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Autore: DanCar    16/06/2013    11 recensioni
Greg, Benni e John si trovano catapultati in un mondo magico e parallelo, che va avanti contemporaneamente a quello della Terra, all'insaputa dei “comuni”. Una Terra divisa in una manciata di grandi “Regioni”, popolate da maghi e streghe di tutto il mondo, che si trovano in conflitto a causa della scarsità di risorse e spazio.
I tre impareranno cose che mai avrebbero pensato possibili, combatteranno per la libertà loro e dei loro cari.
Se tutto va bene potrebbe essere l'inizio di una saga.
Il racconto è ambientato principalmente a Londra, la saga invece spazia e arriva a toccare capitali mondiali come Toronto, San Paolo, San Francisco, Nairobi e molto altro ancora... colpi di scena assicurati :) 
Il mondo magico è tormentato e in pericolo!! Per favore, recensite:)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-NdA-

Ciao a tutti, questo è il mio primo tentativo di racconto su EFP e in generale. Spero piaccia molto perché ho intenzione di scrivere una serie, grazie a tutti per il tempo dedicato. Recensite numerosi!! 





CAPITOLO 1 – IL QUINTO DI LUGLIO

 

Il sole di Luglio non lasciava scampo, il caldo si era ormai fuso con la natura del posto, era diventato una presenza palpabile per gli abitanti di Veranna -del resto era era un evento che si ripeteva tutti gli anni- pensò Greg.
Il sole disegnava figure sul terreno, una realtà distorta, sbilenca si presentava davanti a lui, un gigante nero e piatto si avvicinava ad un'altalena altrettanto nera e altrettanto piatta.
La quercia del solito parchetto muoveva le foglie anche con il minimo soffio di vento: Greg ne era sempre stato affascinato, ma oggi, come ieri, l'altro ieri e il giorno prima, queste erano immobili.
Greg aveva camminato un bel po' quel pomeriggio, o meglio, i suoi piedi lo avevano portato in giro per quelle stradine che conosceva sin da quando era piccolo, e lo avevano portato al parchetto che gli piaceva tanto. Un'aria di pigra tranquillità pervadeva il posto, che aveva il vantaggio di essere isolato abbastanza da far si che i bambini non avessero voglia di andare a occupare l'altalena in cui Greg sedeva.
L'erba che di solito circondava i giochi trasandati aveva lasciato il posto alla nuda terra, e un'abbacinante biancore proveniva dai campi di grano intorno, rendendo il posto surreale. La musica delle sue cuffiette gli teneva compagnia mentre Greg si crogiolava nell'aspettativa di almeno altri due mesi di nulla: niente scuola, niente impegni, niente di niente.

Un brontolio proveniente dalla sua pancia decise che per lui era ora di tornare a casa, così si avviò per le più o meno antiche strade della città, che nel periodo estivo pulsava di vita. Veranna era come una di quelle stereotipate cittadine sul mare italiane, né troppo grande né troppo piccola; fiere, festival e turisti abbondavano, e la cosa era sempre piaciuta a Greg.
Lastricati, marmi, pietre e asfalto precedettero il vialetto di ingresso a casa sua, e quando entrò un invitante profumino lo accolse.
- Finalmente sei arrivato, iniziavo a chiedermi dove fossi. Cena tra cinque minuti! - lo accolse la voce di sua madre. Anna Grindenwoold era una donna sulla quarantina, viso magro e occhi marroni le conferivano un'aria felice e intelligente. Molti dicevano che gli occhi di sua madre erano speciali perchè quando lei si trovava il sole davanti loro diventavano verdi, caratteristica che aveva passato a suo figlio Greg, nonostante egli avesse occhi di colore diverso dal suo.
Passando davanti allo specchio dette un colpetto a quei suoi capelli, che non stavano mai come voleva. Un ragazzo dai capelli neri, occhi chiari e abbastanza basso lo guardava dallo specchio.
- Una di queste notti vorrei proprio tagliarteli, tutti - disse la sorella scendendo le scale e interrompendo i pensieri di Greg - così non dovresti più stare lì a toccarteli, dovresti ringraziarmi -. Greg accompagnò il commento con un sorriso, e le fece notare che un po' della farina che aveva nascosto nel phon della sorella era ancora attaccata ai suoi capelli. Lei se la scrollò via velocemente e insieme si diressero in cucina, mentre Greg avvertiva qualcosa alla pancia, che non credeva fosse appetito.

