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Autore: Ema Penniman    16/06/2013    8 recensioni
Tutto ciò che la Clare potrebbe o meno aver omesso scrivendo The Mortal Instrument
Dalla storia:
Si scostò leggermente da Jace e Izzy quando qualcuno gli mise un braccio intorno alle spalle “Hey, Nephilim, cosa ci fa un ragazzino come te con una compagnia come quella?” chiese Magnus indicando con la testa Clary che cercava Simon sotto i tavoli.
“Io… no. In verità non sono con loro. Cioè, si sono con loro ma non perché lo voglio ma perché Jace e Isabelle hanno…” iniziò a balbettare una serie di frasi sconnesse finchè Magnus non rise forte facendolo ammutolire.
“Sei davvero adorabile, piccolo Nephilim, lo sai?” domandò divertito.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: An unusual love story
Autrice: Ema Penniman
Rating: Arancione
Capitoli: 1/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare






Alec Lightwood era un normale Shadowhunter di quasi diciotto anni.

Era uguale a tutti gli altri Nephilim.

Tranne per una cosa.

Lui era irrimediabilmente ed indiscutibilmente gay.

Si, beh, lo aveva sempre sospettato, ma solo da un paio d’anni ne era totalmente sicuro. Ovvero da quando si era preso un’incredibile ed inguaribile cotta per il suo fratellastro, nonché parabatai Jace.

Jace era praticamente perfetto. Biondo, con gli occhi di oro liquido ed un carattere forte e sicuro.

Peccato che lui fosse chiaramente etero.

Ormai però non gli pesava quasi più. Ci aveva fatto l’abitudine a vederlo flirtare con una ragazza diversa ogni sera. Jace era un donnaiolo, ma almeno non avrebbe dovuto sorbirsi tutte le smancerie che avrebbe fatto se avesse avuto una ragazza fissa.

Questo finchè non era arrivata Clary.

Quella ragazzina petulante gli stava dando proprio sui nervi. Non riusciva a sopportare nemmeno di stare nella stessa stanza con lei senza sbuffare sonoramente.

Da quando Jace aveva messo gli occhi su di lei era cambiato radicalmente. Era tutto un: Clary di qua, Clary di là. Clary cheppalle.

E ora? Dovevano anche andare ad una di quelle noiosissime feste a Brooklyn dove un tipo doveva rimuovere uno stupido blocco dalla memoria della ragazza. Ma non poteva
rimuoverselo da sola? No. Doveva scomodare l’intero istituto.

Dopo aver sbuffato per l’ennesima volta mentre aspettava che sua sorella e Clary si dessero una mossa nei preparativi, Alec si staccò dalla colonna alla quale era appoggiato per avvicinarsi a Jace “Secondo te come sarà Magnus Bane?”

“In che senso?” chiese il biondo.

“Si, insomma, è il sommo stregone di Brooklyn, come te lo immagini?” Jace si strinse nelle spalle “Uno stregone. Noioso e antiquato”

Il moro rimase a pensare alle parole del ragazzo per qualche istante finchè questi non parlò nuovamente “Secondo te riuscirà a rimuovere il blocco dalla mente di Clary?” ecco, di nuovo Clary. Ma non parlava mai di altro lui? “Non ne ho la più pallida idea. Se lo farà credo che lei potrà tornare alla sua vita normale” quando pronunciò quelle parole la schiena di Jace si tese impercettibilmente “Allora spero che non lo faccia, perché-” ma non continuò dal momento che Izzy e Clary avevano fatto il loro ingresso- un po’ troppo plateale, doveva ammetterlo.

Jace si era immediatamente catapultato su di lei, nemmeno fosse miele e la guardava come se fosse la cosa più bella del mondo. Ad Alec venne da vomitare ma per fortuna in poco tempo riuscirono ad avviarsi per strada.

Alec Lightwood era un ragazzo semplice. Riservato al massimo e diffidente per natura. Un Nephilim perfetto, insomma. Nessuno, a parte sua sorella, sapeva della sua sessualità ed era convinto che nessun’altro l’avrebbe mai scoperto.

