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Autore: GoldGirl    15/06/2013    6 recensioni
Ho scritto questa storia per cercare di descrivervi i momenti di Percy e Annabeth, prima da fidanzati, poi da sposati e infine da....beh, aspettate i capitoli!!
SPERO che vi piacciano! (RIPETO: SPERO o.O)
Ps: nel 3 capitolo (almeno credo XD) scoprirete chi sarà il nuovo personaggio ;)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lovely Sons – Marcus

 
Il Campo era deserto. Il cielo rosa era macchiato di nuvole, grandi e piccole che, influenzate dalla luce del sole erano in tinta con lo sfondo. Il lago era calmo e tranquillo, piatto. Camminavo lentamente, senza avere in mente una meta precisa. “Frush frush”,  il rumore delle mie scarpe sulle foglie d’autunno riempiva l’aria. Osservavo l’ambiente circostante: alberi, capanne, zone di addestramento. I miei figli sarebbero vissuti lì, senza minimamente immaginarsi il mondo esterno. Loro erano nati al Campo Mezzosangue. Non a New York. Non avrebbero conosciuto nessun oggetto del mondo reale, che ne so: telefoni, computer. Loro sarebbero cresciuti solamente con la magia. Dall’inizio alla fine. Chissà se Annabeth ci avesse mai pensato.
Ero così immerso nei miei pensieri di figli-magia-mondo reale che non mi accorsi di un ombra che mi seguiva. Intuii che qualcuno mi stesse tallonando da un eccessivo “frush” che io non avevo prodotto. Mi voltai. Intravidi in lontananza un ragazzo sui 12 anni che passeggiava. La corporatura robusta e muscolosa lo rendeva alquanto affascinante (eh eh, aveva preso tutto dal padre). L’adorabile ciuffetto biondo all’insù lo caratterizzava così tanto che l’avrei identificato lontano anche 1 km. I suoi occhi, verde speranza ricordavano la prateria, la natura. L’abbigliamento era piuttosto “cool”: converse rosse ai piedi, jeans strappati dal ginocchio e t-shirt in abbinamento con le scarpe.
“Marcus”.
In quel preciso istante, a mia sorpresa, voltò a destra. Percepii quindi che non mi stesse pedinando.
“Sono le 6.00 del mattino…che ci fa a quest’ora qui?” Pensai, curioso. Decisi perciò di inseguirlo, sperando di capire le sue intenzioni. Variai dunque tragitto: mi diressi verso…il campo di addestramento per il tiro con l’arco. Che ci voleva fare Marcus in quel posto?
 