 

* * *

 

Alcuni la chiamavano Ben, altri Benedetta, ma nessuno capiva che a lei piaceva solo Benni. Facile, veloce, di classe. A dire la verità non era più certa che il suo nome di battesimo non fosse proprio Benni, nel dubbio lei si presentava sempre così.
Benni Buckingham non era di certo una ragazza che passava inosservata, la notavi, e te ne ricordavi anche. Intelligente, simpatica e molto alla mano era una delle studentesse più conosciute nella sua scuola. Erano tutti convinti che avesse quel qualcosa in più, ma nessuno sapeva di preciso cosa.
La prima cosa che notavi in Benni quando arrivava era proprio il suo arrivare: una Vespa rosso acceso si apriva la strada nel fiume di macchine e double-deckers che è Londra.
Il numero di macchine nella capitale britannica è più di un milione di volte superiore a quello dei motorini, e nessuna persona con un po' di prudenza dribblerebbe gli autobus all'ora di punta.
Era capace di arrivare da Regents Park alla fermata della metro di South Kensington in dieci minuti, passando a prendere un veloce cappuccino allo Starbucks di fronte a Soho Square.

Quel cinque di Luglio Trafalgar Square era un'esplosione di rosso e bianco, un campo da hockey troneggiava al centro, decine di tende stracolme di gente padroneggiavano la piazza dall'alto e centinaia di Molson bianche-rosse-blu facevano capolino da ogni angolo.
Migliaia di persone si accalcavano davanti a stand di ogni genere. Uomini, donne e bambini di tutte le età affollavano la piazza.
Benni pensò che essere lì in quel momento fosse semplicemente fantastico, conoscere persone e partecipare ai loro giochi, la proverbiale cordialità dei canadesi faceva si che nessuno potesse evitare di divertirsi.

Dopo essersi trattenuta per un paio d'ore decidette di passare per uno dei suoi posti preferiti di Londra, il parchetto di Soho Square; raggiunse il motorino parcheggiato davanti al piccolo Breadline cafe in Duncannon Street e accese il motore. Imboccò la 5 Strand, con quel gruppo di quattro cabine telefoniche rosse alla sua destra e Charing Cross Station che le si presentava alla sinistra. Aveva sempre trovato particolare quell'ingresso. Restituì lo sguardo minaccioso alla statua del cavallo nero davanti a Trafalgar Square, la aggirò e continuò in salita, con la piazza che sfrecciava alla sua sinistra. Ringraziò con un cenno della mano la donna che l'aveva lasciata passare all'attraversamento di Saint Martin's Place e in un battito di palpebre era in Charing Cross Road. Era una delle sue strade preferite a Londra, anche perché la presenza di alberi faceva un po' dimenticare di essere in centro città. Di Londra aveva tanti bei ricordi, sorpassò il Garrik Theatre e pensò a quando da piccola ci andava con i genitori. Ora quel teatro aveva l'ingresso completamente nero, e un'insegna a lettere dorate, che guardava l'edificio della Capital Radio dall'altro lato della strada. Quello era uno dei pochissimi luoghi di Londra ancora inesplorati da Benni. Accellerò un po' e si trovò davanti Leicester Sqaure Station, una delle più piccole ma importanti uscite della metro in quella città, che cercava di non passare inosservata nonostante lo sfavillante The Brewmaster all'angolo con Cranbourn Street.
Percorsa una buona parte di Charing Cross Road prese Shaftesbury Avenue e continuò superando una miriade di ristoranti italiani e cinesi che si affacciavano da entrambi i lati della strada. Imboccò poi una serie di stradine sempre più strette: Dean Street lasciò il posto a Bateman Street, che per qualche ragione si apriva di nuovo su Dean Street, mentre St. Anne's Court inghiottiva i turisti più coraggiosi, che erano riusciti ad arrivare fino a lì, o che, nella maggior parte dei casi, si erano persi. Davanti alla West End House imboccò Carisle Street, e finalmente il parchetto le si parò davanti.

