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Autore: Elos    16/06/2013    7 recensioni
“Questo sarebbe un momento eccellente per arrabbiarsi, dottore.”
“Devo aver sentito male,” replicò Bruce, tranquillamente, fissando il muro. “Perché per un momento ho avuto l'impressione che tu avessi suggerito di lasciar uscire Hulk in una stanza tre metri per tre, con una sola porta, nessuna finestra, mentre siamo entrambi legati ad una sedia.”
Poteva sentire Clint agitarsi alle sue spalle, piccoli movimenti che facevano tendere le funi e grattare le gambe delle sedie contro il pavimento. Sperò che a trovarli in quella situazione non fosse Tony; essere sequestrati dal cattivo di turno era sufficientemente imbarazzante anche senza mettere in mezzo battute inopportune sulle Bond Girls. [...]
Nate per i Prompt Days indetti dal blog di Pseudopolis Yard.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Stemma
500 parole
Noi abbiamo un Hulk.



Il fatto che la faccia di Steve fosse più rassegnata che depressa diceva molte cose a proposito di ciò che gli ultimi dodici mesi erano stati.
“Mi piacerebbe veramente tanto poter dire che sono allibito.”
“Qualunque cosa tu dica,” mugugnò Tony, cercando di seppellire la testa tra le braccia e il piano della cucina, “dilla a voce più bassa. C'è troppa luce in questa cucina, J.A.R.V.I.S., perché c'è tutta questa luce, è l'ora sbagliata...”
Sono le undici del mattino.” Steve sollevò lo scudo e lo sbatté impietosamente sul tavolo. Il clangore provocò cose orribili al dopo sbornia di Tony e spinse Bruce ad esibirsi gemendo nell'eccellente imitazione di uno struzzo.
Senza alzare la faccia dal tavolo, Tony puntò un dito contro Steve:
“Non farlo mai più.”
“Farò anche di peggio, se qualcuno non mi spiega immediatamente com'è possibile che io sia andato a dormire lasciando uno scudo rosso, bianco e blu e mi sia svegliato per ritrovare... questo.”
Il naso di Tony riemerse un mezzo centimetro al di sopra della linea delle braccia. Bruce, dall'altra parte del tavolo, fece lo stesso. Un'espressione vagamente colpevole si fece strada sulla faccia di entrambi di fronte all'Hulk estremamente dettagliato che adesso faceva capolino dalla superficie di quello che era stato il molto patriottico scudo di Capitan America.
“Sai, ieri notte sembrava... uhm...”
“Un po' meno verde?” suggerì Bruce. Aveva la voce di qualcuno che abbia inghiottito una raspa, intera, dopo averla condita con sale e limone.
Tony assottigliò gli occhi e cercò di pensare. Pensare era doloroso e complicato. Aveva l'impressione che una famiglia di Pentapalmi con prole al seguito gli si fosse installata da qualche parte nella scatola cranica, e che il figlio maggiore degli stessi, adolescente dalle pessime abitudini igieniche, avesse la camera proprio sotto alla sua lingua. Aveva scoperto nel corso degli anni che quello era l'effetto causato da molta vodka – e la sera prima c'era stata molta, molta, molta vodka.
“Un po' meno tutto,” sentenziò Tony alla fine.
Sull'orlo dell'esasperazione, Steve puntò il dito contro Bruce:
“Credevo tu non potessi bere!”
Bruce si raddrizzò cautamente.
“Fino a ieri notte, eravamo in due a crederlo.”
Steve emise uno gnaulio che segnalava che l'esasperazione era stata raggiunta e superata, e Tony si spremette le meningi in cerca di qualcosa da dire che potesse migliorare la situazione.
“E' come una cotta d'armi,” tentò alla fine. “Adesso hai una cotta d'armi, Rogers, è molto meglio di quella... uh, della bandiera che c'era prima. Un Hulk rampante su sfondo viola. E' un'opera d'arte.”
Tony. Ti do otto minuti per farlo tornare esattamente com'era.”
“Credevo avessi un animo da artista, Rogers, mi deludi. Pensaci, potresti tenerlo così com'è e diventare Capitan Hulk.”
“Sai, sento un improvviso desiderio di imparare a suonare la tromba. Tu vuoi che impari a suonare la tromba, Tony? Qui? Adesso?”
Tony rabbrividì.
“Lo supponevo. Otto minuti, Tony. Poi vado a cercare una tromba.”



