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Autore: Will P    31/12/2007    8 recensioni
"«Tu sei…?»
«Mello.»
«Oh… capisco.»
"
Nomen omen, dicono.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mέλλω

Mέλλω

-Story of a periphrastic life-

 

C’era una ragazzina, alla Wammy’s House, che era fissata col greco antico (non era materia di corso curricolare, ma era inserita tra i corsi specializzati come meccanica quantistica, ed era propedeutica a corsi quali medicina e biogenetica di base). Ci aveva parlato una volta, in cortile, o magari incrociandola in corridoio tra una lezione e l’altra, quando gli capitava di scambiare qualche parola con quei bambini anonimi di cui adesso non ricorda nemmeno il volto.

La ragazzina fissata col greco non fa alcuna differenza; di lei non saprebbe più dire il tono di voce, l'aspetto, né tanto meno come si facesse chiamare. Si ricorda solo di un vago scambio di battute e del sorriso strano che si era dipinto, alla fine, sulle labbra di quella bambina.

 

«Tu sei…?»

«Mello.»

«Oh… capisco.»

 

La ragazzina l’aveva scrutato a lungo, imbarazzata, prima di affermare di “capire”; sembrava compatirlo, quasi. La cosa lo irritava.

 

«Capisci cosa?»

«Mello… è un verbo. Greco.»

 

Certo, tutti all’orfanotrofio avevano le loro fissazioni: la ragazzina era solo un’altra persona ossessionata dalla propria passione e che non parlava mai d’altro. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ma lui stava ancora lì a darle corda.

 

«Uh?»

«È una forma fraseologica, regge l’infinito. Significa “stare per”.»

 

 

 

Una graduatoria è sempre qualcosa che dà da pensare. Per esempio, quando si tenta un esame a numero chiuso, il primo fra gli esclusi si sente puntualmente ingannato: un punto, un misero punto! Se solo le selezioni fossero state più ampie, se solo avessi potuto fare almeno due punti in più, se solo fossi riuscito a guadagnare un po’ di considerazione…

Tanti se per un posto in graduatoria che non è quello che volevamo, forse nemmeno quello che meritiamo. Quando poi il numero chiuso è di uno, e il primo degli esclusi si vede etichettato come secondo, i se e i forse aumentano vertiginosamente.

Anche se su un posto in graduatoria non c’è niente da sindacare: una distanza, per quanto piccola, è sempre una distanza. Togliamo tutti i magari e tutti gli avrei potuto.

 

Mello probabilmente avrebbe potuto. Forse in realtà no, ma lui continuava a ripetersi di averne le capacità, il diritto, di essere il vero numero uno e di continuare a tentare, ancora, perché era quasi arrivato alla vetta. Bastava scalzare dal podio quel maledetto albino, non era qualcosa di infattibile.

Manca poco, si diceva senza sosta.

 

Ma un giorno i suoi tentativi erano stati stroncati, brutalmente. Da Kira, che aveva ucciso l’unica persona che ammirasse e che avrebbe mai ammirato -o da L stesso, che si era fatto uccidere nonostante tutte le promesse.

Tempo scaduto, posate le penne, l’esame è finito: bocciato, Mello, ormai non puoi più riprovare. I risultati non sono mai stati più chiari, Near primo, tu secondo.

Secondo per un soffio.

 

Non potendo farci nulla, abbandonò tutto. Avrebbe dimostrato “a modo suo” di essere il migliore, e niente l’avrebbe fermato. Se ne andò dall’istituto quella stessa notte, in spalla uno zainetto con solo un cambio d’abito e una confezione (già cominciata) di barrette di cioccolato, senza salutare nessuno.

 

 

A perfetta dimostrazione che i ragazzi della Wammy’s House non sono solo dei freak, dei fenomeni da tenere chiusi a chiave dentro un laboratorio o cos’altro, divenne il braccio destro del boss delle più grande organizzazione mafiosa al mondo.

Non che non ne fosse in grado, ma non gli interessava particolarmente essere il capo di quel gruppo di criminali: in fondo lui mirava a restituire la giustizia ad un mondo corrotto da un falso bene. E a superare Near, certo, perché era quello l’unico primo posto che volesse; qualsiasi altra vittoria era tempo sprecato.

 

E, alla faccia di Near, era stato lui il primo a trovare il Death Note, lui a farsi aiutare da uno Shinigami, lui a scoprire le false regole e tutta la messinscena di Kira.

