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Autore: Combine Freeman    15/06/2013    0 recensioni
[Half Life]
La vita di Barney Calhoun, ex guardia di sicurezza al complesso scientifico di Black Mesa, è sconvolta dall'arrivo degli invasori Combine, che hanno piegato la razza umana e costretto la popolazione ad una vita di stenti.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei innanzitutto scusarmi con Mr. Gabe Newell, il creatore di Gordon Freeman, per aver dato la voce al suo personaggio, caratteristicamente muto. Ma era necessario per motivi logici, per scorrevolezza e continuità nel testo. Inoltre non sarà raro trovare discrepanze con la versione videoludica, per i motivi già detti. E ovviamente, vorrei ringraziare la Valve, ricordando che nomi di personaggi e luoghi appartengono ad essa di diritto. 


CAPITOLO SECONDO: L'UOMO PIÚ FELICE DEL MONDO


Al risveglio Barney si ritrovò con un forte mal di testa. Aveva avuto il solito incubo, e come se non bastasse si ritrovò Lamarr addormentata in testa. Non ci fece caso e uscì dalla stanza con quel coso in testa, provocando l’ilarità di una ragazza lì presente. “A quanto pare siete fatti l’uno per l’altra, Barney!” disse sorridente Alyx Vance. Barney accennò un sorrisetto, il primo da quasi cinque giorni, e si diresse verso l’armadietto, da cui estrasse l’uniforme da Protezione Civile. “Ah, oggi hai turno?” chiese Alyx. “Già, spero di carpire qualche informazione, almeno oggi, o comunque di impedire le solite stupidaggini da parte dei miei “colleghi”.”
Barney era infiltrato nella Protezione Civile, il corpo di cittadini volontari a sorveglianza della città, per prendere informazioni sui movimenti dei Combine e passarle alla resistenza, in particolare al Dottor Eli Vance, padre di Alyx. Uscì dal laboratorio senza farsi vedere, e dopo aver percorse vari vicoli, sbucò nella piazza.
 
Al centro si ergeva una colonna, sulla quale era stato appeso uno schermo da cui Breen faceva i suoi “illuminanti” annunci e spargeva insegnamenti sul corretto e civico modo di vivere. Non poteva fare a meno di notare di come tra tutte le vecchie facce che ogni giorno vedeva mancasse quella che lo intristiva di più. Gordon Freeman non lo vedeva dal giorno dell’esplosione che rase al suolo Black Mesa, in cui probabilmente morì. Dai membri della resistenza era visto come un eroe, specie dai Vortigaunt, che lo consideravano il loro liberatore. Da allora, Gordon Freeman era sinonimo di speranza e rinascita, libertà e resistenza. Ma gli mancava più come amico che come simbolo. Ancora ricordava i giorni in cui facevano a gara su chi per primo raggiungeva lo studio del Dottor Kleiner sfruttando i condotti di areazione. Ovviamente Gordon aveva la meglio, in quanto più magro di lui, e riusciva a raggiungere per primo Kleiner, che si divertiva a cronometrare le loro imprese.
 
Dalla piazza, animata solo da due cittadini, si diresse verso la strada laterale di destra, verso il cancello sorvegliato da quattro poliziotti. Come prima cosa doveva presentarsi alla centrale, da dove poi gli sarebbe stato assegnato il quartiere da sorvegliare o l’edificio da controllare. “Passa” disse radiofonico il poliziotto all’entrata, e superò il cancello. Percorse la strada successiva per intero finchè non si trovò davanti la Centrale della Protezione Civile. Nera e inquietante, era oggetto di paura per molti cittadini. L’edificio era basso, squadrato e dagli angoli aguzzi, e aveva quattro entrate, una per ogni lato.
 
La maggior parte dei poliziotti della Protezione Civile erano volontari, e contrariamente ai normali soldati Combine presenti sulla Terra, chiamati anche Overwatch, non hanno il DNA modificato. Ciò ha permesso a Barney di infiltrarsi senza troppi problemi. Si presentò all’entrata e diede il suo nome alla voce femminile dall’altra parte del congegno di accettazione. “David Colbert”. Se avesse dato il suo vero nome, ci sarebbero state delle possibilità, seppur molto remote, che Breen lo venisse e sapere e che lo riconoscesse come ex guardia di sicurezza a Black Mesa. La schermata blu elettrico si dissolse e lui entrò.
Gran parte dei suoi colleghi era intenta a farsi distribuire dalla macchina automatica la colazione regolamentare della Protezione Civile: due fette di pane, un bicchiere d’acqua e una fetta di formaggio. Meglio dei cittadini e peggio degli Overwatch. Barney sorvolò sulla colazione, non aveva fame, e si diresse direttamente al distributore automatico degli incarichi. La monotona voce femminile lo indicò per la stazione.
 