Prompt: Fotografia
200 parole
Avevo un appuntamento.



Dal fondo dell'oceano erano riemersi insieme a lui, spinti in superficie dalle maree e dal moto inarrestabile dei ghiacci, pezzi di un futuro finito settant'anni prima, tecnologia che era stata fantascienza, all'epoca – e Steve aveva letto Verne e Wells, Doyle e Gernsback e i racconti del giovane Asimov, aveva visto la fantascienza nascere sulle pagine delle riviste a un quarto di dollaro a copia e il Teschio Rosso riscriverla e superarla, renderla più brillante, più veloce, più violenta, dare un corpo folle ai sogni dello spazio.
Dal fondo dell'oceano era riemersa insieme a lui anche una vecchia bussola d'ottone. C'erano state le mani di Bucky, su quella bussola, e c'era una foto vecchissima e sbiadita dietro al coperchio, con un viso che anche l'Artico non era riuscito a lavar via.
Steve teneva la foto sul comodino, adesso, e pensava, pensava, pensava toccandola a tutti i futuri che erano diventati passato settant'anni prima, tredici miliardi di futuri possibili finiti ancor prima di cominciare, pensava alla voce che l'aveva accompagnato nell'acqua e alla lapide bianca in un piccolo cimitero della campagna inglese, l'odore fragrante delle rose che le aveva portato, a Peggy, settant'anni troppo tardi.
Tredici miliardi di futuri possibili, perduti.



Prompt: Dizionario
100 parole
Ecco qualcuno che parla la mia lingua!



A qualcuno doveva essere sembrata una buona idea dare a Steve un tablet, un'infarinatura sui motori di ricerca e il via libera per cercare e informarsi in Rete.
Quello stesso qualcuno doveva aver pensato che fargli scoprire Wikipedia sarebbe stato un modo fantastico per fornirgli quel Dizionario Ventunesimo Secolo - Inglese di cui tanto aveva bisogno per stare dietro a Stark, e che nessun dizionario cartaceo sarebbe mai bastato a colmare sette decadi di divario culturale.

L'incontro di Steve Rogers con la Regola Trentaquattro di Internet avvenne su un sito di fanfiction, alla voce “Capitan America”.
Fu un'esperienza traumatica.



Prompt: Statua
200 parole
E' adottato.



“Sarebbe simpatico,” osservò Clint, sfilandosi uno stivale e cercando di liberarlo dalle dodici dozzine di litri di melma di fiume che l'avevano allagato dopo che una manata della Statua della Libertà l'aveva spedito a farsi un bagno nell'Hudson, “se Asgard riuscisse a tenere Loki nello stesso posto per, tipo, più di dieci minuti di fila.”
Natasha gli rivolse un'occhiataccia e Steve si limitò a grugnire: aveva un piede piantato su una spalla dell'armatura di Iron Man e stava cercando di tirar via l'elmetto incastrato sulla testa di Stark. Un po' più in là sulla riva di Liberty Island, Phil Coulson stava provando a persuadere l'Hulk a mettere giù Loki, da bravo, l'aveva sbatacchiato abbastanza e non c'era bisogno di scrollarlo in quel modo. Thor osservava la scena con un'aria da cane depresso.
La Statua della Libertà alle loro spalle aveva finalmente smesso di muoversi: aveva ancora un enorme piedone di pietra sollevato a mezz'aria e pietrificato nella posizione sbagliata, la torcia levata come una clava ed un'espressione francamente inquietante, ma era quantomeno ferma, e sembrava ragionevole supporre che lo sarebbe rimasta ancora per un po'.
Almeno fino a quando Hulk avesse continuato a reggere Loki per la caviglia.



Prompt: Volere
200 parole
Capitano, sarà un immenso piacere.



