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Autore: jo_gio17    14/06/2013    1 recensioni
Perchè Dollhouse?? Ho visto il telefilm e me ne sono completamente innamorata. Ho iniziato a scrivere la mia storia per far rivivere i personaggi che ho amato con "qualche" tocco personale. Spero di avervi incuriosito ma se non bastano le mie parole eccovi un piccolissimo assaggio!
"Un’altra giornata inizia, lei ora è la numero uno. Lei è speciale. Lei è Echo."
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Echo, Paul Ballard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 3
L’imprevisto

 

Ballard salì sull’ambulanza senza riflettere infatti una volta all’ospedale si ritrovò solo, in una saletta delle pareti gialle, a giocherellare con la collana di perle di plastica che i paramedici avevavo sfilato a Kendra. “Devo sapere se sta bene” continuava a dirsi “poi vado a casa”. Dopo alcuni interminabili minuti gli si avvicinò un camice bianco seguito da un’infermiera.
 
- La ragazza è stabile, ha battutto la testa e molta acqua è finita nei polmoni. Questa notte la terremo in osservazione per il momento è sedata tra poco le affideremo una stanza – disse il medico con voce stanca– Se cortesemente può seguire Camille – disse indicando l’infermiera – avremmo bisogno di compilare alcuni documenti.- terminata la frase si congedò senza dare a Paul il tempo di rispondere. L’attenzione si spostò quindi alla ragazza paffutella dagli occhi dolci che teneva in mano svariate cartelle.
 
- Prego mi segua – prese im mano la situazione Camille. Quell’uomo aveva un’aria decisamente stralunata.
 
Ancora chiuso nel suo silenzio Paul si alzò e la seguì al piano di sotto.
 
Come previsto il localizzatore condusse Boyd all’ospedale più vicino. Non poteva irrompere come nel club e portare via Echo. Non senza un piano ed assolutamente non senza il consenso della DeWitt. Così a malincuore fece inversione e tornò verso la Dollhouse.
 
Il piano inferiore era decisamente meno tranquillo della stanzzeta gialla, Paul era in piedi davanti una sorta di scrivania dove dietro c’era Camille.
 
- Dovremmo compilare questa scheda per il ricovero, come si chiama la sua ragaz...amica? – chiese un po’ imbarazzata Camille dato che l’abbigliamento, o meglio dire il non-abbigliamento che portava Kendra non lasciava dubbi sul suo mestiere.
 
- Non è la mia fidanzata – rispose d’istinto Ballard ma quelle parole uscite dalla sua bocca sembrarono equivoche anche alle sue orecchie. Così continuò – Si chiama Kendra Jones, lei è... – fu di nuovo costretto ad interrompersi. “Ma che stai facendo Paul??” inveì tra sè “tu non sai chi è”. Sollevò lo sguardo dalla scheda agli occhi nocciola dell’infermiera e disse – Io in realtà non so chi è, so solo il suo nome e quello che è successo questa sera...il resto è....complicato. –
 
Camille annuì scrisse il nome sulla scheda con un enorme punto interrogativo accanto poi ricambiò lo sguardo di Paul e con un sorriso  aggiunse – Mi racconti cosa è successo –
 
Non sapendo come spiegare la sua presenza in quel locale, Paul iniziò direttamente dall’aggressione. Dopo il breve racconto Camille chiese le generalità di Ballard e le appuntò diligentemente su quella maledetta scheda. – La stanza è al quarto piano, numero 451. In caso volesse vederla. Nel frattempo cercherò di contattare qualche parente ma sarebbe un bene che non si svegliasse da sola dopo un’aggressione. –
 
Paul annuì  e ringraziò quella graziosa ragazza tanto dolce e gentile poi imboccò le scale.
 
 
Eccola lì... sdraiata sul letto in una piccola sala dalle pareti azzurrine. Paul entrò e si accomodò sulla scomoda sedia posta alla destra di Kendra. L’ospedale era stranamente silenzioso, guardò il display del cellulare segnava le tre e mezza del mattino, Ballard abbandonò sullo schienale e socchiuse gli occhi per quello che sembrò soltanto un momento.
Quando riaprì gli occhi la prima cosa che controllò fu di nuovo l’orario, le quattro, il suo sguardo volò distrattamente sul viso della ragazza. Era sveglia.
 
- Kendra – esclamò Ballard ancora insonnolito – come ti senti? –
 
La ragazza ricambiò lo sguardo con occhi vacui – Mi sono addormentata? –
 
- Beh si, non ti ricordi ti hanno aggredita –
 
Kendra aggrottò appena le sopracciglia e richiese con voce tranquilla – Mi sono addormentata? –
 
- Vuoi che chiami l’infermiera, non ricordi nulla? Sai almeno come ti chiami? – chiese seriamente preoccupato accostandosi ancora di più al letto.  
 
Finalmente negli occhi della giovane brillava una luce nuova e rispose risoluta –  Il mio nome è Echo -
 
 

  
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