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Autore: GreMisia    17/06/2013    8 recensioni
[“Hai notato quel tizio? Secondo te cos’è? Un maniaco?” chiese Louis, muovendo gli occhi in direzione dell’uomo con il lungo giacchetto nero alla loro destra.Harry portò l’attenzione verso l’uomo: aveva finito di mangiare e bere, scorreva le lunghe dita di una mano su quello che doveva essere un’ipad e con l’altra cercava di aggiustare degli occhiali da vista alla John Lennon, aveva dei scarmigliati capelli brizzolati, una barba incolta, grigia e degli occhi scuri sormontanti da delle enormi e folte sopracciglia.
In effetti per tutto il tempo che era stato lì non aveva mai smesso di osservarlo, a parte ora che era fisso sullo schermo del suo aggeggio elettronico."] Un'altra delle mie pazzie ... naturalmente Zarry con accenni LiLo ragazzi.. è stato un vero e proprio parto... quindi se qualcuno vuole dare un'occhiata ;)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come un'odalisca di Matisse







Per Harry era un lunedì mattina come tutti gli altri, non appena si era alzato, alle sette , aveva fatto colazione, si era vestito in fretta e furia per non fare tardi e aveva afferrato al volo il giacchetto…  o per lo meno così aveva pensato.
 
 
 
 
Dalle vetrate del negozio poteva intravedere il cielo nuvoloso e il vento autunnale spazzare le foglie aranciate a terra dal marciapiede, le persone passare veloci,  strette  nei loro cappotti con borse e valigette in mano.
Appoggiato al bancone della caffetteria dove lavorava per aiutare sua madre a mantenergli gli studi alla facoltà di psicologia, lasciava vagare lo sguardo ancora assonnato da un tavolo all’altro.
Il locale era quasi vuoto ora che erano le dieci.
 
Il pienone c’era stato nelle  due ore precedenti, quando la gente era solita presentarsi per la colazione prima di andare a lezione o al lavoro e doveva girare come una trottola tra la macchina per il caffè e le paste, cercando di fare attenzione a non far cadere niente, ma con le grandi mani che natura gli aveva dato, riusciva sempre ad afferrare due tre cose insieme e a cavarsela alla grande.
Anche se quella mattina, si era beccato una strigliata da un’acida segretaria, perché aveva sbagliato l’ordine per il suo capo: incidenti del mestiere.
 
Adesso solo qualche ritardatario iniziava a presentarsi: Le solite signore  del club dell’ago e filo, come le aveva ormai soprannominate, che avevano cento anni per gamba, avevano preso il solito tavolino all’angolo insieme al loro solito tè e pasticcini; qualche ragazza in attesa delle lezioni più tarde, stava studiando  ai tavoli vicino all’ingresso e uno strano tizio con un lungo giacchetto nero aveva appena ordinato un caffè nero senza zucchero e una pasta integrale.
Il gomito con il quale era appoggiato sul bancone iniziava a fargli un po’ male e le dita sicuramente stavano iniziando a lasciargli dei segni sul mento, i capelli ricci erano volati davanti agli occhi solleticandogli fastidiosamente la fronte, ma per quanto scomoda la posizione, Harry non aveva ancora intenzione di muoversi, anche se avrebbe dovuto farsi un caffè.
Una delle ragazze impegnate a studiare si lasciò scappare una risatina isterica e richiamò nuovamente la sua attenzione,attirando i grandi occhi verdi su di lei.
Notò l’intero gruppo di ragazze arrossire e sospirò pensando che era il momento adatto per farsi quel caffè.
 
“Hey  Haz!”.
 
Il tintinnio della porta , il riconoscibile  saluto e di nuovo, le risatine isteriche delle ragazze, lo fecero voltare, mentre cercava il contenitore dello zucchero di canna.
 
“Lou!”  sorrise, felice di vedere il suo migliore amico e mettendo in mostra le fossette pronunciate.
 
Un ragazzo piuttosto attraente, con una soffice frangetta castana, profondi occhi blu trotterellò verso il bancone e  si impossessò sicuro di uno sgabello.
 
“Non lavori oggi?” chiese curioso, Harry.
 