“Questo sarebbe un momento eccellente per arrabbiarsi, dottore.”
“Devo aver sentito male,” replicò Bruce, tranquillamente, fissando il muro. “Perché per un momento ho avuto l'impressione che tu avessi suggerito di lasciar uscire Hulk in una stanza tre metri per tre, con una sola porta, nessuna finestra, mentre siamo entrambi legati ad una sedia.”
Poteva sentire Clint agitarsi alle sue spalle, piccoli movimenti che facevano tendere le funi e grattare le gambe delle sedie contro il pavimento. Sperò che a trovarli in quella situazione non fosse Tony; essere sequestrati dal cattivo di turno era sufficientemente imbarazzante anche senza mettere in mezzo battute inopportune sulle Bond Girls.
“Dubito che la sedia durerebbe a lungo, dopo.”
“Neanche tu dureresti a lungo, dopo.”
“Davvero?” replicò Clint, leggero e noncurante. Bruce sentì un ultimo strattone: la corda gli sfregò contro i polsi e un attimo dopo si allentò e scivolò lungo le gambe della sedia, lasciandolo libero. Bruce si fissò le mani, fissò la corda, e si girò a guardare Clint:
“Voglio sapere come hai fatto?”
Clint gli rivolse un sorriso da gatto, tutto occhi socchiusi e labbra piegate:
“Tre parole per te, dottore: volere è potere.”



Prompt: Dovere
500 parole
E' questo il mio segreto.



In un universo parallelo, l'incidente non era avvenuto. In un universo parallelo, lui non era mai diventato verde.
In un universo parallelo, sua madre non era morta. In un universo parallelo, suo padre era stato una persona migliore. In un universo parallelo, lui non era mai nato.
In un universo parallelo, spararsi in bocca aveva avuto effetto.
In un universo parallelo, l'agente Romanoff non era riuscita a trovarlo. In un universo parallelo, lui l'aveva uccisa prima di precipitare.

La meccanica quantistica stabiliva che tutto era possibile, fin quando non smetteva di esserlo. Bruce aveva scoperto molto presto che questo valeva per la fisica, per l'universo, forse, ma non funzionava così per gli esseri umani.
L'errore di Bruce l'aveva lasciato con poche possibilità e troppi doveri, perché Bruce doveva tenere Betty al sicuro, e doveva stare lontano dall'Esercito, da Ross e dai suoi bisturi che avrebbero riprodotto l'esperimento che era andato troppo male, e doveva evitare le città dove avrebbe potuto fare una strage, e doveva rimanere calmo perché ogni volta che non era calmo succedevano brutte cose – cose verdi.
Doveva, doveva, doveva, si era lasciato alle spalle una laurea, un dottorato e la possibilità di un futuro brillante, doveva e doveva e si era sforzato di dimenticare che cosa si provava a stare in piedi in una biblioteca, doveva, non sentiva più la voce di Betty da qualcosa come un milione di anni.
Aveva dovuto seguire l'agente Romanoff perché non c'era scelta e aveva dovuto salire sull'Elivolo perché non c'era scelta e quando tutto era esploso aveva dovuto farsi da parte e lasciar spazio all'Altro Tizio perché non aveva scelta, nessuna scelta, doveva, doveva, doveva.

Avrebbe spiegato a Tony, qualche giorno dopo Manhattan, che dopo essere caduto, dopo essersi svegliato, si era detto che avrebbe potuto lasciarli a sé stessi. Si era seduto sulle lastre di pietra e i detriti e in mezzo ad uno stormo di preoccupatissimi piccioni e si era detto che la cosa migliore da fare sarebbe stata tornare in India. In Bolivia. C'era sicuramente un posto in Mozambico dove avrebbe potuto rendersi utile.
Doveva stare lontano dalle città, stare lontano dall'Esercito – e tenere Betty al sicuro – e stare calmo, sempre, perché ogni volta che non era calmo succedevano brutte cose – cose verdi.
Andarsene sarebbe stata la cosa migliore da fare. In un universo parallelo, probabilmente l'aveva fatto.
In un universo parallelo, lui non era mai tornato indietro – e in un universo parallelo c'era un cratere fumante al posto di Manhattan, adesso.

E' tutta qui la differenza, avrebbe spiegato a Tony. Tutta qui. In nessun universo se non in questo le cose sarebbero potute andare così.
Tutto quel che c'era prima dell'Hulk è stato uno sbaglio, tutto quel che è venuto dopo l'Hulk è stato un dovere, una necessità, stringhe quantistiche annodate che non si potevano sciogliere in nessun modo se non questo.
Ma Manhattan, avrebbe detto, Manhattan è stata una scelta.