L’unica nota che stonava un po’ con la sua natura di Shadowhunter era il fatto che fosse un’inguaribile romantico.

Adorava quei film strappalacrime dov’è presente quell’amore incontrastato che fa girare il mondo. Aveva visto il Moulin Rouge un migliaio di volte nel buio della sua camera, commuovendosi puntualmente ogni volta che Satine moriva.

Dopo mezz’ora passata sulla metro finalmente erano scesi all’aria aperta nella zona industriale di Brooklyn, cosa che fece storcere il naso ad Alec. Non gli piaceva quel posto. Lui era più un tipo da Manhattan.

Si girò per vedere che Jace fosse ancora con loro ma ovviamente era con Clary che camminava lenta come una tartaruga. Alzò gli occhi al cielo e si affrettò a seguire la sorella ed il mondano che erano più avanti.

Ad un tratto scorsero quelle che erano a tutti gli effetti delle moto di vampiri. Erano davvero bellissime. Era raro che uno Shadowhunter potesse stare così vicino ad uno di quei gioiellini. Jace si accostò cautamente ad una di quelle versando una bottiglietta d’acqua santa nella marmitta. Alec scosse la testa divertito. Le brutte abitudini non cambiano mai.

Si avviarono verso quello che sembrava l’ennesimo palazzo, esattamente identico agli altri. Sulla porta c’era il cognome Bane così Isabelle si decise e suonò il campanello. Aspettarono qualche minuto finchè davanti alla porta non si presentò un ragazzo.

Alec lo guardò attentamente. Non poteva avere più di vent’anni. Capelli neri sparati verso l’alto. Alto e magro, con la carnagione più scura di quella occidentale. Le labbra erano dipinte di blu ma quello che colpì di più Alec furono gli occhi. Sotto uno strato infinito di glitter spuntavano gli occhi più belli che Alec avesse mai visto. Diecimila volte più belli di quelli di Jace.

Avevano un taglio leggermente orientale ed una pupilla da gatto ma quello che lo lasciò di stucco fu il modo in cui si spostavano da una figura all’altra fino a posarsi su di lui dove si fermarono decisi per qualche secondo facendolo arrossire.

“Magnus? Magnus Bane?” chiese Isabelle incerta.

“In persona” disse il ragazzo con aria piuttosto annoiata.

Dopo qualche secondo in cui scambiarono un paio di parole Magnus li scortò verso il suo appartamento. Quando Alec vi si trovò dentro rimase leggermente stupito. Era la festa più gay che avesse mai visto. E non solo per tutte le lucine rosa che c’erano ma soprattutto per la quantità di brillantini che volavano in quella casa.

Alec si guardò intorno e si accorse che poco distante da lui Magnus lo stava studiando con attenzione. Cercò di distogliere immediatamente lo sguardo ma ormai lo stregone si era avvicinato a Clary e le stava parlando.

Vide Jace sfrecciargli di fianco che andava a soccorrere la sua amata e gli venne un moto di stizza. Ma era mai possibile che dovesse sempre stare intorno a lei? Che cos’era? Il suo babysitter?

Si avvicinò anche lui ai tre, tanto per non lasciare Jace da solo. Ad un tratto un vampiro tutto trafelato si accostò a Magnus dicendogli che qualcuno aveva rovinato la sua moto.
Lo stregone con un gesto veloce della mano lo fece uscire dalla stanza e ad Alec venne da ridere. Non per il fatto in sè, ma per Magnus che, come fosse routine, aveva cacciato un invitato dalla sua festa. Gli occhi dello stregone si posarono su di lui per qualche istante e questa volta Alec riuscì a ricambiare lo sguardo “Gli abbiamo messo dell’acqua santa nel serbatoio” disse divertito.

