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Autore: Lacus Clyne    15/06/2013    3 recensioni
Belnirose è una particolare rosa rossa che germoglia soltanto nel regno di Raggs. E' il primo dicembre, il giorno del terzo compleanno del principe Tiashe. Millea Klein e il suo bambino hanno trovato la Belnirose nei giardini del palazzo reale. E tutto comincia. One-shot sulla famiglia Klein/Raggs!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Teito Klein
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio!! >__<<3 Alla fine, ce l'ho fatta!! Ed ecco qui una storia che desideravo scrivere da tanto tempo, ma che per esigenze sia di tempo (scusando la ripetizione) sia di ispirazione stessa, non riuscivo nemmeno a cominciare... e oggi, finalmente, mi ci sono messa ed ecco fatto! <3 L'universo di 07-Ghost è una miniera di spunti e amo davvero tantissimo la coppia Millea/Krom... non c'è praticamente nulla su di loro, ma i pochi momenti che li riguardano sono poesia pura!! E stavolta, ho voluto narrare la loro storia prendendo in considerazione un momento molto particolare... *----------* Spero davvero che vi piaccia e se volete lasciare un commento, mi fa piacere!! >__<<3

Buona lettura e buon proseguimento, amici!!

 

 

 

 

 

 

“Tiashe, guarda qui. Questa si chiama Belnirose.”

Carezzai delicatamente i piccoli petali rossi che si erano schiusi da poco e sorrisi al mio piccino, che lasciando momentaneamente la sua importante occupazione, osservò incuriosito il fiore che avevo in mano. La Belnirose era presente solo nella terra di Raggs. Tenace e caparbia nonostante fosse così piccola, era capace di resistere alle intemperie dell’inverno. Era la mattina del primo dicembre e il mio piccolo Tiashe aveva compiuto tre anni. Approfittando della bella giornata, nonostante il freddo, gli avevo proposto di fare una passeggiata. Mi aveva preso la mano, stringendola nelle sue bianche e innocenti manine e mi aveva guardato con convinzione, annuendo gravemente. Quel suo modo di fare mi ricordava incredibilmente quello di Krom-sama, sulle cui spalle gravava il destino dell’intero regno di Raggs.

“Mamma, ti proteggo io!” Mi aveva detto, con determinazione non indifferente per un bambino della sua età. E rivolgendogli un inchino, avevo accettato che il mio piccolo cavaliere mi facesse da scorta. Mark-san, Karan-san e Agas-san ci guardavano, in piedi sulla soglia delle stanze che dividevo con Tiashe e ridacchiarono.

“Sono grande!” Esclamò Tiashe, puntando i grandi occhioni verde smeraldo sulla scorta del padre.

“Il principe ha ragione. E’ un ometto ormai.” Commentò Agas-san, con un sorriso gentile.

“Naturalmente. E proteggerà Millea-sama dalle grinfie dei parenti che incontrerà sulla sua strada.”

Continuò Mark-san, annuendo convinto.

Sorrisi e Tiashe mi strinse la mano con più forza.

“Soprattutto se questi parenti indossano una tonaca bianca e parlano nel sonno. Principe, vi consiglio di utilizzare l’arma del fungo avvelenato. Funziona sempre.” Ridacchiò Karan-san, facendo l’occhiolino a Tiashe, che ora era perplesso. Si voltò a guardarmi, in cerca di aiuto.

“Perché dovrei dare un fungo avvelenato al Padre?” Domandò, col candore che soltanto i bambini potevano avere. Mi misi a ridere, rassicurandolo sulle intenzioni giocose dei nostri tre amici, poi ci dedicammo alla nostra passeggiata in quel giorno speciale.

“Bel--  Belrose!” Esclamò Tiashe, avvicinandosi alla rosa che reggevo ancora tra le dita. Ed era così attento mentre scrutava i petali rossi che creavano un netto contrasto col bianco della neve che aveva ricoperto i giardini del palazzo.

“Belnirose.” Lo corressi, sorridendo. Da quando Krom-sama e io ci eravamo sposati e avevo lasciato Barsburg, avevo avuto poche occasioni di esercitare il mio ruolo di maestra. I miei bambini, i miei piccoli orfanelli mi scrivevano spesso, raccontandomi della loro vita così com’era dopo essermene andata. Era stato difficile per me, ma avevo mantenuto un bel rapporto con tutti loro. E poi, sapevo che Wolf-dono si era adoperato affinché non mancasse loro nulla. Tiashe, intanto, si mise alla ricerca di qualcosa dopo aver abbandonato i ramoscelli attorno ai quali stava legando dei nastri colorati. Desideravo insegnargli a intrecciare delle coroncine di fiori ed ero partita dalle basi. Lo vidi ruzzolare sulla neve, poi scavarla e ogni tanto persino sedersi imbronciato a valutare la situazione.