E' tutta qui la differenza che trasforma dovere in volere.



Prompt: Potere
100 parole

Non sprecarla.



L'illuminazione non era arrivata il primo giorno. Troppo sole, troppo sangue. Non era arrivata il giorno dopo, quand'era stato occupato a ingozzarsi di quello che aveva passato tre mesi a desiderare, con la felicità egoistica di essere vivo, sazio, di avere Rhodey davanti, Pepper al telefono.
L'illuminazione era arrivata il terzo giorno, ed era per questo che non si vendevano più armi, basta, finito, ed era così che era nato Iron Man.

Avere il potere di fare, l'aveva capito con il sangue di Yinsen addosso, il ferro nel cuore, era avere il dovere di fare.

La tua vita, non sprecarla.



Prompt: Apparire
100 parole
Quella nota rossa sul mio registro...



Cose che Natasha Romanoff aveva imparato nella Stanza Rossa: quel che sembrava, quel che poteva essere, il viso che mostrava; a contare, a uccidere, a tenere la testa bassa, a mettere le cose da parte, come essere una bugiarda, come essere una sopravvissuta. Appariva come volevano gli altri.
Cose che Natasha Romanoff aveva imparato da Clint Barton: quel che avrebbe potuto essere, quel che avrebbe voluto essere, quel che non sarebbe diventata; a scappare, a nascondersi, a dire no, tre modi diversi per continuare a respirare.
Quel che appariva non era ancora quel che era, ma ci stava lavorando sopra.



Prompt: Stanco
500 parole
E dopo, shawarma per tutti.



Tenerli tutti insieme in una stanza per più di due ore era veramente complicato. Ciascuno di loro aveva una sua vita, generalmente piuttosto complessa; le loro vite singolarmente complesse, poi, finivano per intrecciarsi nei giorni in cui qualcuno cercava di far saltare in aria la Terra, o quando c'era un'invasione aliena, o se il Dottor Destino si alzava dal letto con il piede sbagliato.
Ma nei giorni delle invasioni aliene, nei giorni della Terra (quasi) esplosa e del Dottor Destino di cattivo umore, be', alla fine di quei giorni Steve si faceva una doccia e andava a sedersi sul divano nella speranza di trovare qualcosa in televisione che non gli facesse venire voglia di lanciare il telecomando contro lo schermo; e dopo un po' Stark arrivava con un tablet tra le mani per tenersi occupato, e più spesso che no c'era il dottor Banner che gli trotterellava dietro. Quando Stark usciva dall'armatura potevi giocare a Unisci i puntini da 0 a 250 con i suoi lividi, e Banner aveva tutto l'aspetto di qualcosa che si fosse appena fatto un giro in una lavatrice e ne fosse venuto fuori estremamente centrifugato; di conseguenza, Bruce si afflosciava su una poltrona e Tony si sistemava molto cautamente sul divano e procedeva ad occuparne da solo i tre quarti. Steve si limitava a farsi un po' più in là; non doveva stringersi troppo, perché la superficie di quel quarto restante di uno dei divani nella Torre era comunque circa il doppio della superficie complessiva di un qualunque divano normale.
Thor si faceva vivo, nei giorni in cui non scompariva con la graziosa dottoressa Foster, con una vasca da bagno piena di pop corn. A Thor piaceva il pop corn: sembrava che su Asgard non avessero niente di simile, e che la trasformazione dei chicchi in piccole nuvolette bianche lo lasciasse affascinato. Thor era un tipo allegro e conviviale, quando non stava cercando di prenderti a martellate e quando non era in preda ad un attacco di quelli che Tony aveva rinominato i suoi momenti alla Come Osi, Villico, e così la vasca dei pop corn faceva il giro della stanza.
Spesso – non sempre, ma sempre più spesso con il passare dei mesi – Natasha e Clint si materializzavano dal nulla. Clint aveva un'infelice tendenza ad appollaiarsi più o meno ovunque, e Natasha sequestrava tutti i cuscini che trovava in giro e si costruiva un incrocio tra un nido e un fortino sul pavimento.
Avevano cominciato standosene ciascuno per conto suo, e proseguito standosene ciascuno sulle sue, ma adesso discutevano sul canale e sul programma e sul volume e sui pop corn. Bruce si addormentava sulla poltrona con la bocca molle e tutto il corpo rilassato e certe volte anche Natasha sembrava chiudere gli occhi. Ultimamente, Clint aveva preso l'abitudine di arrivare in pigiama. Erano tutti stanchi e un po' rappezzati, con bende, toppe, suture fresche, certe volte con dita ingessate e piccole bruciature e qualche danno in più.
A Steve andava bene così.