Jace gli tirò un calcio sugli stinchi “Alec” sussurrò rimproverandolo. Il moro ruotò gli occhi verso l’alto. La presenza di Clary gli stava proprio dando alla testa. Una volta avrebbe riso.
Magnus li accompagnò nella sua camera da letto per parlare più tranquillamente. La stanza dello stregone fu un pugno in un occhio per Alec. Era un’accozzaglia mostruosa di colori.

Dal giallo canarino del copriletto alle tende arcobaleno. E ovunque era sparsa una quantità incredibile di glitter.

La cosa che lo incuriosì non appena entrò fu però l’odore che emanava la stanza. Non era ricollegabile a nessun’altro che avesse sentito prima, ma era fresco. Aveva un non so che di pioggia e glicine. L’unica cosa a cui il ragazzo riusciva ad attribuirlo erano le scintille azzurre che si liberavano dalle dita di Magnus ogni volta che faceva un incantesimo.

Alec si sedette sul copriletto che era stato sistemato in fretta facendo scorrere delicatamente le dita sulla trama del tessuto. Era morbido ed accogliente.

Gli altri tre avevano ripreso a parlare ma il cacciatore non li stava nemmeno a sentire. I suoi occhi erano catturati dai movimenti felini di Magnus. Lo stregone se ne accorse e puntò i suoi grandi occhi da gatto in quelli del ragazzo che immediatamente si spostarono verso il basso facendolo arrossire furiosamente. Avrebbe giurato che stava sorridendo.
Dopo pochi minuti lo stregone li cacciò dalla sua camera e scomparì tra la folla.

Quando finalmente avvistarono Isabelle, lei raccontò loro che il mondano era stato trasformato in un topo. Fantastico, pensò Alec, ci mancava solo questa. Ora per completare il quadretto servirebbero giusto un paio di lupi mannari, così per scaldare un po’ l’atmosfera.

Si scostò leggermente da Jace e Izzy quando qualcuno gli mise un braccio intorno alle spalle “Hey, Nephilim, cosa ci fa un ragazzino come te con una compagnia come quella?” chiese Magnus indicando con la testa Clary che cercava Simon sotto i tavoli.

“Io… no. In verità non sono con loro. Cioè, si sono con loro ma non perché lo voglio ma perché Jace e Isabelle hanno…” iniziò a balbettare una serie di frasi sconnesse finchè Magnus non rise forte facendolo ammutolire.

“Sei davvero adorabile, piccolo Nephilim, lo sai?” domandò divertito.

Alec arrossì furiosamente e fortunatamente non potè ribattere perché Clary corse dallo stregone per chiedere come trasformare il suo amico di nuovo in un mondano. Ovviamente Magnus la liquidò con nonchalance e li accompagnò fuori facendogli l’occhiolino. Lui rimase impietrito finchè Jace non lo tirò fuori praticamente di peso.

Fortunatamente riuscirono ad uscire da quella casa. Lui ascoltava Isabelle che si disperava per cosa era successo a Simon e di come si sentiva in colpa, uscendosene con frasi assurde su Magnus. Questo finchè Jace e Clary non tornarono indietro per non si sa quale strana ragione.

Alec sbuffò sonoramente quando li vide allontanarsi.

“Sai, dovresti smettere di pensare a lui” disse ad un tratto Izzy.

“Iz, non mi va di parlarne ancora” rispose secco il ragazzo.

“Lo dico per te, Alec. Non voglio che rimanga legato a Jace in eterno. È sbagliato e lo sai”

Il moro sbuffò “Si, hai ragione. Lo so, ma- dannazione. Ho dimenticato il giubbotto lì” disse infastidito.

Isabelle inarcò un sopracciglio “E allora? Lo riprendi un’altra volta”

Alec scosse la testa “Dentro c’era il telefono- poi si girò a guardare la strada. Ormai erano a pochi metri dalla metropolitana –ti dispiace se…” Isabelle annuì e lui schizzò indietro verso casa dello stregone.

