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Autore: virgily    16/06/2013    1 recensioni
-Voi non siete umana- disse, con un misto tra stupore e curiosità che riuscirono a farlo sorridere -Ma giuro che scoprirò che cosa siete…-
-Chissà, forse un giorno ci riuscirete. Non dimenticatevi, nel frattempo, che sono uno spirito di non poco conto, mio caro- si cucciò su di lui, accorciando pericolosamente le loro distanze. Riario riusciva a percepire il suo fiato caldo carezzargli il volto, e il suo profumo quasi palpabile. Silenziosamente, il conte cominciò a pregare il suo dio, chiedendogli di essere forte. Detestava doverlo ammettere, ma saperla così vicina al suo misero corpo di essere umano e indegno, legato ancora agli istinti primordiali della terra, era come la più piacevole delle torture. Si inumidì le labbra, socchiudendo appena le palpebre quando sentì le sue labbra sfiorargli il lobo sinistro:
-Prendetevi cura di ciò che mi spetta. Ho riposto molta fiducia in voi- e sollevandosi di pochi centimetri, audacemente rubò un bacio a fior di labbra al giovane conte, per la prima volta inerme sotto di lei.
Genere: Erotico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Holy water cannot help you now

Da Vinci's Demons : Holy water cannot help you now Il sogno, la realtà



Brancolava nel buio, affondava i passi in quella fitta oscurità che lo privava anche della più infima percezione. Braccato in una cupa dimensione tra il sonno e la veglia, colto nella sua più nuda ed intima debolezza terrena, lui il pastore delle anime per eccellenza ora aveva perso la via, perso nel nulla eterno.
 -Francesco… Fatevi avanti- una voce, una bellissima melodia che parve una carezza per il suo udito. Affascinante, come il sospiro di una donna amata e mai ottenuta. E lo chiamava, non con il suo freddo titolo, ma con il suo nome. Seguì allora quel dolce richiamo, porgendo le mani in avanti, alla disperata ricerca di un appiglio, di una via di uscita da quell’oscuro terrore che gli attanagliava le membra.
-Da questa parte, Francesco…- la voce parlò di nuovo, e questa volta gli parve di vedere un barlume scarlatto, una fiammella gentile che con il suo ardere gli indicava la gusta direzione. Con passo lento, quasi incerto, l’uomo si avviò verso quella calda luce danzante senza porsi troppe domande. Curiosità e desiderio animavano il suo andare. Come conosceva il suo nome? Ma soprattutto, chi era colei che gli rivolgeva la parola tanto affettuosamente? Mano a mano che si avvicinava, l’aria si faceva sempre più afosa e la luce più fulgida fino a che lingue cremisi cominciarono a ballargli innanzi, sollevandosi per più di diedi piedi dal terreno. Come un muro invalicabile, per lui non vi era alcun modo di poter oltrepassare quella barriera. Che il signore volesse metterlo alla prova? Spingerlo ad attraversare il fuoco per testare la sua purezza di spirito? Osservò con discreta cura le veemente vampate che ondeggiavano verso l’alto, e nel loro dinamico intrecciarsi e perdersi, una figura si stagliò proprio al di là di esse: di un candido pallore la sua morbida pelle, talmente pura da non subire le moleste carezze delle fiamme attorno a lei; del colore dell’ebano le onde brune che le incorniciavano l’ovale piccolo, e folgoravano i suoi grandi occhi, ruggenti, felini. Un sorriso sostava scolpito sulle sue labbra fine, era dolce, quasi amorevole. Era la creatura più bella che avesse mai visto, una figlia di Eva che sembrava essere appena stata forgiata dalla costola del primo uomo. E lui la guardava, con devozione e ammirazione, rapito dal suo incantevole fascino:
-Francesco…- sentire la sua voce fuoriuscire dal lento muoversi di quella piccola bocca gli provocò un forte brivido caldo che gli si arrampicò sulla schiena, aggrappandosi vertebra per vertebra. Fece per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola, senza fiato.
-Perché mi guardate così? Non è forse il vostro nome?- domandò la creatura inclinando appena il capo, osservandolo con disarmante affettuosità.
-È il mio nome, ma non vengo chiamato in questo modo ma molto tempo oramai, mia signora- le rispose effettuando un piccolo inchino, abbassando lo sguardo con riverenza. Quando i suoi occhi si sollevarono, la donna lo stava ancora fissando, questa volta in modo più serioso e, al contempo languido.
-Ho bisogno del vostro aiuto…- disse –Solo l’emissario di Dio sulla terra può darmi una mano…-
L’uomo al di là delle fiamme impetrò alla sua fragile richiesta di aiuto.
-Conoscete, vostra eminenza, il libro delle Lamine non è vero?- gli domandò improvvisamente, cogliendolo alla sprovvista
-Sì, mia signora- si limitò a risponderle
-E le chiavi per la volta celeste?-
-Sì- disse fermamente, questa volta con più autorevolezza –Le conosco-
La donna espose un piccolo sorriso, inebriante anche per i sensi del santo padre.