Prompt: Geniale
100 parole
Sembra che io sia instabile, egocentrico e scostante con gli altri.



Nessuno aveva mai precisamente quantificato quanto Tony fosse intelligente.
C'era una specie di divario cosmico tra il suo cervello e quello degli altri; Richards doveva essere come lui, forse Bruce ci si avvicinava, e il cervello di Jane Foster funzionava a turbine, tutto equazioni a trecce e soluzioni impossibili.
Un cervello così, pensava Bruce, era un terzo occhio. Considerando questo, non c'era da stupirsi che Tony fosse... che Tony fosse così Tony.

Bruce era nato intelligente. Come tutti i bambini intelligenti, aveva scoperto presto che anche il genio, oltre un certo punto, smetteva di essere un regalo e diventava disabilità.



Prompt: Vile
200 parole
... è mio fratello.



Trovò Thor sulla sommità della torre, dove Stark aveva lasciato la terrazza aperta, senza ringhiere né protezioni: si vedeva tutta Manhattan, da lì, ed era come stare in cima al mondo.
Thor aveva le gambe oltre il bordo, Mjolnir posato accanto, e non si girò quando Natasha gli si sedette accanto.
Dopo un lunghissimo momento di silenzio, Thor affermò:
“Ho tradito la vostra fiducia, oggi.”
Natasha poteva sentire dietro tutto quel che non diceva, dolore e vergogna e la sensazione viscida di essere un vigliacco, di non poterne fare a meno. Natasha odiava Loki per quel che aveva fatto a Clint e odiava Loki per quel che le aveva detto e l'odiava sempre un po' di più ogni volta che vedeva quel che faceva a Thor, un pezzo alla volta, una pugnalata dopo l'altra.
“Nessuno di noi pensa meno di te,” disse. Dire altro sarebbe stato complicato, perché la paura di essere codardi era una paura complessa, schifosa.
Thor girò la testa per guardarla. Era tanto più alto di lei che non dovette girarla troppo.
“Ma...”
“Nessuno”, ripeté Natasha. Esitò per un momento: ma, poi, posò una mano su quella di lui.
Thor chiuse gli occhi.



Prompt: Magico
200 parole
Io ho visto mondi che tu nemmeno conosci.



Darcy non era certa di come sei crediti per una laurea in Scienze Politiche si fossero trasformati in questo. Quando le avevano detto ehi, sai una cosa, hai vinto il progetto con la dottoressa Foster, aveva pensato che il suo tutor dovesse odiarla; la dottoressa Foster si nutriva di fisica e caffeina, guidava come una psicopatica e stava andando in New Mexico: nessuno voleva il progetto con la dottoressa Foster, il progetto con la dottoressa Foster era il male.
I primi due mesi erano stati un incubo, sabbia ovunque, sole micidiale, niente da fare la sera per un raggio di trenta miglia. Jane era simpatica, Erik divertente, ma Darcy sentiva d'essere lì solo per prendere appunti.

E poi Thor era piovuto giù dal cielo, e le formule di Jane sembravano improvvisamente essere diventati veri buchi, ponti, portali come in Star Trek, e c'era questo ragazzone biondo che parlava come Amleto, robot giganti con raggi laser negli occhi, ed era come trovarsi catapultate ad Hogwarts, sull'Enterprise, ed era... era...
Darcy era sempre stata un po' nerd dentro.
Magico, si era detta.

Quando lo S.H.I.E.L.D. era venuto ad offrirle un lavoro, tutto ciò che aveva chiesto era stato:
“Dove devo firmare?”



Prompt: Panda
500 parole
Non siamo mai stati addestrati per questo.



