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Autore: ramona55    30/12/2007    9 recensioni
Ron ed Hermione raccontati in un missing moment a capitoli di HBP, quando tutto sembrava procedere proprio come al solito e la guerra un fatto lontano, quando ancora non c'erano stati nè Lavanda nè McLaggen e avvicinarsi sembrava solo questione di tempo.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Capitolo particolare quello che state per leggere. Particolamente articolato, ma anche particolarmente lungo. Del resto, è l'ultimo, ha il diritto di esserlo, e forse forse è così anche perchè era come se non volessi lasciarlo. Passatemi la debolezza.

Dopo diversi capitoli in cui Ron ed Hermione sono apparsi separati, quasi a rincorrersi, e gli ultimi in cui invece si sono, finalmente, riuniti, eccoli finalmente davvero insieme. Non che negli ultimi non lo siano stati, intendiamoci, ma c'era qualcosa da affrontare, il turbamento di Hermione, che se da un lato li ha avvicinati, era pur sempre qualcosa di 'estraneo' a loro, il cui rapporto, invece, è sempre così spensierato, almeno in superficie, fatto di piccole tensioni, ma anche di tanti sorrisi.
Ecco, questo capitolo in un certo senso mette in scena il Ron e l'Hermione che conosciamo. E chiude, finalmente, la storia, cercando di dare un senso di speranza a quello che potrà essere in futuro tra loro.

Non solo questo, comunque, vi aspetta. E' ancora una volta una sorta di sperimentazione, perchè, cosa che raramente faccio, in questo capitolo il punto di vista di Ron e quello di Hermione si alternano a ritmo velocissimo, per passare, poi, nel finale, ad una terza persona, che chiude i giochi in modo, mi auguro, non scontato.

Non mi resta, allora, che augurarvi buona lettura, nella speranza di avervi allietato e magari anche fatto riflettere un poco con la mia storia. Tra pochi giorni uscirà anche in Italia Harry Potter e i Doni della Morte. A quel punto la storia sarà davvero finita e con ogni probabilità ff come la mia saranno ormai pressocchè inutili, ma mi piaceva l'idea di scriverla, e di collocarla in quel punto particolare del sesto libro in cui si respira quasi l'atmosfera del settimo.

Spero che l'impresa sia riuscita.

Grazie ancora a tutti e appuntamento a fine capitolo per le solite note di produzione.





_________________________________________





7. Hermione e Ron



Questione di tempo





Quel mattino Hermione scese molto presto in sala comune, con la borsa carica di libri ed il cuore piuttosto leggero.

Non era una novità, a dire il vero, il fatto che si alzasse un po’ prima dei suoi compagni di casa. Se succedeva, e succedeva abbastanza spesso, era per dedicare qualche minuto prima di colazione al ripasso delle materie del giorno, soprattutto se la sera precedente non aveva avuto il tempo di farlo, occupata in una ronda o magari, poteva anche capitare, con un compito particolarmente impegnativo.

Quella mattina, tuttavia, il motivo per cui Hermione si era alzata così presto non aveva nulla a che fare con lo studio. O almeno non del tutto. Men che meno, poi, aveva a che fare con lo studio la strana euforia che provava, come se avesse bevuto molta Burrobirra fumante o avesse appena preso un Eccezionale in Trasfigurazione.

Si era svegliata ancor prima del solito, quella mattina, con il dormitorio immerso nell’ombra e il sommesso respirare delle sue compagne a riempire la stanza. Aveva provato a riprendere sonno, ma non c’era stato verso e così aveva deciso che, già che era sveglia, tanto valeva mettersi in piedi ed iniziare a prepararsi.

Si era rivelata una scelta saggia, alla fine, perché quella mattina, per qualche ragione, quel ‘prepararsi’ aveva richiesto un po’ più tempo del solito, colpa, si era detta, dei suoi capelli indomabili, che non volevano proprio saperne di stare come si deve.

Ad ogni modo aveva finito di prepararsi appena in tempo per rispettare l’impegno preso la sera precedente. A quel punto aveva afferrato in fretta la borsa con i libri ed era uscita di corsa dal dormitorio.

Arrivata in sala comune non si stupì di vederla completamente vuota.

Si diresse sicura verso le vecchie poltrone di fronte al camino e posò la borsa sopra il grande tavolo che le fronteggiava.