Louis Tomlinson era il suo migliore amico fin dalle scuole primarie, pur essendo due anni più grande di lui  (quando sei piccolo ti sembra un’immensità) gli si era appiccicato come una piattola, aveva combattuto con lui tutte le sue battaglie e gioito di tutte le sue vittorie.
Appena uscito dall’università, aveva trovato subito lavoro in una stazione radio come speaker e se la stava cavando alla grande, il suo programma era uno dei più ascoltati.
Durante il primo anno di università di Harry avevano condiviso un appartamento, poi Louis, aveva preso una decisione importante: la convivenza (se così si poteva chiamare).
Al campus Harry aveva conosciuto Liam Payne , un ragazzo piuttosto tranquillo e riservato della facoltà di scienze dello Sport;  non appena l’aveva presentato al suo migliore amico, se n’era invaghito completamente e lavorandoci su piano, piano era riuscito a far corrispondere quel sentimento.
Nonostante fossero diversi come la notte e  il giorno, uno troppo casinista e l’altro troppo preciso, i due andavano perfettamente d’accordo e riuscivano sempre a risolvere le loro incomprensioni.
Erano riusciti a fondere i propri pregi e anche i propri difetti, l’uno nel carattere dell’altro.
Harry era veramente affezionato a entrambi, rappresentavano l’unica eccezione nel suo pensiero riguardo l’amore.
Non poteva prevedere per quanto ancora sarebbero durati, ma per ora a quei due le cose funzionavano e bene.
Per Harry la situazione era un po’ diversa: non gli  importava di questo,  c’erano già loro a vivere la parte smielata della sua vita, per lui esisteva il piacere fisico,  era troppo pigro per pensare di relazionarsi con qualcuno mentalmente e ad essere onesti, ciò lo spaventava anche.
C’aveva provato una volta, con un ragazzo più grande di nome Nick ed era rimasto scottato: per  quanto lo riguardava, le cose prendevano sempre una piega diversa da come le aveva progettate, l’unica soluzione era non  premeditare alcuna mossa  e vivere la vita all’istante.
Le dolci sorprese, l’inaspettato lieto e le persone perfette esistevano solo nei film e nei romanzi rosa da quattro soldi, stampati per essere letti sotto gli ombrelloni e la calura di una giornata di mare, la vita vera era una continua scommessa, un cercare di rimanere a galla.
Non che non ci avesse creduto nei romanzi rosa e compagnia bella, ma proprio perché c’era rimasto sotto, era arrivato alla conclusione da persona ferita,  che tutto il pacchetto era un’emerita merda.
 
 
“No, giorno libero!” disse Louis, con un sorriso smagliante.
“Il solito?” chiese Harry, appoggiando da una parte il suo caffè e pensando di berlo dopo insieme all’ amico.
Il più grande annuì e lui andò già a preparare un tè a alla ricerca di qualche biscotto.
“La tua dolce metà?” chiese, mentre strappava la carta della bustina.
“A lezione” rispose Louis, togliendosi il cappotto e appoggiandolo sulla sedia accanto “lo sto odiando” sbuffò, incrociando le braccia all’altezza del petto.
“Perché?” chiese il riccio, porgendogli la tazza “ perché è una persona responsabile e preferisce pensare al suo futuro studiando, piuttosto che stare dietro alle tue cazzate?”.
Louis sbuffò, fulminandolo con lo sguardo “ le lezioni sono iniziate da quanto?” chiese più a sé stesso.
“Un mese” rispose secco l’altro.
“Che bisogno c’è di buttarsi così sopra ai libri!” disse esasperato.
“Lou…” scosse un po’ la testa “ è al suo ultimo anno, conosci Liam, è ansioso e…”
“Lo sai da quanto non lo facciamo?” alzò un po’ la voce, gesticolando in modo patetico.
“Lou per favore” cercò di calmarlo “alle signore del club dell’ago e filo non interessa da quanto tu e Liam non ci date dentro come criceti!” lo ammonì “ hai provato a parlarci?”.
“Mi prendi per scemo?” chiese, addentando un biscotto al cioccolato che l’altro gli aveva messo davanti, su un piattino “lui vede solo quegli enormi  mattoni di anatomia! Dovrebbe vedere la mia di anatomia!”.
“ Sei veramente patetico” roteò gli occhi, iniziando finalmente a bere il suo caffè.
“Haz…” disse in tono supplichevole, strabuzzando gli occhi azzurri.
“Però, potrebbe essere un idea…” disse il riccio, sospirando quasi esausto.
“Che vuoi dire?” chiese confuso.
“Mettere in pratica una lezione di anatomia con il tuo ragazzo; fatti trovare nudo sul divano stasera, no?” suggerì, facendo un occhiolino.
“Tu” disse quasi a bocca spalancata “ sei un genio”.
“Fa strano sentire questo da te, hai proprio bisogno di sesso”  ribatté acido, buttando il bicchiere di carta del caffè, ormai finito e togliendo il piatto di Louis, ormai vuoto.
“ Già” ammise l’altro, finendo di bere il suo tè “comunque” disse, poi si fermò, notando che Harry correva alla cassa per servire le vecchie signore.
“Che cosa?” chiese, poi,  l’alto ragazzo dai capelli ricci, tornando verso di lui.
“Hai notato quel tizio? Secondo te cos’è?  Un maniaco?” chiese Louis, muovendo gli occhi in direzione dell’uomo con il lungo giacchetto nero alla loro destra.
 