Sperando di non incontrare Clary e Jace, perchè non voleva passare per la parte dello stalker, fece il percorso all’indietro fino al citofono di Magnus. Suonò sperando che lo stregone non dormisse “Per l’ennesima volta, non so dove sia finito il vostro amico topo e soprattutto non me ne può fregare un accidenti” rispose la voce di Magnus dal citofono.
Alec rimase immobile per qualche istante per poi sporgersi verso il citofono “Ehm, in realtà sono venuto per riprendermi il giubbotto. Credo… credo di averlo dimenticato qui” disse con voce incerta.

La porta si spalancò immediatamente mostrando un Magnus sorridente e con i capelli totalmente in disordine.

“Ciao, piccolo Nephilim” disse lo stregone con un tono di voce più basso.

Alec ingoiò a vuoto e rimase fermo sulla porta fissando il pavimento finchè lo stregone non rise “Si, sei proprio adorabile. Su avanti, cerchiamo questo dannatissimo giubbotto così posso finalmente andare a dormire”

“Io… mi  dispiace di averti svegliato” farfugliò Alec a mo’ di scusa ma Magnus liquidò la cosa con un gesto della mano “I tuoi amichetti ti hanno battuto sul tempo”

“Jace è stato qui?”

Magnus annuì e prese una giacca nera da una sedia “E’ questa?” Alec annuì e la prese “Beh, grazie” disse dirigendosi verso la porta.

Stare da solo con Magnus gli faceva una strana impressione. Come un senso di benessere legato a qualche altra cosa.

“Tieni- disse lo stregone facendo apparire un cartoncino dal nulla –è il mio numero di telefono. Ho come la sensazione che ci sentiremo presto” disse facendogli l’occhiolino. Alec arrossì nuovamente “Ma-io… tu non hai il mio”

“L’ho preso prima” disse Magnus come se fosse una cosa normale.

Alec si fermò un istante nell’ingresso, poi si voltò e si avvicinò velocemente allo stregone posandogli un bacio sulla guancia, per poi scomparire definitivamente oltre l’uscio della porta.

Magnus istintivamente si portò una mano sul viso dove un attimo prima c’erano le labbra del ragazzo e sorrise.

Si rese conto che era ancora davanti alla porta con un sorriso idiota in viso. Rientrò e si andò a distendere sul letto. Cosa aveva fatto di male lui per finire sempre in situazioni del genere?




“Stupido. Stupido. Stupido” Alec si stava rimproverando da un po’ mentre tornava all’istituto “Ma cosa diamine ti è saltato in mente? Certo. Ora penserà che te ne vai a baciare tutti i ragazzi che incontri, così tanto per” aprì la porta d’ingresso e si sedette sui gradini prendendosi la testa tra le mani.

Come poteva aver fatto una cosa così da idioti? Lui non era assolutamente quel tipo di ragazzo. Lui non era nessun tipo di ragazzo in particolare, figuriamoci uno del genere, che ci prova così velocemente.

Sospirò. Era stanco. Salì in camera e si mise la tuta per dormire. Sarebbe morto di vergogna se avesse rivisto lo stregone. In quell’esatto momento gli vibrò il telefono

Buonanotte, piccolo Nephilim.

Si, sarebbe decisamente morto di vergogna.



“Clary non può stare qui ancora a lungo” disse per l’ennesima volta Isabelle.

Jace alzò gli occhi al cielo “Non può andare da nessun’altra parte”

“Si invece. È una mondana non dovrebbe nemmeno stare qui”

“Non è una mondana, l’hanno detto anche i fratelli silenti..”

Alec sospirò e si rimise a guardare fuori dalla finestra dell’infermeria. Ormai quei due stavano litigando da quasi un’ora. Lui si era eclissato dalla conversazione e ascoltava passivamente gli insulti che si lanciavano.

Stava iniziando a detestare davvero tanto quella ragazzina.

Il telefono gli vibrò nella tasca della felpa distogliendolo dai suoi pensieri.

Piccolo Nephilim, visto che casualmente mi trovo a Manhattan, mi chiedevo se ti andasse di fare un salto.