Il motivo per cui si era alzata così presto sollevò lo sguardo su di lei e le fece un gran sorriso.



***



Ron sedeva da un buon quarto d’ora alla sua poltrona preferita e per la prima volta in vita sua si trovava ad aspettare qualcuno.

La sua attesa, in verità, non era colpa della persona che stava aspettando. Era lui ad essere sceso un po’ in anticipo. Non che avesse dormito molto bene la notte precedente, in tal caso il risveglio così prematuro avrebbe avuto un senso.

A dirla tutta, anzi, aveva chiuso occhio sì e no per un paio d’ore, quasi sicuramente per colpa dei muffin alla marmellata mangiati fuori orario la sera precedente. Aveva passato la notte a girarsi e rigirarsi nel letto, mentre mezze frasi, elfi domestici, corridoi poco illuminati ed un sorriso che conosceva molto bene si alternavano nella sua testa a velocità vorticosa.

A poco era servito concentrarsi sul russare lento e regolare di Neville come antidoto per l’insonnia. Quel sorriso e la sua proprietaria avevano continuato ad invadergli i pensieri.

Così aveva accolto con gioia l’arrivo del giorno o per meglio dire, l’arrivo di quella luce fioca, ancora un po’ sbiadita, che preannuncia l’inizio di una nuova giornata.

Si era quindi liberato delle coperte ormai ridotte ad un mucchio informe e si era infilato i primi vestiti che gli era riuscito di tirar fuori dal proprio baule.

Poi era sceso in sala comune e si era messo ad aspettare.

Non poteva negare che ad un certo punto aveva iniziato a sentire le palpebre molto pesanti, ma gli era bastato avvertire dei passi leggeri dietro di sé per tornare totalmente vigile e presente a sé stesso.

Quando il nuovo arrivato lo raggiunse, Ron sollevò gli occhi.

Hermione, dall’alto, lo guardava sorridendo.

E lui, arrossendo appena un po’, ricambiò il sorriso con calore.



***



La sera prima



Camminavano già da un po’ lungo i corridoi bui della scuola e nessuno dei due sembrava capace di smettere di parlare.

Non che avesse importanza quello che dicevano.

Parlavano della prossima partita di Quidditch che Ron avrebbe dovuto giocare da lì a qualche giorno, parlavano delle vacanze di Natale ormai alle porte, dei dolci che avrebbero mangiato e dell’enorme pupazzo di neve che Hermione avrebbe voluto fare con la neve del giardino dietro casa.

Ron guardò la ragazza un po’ stupito e non riuscì a nascondere la propria delusione.

“Allora quest’anno non verrai alla Tana?”

Hermione sollevò lo sguardo su di lui e fece un sorriso imbarazzato.

“A dire il vero ho pensato che vi sarebbe piaciuto avere un po’ di intimità, sai, con il matrimonio di Bill la prossima estate e Fleur che presto farà parte della famiglia...” distolse lo sguardo da Ron proprio mentre svoltavano alla fine di un corridoio ed iniziavano a scendere la grande scalinata di marmo che portava alla Sala d’Ingresso. “Ho pensato che magari voleste stare un po’ per conto vostro, anche per conoscere un po’ meglio lei... Non vorrei essere di troppo, ecco...”

Ron scosse il capo energicamente ed Hermione si voltò di nuovo verso di lui. “Ma Hermione, tu non saresti mai di troppo, mai!”

L’enfasi con cui lo disse lasciò stupita la ragazza e fece arrossire violentemente lui, ma non gli impedì di continuare a parlare.

“E poi proprio stamattina la mamma mi ha scritto dicendomi di invitare te ed Harry alla Tana per le vacanze, che le farebbe molto piacere avervi tutti e due se non avete altri impegni... Così saremmo, sai, tutti insieme, come l’anno scorso... E’ stato bello, no?”

Hermione annuì mentre il ricordo del Natale precedente si formava nella sua mente. La paura per la sorte del signor Weasley e per la visione di Harry e poi il sollievo e la felicità di trascorrere le feste tutti insieme, come una grande famiglia.

Abbassò il capo quando le venne in mente che uno dei membri di quella ‘grande famiglia’ non c’era più.