Harry portò  l’attenzione verso l’uomo: aveva finito di mangiare e bere, scorreva le lunghe dita di una mano  su quello che doveva essere un’ipad e con l’altra cercava di aggiustare degli occhiali da vista alla John Lennon, aveva dei scarmigliati capelli brizzolati, una barba incolta, grigia e degli occhi scuri sormontanti da delle enormi e folte sopracciglia.
In effetti per tutto il tempo che era stato lì non aveva mai smesso di osservarlo, a parte ora che era fisso sullo schermo del suo aggeggio elettronico.
 
“Non lo so” fece spallucce “ è la prima volta che lo vedo” spiegò.
Louis diventò pensieroso, gli occhi  fissi sull’uomo che se ne accorse e ricambiò lo sguardo facendolo subito voltare verso Harry, imbarazzato.
“E se fosse un avanzo di galera? Un agente segreto sotto copertura? Un mafioso? Un mutante?”
“Hey frena !” lo zittì il riccio, alzando gli occhi al cielo esasperato.
 
Santo Liam, Santo subito!
 
L’uomo si alzò e andò verso la cassa guardando Harry fisso, con lo sguardo serio.
Il riccio andò subito a servirlo, sentendo Louis borbottare qualcosa, ma non  gli dette peso.
 
Dopo aver preso i soldi e averli infilati nella casa, aspettò che se ne andasse ma il tizio si schiarì la voce con una tosse rauca.
 
“Potrei rubarle un minuto?” chiese.
Harry annuì silenzioso e sentì la parola maniaco vibrare nell’aria dalle parti di Louis, i suoi occhi azzurri attenti pronto a scoprire se una delle sue assurde teorie, riguardo l’identità dell’uomo, fosse vera.
 
“Clancy Stafford”  tese una mano callosa verso di lui.
“Harry Styles” si presentò stringendola.
L’uomo annuì, ancora pensieroso, poi,  continuò “sono professore di disegno in una delle più prestigiose accademie d’arte del paese” disse pomposo, per quanto quel tono non si addicesse al suo aspetto strambo “ la classe che ho quest’anno è dotata di studenti con del talento che non mi capitava di avere da molto tempo” spiegò, corrugando le folte sopracciglia “ per questo ho deciso di dare loro un irripetibile opportunità”.
per quanto tutto ciò fosse interessante, Harry,  non riusciva veramente a capire perché lo stesse dicendo a lui e sicuramente il suo migliore amico si stava chiedendo la stessa cosa: se aveva notato qualche talento nel suo modo di fare i cappuccini, beh, era vero,  era il più bravo del quartiere; ma per il resto, a malapena sapeva come si usava una matita.
“Un mio corrispondente, pittore, di New York mi ha garantito che offrirà un anno di stage  a tre dei miei studenti  che io stesso riterrò pronti;  esporre le proprie opere d’arte nella sua galleria è un ottimo, direi eccellente, trampolino di lancio per un ragazzo della tua età” disse fiero.
Harry annuì, cercando di sembrare profondamente colpito, ma inevitabilmente chiese, cercando di non essere scortese “ è molto interessante, professore” sorrise “ ma io sono uno studente del secondo anno di psicologia” spiegò.
Il professor Stafford si lasciò scappare una risata roca e bassa “noi non ci conosciamo signor Styles, ma vorrei chiederle una cosa” disse tornando serio.
“Prego”.
“ L’ho osservata abbastanza” sentì uno strano sbuffo di soddisfazione provenire dalle labbra di Louis, ma cercò di non farci caso “ nelle prossime settimane terrò una lezione di nudo nella mia classe”.
 