Per poco non cadde dalla finestra quando vide il messaggio. Quel tipo aveva davvero un tempismo perfetto. Rimase a guardare lo schermo del cellulare per qualche secondo arrossendo. Magnus l’aveva praticamente invitato ad uscire. Cosa doveva fare? Non poteva andarci, era una cosa moralmente sbagliata. Lui era uno stregone.

Decise di temporeggiare.

Un semplice ciao è troppo banale per te, vero?

Beh, quello non era esattamente il metodo migliore per temporeggiare. Perché diamine stava usando le frasi di Jace?

Il telefono vibrò nuovamente.

Dire ciao è troppo mainstream. Io preferisco andare dritto al sodo ;)

E quello cos’era? Stava flirtando. Alec scosse la testa. Che diamine! Perché a scuola non insegnavano come comportarsi in situazioni del genere invece delle noiose lezioni di storia?!
Il cellulare vibrò ancora una volta.

Quindi?

Le alternative erano due. Si o no.

Quindi cosa?

Ecco. L’aveva fatto di nuovo. Non sarebbe mai riuscito a portare avanti una discussione normale.

Vuoi venire o no?

Okay, doveva darsi una mossa. Alzò lo sguardo dal telefono verso gli altri due nella stanza che stavano ancora litigando. Sospirò di nuovo e scrisse il messaggio.

Si

La risposta non tardò ad arrivare.

Fantastico :D ci vediamo allo Starbucks sulla 54° tra mezz’ora

Un bar? Ma sei uno stregone!

Beh, hai mai sentito che gli stregoni non bevono caffè? Io ne bevo a quintali

Alec sorrise per qualche istante guardando il telefono.

Poi realizzò quello che era appena successo.

Aveva accettato di uscire per il suo primo appuntamento. Con uno stregone. E aveva mezz’ora di tempo.

Saltò giù dal davanzale e si precipitò in camera sua senza curarsi dell’espressione degli altri due che lo stavano guardando.

Aprì le ante dell’armadio ed imprecò sottovoce. Perché diamine non metteva i suoi vestiti a lavare una volta tanto? L’unica cosa pulita era la tenuta da cacciatore e di certo non poteva mettere quella.

Fortunatamente in fondo all’armadio, praticamente a Narnia, trovò una felpa pulita che indossò immediatamente tornando in infermeria sorridente.

Non aveva però calcolato che quei due ficcanaso di Jace e Isabelle stavano armeggiando con il suo cellulare.

“Izzy?- domandò con un tono di voce quasi isterico –cosa stai facendo?”

“Qual è la password?” chiese invece lei ignorandolo.

“Perché lo vuoi sapere?”

“Ti sono arrivati due messaggi” disse invece Jace digitando una serie di numeri a caso sul telefono.

“Non-non sono affari vostri” disse Alec stizzito cercando di riprendere possesso dell’oggetto in questione ma senza successo.

“Prova la sua data di nascita” disse Isabelle a Jace che assecondò l’ordine mentre Izzy teneva fermo il fratello.

Sul volto del biondo comparve un sorriso maligno “Trovato!”

“Fantastico- disse la ragazza –leggi chi è che gli manda messaggi”

Il Nephilim incominciò a spulciare il cellulare finchè il moro non riuscì a sottrarsi dalle grinfie della sorella e a sfilare il telefono dalle mani dell’amico mettendolo in tasca sospirando sollevato

“Chi è Emme?” chiese Jace inarcando un sopracciglio guardandolo insieme ad Iz.

Alec scosse la testa “Non è una cosa che vi riguarda” disse voltandosi verso la porta.

“E ora dove vai?” chiese Isabelle

“Questa è un’altra cosa che non vi riguarda” e si chiuse la porta alle spalle.




Non poteva credere a quello che stava per fare.

Aveva un appuntamento.

Camminando per strada si stava maledicendo mentalmente per tutto quello che stava succedendo.