********************************
 
Mi nascosi dietro una grande quercia. Osservai mio figlio: si era incamminato verso l’armeria; uscì dall’edificio impugnando un arco blu, ma non lo avevo mai visto al Campo. Sembrava quasi che emanasse una specie di luce, calore. Esaminai l’espressione di Marcus: determinata, sicura. Non avevo la minima idea di cosa volesse fare, ma io mi fidavo di lui.
Si fermò davanti 30 m almeno a un bersaglio. “Dai, non ce la farà mai. È impossibile che un ragazzo della sua età centri il cerchio, per di più a quella distanza!” Dissi fra me e me. Marcus tese il braccio verso di sé e puntò la freccia sull’obbiettivo colorato. Le sue dita tenevano la corda dell’arma con una delicatezza sorprendente, come se volesse accarezzarla, per non fargli del male. Respirò a fondo e…chiuse gli occhi. “Ma dico…gli occhi? È’ diventato pazzo? Si farà sicuramente del male!” Stavo per uscire dal mio nascondiglio e rimproverarlo severamente per il rischio che stava correndo, ma fu più svelto di me: come se fosse la cosa più facile del mondo, liberò la corda dalle dita. Veloce, velocissima. La freccia scoccò il centro del cerchio rosso. Al centro. Ragazzi, al centro perfetto, no più o meno. Un geometra l’avrebbe potuto confermare. Non credo di essere stato più sconvolto in tutta la mia vita. Sbalordito. Non potevo credere alle mie pupille.
E non era finita: Marcus, con la tranquillità di un istruttore di yoga, con la stessa concentrazione e con le palpebre serrate, fece qualche passo a destra di fronte a un altro bersaglio e…Zang! Obbiettivo colpito. E così fece per altre 7-8 volte, allontanandosi sempre di più e centrando il bersaglio alla perfezione con altre frecce.
Solo, e dico solo quando ebbe scoccato tutte le sue frecce e centrato i cerchi rossi, si fermò e aprì gli occhi. Pensai che quello fosse il momento giusto per uscire allo scoperto.
-Marcus- Gli sorrisi, ancora sbigottito dall’accaduto. Mi avvistò. La sua espressione mutò da “don’t worry, be happy” a preoccupato.
-Papi…- Mi mostrò un sorriso sforzato.
- Non ti preoccupare. Non sono arrabbiato. Perché dovrei esserlo? Sei bravissimo. Sono orgoglioso di te. – Tutto qui? Mio figlio tira meglio di Robin Hood e io riesco a dire questo? Devo migliorare la mia capacità di esprimermi. Lo ammetto.
-Ehm…ok- Pronunciò, un po’ angosciato.
-Ehi? Che c’è? – Mi avvicinai e gli misi una mano sulla spalla, cercando di interpretare la “brava mamma confortevole”. O…insomma…papà.
Si vedeva che si stava sforzando di dichiararmi qualcosa che non era facile per lui. Disse perciò:
-Papàqualchemesefailnonnomiharegalatoquestoarcoedissechesarebbestatalarmadellamiavita, quellaacuimisareiaffezionatodipiùequellaconcuiavreisemprecombattutoemihaanchechiestodiparlarneconte.- Accidenti se lo disse tutto ad un fiato. Fu strano, ma capii cosa volesse dire per “nonno”: mio padre Poseidone. In effetti, lui era suo nonno. Padre di suo padre. Non ci avevo mai pensato. Forte.
Già. Anche io ricevetti la mia “arma della vita” alla sua età, da Poseidone. La mia cara e fedele Anaklusmos, in greco vortice, mi fu compagna di mille avventure e devo dire che mi sono affezionato a “lei”, non la cambierei per nulla al mondo.
-E allora? Cosa c’è di male? È un segno importante!-
Marcus fissò per pochi attimi a terra. Poi si decise e affermò:
- Ha detto inoltre – Mi guardò negli occhi, dei meravigliosi occhi verdi – che è un’arma molto, molto pericolosa e potente. Io non…- Assunse un’espressione scoraggiata, diversa da quando tirava con l’arco. - …non mi sento all’altezza di possederla. Io…non sono come TE. Io non sono Perseus Jackson, non sono colui che ha salvato il mondo. Io…-
-Tu sei MIO figlio- Lo interruppi. – il MIO primogenito. Nessuno potrebbe essere più onorato di me ad averti come discendente. – Lo feci ragionare – Marcus, ascolta. Centri tutti, e dico TUTTI i centri dei bersagli. Impugni l’arco con una delicatezza che non avevo mai visto. Non conosco nessun uomo che sappia maneggiarlo meglio di te. E ti giuro, conosco tanta gente. –
- Artemide – Replicò lui.
- Marcus, - lo fissai negli occhi, mentre appoggiavo la mia mano sulla sua spalla. – Lei è una DEA.-
Credo che con questa affermazione lo convinsi, perché piegò leggermente le labbra all’insù e mi abbracciò.
- Papi, sei il migliore del mondo. –

 
 

*SPAZIETTO AUTRICE*

Ok. Penso di aver fatto un lavoro MEGLIO del precedente. Credo. Spero. o.O
Duuuuuunnque, se non l’aveste capito il nostro Marcusccino è una specie di mini-Zayn Malik, con l’adorabile ciuffetto biondo :3 un po’ l’idea era quella…spero di avervela trasmessa *-* se non vi piacciono i One Direction…beh…prendetelo come volete XD
Alluuora, dato che due santissime hanno recensito per quella schifezza di “testo” che avevo pubblicato la scorsa volta…adesso continuo a 4 recensioni *-* ;)
Io ho finito…
Un bacio :*
  
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