Ron non fece caso al cambio d’umore di Hermione e continuò a parlare. “Avrei dovuto dirti della lettera a pranzo, ma poi...”

Si fermò. Gli tornò in mente solo allora che a pranzo si erano scambiati sì e no due parole e che non si erano rivisti se non quella sera a cena, ma anche in quell’occasione si erano rivolti solo un misero saluto. L’unica conversazione vera che avevano avuto quel giorno era stata poco prima, nell’aula di Trasfigurazione, e adesso, nel tragitto diretti alle cucine.

Hermione parve leggere i pensieri di Ron e scosse un po’ il capo.

“Bè, non importa, ti è passato di mente...”

“Già, immagino di sì.”

Attraversarono una porta sulla sinistra ed imboccarono un lungo corridoio illuminato da grosse torce e decorato da quadri che rappresentavano piatti di cibo.

Ron camminò in silenzio, chiedendosi solo in quel momento se il motivo per cui era stato lontano da Hermione per buona parte della giornata non avesse a che fare solo con l’orario di lezione diverso e gli allenamenti di Quidditch.

La parola festa si formò nella sua mente. Subito seguita dalla parola invito.

“Siamo arrivati” disse Hermione.

Ron alzò il capo sul grande quadro che raffigurava un’enorme ciotola d’argento e osservò Hermione fare il solletico alla pera verde in mezzo al quadro.

Quando questa si trasformò in maniglia, la ragazza l’abbassò e spinse.

Davanti a loro si aprì lo spettacolo di un’immensa sala piena di pentole e pentoloni e illuminata da un enorme focolare posto sul lato opposto a quello in cui si trovavano.

Ron mise da parte i suoi pensieri e fece segno ad Hermione di entrare per prima. Poi si richiuse la porta alle spalle.

Non passò molto tempo prima che un esserino con grandi occhi a palla e naso adunco li avvistasse. Abbandonò lo straccio lercio con cui stava pulendo un coperchio e il coperchio stesso sul primo dei quattro lunghi tavoli che arredavano la stanza e li raggiunse trottando.

“I signori desiderano qualcosa da mangiare?” disse con una vocetta squillante e festosa.

Hermione guardò Ron. Era stata sua l’idea di andare nelle cucine per farsi dare qualcosa dagli elfi, ma in quel momento l’amico sembrava come confuso.

Posò lo sguardo sul piccolo elfo di fronte a lei.

“Posso sapere qual è il tuo nome?”

“Blinkey, signorina. Se la signorina vuole qualcosa, basta che chiede e Blinkey la porta subitissimo!”

Hermione sorrise a Blinkey, mentre dietro di lui un piccolo gruppo di elfi sorridenti si avvicinava facendo piccoli inchini.

Hermione ci pensò su. “C’era pasticcio di carne a cena, vero?” chiese senza rivolgersi a nessuno in particolare.

Gli elfi davanti a lei annuirono tutti insieme e una piccola elfa con grandi orecchie penzolanti si rivolse a Ron.

“E il giovane signore? Pasticcio anche per il signore, signore?”

Hermione guardò Ron, sollevando un po’ un sopracciglio, quasi ad avvertirlo di esser gentile.

Ron le sorrise, annuendo leggermente. “Il pasticcio di carne va benissimo, grazie.”

“Allora due porzioni di pasticcio di carne per i signori!” squittì l’elfa e corse dietro un enorme scaffale a prendere quello che le era stato richiesto.

“I signori vogliono sedere a questo tavolo?” chiese Blinkey. “Blinkey prepara tutto per loro!”

“Grazie, Blinkey, sei molto gentile” rispose Ron accomodandosi. Prima che l’elfo potesse partire alla ricerca delle posate e del resto, però, aggiunse “si potrebbe avere anche qualcuno di quei buonissimi dolcetti alla crema che c’erano oggi a pranzo?”

Hermione fissò Ron strizzando gli occhi e tentò di sferrargli un calcio da sotto il tavolo, ma Ron fu rapido a scansarsi e ricambiò l’occhiataccia con sorrisino furbo.

“Sei veramente incorregibile” sussurrò Hermione, ma senza riuscire a mettere un tono di rimprovero nella propria voce. Piuttosto era il tono rassegnato e insieme divertito di chi sa che le cose non potranno mai cambiare. E ne è anche felice.