Era moralmente sbagliato. Non poteva vedere uno stregone. E poi Magnus non gli aveva detto che quello era un appuntamento vero e proprio. E se magari aveva frainteso? Come diamine si sarebbe dovuto comportare a quel punto?

Come si sarebbe dovuto comportare in ogni caso!?!

Fortunatamente i suoi pensieri furono interrotti da una scritta azzurra brillantinatinata apparsa sul marciapiede.

Ciao, piccolo Nephilim.

Alec sgranò gli occhi leggendo. Come era possibile una cosa del genere?

Poco distante dalla scritta ecco che ne apparve un’altra

Segui le frecce

“Quali frecce?” chiese ad alta voce il ragazzo e in risposta una freccia azzurra comparve sul marciapiede.

Alec sorrise curioso e si mise a seguire le strane frecce che apparivano di volta in volta. Dopo pochi metri dove non aveva staccato gli occhi dal pavimento ecco che le frecce iniziarono a svoltare qua e là ed il ragazzo continuò a seguirle diligentemente, finchè non andò a sbattere contro una sedia. Alzò gli occhi e davanti a lui, seduto ad un tavolino c’era lo stregone.

Immediatamente arrossì vedendo Magnus che lo osservava con quel suo solito sguardo indecifrabile da gatto.

“Ciao” si, Alec, ciao. Certo. CIAO! Ma sei scemo?

Lo stregone sorrise ancora di più vedendolo arrossire “Vuoi un caffè?” disse schioccando le dita e facendo apparire una tazza davanti al ragazzo che sgranò gli occhi

“Non puoi fare così” disse Alec sottovoce.

Magnus lo guardò interrogativo “Così… come?”

“Non-non puoi far apparire le cose così dal nulla. Ci sono un sacco di mondani qui in giro, potrebbero vederti”

Lo stregone sogghignò “Sai, Alec, ho giusto qualche annetto in più di esperienza”

Alec abbassò immediatamente lo sguardo imbarazzato.

L’aveva chiamato per la prima volta con il suo nome. E niente piccolo Nephilim del cavolo. Quel suono uscito dalle labbra dello stregone lo lasciò un po’ scombussolato.

“Io…ehm… perché sei qui? Cioè, non perché sei qui, ma perché sei a Manhattan?” chiese il moro cercando di non arrossire troppo.

Magnus sorrise “Questa è una questione da stregoni e mi dispiace, ma non posso rivelare certe informazioni. Anche se in giro è arrivata la voce che i tuoi amichetti hanno fatto un bel
po’ di casino al Dumort” dichiarò divertito.

Alec sorrise ed iniziò a raccontargli tutta la storia di come Jace e Clary avevano affrontato i vampiri.

Il tempo con Magnus passò velocemente, senza che lui se ne accorgesse minimamente finchè, però, il telefono non cominciò a suonargli nella tasca.

“Dannazione” imprecò vedendo l’orario “io… scusa. Devo-devo andare. Hanno bisogno di me. Mi-mi dispiace” mormorò alzandosi maldestramente e urtando il tavolo.

Magnus gli sorrise “Vai. Sono sicuro che ci vedremo presto” disse facendo un occhiolino al ragazzo che arrossì terribilmente e praticamente scappò via lasciando lo stregone con un
sorriso sul volto.








Spazietto di Ema

Salve a tutti :D questa è in assuluto la prima fanfiction di Shadowhunters che scrivo, quindi ve ne prego, siate clementi *-* comunque.... questa storia è venuta fuori da sola mentre leggevo. Mi son detta "ma perchè non scriverci su qualcsosa!" ed eccomi qui. Comunque questo è solo il primo capitolo. E' più o meno una presentazione dei miei Magnus ed Alec e di come li vedo. Sarei felicissima se qualcuno mi facesse sapere cosa ne pensa :D
Devo ringraziare una mia amica Occhidacerbiatta che mi ha consigliato di iniziare a pubblicare. Ti voglio bene Lisa <3
Al prossimo 
   
 
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