 

* * *

 

Era notte, Greg era seduto sul letto e si stava rigirando tra le mani uno dei rompicapi che aveva in camera sua, non riusciva a dormire, aveva ancora quella sensazione nello stomaco che aveva provato tutto il giorno. Era quel misto di eccitazione e ansia che precede un qualcosa di grande, un evento da ricordare, anche se lui era ignaro di cosa potesse essere. Da fuori entrò la luce tremolante dei lampioni, Greg scese dal letto e si avvicinò alla finestra aperta.
Una luce gialla illuminava la strada davanti a lui, rimbalzando sui giardinetti ben curati e sulle macchine dei vicini. Il muretto dall'altro lato della strada era mezzo coperto di edera, che salendo lasciava il posto a una siepe che si ergeva alta.
Uno dei lampioni attirò la sua attenzione: la sua luce era irregolare, tremolante; il lampione continuò a lampeggiare per un po, poi si spense. Un fischio sommesso si diffuse nell'aria, lungo poco più di qualche secondo. Tutto era immobile. Il fischio si sentì ancora, e un lampione alla sinistra di Greg iniziò a emanare luce a tratti, proprio come aveva fatto quello che ora era spento. Greg lo fissò, mentre uno dopo l'altro, la luce di tutti i lampioni iniziò a tremolare, prima impercettibilmente, poi sempre più velocemente. Un paio di essi si spensero, seguiti a breve distanza da quelli circostanti, finché tutta la strada fu al buio. L'unica fonte di luce filtrava dalla cucina della casa a sinistra. A quel punto Greg sentiva di dover andare a chiamare la sorella nella camera accanto, per farle vedere cosa stava succedendo, ma le sue gambe erano come pietrificate, incollate al pavimento della sua camera. Si sporse fuori per avere una visuale migliore, assaggiando l'aria secca della notte.
Il lampione che per primo si era spento si riaccese improvvisamente mentre il sibilo che Greg aveva sentito prima si diffondeva di nuovo, più lungo, più basso, si faceva velocemente strada dentro di lui, proveniente da nessuna parte. Una breve striscia di luce viola dall'orizzonte si avvicinò alla finestra di Greg, sfrecciò dentro e gli si depositò in mano; aveva una forma vagamente circolare, con qualche irregolarità qua e là, e un solco che andava a disegnare una fiamma nel mezzo della pietra. Greg fissava sbalordito la sua mano quando lo strano solco si illuminò di una vivida luce rossa.
Un getto di luce esplose dalla pietra, e il volto di una donna si fece spazio nella stanza.

- Mr. Greg Mender - disse la voce che, con grande sorpresa di Greg, proveniva proprio dalla donna - con la presente Lei risulta ufficialmente iscritto alla London School of Magic and Defense. Nei documenti che Le verranno consegnati alla fine di questo annuncio troverà tutti gli aggiornamenti e le informazioni che le serviranno per comprendere quanto sta accadendo in questo momento e il peso della situazione. Le è fatto esplicito divieto di riferire ad alcuno quanto appena sentito e il contenuto dei documenti, fatta eccezione per i membri della famiglia. La aspettiamo il giorno 15 Agosto. Un tutor Le è stato assegnato, il cui compito sarà quello di farla familiarizzare con la città prima dell'ingresso alla Scuola. Il giorno 12 Agosto alle 9.30 questa pietra è stata programmata per portarla a destinazione: all'ora prestabilita stringa la pietra tra due dita e dia un piccolo colpo con un un terzo. Per favore, si assicuri di avere con sé tutto il necessario per una permanenza prolungata. Il giorno 15 Agosto, alle ore 8.00 segua la stessa procedura per essere trasportato alla Scuola. Parlo a nome di tutto il corpo insegnanti sperando di vederLa presto e augurandoLe una piacevole estate. Saluti, professoressa Eleanor Nolan -.

