. Lui non aveva mai torto un capello ad un bambino... dato fastidio ad un orsetto, tolto il nido ad un'anatra...
AH, NO?
L'urlò risuonò nella sua testa. No, no, non doveva ascoltarlo. Era la voce di quel, quel, quell'essere fastidioso con i baffi, come si chiamava, no, era la voce di se stesso, no quello non era lui stesso, sì che lo era. Doveva nascondersi, nascondersi nel fumo della sua fabbrica e non voltarsi indietro verso la voce.
Che male faccio mai?
La domanda, spavalda eppure nascosta, timida. La canzone, quella stessa canzone che lui aveva fischiettato ogni giorno, le frequenze distorte, come metallo che stride. Ruggine. Ingranaggi fermi, si è consumato tutto, tutto quello che si poteva consumare e la tua fabbrica è finita per sempre, ora è solo un ammasso di ferraglie.
CHE MALE IO POSSO FAR MAI?
Si svegliò col fiato corto, quasi soffocava. Come sempre. Come tutte le notti.
Oh, no, non ne avrebbe parlato con nessuno. Come sempre. Come tutte le notti. Nessuno doveva sapere. Doveva nascondere, censurare. Censurare la censura. Lui, lui non aveva paura, lui era fiero di sé stesso.
Si sentì ghiacciare. Fiero di sé stesso.
Sul comodino era appoggiato il cappello a cilindro. Lo toccò con la mano, come sempre, come tutte le notti, e si sentì rivivere - e non ri-morire, come una parte di lui avrebbe voluto urlare. Sì, lui era lì per un motivo. Era lì per indossare quel cappello, sfoggiare il frac verde e passare fra la folla esultante. Era lì per vendere, vendere, guadagnare, guadagnare, produrre, produrre e poi vendere, vendere. Crescita esponenziale, oh, sì. Non si stava trasformando in un mostro. Non era un mostro dalle zanne aguzze e gli occhi verde bottiglia, no. Era un ragazzo, lo stesso semplice ragazzo dalla faccia rotonda che era arrivato lì qualche anno prima.
Non sentiva la voce che lo chiamava da dentro, la voce che, impietosa, lo accusava. "Greed-ler!", urlava disperata, incrinandosi, ma lui non la sentiva. No, lui no di certo. Lui era Once-ler, lui non aveva mai fatto male a nessuno. Chi era Greed-ler? Lui, lui stava solo seguendo il suo destino, stava solo tagliando il traguardo della corsa dell'evoluzione.
Che male io posso fare mai?
Sorrise, accarezzò il cappello e richiuse gli occhi.
Sorrise, e le zanne aguzze gli scesero fin sul mento.




Questo è il genere di storia tranquilla e allegra che pubblica una povera studentessa sotto maturità.
Sono i sogni/pensieri di Onceler nel periodo del suo successo: di giorno è un allegro e scatenato imprenditore dal frac verde, ma di notte è assalito dai sensi di colpa, che però si sforza in tutti i modi di ignorare.
Ma forse questo si era capito.
C'è un cenno a Freud, che ho appena studiato: è volutamente nascosto, ma spero si riesca lo stesso a cogliere.
Non so quando tornerò a pubblicare, come potete capire è un periodo un po' pieno.
Ad ogni modo, un bacio a tutti e alla prossima! 
-Sophie-

   
 
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