Dopo un lunghissimo minuto di silenzio, il genere di silenzio in cui tutti si sforzano di non dire quello che tutti vorrebbero dire, perché parlare ad alta voce di quel che sta accadendo significherebbe dare sostanza all'assurdo, e in fondo a quella scarpata c'è il pozzo scivoloso della follia, il luogo delle camicie di forza e degli antidepressivi e degli incontri con gli psichiatri dello S.H.I.E.L.D. tre volte a settimana, ebbene, dopo un lunghissimo minuto di questo genere di silenzio, Natasha aprì bocca e ammise a malincuore:
“E' piuttosto adorabile.”
Stark si esibì in un'imitazione da Premio Oscar di un pesce fuor d'acqua.
“Non è adorabile,” annaspò, mulinando le braccia e minacciando di centrare in pieno Thor con una manata. “E' un panda. Un panda verde. Bruce è un panda verde.” Oh, ehi, pensò Clint, vagamente ammirato, qualcuno l'aveva detto ad alta voce. Visto da questo lato, il pozzo della follia sembrava tre passi più vicino.
Il panda verde che fino a cinque minuti prima – ossia prima dell'inspiegabile scoppio di luce azzurra esploso a sorpresa e senza preavviso nel mezzo del soggiorno – era stato Bruce si limitò a sedersi sulle zampe posteriori ed a contemplare con aria di vago interessamento una falce in vaso, serenamente indifferente alla discussione in corso.
Steve si aggrappò visibilmente con ambo le mani alla propria sanità mentale, le assestò una scrollata e si rivolse a Thor:
“Tu hai una spiegazione?”
L'espressione di Thor dichiarava a grandi lettere che la sua spiegazione aveva quattro lettere, cominciava per L, finiva per I e nel mezzo c'erano una O ed una K.
“Se c'è una cosa che si può dire di tuo fratello, Thor,” commentò Steve, con l'aria rassegnata di chi tutto sommato si era aspettato precisamente quella spiegazione, “è che sa come movimentare una giornata.”
“Se c'è una cosa che si può dire di tuo fratello, è che un paio di sedute con uno strizzacervelli gli farebbero solo che bene,” bofonchiò Tony. Sembrava non aver preso troppo bene la pandizzazione in corso: era dopotutto conoscenza diffusa e condivisa il fatto che Bruce fosse il suo preferito.
Thor, saggiamente, finse di non aver sentito.
“Andrò a cercare mio fratello, Capitano Rogers, e gli chiederò se è a conoscenza di quel che è accaduto al buon dottore.”
“Chiedigli se ha bisogno che qualcuno gli paghi la terapia. Posso consigliargli uno bravo,” borbottò Tony, accovacciandosi a un paio di passi di distanza dal panda Bruce. Natasha aggirò il divano ed andò a piazzarglisi dall'altra parte, contemplandolo con un miscuglio di cautela e malcelato interesse.
Quando Thor, apparentemente ancora in preda ad un attacco di sordità selettiva, se ne fu andato, Clint batté una pacca sulla spalla di Tony.
“Su con il morale, Stark.”
Tony grugnì per tutta risposta.
“Oh, andiamo. Dov'è finito il tuo senso dell'umorismo?”
Tony gli rispose qualcosa di irripetibile.
Dall'altra parte del divano, Natasha allungò la mano e grattò dietro le orecchie del panda.



Prompt: Viola
300 parole
Nel design c'è il mio contributo.



“Qualunque cosa io abbia fatto, signore, le giuro che mi dispiace moltissimo.”
Phil Coulson alzò gli occhi dalla pila di burocrazia che aveva di fronte e rivolse a Clint il più perplesso dei suoi sorrisi.
“E' molto gentile da parte tua, ma a che cosa devo tutto ciò, agente Barton?”
Clint gli poggiò sulla scrivania un pezzo di tessuto Estremamente Viola e il sorriso dell'agente Coulson perse ogni perplessità.
“Vedo che è arrivata la tua nuova divisa.”
“Per che cosa sto venendo punito, signore?”
“Puoi consideralo un upgrade per il tuo equipaggiamento, agente Barton. Vedi? E' la nuova fibra di Stark.”
“C'è una mascherina. E' viola. Qualunque cosa io le abbia fatto, signore, non può essere così terribile, la prego...”
“Oh, Barton, ma non sono io il responsabile delle nuove divise.”
L'espressione di Clint parve congelarsi.
“... no?”
Phil gli rivolse un sorriso gentilissimo. Persone erano morte in maniera orribile a seguito di quel sorriso.
“No. E' il Vicedirettore Hill.” Mentre sulla faccia di Clint si faceva largo l'orrore, Phil proseguì implacabile: “Sospetto che quella piccola, brillante idea che tu e il dottor Banner avete avuto durante lo scontro con gli Skrull circa, oh, tre settimane fa, non abbia incontrato la sua approvazione. Stanno ancora cercando di richiudere la falla a ponente del ponte di comando.”
Clint affondò la faccia tra le mani.
“Posso provare a scaricare la colpa su Banner?”
“Potresti tentare.”
“Perché la mia divisa è l'unica a doverci andare di mezzo, signore?”
“Oh, agente Barton, io non ne sarei così convinto.”
Clint fece riemergere la faccia quel tanto necessario a fissare Coulson.
“Mettiamola così, Barton. C'era molta stoffa viola avanzata, e speriamo tutti che tu e il dottor Banner troverete l'esperienza... istruttiva.”



