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Autore: Crypto    15/06/2013    4 recensioni
E non seppi se lei fosse in Paradiso, o nell’Inferno, a soffrire eternamente, o in Purgatorio, ad espellere le sue colpe.
O semplicemente stesse riposando in un sarcofago, aspettando la putrefazione, trepidante.
Per diventare polvere.
E sbiadire per sempre.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[...] Qualsiasi cosa, del resto, è una perdita e spreco di tempo: tranne fottere di gusto o creare qualcosa di buono o guarire o correr dietro a una specie di fantasma-amore-felicità. tanto tutti finiamo nel mondezzaio della sconfitta: chiamala morte, chiamala errore. io non son bravo con le parole. [...] è possibile peraltro che uno resti per tutta la vita nell'errore, vivendo in uno stato come d'intontimento o di paura. ne avrete viste, di queste facce. io ho visto la mia.

-Charles Bukowski, Storie di ordinaria follia.






Un assoluto senso di pace avvolge la piccola isola.
Il mare che si infrange disperatamente sulla sabbia squarcia il silenzio che vige nell’aria.
Sabbia a perdita d’occhio.
L’aria si infiamma sulle onde, come un piccolo fiammifero che viene lanciato su un mucchio di vecchia carta.
Un gabbiano sorvola il luogo, vigile.
Le immensità si ricongiungono, due pezzi di puzzle finalmente ritrovati e incastonati.
Una palma proietta un’ombra su di me, affievolendo quel calore insopportabile.
Sdraiato su una sedia da spiaggia, guardo assente i granelli di sabbia.
Che contrasto ripugnante: l’infinito del mare, del cielo, dei granelli di sabbia; la finitezza della vita umana.
Ma anche la Natura ha posto i limiti su una sua creatura.
Anche il mare scoprirà i suoi limiti.
Inizia e finisce, come la vita dell’uomo.
Bartleboom e Plasson.



Un libro vuoto aspetta sul tavolino di fianco la sedia a sdraio, affamato, in attesa di cibarsi di parole.
Una penna stilo mi guarda con fare implorante.
Prendo una decisione.
Allungo il braccio per afferrare il libro, un mucchio di inutili pagine.
Lo poso sulle mie gambe.
Impugno la penna.
Guardo la copertina del libro, senza figure, senza scritte.
Solo un pozzo nero in cui perdere le mie memorie.
Solo un pozzo nero in cui gettare la mia anima.
E nasconderla dalla Morte.



Una pagina bianca mi guarda con infiniti occhi che si nascondono dalla luce del sole.
Cerco di dare un senso a quel bianco.
Il senso che non ho dato alla mia misera vita.
Mi sono ritirato in questa piccola isola, come in prigione.
Ignavo, sognatore.
In questa isola senza nome.
Anzi, un nome ce l’ha: NON-VITA.



Comincio a scrivere delle parole: “c’era una volta…”
La Morte non potrà uccidermi, ho raggiunto l’immortalità.
Ho vinto la battaglia.
Né il Tempo, né l’orgogliosa Morte, né lo Spazio potranno sopraffarmi.
In eterno vivrò.
Continuo a scrivere, scrivere, scrivere…



A mescolare la mia vita con la vita.
A dare vita ad un personaggio che avrebbe voluto una vita diversa.
Vita.




Come un guerriero sconfitto dal soldato nemico, mi perdo nelle parole.
Un guerriero lotta per qualcosa.
Ergo la similitudine è inconcepibile.




Diciamo un guerriero sperduto in una terra sconosciuta che non sa dove andare.
Che vuole restare lì, senza intraprendere un sentiero.
Che, all’ombra di un albero, si nasconde per sempre.



C’era una volta…









E' una storia puramente fantastica. Se non vi piace, c'è la bandierina critica.
  
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