“Che succede, Tiashe?” Domandai, incuriosita.

“Vorrei trovare un’altra Beln--, sì, insomma, quella rosa…”

Effettivamente, non ve n’erano molte e quella era la sola che ero stata in grado di trovare.

“Proviamo a cercarla insieme?” Suggerii. Tiashe annuì, rivolgendomi un largo sorriso. Amavo quel bambino più di quanto avessi mai creduto possibile. Tiashe non era soltanto il dono d’amore più grande che Krom-sama e io ci eravamo fatti l’un l’altra, ma possedeva un’anima pura e splendente. Lui era il mio piccolo angelo.

“Quando la troveremo, la porteremo a papà!” Esclamò, soddisfatto.

“Sicuramente ne sarà felice. Lui ama i fiori rossi.” Dissi. Quella rivelazione gli servì da spronamento e così ci mettemmo alla ricerca di un’altra Belnirose. Sfortunatamente per noi, quella ricerca ci prese più tempo del previsto e non ci dette risultati. Alla fine, fummo sorpresi dai fiocchi di neve e Tiashe sospirò sconsolato, mettendo il broncio.

“Non c’è da nessuna parte…”

“Abbiamo pur sempre questa, però.” Gli feci notare, affidandogliela e sistemando il suo poncho bianco affinché non prendesse freddo. Tiashe mi guardò, con l’ombra di due lacrimoni che gli imperlò gli occhi.

“Però…”

“Qual è il problema, piccolo mio?” Domandai, accarezzandogli affettuosamente la testa.

“Volevo che papà avesse due di queste… una tua e una mia…” Confessò. Quel desiderio così gentile mi scaldò il cuore.

“Tiashe, ascolta. Anche se fosse una soltanto, tuo padre sarebbe ben felice di riceverla, poiché si tratta di un regalo che viene dalle persone amate. Fa’ una cosa. Prendi il nastro che ti ho dato e fa’ un fiocco attorno allo stelo. In questo modo, avrà un po’ di me e un po’ di te.”

Tiashe mi guardò inizialmente stupito, poi l’entusiasmo sul suo volto di bambino ne trasformò l’espressione e sorrise, felice. Corse immediatamente a raccogliere il nastro dorato e lo intrecciò attorno allo stelo con attenzione e cura. E quando creò il fiocco, si mise a saltellare sulla neve, divertito.

“Mamma, hai visto? Papà sarà felice!” Esclamò. Poi lo vidi improvvisamente concentrato.

“Tiashe?”

“Belno--  Belnose… uff, perché deve proprio avere un nome così difficile?” Protestò. “Akkun, Ka-kun e Mar-kun mi prenderanno in giro…”

“Tesoro, ascolta.” Dissi proteggendo sia la Belnirose sia le sue manine. “Agas-san, Karan-san e Mark-san ti vogliono bene e ti redarguiscono con affetto. Così come Kreuz-sama. Nella vita incontrerai tante persone che ti faranno degli appunti, tutte più o meno gentilmente. Ma ricorda sempre di fare tesoro di ognuna di queste esperienze, perché ti arricchiranno e solo così sarai in grado di imparare dai tuoi errori e di diventare una persona matura e responsabile, proprio come il tuo papà.”

Tiashe mi guardò perplesso. Lo strinsi forte al mio petto, poggiando la guancia contro la sua. “Sto dicendo cose complicate, eh? A volte dimentico che sei ancora così piccolo… il mio piccolo Tiashe…”

“Mamma… ti voglio tanto bene!” Esclamò, a sorpresa. Lo coccolai a lungo, immersi nella pioggia di neve che silenziosa e inesorabile, ci ricordava che l’inverno era ormai arrivato. Quando tornammo a palazzo, non trovammo nessuno, a parte la nostra assistente reale, ad attenderci.

“Dove saranno tutti?” Domandò Tiashe, mentre gli toglievo il poncho innevato. La giovane, che mi aiutava con lui, raccolse il mio mantello e il poncho di Tiashe.

“Principe, Kreuz-sama ha chiesto di indossare gli abiti che vi sono stati preparati e di raggiungerlo. Desidera parlarvi di persona.” Disse.

“Il Padre vuole parlarmi? Cos’ho fatto? Oh, mamma… forse si è arrabbiato perché non ho portato una Belno-- , una di quelle rose anche a lui?” Domandò, preoccupato.

“Non lo so, Tiashe. Facciamo ciò che ha detto e lo verificheremo.”