Ma non era mai stato particolarmente fortunato, e la cosa si era conclusa in maniera inaspettata, con tanto sangue e una grandiosa esplosione. Proprio nel suo stile.

E mentre agonizzava in una topaia di LA, il viso deturpato e l’orgoglio ferito, ripensava impotente alla possibilità che aveva tenuto stretta tra le mani e che avrebbe potuto procurargli la vittoria, la vendetta, la superiorità incontrastata.

 

Scomparve dalla circolazione, riprendendo le indagini a modo suo e comparendo poi nella sede dell’SPK con una pistola puntata contro Near e mezza dozzina di agenti federali a tenerlo sotto tiro. Dio, quante storie per un semplice saluto…

Entrambi i ragazzi sapevano che lui non l’avrebbe mai fatto, che il grilletto non sarebbe mai stato premuto: perché Mello, nonostante tutto, non bara.

 

Sparì ancora, per mesi, attaccato alle costole della giapponese bionda e delle sue guardie. Quasi mandò tutto al diavolo per una distrazione di quella piaga di Matt, ma niente di che. Una telefonata, dei biglietti acquistati di corsa ed ecco il Giappone.

 

Ricomparve poi, dopo l’ennesimo periodo di silenzio, riuscendo a rapire la portavoce di Kira in persona. Metodi non ortodossi per un fine innegabilmente ortodosso, come aveva sempre amato fare.

Avrebbe fatto parlare quella donna, recuperato Matt in quella chiesa a Nagano e fottuto Kira, per poter finalmente ridere in faccia a Near dall’alto del primo posto.

 

 

«È una forma fraseologica, regge l’infinito. Significa “stare per”.»

 

 

Mello non ha mai esitato. Non ha mai lasciato nulla di intentato o risparmiato qualche sforzo per la Causa, arrivando addirittura a scegliere di farsi esplodere piuttosto che dichiarare sconfitta.

Mello non può esitare, perché quando gli altri hanno delle aspettative osservano ogni tua minima mossa in attesa di quella piccola, piccolissima svista che possa permettergli di dire, con malcelata cinica soddisfazione, “io l’avevo detto”.

 

Ma Mello non potrà vincere con quel nome.

 

Per quanto si è impegnato, non è mai arrivato alla cima della classifica.

Ha avuto il Death Note ma non è riuscito a vendicare L.

Si è fatto saltare in aria con un’intera fabbrica, riportando solamente delle fottute ustioni.

 

Di tutto quello che ha tentato, nulla è riuscito come avrebbe voluto.

 

E mentre adesso, in macchina, Mello ripercorre i suoi fallimenti, si dice che non fallirà più, perché ormai il test è arrivato all’ultima domanda, alla prova cruciale. Ucciderà Kira con le sue mani, facendo vedere a Near cos’è che significa davvero essere il nuovo L, dimostrando a tutti che c’è ancora speranza, dimostrandolo a tutti quei bambini che aveva imparato a non considerare minimamente ma dei quali bramava segretamente l’adorazione, dimostrandolo a Matt e ai ragazzini con cui giocava a calcio e a quella bambina con cui aveva parlato una volta in corridoio, anche se non ricorda bene di cosa.

 

 

Mihael Keehl

 

 

Ma ad un certo punto della corsa la consapevolezza lo investe. Come un presentimento… o una stretta al cuore.

 

Tempo scaduto, signor Mello lei è eliminato.

 

E i suoi fallimenti gli sembrano, d’un tratto, poco degni di nota.

Quando sei a pochi secondi dalla morte pensi alle cose davvero importanti, e tutto il resto passa in secondo piano.

 

 

Mello sta per morire, ma francamente nemmeno quello gli interessa.

Almeno stavolta, pensa, concluderà qualcosa.

 

 

 

---

Mioddio che tristezza ._.

Comunque, fanfiction dedicata a me, perché oggi è un anno che sono attivamente su EFP. Pubblico fanfiction da un anno -che cosa terrificante pensarci- e tornando a leggere i miei primi, indecorosi tentativi vedo quanto sono cambiata (in meglio, almeno sul piano stilistico). Non preoccupatevi, vi risparmio il discorso sul tempo che passa e sull’adolescenza che è effimera e bla bla bla. Solo… cazzo, un anno.

Fanfiction dedicata a me, perché amo il personaggio di Mello. Perché questo suo lato inconcludente -il fatto che non abbia portato a termine nulla, alla fine, di quello che voleva fare- lo sento molto vicino. E perché la bambina pedante che ama il greco sono io XD

Will

   
 
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