Prompt: Procione
100 parole
Odio che mi porgano le cose.



Di positivo c'era il fatto che stavolta non fosse stata colpa di Loki.
Di negativo c'era quello che, aggiungendo al conteggio la strega della Confraternita, il numero di pazzi in costume capaci di agitare freneticamente le dita, fare yiddi yadda e violare tutte le leggi della fisica era appena salito a tre.
Tony acchiappò il procione per la collottola, lo districò dalla cinghia della faretra e lo sollevò gentilmente all'altezza del proprio viso.
“Oh, andiamo, Barton,” esclamò, tre dosi di perfidia ed una di sarcasmo. “Dov'è finito il tuo senso dell'umorismo?”
Barton il Procione gli morse il naso.



Prompt: Rosa
200 parole
Ho un appuntamento.



Vedere l'agente Hill sull'Elivolo era una circostanza comune. Vederla affacciarsi alle riunioni che Phil Coulson si ostinava a tenere dopo una missione era diventata una circostanza molto più comune adesso che lei aveva smesso di guardare ai Vendicatori come ad una macchia sui suoi pantaloni – una macchia potenzialmente esplosiva e vagamente preoccupante.
Vedere l'agente Hill affacciarsi ad una riunione con un paio di jeans ed una camicetta rosa era una circostanza così straordinariamente fuori dal comune che il caffè andò di traverso a Tony e lui finì per sputarlo addosso a Clint. Un paio di gocce atterrarono sulla giacca dell'agente Coulson, che si limitò a tamponarle con un fazzoletto.
Maria Hill ignorò il tutto con sovrana dignità e si rivolse a Coulson:
“Avete finito, Phil?”
“Praticamente.”
Hill si girò verso Steve, che si era alzato in piedi, vedendola entrare, perché, be', perché era Steve:
“Aspetto fuori, allora.”
Steve si fece deliziosamente rosso in faccia. Con la testa bassa, cominciò a raccogliere le sue carte, un piccolo, misterioso sorriso contento malgrado l'imbarazzo.
Tony si chinò verso Natasha:
“C'è qualcosa che non so?”
L'espressione di lei si fece felinamente divertita:
“Direi che qualcuno ha un appuntamento.”






Note: Questa breve raccolta nasce per l'iniziativa dei Prompt Days indetta per l'inaugurazione del blog di Pseudopolis Yard. Siete tutti allegramente invitati a dare un'occhiata più da vicino... e a considerare che ci saranno altre iniziative in futuro.
Io ho cominciato a leggere alle storie pubblicate finora, e sono tutte bellissime: per cui, vi consiglio di andare a vedere da voi.

La tabella conteneva sedici prompt(s). Ho scritto le storie seguendo l'ordine della tabella ed ho cercato di mantenermi nell'ordine delle 100, 200 o 500 parole precise (con il contatore di Word a fare fede); ce n'è una da 300, nel mezzo... perché 200 erano troppo poche e 500 erano troppe. Guh.

Non c'è bisogno di dire, suppongo, che i titoli sono tutte citazioni da The Avengers e Capitan America. Ma tutte tutte tutte. Giuro. Anche l'ultima. x°D
L'universo è sempre il mio allegro miscuglio di film e fumetto, e ci ho buttato dentro tutto quel che mi piaceva e mi sembrava divertente.

Ringraziando MedusaNoir, che ha preparato la tabella.
  
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