Alla parola nudo, Harry, non poté fare a meno di sgranare gli occhi.
Non che avesse problemi con quella parola, la maggior parte del suo tempo  lo passava in quello stato, ma la situazione sembrava diventare ancora più strana.
 
“Vorrei che facesse da modello” concluse, senza che mai gli occhi scuri abbandonassero il suo  volto.
 
Era quasi sicuro, che Louis era caduto dalla sedia.
 
“Io?” chiese, come uno scemo per essere sicuro.
“E’con lei che sto parlando” disse sorridendo gentile “ lei è un buon soggetto, sono sicuro che verrebbero fuori degli ottimi lavori”.
“Ma… nudo, nudo?” chiese timidamente.
“nudo” confermò l’uomo “verrà anche pagato”.
 
Pagato …
 
“ va bene” disse, senza pensarci ulteriormente.
Che mai sarebbe potuto accadere?
 
In fin dei conti l’unica cosa che avrebbe dovuto fare era stare fermo immobile, per chissà quante ore, mostrando i suoi gioielli di famiglia a chissà quante paia di occhi estranei.
 
Ok, Louis stava per strozzarsi, adesso.
 
“Bene signor Styles, vedrà sarà una bella esperienza anche per lei, questo è il mio biglietto da visita” disse, porgendogli un bigliettino di carta blu scuro, con della stampa color oro “c’è l’indirizzo dell’accademia, si presenti lì, martedì della prossima settimana, ah! Lei lavora quel giorno alle dieci di mattina?” chiese.
“No ho il turno di pomeriggio”.
“Perfetto” esclamò l’uomo fiero, stringendogli nuovamente la mano e dileguandosi, poi, in fretta lasciandolo lì come uno stoccafisso.
 
“Ti sei bevuto il cervello?” Louis gli spuntò accanto, il bancone di legno lo teneva sempre a distanza, ma guardava incuriosito il bigliettino da visita che teneva ancora tra le dita “ sapevo che eri perverso, ma non pensavo fino a questo punto!” lo prese in giro.
“Ha parlato la normalità!” lo rimbeccò, risvegliandosi “non c’è niente di strano, Lou, verrò pagato e non ho nessun problema a togliermi i vestiti”.
“Questo lo sapevano anche le signore del club dell’ago e filo” lo canzonò.
Il riccio, sbuffò, iniziando a lavare le tazze sul lavello giusto per fare qualcosa.
“Non appena lo dirò a Liam diventerà iperprotettivo” disse, continuando a seguirlo con lo sguardo.
“Sono grande e vaccinato, ho fatto di peggio e tu lo sai”  buttò là un sorrisetto “ e poi non capisco il motivo, l’unica cosa che dovrò fare è stare fermo”.
“Loro ti osserveranno, in ogni minimo dettaglio.  E se in realtà…  Sono alieni e vogliono fare degli esperimenti su di te?”
“Falla finita!” disse tirandogli addosso uno straccio bagnato.
 
***
 
Così il martedì della settimana dopo, come aveva stabilito con il professor Stafford, si ritrovò davanti all’imponente edificio dell’accademia d’arte.
Era partito tranquillo, aveva preso la cosa come un semplice lavoro da svolgere che gli avrebbe fruttato un lauto guadagno, o per lo meno così sperava.
Solo adesso,  quella mastodontica struttura, lo stava mettendo un po’ in soggezione.
La facciata richiamava un po’ quella dei templi greci, ma l’edificio sembrava tutto fuorché antico.
Annuendo al vuoto e incoraggiando se stesso salì i tre grandi e bianchi scalini dell’entrata, spingendo l’enorme vetrata.
 