Blinkey fissò i suoi occhi grandi su Ron e assunse un’aria triste, mentre le orecchie gli si afflosciavano ai lati del volto.

“Niente più dolcetti alla crema, signore! Sono tutti finiti! Me se i signori vogliono aspettare, Blinkey li prepara subito per loro!”

“No no, Blinkey” intervenne Hermione senza badare al broncio deluso di Ron. “Non c’è bisogno che tu ti metta a fare dolci a quest’ora.”

“Ma forse è rimasto qualche muffin alla marmellata?” chiese la voce speranzosa di Ron.

Hermione rise, mentre il piccolo elfo annuiva felice.

“Se continui così finirai per diventare grosso come un troll!” scherzò Hermione.

“E se tu continui così finirà che scompari” le rispose Ron a tono.

Hermione rimase un po’ spiazzata, ma Ron scoppiò a ridere.

“Scherzavo!” disse. “Ma è vero che un po’ di ciccia non ti farebbe male...”

Hermione scosse il capo, sorridendo.

“Credevo che ai ragazzi piacessero le ragazze magre.”

“Bè, dipende dal ragazzo...” rispose Ron smettendo di ridere. La guardò intensamente ed Hermione sentì di colpo un gran caldo. Ron stava per chiederle qualche altra cosa, ma furono interrotti da un gruppetto di elfi che portava loro quello che avevano richiesto.

“Non è che vuoi fare colpo su qualcuno?” disse ad un certo punto Ron infilzando un pezzo di polpettone con la forchetta.

Hermione lo guardò. Nonostante il tono scherzoso l’espressione del ragazzo era seria.

Sorrise. Che fosse geloso? Il pensiero la mise di buonumore e la battuta acida che probabilmente le sarebbe uscita in un’altra occasione lasciò il posto ad un tranquillo “No, Ron, non voglio fare colpo proprio su nessuno.”

Non era esattamente la verità, ma non avrebbe potuto essere sincera fino in fondo.

Forse più in là.

Forse dopo la festa di Lumacorno, durante quelle vacanze di Natale che avrebbe trascorso alla Tana.

Mangiarono tranquillamente il pasticcio e i muffin, mentre i loro piccoli amici li osservavano contenti e rispondevano alle loro domande. Arrivarono anche ad assaggiare un pezzetto di dolce, perché, come Hermione fece notare, non era bello che loro se ne stessero lì a mangiare e gli elfi li guardassero senza toccare nemmeno una mollichina di muffin.

Ron sorrise alla scena, pensando che se c’era una persona in grado di convincere gli elfi domestici a voler essere liberi quella era Hermione.

Del resto, lui non aveva mai avuto scampo con lei e aveva sempre fatto quello che lei voleva. Perché Blinkey avrebbe dovuto essere diverso?

Non passò molto tempo che finirono il loro supplemento di cena, come lo aveva battezzato Hermione ed uscirono dalle cucine ringraziando gli elfi domestici e raccomandando loro di salutare Dobby e Winky, quella sera impegnati con la pulizia della sala comune dei Serpeverde.

“Chissà se Dobby mi aiuterebbe se volessi fare uno scherzo a Malfoy...”

“Ron, Dobby è troppo intelligente per una cosa del genere.”

“Senza contare che si tratta del suo vecchio padrone, già. Non credo che farebbe mai qualcosa per danneggiarlo.”

Hermione scosse il capo, ma non disse nulla.

Per un po’ camminarono senza parlare, ognuno troppo impegnato a godere di quel tempo speso insieme.

Camminavano adagio, senza fretta. Hermione teneva lo sguardo dritto davanti a sé, rivolgendolo di tanto in tanto al paesaggio notturno che si poteva ammirare dalle finestre che si aprivano lungo i corridoi. Ron invece guardava le grandi pietre levigate del pavimento scorrere sotto i suoi passi, ma un paio di volte azzardò un’occhiata in direzione di Hermione, chiedendosi a cosa la ragazza stesse pensando.

Sorrise quando Hermione, inaspettatamente, alzò lo sguardo su di lui e scoprendolo a fissarla, arrossì. Non era certo un legilimens e mai lo sarebbe stato, ma era quasi sicuro che non era ai compiti che lei stava pensando il quel momento.

“Pensi alle lezioni di domani?” la prese in giro allora.