-Io sono una povera anima in pena, una serva dell’onnipotente che cerca disperatamente di tornare nel suo luogo di origine- parlò, avvicinandosi con un portamento lento ed elegante alle fiamme che la separavano da lui,
-Per farlo, ho bisogno di quelle chiavi. E se mi aiuterete, il libro delle Lamine e i suoi contenuti saranno vostri…- si arrestò di colpo, proprio quando il fuoco pareva oramai avvolgerla come una tunica sottile, lasciandone intravedere dalla sua sottile trasparenza, la morbida innocenza delle sue fattezze. Un fremito lo percosse, dalla testa ai piedi, come una scossa dirompente che lo fulminò all’istante. Stava per risponderle repentinamente, senza neanche averci ponderato abbastanza, senza aver valutato la situazione; ma non appena le sue labbra di mossero, la voce della donna fu nettamente più rapida nel zittirlo:
-Non dovete rispondermi subito. Mi rendo conto che è una decisione difficile da prendere, per tanto vi concedo del tempo per rifletterci a dovere, sua santità.- affermò l’eterea figura mentre la sua luce cominciava man mano ad affievolirsi. Deboli erano le fiamme che l’avvolgevano nel tepore del loro abbraccio, e sfocati i contorni della sua morbida figura.
-No, aspettate!- sconsideratamente allungò  le mani verso di lei, tentando invano di afferrarla, di portarla a sé e non lasciarla andare
-Tornerò presto, Francesco- fu tutto quello che riuscì ad udire, prima di sprofondare nuovamente nel buio del vuoto più assoluto. Questa volta però non annaspò andando a tentoni nell’ombra. Una forza, di gran lunga più potente del suo volere lo trascinò via, facendolo sprofondare nel nulla. Gli parve sentire le sue stesse budella rivoltarsi più volte, mentre sentiva che l’impatto sarebbe stato imminente. Pregò, cercando conforto, chiedendo di non sentire alcun dolore, di essere accolto tra le braccia dell’Altissimo; e quando sentì che l’ora era ormai giunta trattenne il fiato.
Quando riprese conoscenza, papa Sisto IV spalancò di tutta fretta le palpebre, rimanendo accecato dalla opaca luce della luna che come un raggio si era puntata contro di lui. Riemerso da un sonno profondo, stillava gocce di gelido sudore mentre la sua cassa toracica si sollevava e si abbassava con irrequieta stabilità. “Ancora quel sogno…” pensò. Erano mesi che non faceva che pensare ad altro. Quella donna avvolta dal fuoco era diventata per lui una sorta di fissazione. Con lei, il signore gli stava mandando una prova della sua fedeltà, lei… La messaggera di Dio dagli occhi roventi. Respirò profondamente, passandosi la gonfia mano ruvida sulla fronte madida, scostando disordinatamente le pesanti coperte, ricamate in filo d’oro, del suo nobile giaciglio. Tutte le finestre della camera papale erano state lasciate aperte, i tendaggi purpurei scendevano fluidi fino al marmoreo pavimento; la luna splendeva nella notte stellata, vegliando sulla città eterna che dormiva proprio come una madre che sorveglia i proprio figli. E la guardò, nel suo rotondo pallore, distante… Eppure possente; presente, e al contempo irraggiungibile. La fresca brezza romana parve una carezza ristoratrice per la sua pelle moscia e accaldata; socchiuse per un momento gli occhi, godendo di quel breve attimo di perfetta quiete mentre il silenzio travolgeva la sua mente, portandogli la pace.
-Francesco…- la sentì, suadente proprio come la prima volta. Riaprì gli occhi, questa volta scrutandosi tutto attorno con irrefrenabile desiderio. Nulla nelle sue stanze pareva essersi spostato di un misero centimetro. Si sollevò dal suo comodo poggio, cominciando a vagare senza una meta precisa, semplicemente dando un’occhiata in giro per i meandri della sua camera da letto con occhi indagatori, guardinghi. Nulla, niente di strano, niente di divino nella sua misera realtà. Che se lo fosse immaginato?
-Francesco…- giunse alle sue spalle, come il richiamo di una sirena per l’orecchio dell’impavido Ulisse. Era lei, doveva essere lei, e non poteva essere solo un sogno questa volta. Il santo padre si voltò di scatto, volgendo lo sguardo alla grande finestra che giusto qualche attimo prima stava osservando. Ora la luna, le stelle e Roma stesse sembravano essere scomparse, messe in secondo piano rispetto alla fulgida creatura che sostava elegantemente seduta sul cornicione dell’ampia apertura: la sua pelle brillava di puro candore sotto i raggi lunari, spiccando perfino al di sotto delle vesti cremisi dalle quali s’intravedevano un paio di gambe lunghe e slanciate. Mossi dalla brezza, i suoi boccoli color dell’ebano sfioravano appena la curvatura sottile del collo, le gracili spalle; occhi felini e roventi brillavano con la stessa intensità del sole.