Non è che ne capisse molto di arte, per quanto da quel giorno avrebbe potuto vantarsi di aver in qualche modo contribuito nel settore, o per lo meno questa era stata la scusa rifilata a Liam, ma non  ci voleva certo un genio per capire che quel posto sprizzava talento e importanza da tutti gli angoli.
 
C’erano quadri ovunque, statue, qualsiasi cosa possibile e inimmaginabile e gli studenti giravano liberi per i corridoi con tele e cartelline piene di fogli, qualcuno era anche completamente sporco di vernice e non se ne curava affatto.
 
“Oh Signor Styles!” .
 
Non fece in tempo a trovare un ufficio per chiedere dove potesse trovare il professor Stafford, che questo gli si parò davanti.
Un lungo camice bianco, imbrattato di colore, i capelli sempre spettinati, ma questa volta aveva degli occhiali da vista molto più grandi.
 
Harry offrì un sorriso come saluto.
 
“La prego mi segua” disse,  girando subito per un corridoio.
“Hem…” tentennò il riccio, iniziando a sentire un lieve imbarazzo, cercando di tenere il passo svelto “mi dica… cosa devo fare,  esattamente?”.
“ Pensavo avesse capito” si fermò di botto l’uomo, l’espressione del volto tornata seria.
“ Si! Si…” si affrettò a rispondere Harry “ma come…”.
Il professore sorrise “ nessun come, signor Styles, lei si siede nudo, in mezzo alla stanza”.
Harry annuì, cercando di non far trasparire la tensione che iniziava piano, piano a impossessarsi di lui.
“I tatuaggi sono un problema ?” chiese a un passo da una porta in legno massiccio.
Il professore lo guardò confuso “l’ho osservata attentamente l’altra volta al bar, come le ho già detto, se le ho fatto questa richiesta, vuol dire che non lo sono”.
 Harry annuì e l’uomo aprì la porta, poi chiese di nuovo allarmato “ e il fatto che abbia quattro capezzoli?”.
L’altro alzò un sopracciglio, un sorriso beffardo “ che cosa?”
“già..”
“Richiederà un ulteriore spreco di matita, ma non vedo il problema, ah! Mi ero dimenticato, la lezione dura due ore”.
 
 
L’aula era immensa ed era ancora vuota, in posizione circolare erano già sistemate una trentina, o forse più, cavalletti con delle tele in più file.
“Si può spogliare e poi può indossare quello fino a che non arrivano gli studenti” disse il professore, indicando un accappatoio bianco “l’ho portato da casa, è pulito”.
Il riccio cercò di non ridere, stare in accappatoio era più imbarazzante che stare nudo, ma sussurrò un flebile ok, mentre l’uomo sistemava dei fogli sopra quella che doveva essere la sua cattedra.
 
Quando ebbe finito di spogliarsi e indossato l’accappatoio, il professore iniziò a fissarlo, proprio come aveva fatto alla caffetteria e Louis aveva sospettato fosse un maniaco.
“Hum…” si lasciò sfuggire pensieroso l’uomo “si…” borbottò  “aspetti, qui torno subito” disse uscendo velocemente dall’aula.
 
Harry avrebbe voluto replicare un dove vuole che vada, ma non fece in tempo.
 
Dopo qualche minuto lo strambo uomo torno con una vecchia sedia in legno e vimini, e un vecchio cuscino color panna, sgualcito i fili di tessuto  tirati e con qualche buco qua e là: ma dove diavolo aveva trovato quella roba? Li posizionò al centro della stanza.
 
“Si siederà qui” disse fiero di sé stesso.
Harry cerco di non apparire schifato dal cuscino, o impaurito dalla probabile apparizione di qualche tarma,si limitò ad annuire, come ormai stava facendo continuamente in presenza dell’uomo.
“Come mi pare o mi devo mettere in qualche modo?” chiese.
 Il professore tornò pensieroso “ come le viene naturale signor Style, come le viene naturale, vedremo poi”.
Detto questo tornò tra le sue carte e Harry si appoggiò al muro iniziando a giocare con la cintura del suo accappatoio, ma dopo poco iniziarono ad arrivare gli studenti.
 