“Ma se così fosse…”

Il mio piccino sembrava spaventato.

“Non avere paura, sei pur sempre il principe di Raggs. Wahrheit Tiashe Raggs.” Proclamai solennemente. Quelle parole gli fecero riacquistare un po’ di coraggio. Ricacciò indietro il magone e annuì. La nostra assistente mascherò un sorrisino.

“Va’, Tiashe. Precedimi, io ti raggiungerò tra un istante.” Dissi, baciandolo in fronte.

“Conterò l’istante, mamma!” Esclamò e poi corse a gran velocità verso le nostre stanze. L’assistente rimase a guardarlo fino a che non richiamai la sua attenzione.

“Krom-sama ci sarà?”

Si voltò verso di me, rivolgendomi uno sguardo triste. Ultimamente, Antwort avanzava pretese nei confronti di Raggs e le voci che volevano Krom-sama legalmente sposato con l’erede della casa regnante, Vanessa, si moltiplicavano. Sapevo cosa significava. Nonostante non avessi alcun dubbio circa il sentimento che legava me e Krom-sama e nonostante ci fossimo sposati in segreto, senza alcuna benedizione da parte di chi ci stava intorno, se lui avesse dovuto prendere una moglie legittima, mi sarei dovuta fare da parte. Mia madre prima di me era stata una concubina e il suo stesso destino si profilava anche per me. Ma mi andava bene, fino a che potevo stare al fianco dell’uomo che amavo.

“Mi spiace, Millea-sama…”

Guardai la Belnirose. Tiashe si era adoperato tanto e per giunta era il giorno del suo compleanno. Ma purtroppo, la politica non rispetta le ricorrenze né riconosce l’impegno.

“Va bene così. Grazie, cara.”

Dopo aver raggiunto Tiashe e dopo averlo aiutato a indossare il nuovo poncho con le insegne verdi che Kreuz-sama aveva fatto preparare per lui, lo guardai, fiero e soddisfatto nei suoi vestiti nuovi.

“Sei meraviglioso, piccolo mio.” Gli dissi. Se solo avesse potuto capire quanto ne fossi orgogliosa.

“Grazie, mamma!” Sorrise, in risposta. “Però, guarda, c’è qualcosa anche per te.” Mi fece notare, indicando una scatola sul letto.

“Per me?” Gli feci eco. Poi andai ad aprirla. Dentro c’era un abito color magnolia composto da doppia gonna e un soprabito chiaro. “E questo?” Domandai, tirandolo fuori.

“Che bello, mamma!” Esclamò entusiasta.

Strinsi quell’abito, poi vidi un biglietto sul fondo della scatola. La grafia era accurata e l’avrei riconosciuta tra mille.

So che non ami particolarmente questo tipo di sorprese, ma ho trovato che questa sfumatura si adatta particolarmente bene col tuo cappello dal tocco blu. Non vedo l’ora di vedere te e Tiashe. Non farmi aspettare troppo o finirò con l’annoiarmi a discutere di politica con mio fratello. Con amore, Krom.

Sulle prime rimasi senza parole, cercando di capacitarmi. La nostra assistente aveva detto che Krom-sama non c’era, ma il biglietto diceva il contrario. Lo rigirai più volte, sotto lo sguardo stupito di Tiashe.

“Mamma?”

“Tiashe, prendi la Belnirose, per favore!”

Esclamai. Lui obbedì, perplesso di tutto quel mio entusiasmo. Erano tre settimane che non ci vedevamo e mi sentivo emozionata come quando mi aveva chiesto di sposarlo. Mentre Tiashe, seduto sul letto, si esercitava a pronunciare il nome della rosellina, indossai quell’abito, che mi calzava a pennello, come se mi fosse stato cucito sopra. Krom-sama aveva sempre avuto occhio per i dettagli. E aveva ragione. Il colore magnolia era perfetto. Quando fui pronta, tesi la mano a Tiashe.

“Bel…?”

Gli domandai.

“Bennirose!”

Esclamò lui, saltando giù dal letto e stringendomi la mano.

“Più o meno. Facciamo progressi.” Sorrisi.

Lasciammo le nostre stanze, e fu proprio nel corridoio che una moltitudine di petali rossi ci indicò la strada da seguire.

“Mamma, guarda quanti petali!”

“Hanno pensato proprio a tutto, eh?” Feci eco a Tiashe, divertita. Lui annuì, poi raggiungemmo insieme il salone. C’era un silenzio reverenziale.

“Che ci farà il Padre nel salone?” Domandò.

“Che ne dici di scoprirlo insieme? Ma mi raccomando, tieni ben stretta la Belnirose, eh?”

“Va bene!”