Hermione sorrise. “In realtà pensavo alla scenetta di prima in cucina. Noi due nelle cucine con gli elfi. Se ci avesse beccato uno degli insegnanti avremmo passato i nostri guai. Immagini cosa avrebbe detto la McGranitt? In fondo siamo prefetti, dobbiamo dare il buon esempio...”

Nonostante le parole il tono era piuttosto divertito.

“Dai, l’abbiamo fatto per una buona causa visto che io stavo morendo di fame. E poi avevamo bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare a niente di serio” aggiunse in fretta quando Hermione alzò un sopracciglio.

Hermione sorrise, mentre imboccavano l’ultima rampa di scala, quella che li avrebbe portati alla torre Grifondoro.

Ron aveva ragione, avevano bisogno di non pensare. E il tempo trascorso insieme era davvero servito a farla sentire meglio, più leggera, più spensierata. Del resto era un dato di fatto, ormai. Le bastava la semplice vicinanza di Ron perché certi pensieri le facessero meno paura.

D’un tratto le tornò in mente una cosa.

“Ron, posso farti una domanda?”

Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei, chiedendosi cosa sarebbe arrivato se avesse risposto di sì.

Cercò di sembrare il più naturale possibile quando pronunciò uno stiracchiato “Ovviamente.”

Hermione divenne pensosa. “Mi chiedevo... Prima, mentre ero nell’aula di Trasfigurazione, tu sei venuto a cercarmi.”

Ron annuì.

“Ecco, mi chiedevo come facessi a sapere che ero lì. Voglio dire, hai tirato ad indovinare? Potevo essere ovunque...”

Ron sorrise, molto più tranquillo. Bè, era la sua specialità sapere sempre dove si trovava Hermione, o cosa stesse facendo. Non è che si mettesse a cercarla, semplicemente gli capitava di trovarla o di indovinare dove potesse essere. A ben pensarci, era una capacità che aveva sempre avuto, anche se non si era mai chiesto il perché.

“Bè, diciamo che ho immaginato che potessi trovarti là. Quando vuoi startene per conto tuo a pensare vai spesso nell’aula di Trasfigurazione, oppure in biblioteca, ma stasera era troppo tardi per la biblioteca.”

Hermione lo guardò perplessa. “Non credo di averlo mai detto a nessuno.”

Ron sorrise. “Non ce n’è stato bisogno. Mi è capitato di vederti uscire da quell’aula qualche volta, quando non avavamo lezioni e, bè, immagino di aver fatto due più due...”

Hermione fissò Ron, che distolse lo sguardo, un po’ imbarazzato. Aveva voglia di chiedergli altro, ma rimase zitta. Era vero, si rifugiava spesso in quell’aula. Quando l’aveva notato aveva pensato che avesse a che fare con la grande stima che provava nei confronti della professoressa McGranitt e ne era ancora convinta. Credeva fosse una specie di segreto. E invece... invece Ron lo sapeva e lei, ancora una volta, provò quel familiare calore attorno al cuore che provava solo pensando a lui.

Lo sbadiglio del suo amico la richiamò alla realtà, mentre un sorriso intenerito le si disegnava sul viso.

“Stanco?”

Ron annuì, dopo essersi stiracchiato per bene. “Non vedo l’ora di infilarmi a letto...”

“Non avevi detto di avere un tema da finire?” lo punzecchiò Hermione.

Ron rimase un momento sorpreso, ma poi ridacchiò. “Non ci provare, Hermione, non ci provare nemmeno. Non mi convincerai a mettermi a fare il tema di Lumacorno a quest’ora.”

Hermione sorrise. Non ci aveva nemmeno pensato, anche se doveva ammettere che non le sarebbe dispiaciuto. Non per lo studio, ovviamente, ma solo per passare un altro po’ di tempo da soli.

Disse la parola d’ordine ad una Signora Grassa piuttosto irritata del brusco risveglio e il ritratto scattò in avanti lasciandoli passare.

Non fu una sorpresa il fatto che la sala comune fosse quasi del tutto vuota, ad eccezione di un paio di ragazzi dell’ultimo anno ancora chini sui libri. Anche Harry era andato a dormire.

“Potrei darti una mano a finirlo domattina, però, prima delle lezioni” suggerì Hermione una volta entrati.