 
I posti vennero tutti occupati e, beh, le paia di occhi non erano decisamente poche.
Harry continuava a stare in fondo alla stanza appoggiata al muro.
Aveva pensato che gli studenti di una classe di arte fossero molto più sciroccati, invece quelli erano anche troppo normali, ad essere sinceri, ripensando alla sua classe di psicologia, c’erano molto più casi persi lì che in quella stanza.
Decise, però, di rimandare le proprie impressioni su ognuno di loro, a quando se li sarebbe trovati davanti e avrebbe dovuto passare due ore immobile senza niente da fare.
 
“Come annunciato già dalla scorsa settimana, ho deciso di mettervi alla prova con una lezione di nudo”. Sentì il professor Stafford iniziare la lezione e rivolgersi a propri studenti, tutti attenti.
“Sia maschile, che femminile. Sapete già quanto vale questa prova per l’intero anno e quanto conterà per lo stage di cui vi ho parlato i primi giorni di lezione” fece una pausa “ voglio che riprendiate il soggetto in assoluta libertà” a queste parole gli studenti si guardarono spaesati “ l’uso delle ombre deve essere fondamentale, soprattutto voglio vedere la personalità, voglio vedere voi stessi nel soggetto”.
 
Harry si ritrovò trasportato dalla passione con cui l’uomo parlava e sentì sé stesso annuire, come se fosse uno studente, stava diventando un vizio.
 
“Ci siamo intesi? Dovete rimanere fedeli, ma non fedeli” disse“Bene, buon lavoro a tutti”.
 
Harry iniziò a sentirsi agitato.
 
“Prego ” disse rivolgendosi a lui.
 
Harry camminò lentamente, passo dopo passo, si avvicinò alla sedia orribile e iniziò a slacciare la cintura.
Poté sentire   il peso di tutti quegli sguardi su di lui, soprattutto quando lasciò cadere l’accappatoio e si mise seduto.
 
Il professore recuperò subito l’accappatoio per terra, lo sguardo fisso sul suo corpo, poi disse “ho cambiato idea, preferisco che oggi,  fino a che riesce, stia in piedi”.
 
 Harry annuì  l’espressione confusa, ancora più imbarazzato, perché un conto era stare appoggiato a qualcosa,  un conto era stare lì impalato senza sapere come mettere le braccia, mostrando veramente qualsiasi parte del proprio corpo.
 
Prese un respirò profondo, cercando di non curarsi del fatto che potessero accorgersi della propria tensione, lasciò le braccia ricadere lungo i fianchi asciutti: da quel momento sarebbe dovuto rimanere immobile.
 
Non erano passati nemmeno cinque minuti e già un ricciolo impertinente stava iniziando a dargli noia sulla fronte; cercò di focalizzarsi, come si era ripromesso , sulle altre persone presenti nella stanza.
La prima fila era composta quasi interamente da ragazze, quella al centro aveva un chioma rossa appariscente e una serie di orecchini sul viso, accanto a lei c’era un ragazzo biondo,  con una frangetta e dei grandi occhi verdi, una camicia abbottonata fino all’ultimo bottone e sembrava piuttosto nervoso.
Erano tutti seri e attenti, gli occhi veloci si spostavano dal foglio al suo corpo.
Qualcuno ogni tanto sospirava, qualcun altro rompeva la quiete con il rumore del tempera matite.
L’ultima ragazza  che riusciva a vedere della prima fila, sembrava imbarazzata, gli  lanciava degli sguardi furtivi e non aveva ancora appoggiato la matita sul foglio.
Quelli dietro di lui non poteva vederli, ma sicuramente non avevano il suo lato migliore.
 
Sperando che nessuno se ne accorgesse aprì e chiuse le mani grandi, cercando di sciogliersi un po’.
 