E quando aprii, dapprima con cautela, e ci affacciammo entrambi, le luci si accesero e una pioggia di altri petali rossi ci cadde addosso.

“Buon compleanno, principe Tiashe!”

Esclamarono tutti i presenti in coro. Mark-san, Agas-san, Karan-san, la servitù del palazzo, Kreuz-sama. Tutti si misero a battere le mani accogliendoci. Tiashe sgranò gli occhi sconvolto, con la sua piccola bocca che si spalancò in una muta esclamazione tant’era incredulo. Quella reazione inizialmente lasciò tutti perplessi, ma quando il piccolo arrossì e si nascose dietro di me, facendo capolino dal mio abito mormorando un “grazie”, le risate, i battimani e le canzoncine poterono cominciare.

“Non sei contento, tesoro mio?” Domandai.

Tiashe stringeva ancora la Belnirose, imbarazzato e annuì. Tuttavia, non vedevo Krom-sama nel salone. Incrociai lo sguardo indagatore di Kreuz-sama, che infine, mi rivolse un sorriso. Non avevamo un rapporto stretto e sapevo che non approvava particolarmente la mia storia con suo fratello maggiore, ma amava Tiashe come se fosse suo figlio e questo mi bastava. Ricambiai quel sorriso, e feci per voltarmi verso il mio bambino, quando lo vidi improvvisamente sollevato da due forti braccia. Trasalii per la gioia.

“Papà!” Esclamò, quando Krom-sama lo sedette sulle proprie spalle.

“Buon compleanno, mio piccolo Tiashe.” Disse, con tutto l’amore che solo un padre poteva metterci.

“Grazie papà! Mamma, hai visto? Papà è tornato!”

Sorrisi, ancora incredula.

“Auguri anche a te, mamma.” Mi disse, rivolgendomi uno sguardo affettuoso.

“Krom-sama… grazie… e bentornato, amore mio!” Esclamai, stringendo il suo braccio.

“Bacio! Bacio! Bacio!” Le tre voci in coro mi fecero arrossire. Kreuz-sama fece qualche colpetto di tosse studiato ad arte per fermare sul nascere le risatine delle giovani della servitù. C’era un’atmosfera così divertente che non si poteva essere realmente imbarazzati. In realtà, fu proprio Tiashe a completare l’opera.

“Bacio! Sì!!” Esclamò, avvicinandoci. E quando Krom-sama, dopo aver minacciato la sua scorta e io ci guardammo, ci scambiammo un bacio. Erano state settimane lunghe, senza di lui.

“Sei incantevole, Millea.” Mi sussurrò, dolcemente.

“Grazie… e anche per il vestito.” Mormorai, sentendo il calore sulle mie guance. Tiashe ci osservò dall’alto, e non ci sfuggì qualche commento da parte di Agas-san subito ripreso da Kreuz-sama.

“Oh… che strano vedere gli adulti che si baciano…” Commentò Tiashe.

“Beh… un giorno anche tu troverai una bella fanciulla e la bacerai.” Disse Krom-sama, riprendendolo tra le braccia. “Non è così, mamma?” Domandò.

Annuì, pensando per un istante che Dalia-sama, la Kaiserin, aveva avuto una bambina, nata lo stesso giorno di Tiashe. A Barsburg, sicuramente, ci sarebbe stata una grande festa. Mi rallegrai a quel pensiero, pensando a quei due bambini che avrebbero sicuramente incrociato le loro strade. Chissà se un giorno sarebbero stati insieme…

“Mamma?” Mi chiamò Tiashe.

“E questa?” Domandò poi Krom-sama incuriosito, notando la Belnirose.

“Wow, e noi che pensavamo di averle prese tu--“ Mark-san fu tirato via da Karan-san. Ed ecco spiegato perché non si trovavano più altre Belnirose in giro. La nostra era la sola superstite. Tiashe mi guardò, poi guardò suo padre. Erano identici. E quando il mio piccino si fece coraggio, nel silenzio dell’attesa, esclamò.

“Questa è la Belnirose! Per papà, da parte mia e della mamma!” E abbracciò forte Krom-sama, che vidi felice come poche altre volte, durante la festa che seguì. Era il terzo compleanno di Tiashe e tutte le preoccupazioni rimasero al di fuori di quel salone. E fu l’ultimo che trascorremmo tutti assieme. La neve al di fuori del palazzo continuava a cadere, silenziosa e inesorabile, avvolgendo nel suo gelido abbraccio il nostro regno. Ma la Belnirose dai petali rossi come il sangue che sarebbe stato versato, avrebbe continuato a resistere, tenacemente, per molto, molto tempo.

 

 

  
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