 

* * *

 

Benni non era sicura di aver compreso appieno il significato del messaggio, anche perché non aveva mai sentito parlare di questa London School of Magic and Defense in vita sua. Era seduta sullo schienale della sua panchina preferita, mentre le foglie dell'albero alle sue spalle sibilavano, mosse dalla brezza leggera che rinfrescava il parco e le si insinuava tra i capelli, lunghi e biondi.
Ai suoi piedi una formica stava trascinando una mollica di pane grande forse cinque volte la sua testa, e passando sotto a un piccolo gruppo di rametti, che per lei doveva sembrare una montagna enorme. Benni guardava il laccio bianco delle sue scarpe, che faceva oscillare seguendo il percorso della formica, mentre la sua mente lavorava frenetica.
Spostò lo sguardo sull'ambiente che la circondava: la piazza non era vuota, eppure solo lei sembrava essersi accorta del lampo viola, solo lei aveva visto quella donna uscire dalla Pietra e parlarle per almeno cinque minuti. Pochi metri più in là quel bambino aveva continuato a giocare con l'erba, mentre sua madre lo guardava. Dall'altro lato della piazza quei due genitori avevano continuato imperterriti a impilare cappelli in testa a loro figlio, tanto che ormai la sua riccia chioma nera era stata completamente coperta. Benni lo osservava mentre si sforzava di mantenere in equilibrio quella pila di cappelli, mentre la cristallina risata del ragazzino invadeva Soho Square.
Si domandava come mai la signora che guardava la casetta bianca al centro del parco non si fosse fermata a guardare anche lei; persino il pittore seduto ad un paio di panchine di distanza continuava imperturbato a muovere la matita sul suo block-notes, ritraendo lo scorcio della piazza dove in teoria ci sarebbe dovuto essere la donna della Pietra, la professoressa Nolan.

Strinse la mano sulla Pietra per accertarsi di non avere sognato tutto, la sua superficie fredda e tondeggiante lasciava poco spazio ai dubbi. Fece scorrere un dito sul solco a forma di fiamma, che trovò ancora lievemente caldo. Era decisamente eccitata ma, dopo aver letto i documenti usciti dalla Pietra, alla sua eccitazione si era aggiunta anche una lieve apprensione. A quanto pareva c'era un “mondo” superiore, o inferiore, comunque parallelo a quello in cui viveva lei e tutti gli altri, popolato da persone con poteri magici. I punti di accesso a questo secondo “mondo” erano in alcune delle principali città della Terra, occultati alla vista dei “comuni”. Lì le divisioni politiche degli Stati come li conosceva lei non esistevano, il globo era diviso in una mezza dozzina di grandi aree, che prendevano il nome dalle principali città al loro interno, luoghi dove altre scuole erano presenti, e dove comunità magiche si radunavano. In quel periodo c'era particolare tensione tra le varie Regioni del “mondo”, causata dalla mancanza di risorse utilizzabili dalla popolazione magica e dalle limitazioni territoriali.
Il 15 Agosto avrebbe dovuto usare la sua pietra per arrivare alla Scuola, e le era anche stato chiesto di far conoscere la città ad un ragazzo di nome Greg Mender.

Tutto questo non faceva presagire nulla di ordinario.

  
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