Lanciò, poi uno sguardo alla seconda fila, invece, nettamente maschile.
 Quello più a sinistra aveva una quantità immensa di brufoli e muoveva la mano così veloce, che non riusciva a stargli dietro: erano tutti immersi nel proprio lavoro.
Un altro era così curvo, che la tela sembrava assorbirlo, poteva solo vedere spuntare un alto ciuffo di capelli neri e biondi.
 
Harry si ritrovò contrariato, ma cercò di non cambiare la sua espressione facciale.
 
Neri e biondi? Cos’era una puzzola?
 
Proprio in quel momento al ragazzo-puzzola cadde la matita dalla mano e si chinò a raccoglierla,sporgendosi fuori dall’enorme tela  che lo inglobava, lo sguardo tenuto  fisso su Harry.
 
Oh merda…
 
Gli occhi smeraldini di Harry seguirono ogni movimento, da quando si piegò e con le dita fine e callose strusciò lievemente il pavimento raccogliendo ciò che gli era caduto, a quando nascose nuovamente la sua minuta figura, impegnato nella creazione della sua opera d’arte.
Come quegli enormi, davvero enormi, occhi color ambra lo studiarono da quella posizione china, e quelle ciglia così lunghe sembrarono fare quasi ombra agli zigomi alti, i tratti del volto marcati e la labbra carnose.
Come la sua pelle fosse più scura e il braccio  destro  coperto da numerosi tatuaggi.
 
Nonostante l’eccentrico ciuffo  biondo, quasi platino in mezzo a quella massa di capelli neri, quel ragazzo era la cosa più perfetta che avesse mai visto.
 
Sotto quello sguardo si sentì più nudo della nudità stessa.
 
Si sentì imbarazzato perché, cosa ci faceva lui, in mezzo a tutti quegli artisti, quando avrebbero potuto cogliere una bellezza come quella.
 
Forse tutta quell’arte gli stava dando alla testa, o forse iniziava a sentirsi stanco ed era passata soltanto un’ora.
 
 
Sentì un battito di mani che lo fece sussultare “ragazzi una pausa, ci vediamo tra dieci minuti” disse il signor Stafford, rompendo il silenzio.
 
Alcuni studenti si alzarono e andarono fuori, altri continuarono a fissare la tela.
Il professore si avvicinò a Harry e gli consegno l’accappatoio, che prese e infilò immediatamente.
Per cercare di sgranchirsi e sciogliere i muscoli iniziò a camminare lungo la stanza dirigendosi verso le grandi e luminose finestre, gettando uno sguardo disinteressato all’esterno, poi,  automaticamente riportò la sua attenzione verso il ragazzo moro con lo strano ciuffo, che adesso era ripiegato su se stesso,  una gamba accavallata, cercando di fare una sigaretta con del tabacco.
La sua espressione accigliata, il suo strano cipiglio che seguiva, quasi interdetto, l’andamento della cartina tra le sue dita, era incantevole; non perse un movimento, quando passò il sottile strato di carta con la lingua per poter fissare e chiudere la sigaretta .
Quando ebbe finito iniziò a sbatterla sull’orologio da polso che portava per renderla compatta e completata l’opera, puntò quelle enormi iridi ambrate su di lui.
Avrebbe voluto distogliere lo sguardo per l’imbarazzo, senza nemmeno sapere il motivo, ma Harry, si limitò semplicemente a sorridere, far spuntare le fossette ai lati, ormai colto in flagrante.
 Il ragazzo continuava a fissarlo, con quell’espressione imbronciata, la sigaretta ormai infilata dietro l’orecchio; poi si alzò e si diresse fuori dall’aula.
 
Harry sospirò, tornando a guardare fuori dalla finestra.
 
“Potrei sedermi per un momento?” chiese infine, al professore
“Certo signor Styles” disse allungandogli la sedia malconcia, ma non fece in tempo a godere di quel sollievo che gli studenti iniziarono a rientrare in classe e rimettersi seduti.
 
 
Alla fine era veramente esausto, era rimasto in piedi fino all’ultimo minuto pensando solo e unicamente al suo adorato divano e gettando ogni tanto un’occhiata a quell’interessante ragazzo dal ciuffo platinato.
 