“Mi daresti una mano con il tema?” chiese Ron sorpreso.

“Come se non lo facessi ogni volta...”

Ron sorrise. Era vero, ma era anche vero che di solito lui doveva pregarla per un tempo più o meno infinito, dal suo punto di vista.

“Ma sia chiaro che il tema lo scriverai tu, io ti aiuterò soltanto...”

Ron annuì, anche se sapeva che l’aiuto di Hermione sarebbe andato ben oltre la semplice assistenza. “Facciamo alle otto e mezza?”

“Facciamo alle sette e mezza.”

La faccia di Ron si contorse in una smorfia scontenta. “Così presto? Guarda che qualcosa ho già scritto, sai...”

Ma non andò oltre. Il sorriso di Hermione gli bastò come motivo per alzarsi un po’ – va bene, un bel po’ prima del solito.

Annuì, mentre senza che lui lo sapesse Hermione era intenta a lottare con sé stessa.

Fece un bel respiro, mentre cercava di togliersi dalla testa l’idea che le era appena venuta in mente, perché quella di avvicinarsi a Ron e dargli un bacio su una guancia, oltre che essere estremamente imbarazzante, era anche piuttosto folle, come idea.

Cercò di non fare caso ad una vocetta che le diceva che anche l’idea dell’invito alla festa era folle, ma lei l’aveva attuata ugualmente, pur controvoglia.

“Ehm, è meglio che andiamo a dormire, adesso, che dici?”

Ron annuì, anche lui per qualche motivo imbarazzato. Forse era stato il riferimento al compito di Lumacorno, ma d’improvviso tutta la faccenda dell’invito gli era tornata prepotentemente in mente, per l’ennesima volta in quel giorno.

Forse avrebbe dovuto dire qualcosa.

Stava giusto per farlo, senza sapere bene cosa dire, quando Hermione si avvicinò un po’ a lui. Fu un movimento piccolissimo, ma Ron lo percepì più che bene.

E altrettanto bene percepì le labbra di Hermione sulla sua guancia, poco sotto lo zigomo, calde e morbide come aveva sempre immaginato che fossero.

Hermione si tirò subito indietro, rossa in viso ed esaltata, ma anche terrorizzata dal fatto di avere, alla fine, seguito ancora una volta l’istinto. Che stesse perdendo la sua proverbiale ragionevolezza?

Ron la fissò stupito. Si sentiva confuso, ma incredibilmente euforico ed un sorriso poco sveglio gli si dipinse in volto. Senza averlo premeditato parlò. “Sono proprio felice di venire alla festa di Lumacorno con te.”

Fu poco più di un sussurro, ma Hermione lo sentì bene. E sorrise anche lei.



***



“E quindi basta aggiungere della radice di radicchio perché il composto si amalgami per bene.”

“Perfetto! E con quest’ultima informazione direi che ne ho avuto abbastanza di pozioni...”

“Certo, peccato che stamattina abbiamo due ore con Lumacorno.”

Entrambi i suoi amici scoppiarono a ridere ed Harry fu ancora più sorpreso di quanto lo era stato vedendo il letto di Ron vuoto già alle otto del mattino.

Si avvicinò a loro, senza che lo notassero, ma prima di raggiungerli si fermò un momento.

L’idea che durante la sera precedente tra quei due fosse potuto succedere qualcosa lo sfiorò. Poi si ricordò che la sera prima Hermione era andata a letto ancor prima che loro tornassero alla torre Grifondoro e tirò mentalmente un sospiro di sollievo.

Ron si voltò e lo vide. Gli fece un gran sorriso, seguito da un cenno che lo invitava ad avvicinarsi.

“Allora, che combinate voi due?” chiese una volta raggiunti i suoi amici e accomodatosi accanto a loro.

“Niente di speciale. Hermione mi ha dato una mano a finire il tema per Lumacorno. In realtà me lo ha quasi scritto, ma non dirlo in giro...” aggiunse abbassando la voce.

Hermione gli sferrò una gomitata sul braccio, ma Ron non se la prese. “Siamo piuttosto maneschi di prima mattina, eh?” scherzò invece.

Hermione scosse il capo e si rivolse ad Harry.

“Dormito bene, Harry?”

Harry annuì, scucendosi in un lieve sorriso. “E adesso gradirei molto andare a far colazione, il mio stomaco ha iniziato a brontolare circa mezz’ora fa...”