Arrivato alla stazione, non lontana dalla piazza precedente, si trovò davanti lo stesso spettacolo che quasi ogni giorno gli toccava vedere. Una lunga fila di cittadini, spinti a manganellate elettriche, che arrivava all’imbarco per il treno diretto a Nova Prospekt. Andò nella vicina sala d’aspetto e si fermò a osservare tutto ciò che c’era intorno a lui. Due cittadini, fermi e con lo sguardo vuoto, che borbottavano cose senza senso; un uomo, afferrato da due metropoliziotti, che veniva trascinato in una delle stanzette presenti nel corridoio che partiva dalla zona di identificazione, dove ogni componente della fila doveva sostare prima di partire per Nova Prospekt. Decise di dirigersi lì, tanto per cambiare posizione. Già sentiva le urla dalle stanzette degli interrogatori, dove i sospetti venivano messi sotto torchio, minacciati, torturati e spesso uccisi. Entrò in una delle stanzette e diede il cambio dell’interrogatorio. Una volta uscito il metropoliziotto, Barney osservò l’interrogato seduto su una poltrona. Era una giovane ragazza, dagli occhi di ghiaccio, che lucidi si intravedevano tra i corti capelli biondi, bianca in volto per il terrore, tutta tremante. Aveva un taglio che partiva dalla mano e arrivava al gomito, ancora fresco. “N-non farmi del male, ti p-prego!” Barney si avvicinò a lei, si tolse la maschera antigas e gli mise la mano sulla guancia. “Non preoccuparti” disse, “non ti farò male, ma tu ora devi sparire da qui. Come ti chiami?” “Sandy” rispose la ragazza, ancora spaventata. “Bene Sandy, ora ti faccio uscire, ma tu devi fare quello che ti dico. Quando te lo dico, dovrai gridare, poi dovrai fare finta di essere morta. Se starai calma riuscirai a svignartela, okay?” Detto questo, Barney prese un sacco lì vicino, in dotazione per infilarci i cadaveri. Evidentemente Sandy era destinata ad essere uccisa, una volta finito l’interrogatorio. Si rimise la maschera, poi tirò fuori la pistola e sparò.
Il metropoliziotto fuori dalla porta entrò e rise sguaiatamente, in modo radiofonico. “Ben fatto, amico, ora ha smesso di gracchiare questa sgualdrinella!” Barney si unì alla risata, tanto per reggere il gioco.
Ridi, ridi, bastardo, e affogati con la tua stessa saliva.
Portò fuori il sacco, si diresse ad una delle uscite di servizio. Ma prima di uscire, si guardò intorno e cambiò direzione, infilandosi in uno sgabuzzino. Dal sacco uscì Sandy, così tremante che sembrava dovesse svenire da un momento all’altro. “Sei stata bravissima. Ora la vedì questa finestrella? Mi sembri abbastanza magra per passarci e scappare, ma non farti vedere, o mi toccherà fare il bis.” “Ma tu chi sei?” “Non vedi come sono vestito? Sono un poliziotto, come altri.” “I poliziotti sono crudeli, tu sei un eccezione.” “Sai, non è del tutto vero. Mi è capitato di incontrare poliziotti pentiti, o semplicemente che fanno ciò che fanno con malavoglia, o peggio che aiutano i cittadini.” Sandy si arrampicò su una scatola e attraversò la finestrella rettangolare. “Grazie” disse, e sparì.
Non aveva mentito. Vari poliziotti non erano contenti dei Combine e di ciò che facevano o che erano costretti a fare. Molti di loro l’hanno fatto per garantire protezione a loro stessi e alla famiglia, oltre che ad ottenere una razione di cibo superiore ad un comune cittadino. Tornò in corridoio, e ciò che vide alla fine del corridoio, nella zona di identificazione, lo fulminò.
 
Dapprima la giudicò un’illusione, poi guardò meglio e il suo cuore saltò.
No.
Accellerò il passo.
Non può essere lui.
Accellerò il passo e si fermò all’ingresso.
Mio Dio...
Davanti a lui c’era un uomo. Era alto e magro. I capelli erano un pò arruffati, portava un paio di occhiali larghi contornati di nero, pizzetto e baffi. Era lui. Portava le vesti di cittadino comune, verdi-blu, e aveva la barba un pò incolta, oltre che sembrava essere uscito dall’inferno, ma era lui. Davanti a Barney, Gordon Freeman si guardava intorno, confuso e spaesato. Gli occhi di Barney  erano lucidi, voleva stritolarlo, come facevano una volta insieme, ma optò per un incontro più segreto. Si avvicinò, e con la voce radiofonica, un pò rotta per l’emozione, gli disse “Seguimi, cittadino.” Lui lo guardò ancora più confuso, ma alla fine lo seguì nel corridoio. Lo portò in una stanzetta, quella più grande e che dava sul retro. Dentro un metropoliziotto gli chiese se avesse bisogno d’aiuto per interrogarlo. Barney gli rispose di no, con tono grato.
Fottiti imbecille, è tornato Gordon.
Chiuse a chiave. Si diresse alla console e disattivò le telecamere. Si tolse la maschera anti-gas e stava già per saltare addosso all’amico. Non fece in tempo a voltarsi che Gordon gli saltò addosso con una spranga di metallo, cercando di spaccargli la testa. “GORDON! FERMO!” gli urlò, con le mani avanti. Gordon si bloccò di colpo e riconobbe l’amico. “Oh mio Dio...” sussurrò. La spranga cadde facendo un frastuono. Si abbracciarono. Barney era l’uomo più felice della terra. O forse lo era Gordon, fatto sta che sarebbe tornato a fare battute oscene e a lamentarsi di Lamarr. “Gordon, maledetto bastardo, credevo fossi morto, per la miseria!” disse ridendo. “Sono contento di vederti Barney. Sei la prima faccia conosciuta che vedo in questo gran casino. A proposito, cosa...” “Non c’è tempo per spiegare, devi andartene, o mi farai saltare la copertura! Prosegui per il vicolo sul retro. Dovresti riuscire a raggiungere una piazza. Da li prendi a destra e poi di nuovo un vicolo sulla destra. Dovresti trovare uno spiazzo lungo e stretto. Da lì entra nel palazzo in fondo a sinistra, poi sali al terzo piano e chiedi di Pawel. Lui ti dirà come fare per arrivare da Kleiner.” Detto ciò, Gordon uscì sul retro. Barney gli mise una pacca sulla spalla, e disse: “Bentornato tra i vivi, Gordon”. Quello sorrise e sparì tra i vicoli.

  
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