-Signore onnipotente…- sussurrò con un filo di voce, facendosi il segno della croce con gli occhi dilatati. Non riusciva più a muovere neanche un muscolo, sopraffatto da quella magnifica presenza
-Fatevi avanti…- disse, con lo stesso tono disarmante e piacevole che parve sciogliersi denso tra le sue orecchie, dandogli la forza di camminare, avvicinandosi piano alla finestra. Pochi passi lo separavano da lei, e senza proferir parola, s’inginocchiò al suo cospetto, innalzando uno sguardo adorante, in totale e riverente contemplazione. La donna sorrise:
-Avete pensato alla mia offerta?- gli domandò
-Sì, mia signora- rispose il santo padre, congiungendo ambo le mani al petto –Il signore ci ha scelti come successori di Pietro, e non possiamo che accogliere la richiesta di aiuto di una creatura celeste…- affermò dopo aver preso un bel respiro profondo, inarcando la schiena, impettendosi ma pur sempre mostrandosi autorevole e umile al tempo stesso.
-Siete sicuro della vostra scelta, santo padre? Giurate di aiutarmi?- chiese scivolando leggiadra con i piedi piccoli e nudi sul pavimento, avanzando con brevi e silenziosi passi, torreggiando sull’uomo più potente di tutta Roma.
-Lo giuro- disse, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, che di rimando ricambiarono l’occhiata intensa ed enfatica
-Vi adopererete, anima e corpo, per me?-
-Sì- affermò –Lo giuro- ripeté.  La linea sottile e sinuosa di un sorriso si disegnò sulle labbra fine della donna, mentre al suono di quel giuramento solenne i suoi occhi brillarono di una luce ultraterrena. Porse la mano tra quelle dell’uomo, che con delicatezza la accolse con cura. Carezzò le sue dita sottili, tiepide, vellutate al tatto osservandola come se tra le mani si fosse ritrovato un cimelio, o perché no? Una reliquia di inestimabile valore.
-Suggelliamo dunque il nostro accordo?- l’uomo prostrato ai suoi piedi annuì, e portandosi il dorso di quella piccola mano alle labbra, la baciò. Fu questione di pochi secondi, un solo tocco e tutto il suo corpo di sentì inebriato, penetrato e posseduto da una energia possente che gli si iniettava direttamente nelle vene, scorrendo nel suo stesso sangue. E allora diventò quasi più forte di lui stampare un secondo bacio su quella angelica superficie. Poi un altro, e un altro ancora. Con avidità le aveva ricoperto il polso e l’avanbraccio di sontuosi baci, avvolgendole infine le braccia attorno ai teneri fianchi, immergendo il viso nel suo grembo, aspirando il suo eccitante profumo traspirare dalle vesti sottili. Un risolino divertito macchiò di malizia il volto candido della fanciulla
-Fermatevi, o brucerete prima del tempo. Santo padre…- disse con amorevole dolcezza, cogliendo il suo viso sciupato e marchiato dai segni del tempo tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi. Non capì le sue parole, probabilmente neanche la stava ascoltando. La sua mente era rivolta a tutt’altro pensieri, proprio come la sua ragione, risucchiata e annientata all’interno di quelle iridi lucenti.
-Svanirete come nel mio sogno?- domandò in un sussurro, ammaliato da quello sguardo che pareva come penetrarlo da parte a parte e leggergli nel profondo del suo stesso essere, scrutando le sue azioni, analizzando i suoi peccati…
-No- rispose –Avrò delle spoglie mortali, proprio come adesso. Resterò sempre al vostro fianco…- E chinandosi appena, l’eterea figura concesse un casto bacio sulla fronte del papa, facendo sentir parte di quella schiera di benedetti che avevano le porte del paradiso ad un pugno dal naso.
-Riposatevi, adesso. Giorni intensi spettano a voi e a Roma…- soffiò, lasciando che il suo respiro s’infilasse nella fessura delle labbra dischiuse dell’uomo. Si sollevò poi dal suo corpo, sfilandosi dalla sua presa con delicata agilità, volgendogli le spalle mentre si dirigeva verso l’uscio. Papa Sisto IV respirava affannosamente, inumidendosi costantemente le labbra, corrose da una bramosia più terrena di quanto la sua virtù religiosa potesse pretendere.
-Qual è il vostro nome, mia signora?- la donna s’arrestò di colpo, voltando appena il capo, giusto quel tanto che bastava per poterlo ammirare ancora con le ginocchia a terra e lo sguardo languido e debole. Sorrise.
-Ermia, santo padre- e così dicendo svanì al di là della grande porta di legno intarsiato, lasciandolo con un grande vuoto dentro. Non era lei a mancargli di già… Ma un brandello della sua anima.       

*Angolino di Virgy*
Questa è la mia prima FF su Da Vinci's Demons. La serie mi ha molto appassionata quanto incuriosita, trovo questa rilettura in chiave fantastica della storia molto affascinante. Passando alla trama, in mente ho un piano molto elaborato che spero di seguire al meglio, e senza troppe pause sebbene gli esami di maturità siano alle porte T_T. Spero di avervi almeno incuriosito con questo primo capitolo, e spero altrettanto di leggere i vostri pareri a riguardo. 
Un bacio.
-V-
  
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