Ron rise ed Hermione fece una smorfia rassegnata. “A quanto pare sono circondata da gente che pensa solo a mangiare” disse lanciando un’occhiata a Ron.

“Ehi, ce l’hai per caso con me?” chiese lui, fintamente offeso.

Hermione non rispose. Si alzò invece dal tavolo e lo incitò a fare altrettanto.

“Alla prima ora abbiamo Piton e sapete che succede se arriviamo in ritardo, no?”

Harry si alzò, ma aspettò che Ron rimettesse pergamene e piume in borsa, mentre Hermione li attendeva qualche metro più in là, la borsa già in spalla.

Forse le sue paure riguardo ad una presunta storia tra i suoi amici erano infondate. Per quanto ne sapeva, magari non ci sarebbe mai stata una storia.

Ron finì di sistemare la propria borsa e si mise in piedi. “Amo i mercoledì” fece rassegnato.

Harry gli diede una pacca sulla spalla. “Sempre meglio dei lunedì, no?”

Ron sorrise. “Così pare.”

La voce di Hermione li raggiunse. “Allora, andiamo?”

Sia lui che Ron annuirono e si avviarono insieme a lei verso il buco del ritratto.

Ron lo oltrepassò per primo e sotto lo sguardo sorpreso di Harry tenne aperto per Hermione il ritratto della signora Grassa, mentre la ragazza gli sorrideva riconoscente.

I suoi amici iniziarono a chiacchierare del più e del meno, ma Harry partecipò poco alla conversazione.

D’accordo, probabilmente la sua era solo una vaga speranza. Lo sapeva, in fondo, che l’amicizia tra i suoi due amici non era mai stata solo amicizia. E conosceva bene, anche se nessuno dei due glielo aveva mai confidato, quello che l’uno provava per l’altra.

Forse era stupido da parte sua preoccuparsi, ma erano i suoi amici ed era ovvio che fosse un po’ agitato al pensiero di una storia tra di loro.

Osservò Ron ed Hermione chiacchierare tranquilli, sorridersi e tirarsi frecciatine mentre attraversavano i freddi corridoi di Hogwarts e non potè evitare che un sorriso gli increspasse, suo malgrado, le labbra.

“Non credi che abbia ragione, Harry?” gli chiese all’improvviso Hermione.

“Ehm, certo, sicuro” improvvisò lui, mentre Ron gli dava del brutto traditore.

“Se non l’avessi sentita” lo informò Ron, “ha appena affermato che il Quidditch è un gioco da selvaggi!”

“Che cosa? Hermione non puoi crederlo davvero!” si infervorò allora Harry, di colpo tornato alla realtà.

Scoppiarono tutti e tre a ridere ed Harry pensò che, in fondo, non c’era bisogno di essere agitati. Poteva osservare i suoi amici, cercare di capirli, studiarli, magari anche preoccuparsi un pò, perché no? Ma non c’era nulla che potesse veramente fare. Doveva solo aspettare che gli eventi seguissero il loro corso.

Prese posto al proprio banco nella fredda aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Ron si sedette da un lato ed Hermione dall’altro. Poco dopo Piton entrò e gli rivolse uno sguardo astioso come buongiorno.

“Oggi sembra avere la luna più storta del solito” disse Ron sottovoce.

“Non farti sentire, Ron!” lo sgridò Hermione in un soffio.

Harry sorrise, portando una mano davanti al volto per non farsi vedere dai suoi amici.

Forse la sua era solo una vana speranza. Forse era l’ultima illusione di un folle.

Eppure, mentre Piton girava torvo tra i banchi e ordinava alla classe di aprire il libro ad una determinata pagina, un pensiero lo colse: qualunque cosa fosse successa in futuro, qualunque strada avessero seguito lui e i suoi amici, quei momenti tra loro tre, quelle chiacchiere prima di una lezione, quelle frecciatine a pranzo o a cena, quella rassicurante e spensierata quotidianità, tutto quello nessuno glielo avrebbe mai tolto.

Quei ricordi, ne era sicuro, gli avrebbero sempre dato la forza di andare avanti, anche quando la vita, presto, ne era convinto, sarebbe diventata più dura.

E illusione o follia che fosse, questo, per il momento, gli bastava.




FINE





__________________________________




Note di fine capitolo:


Allora? Vi è piaciuta questa fine?
Chiaramente non è un finale vero e proprio, perchè è ovvio che non poteva succedere nulla tra Ron ed Hermione visto tutto quello che ancora li attende nel corso del sesto libro, ma mi sembra incarni perfettamente quell'erano un pò più gentili del solito l'uno con l'altro che citavo nell'introduzione del primo capitolo e che Harry nota subito dopo la famosa scena della lezione di Erbologia del Principe Mezzosangue. Non solo, mi sembra, come scrivevo all'inizio del capitolo, che questi siano davvero il Ron e l'Hermione che noi conosciamo (non lo dico per vanteria, ho solo provato a renderli per come io li percepisco), i due ragazzi un po' impacciati, ma che amano trascorrere del tempo insieme, anche se nessuno dei due lo ammetterebbe apertamente; i due ragazzi chiaramente cotti l'uno dell'altra, ma anche così affezionati alla loro sicura amicizia da avere una paura folle di cambiare le cose; i due ragazzi spiritosi e vitali che amano punzecchiarsi a vicenda per poi sorridere orgogliosamente l'uno dei punti di forza dell'altro.

Evito di scivolare nella romanticheria gratuita e mi concentro invece su due cose, diciamo, tecniche.

La prima è quei due momenti iniziali in cui sono protagonisti prima Hermione e poi Ron: li ho scritti di getto, ma al momento della rilettura finale ero piuttosto indecisa sul fatto di lasciarli o meno nella storia. Allungano il brodo, è vero, e ai fini dell'intreccio non aggiungono un bel nulla. Perchè li ho lasciati, allora? Atmosfera, direi, e la volontà di mostrare anche dal punto di vista dei due protagonisti, ma senza pensieri coerenti o discorsi, cosa quella sorta di speranza nata dall'invito alla festa di Lumacorno sia riuscita a creare. Non solo gentilezza, ma anche un'ansia sottile e una non voluta dolcezza. Ho fatto male?

La seconda cosa, è l'epilogo. All'inizio avevo pensato di spostarlo, farne un capitolo a parte, ma poi ho pensato che se anche era Harry protagonista, al centro della scena ci sono comunque i suoi due migliori amici. Ho pensato che la stima nei loro confronti, l'affetto, la profonda amicizia che lo lega ad entrambi fosse il modo migliore per chiudere una storia loro dedicata. Non è in fondo Harry Potter una grande storia di amore e di amicizia?

Ultima nota, e poi ho davvero finito. Il titolo, ovviamente, anche in questo caso ambivalente.

Questione di tempo si riferisce sia ad uno degli ultimi pensieri di Harry, che si rende conto di non dover fare altro che aspettare per sapere cosa succederà tra i suoi migliori amici, sia, soprattutto, al rapporto tra gli stessi Ron ed Hermione. Come tutti i fan di questa coppia sanno, è solo questione di tempo perchè diventino effettivamente una coppia, perchè tutto quello che li lega si manifesti alla luce del sole.
L'attesa e questa certezza attraversano tutto il capitolo.

PS. Dimenticavo. Finalmente viene rivelato il posto in cui Hermione si è rifugiata: l'aula di Trasfigurazione. Non solo, viene anche spiegato il perchè. Complimenti a chi lo aveva indovinato. ^_^



Ringraziamenti:


Anche stavolta, un unico commento a cui rispondere. Grazie mille a mica, sono felice che nella descrizione dei comportamenti tra Ron ed Hermione tu abbia visto vivificate le parole di Harry (e spero che valga lo stesso anche per questo capitolo!) e concordo con la tenerezza che suscita la reazione di Ron alle parole di Hermione. Grazie ancora, sei gentilissima.

Qui finisce la mia storia. Spero che sia stata una buona compagna.

Grazie a chi mi ha seguito, anche senza farmi sapere nulla (grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti ^_-), grazie a chi mi ha dato consigli. E infine, un dovuto grazie anche all'autrice di quella saga meravigliosa che è Harry Potter e senza la quale nè Ron, nè Hermione nè i corridoi scarsamente illuminati di Hogwarts sarebbero mai esistiti.

E' davvero tutto.

A presto, spero,
patsan



  
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