 
“La ringrazio veramente signor Styles” disse Stafford, mentre era impegnato a rivestirsi e gran parte degli studenti o se l’era già filata o stava andando via.
Harry sorrise cercando di infilare la sua t-shirt.
“Le sarei ancora più grato se venisse anche la prossima settimana, poi non la disturberò più”.
“Nessun disturbo, va bene” rispose.
Il professore gli porse subito una busta “ questi sono per oggi, allora ci vediamo la prossima settimana stesso giorno e stessa ora”.
Harry annuì, prese la busta e si congedò, veramente non vedeva l’ora di tornare a casa e anche un bagno caldo non sarebbe stato male.
In realtà avrebbe dovuto studiare, prima di andare al lavoro ma in quelle condizioni era sicuramente inutile.
 
Uscendo dall’edificio  si fermò davanti all’entrata, prendendo un inconscio e profondo sospiro,  seduto sui tre gradini c’era il ragazzo con il volto perfetto: il fumo usciva da quelle labbra piene con una lentezza estenuante e lui era veramente fin troppo stanco per tollerare una vista del genere.
Lo sorpassò e gli sembrò di sentire due grandi occhi nocciola  perforargli la nuca da dietro.
 
***
 
 
“Allora, com’è stato tenere il tuo pistolo all’aria?”  chiese Louis, i gomiti appoggiati sul bancone, le ginocchia sullo sgabello, con il pericolo di cadere da un momento all’altro; Liam, seduto accanto roteò gli occhi, sbuffando, impegnato a bere il suo caffè.
“Normale…” cercò di rimanere sul vago,  mentre cercava di preparare un sandwich,  che un ragazzo dai disordinati capelli rossi,  aveva chiesto e stava aspettando pazientemente ad un tavolo.
Liam sgranò i dolci occhi scuri “Questa è la tua definizione di normale?” chiese, sconvolto.
Harry annui, spalmando con veemenza un bello strato di maionese sul pane soffice e Louis ridacchiò soddisfatto.
“Ora capisco perché siete migliori amici” commentò, guardando male il suo ragazzo che si appiccicò a lui come una piovra in calore.
“Leeeyuuuummm” biascicò Louis, circondando con le braccia la vita muscolosa.
“Piuttosto” disse il riccio, ritornando dopo aver consegnato il panino “com’è andata la lezione di anatomia?” chiese, alzando le sopracciglia in modo ambiguo verso il ragazzo dai corti capelli castani, che in una muta risposta,  acquisì le più brillanti tonalità di rosso esistenti.
“ Oh, non puoi nemmeno immaginare” rispose Louis, un sorrisetto sinistro, mettendo l’altro ancora più in imbarazzo.
“A parte questo non hai risposto”  riprovò Liam, cercando di districarsi da Louis “ com’è andata?”.
“E’ stancante” disse il riccio, appoggiando i gomiti sul bancone, sbuffando e facendo saltare un ricciolo sulla fronte “ però è… come dire, strano e eccitante allo stesso tempo” cercò di spiegare, lo sguardo perso nel vuoto “ la prossima settimana, comunque, sarà l’ultima volta”.
“Di già?” chiese Louis.
Harry annuì “Si”.
 
 
***
 
 
Questa volta sicuramente sarebbe stato meno stancante o almeno fisicamente stancante.
 
Il professor Stafford aveva deciso di farlo stare su quella sedia logora, l’aveva fatto sedere all’incontrario, il mento appoggiato sullo schienale e le braccia a penzoloni in avanti;  l’aveva definita una posizione molto artistica e perfettamente adatta a lui.
Aveva consigliato ai suoi alunni di insistere sullo sguardo e aveva chiesto anche gentilmente a Harry di riuscire a mantenere un’espressione  seria, concentrata, come persa nel vuoto.
 
Adesso, naturalmente, erano tutti indaffarati con le matite e i carboncini, chini sui loro lavori e troppo presi dai loro pensieri artistici.
Harry, al contrario, era  impegnato a cercare di mantenere gli occhi aperti e a non far crollare le palpebre per il sonno, era passata soltanto una mezz’ora non poteva già cedere così.
Sbatté forte le ciglia, sperando di non essere notato e storse un po’ il naso, pensando che la minima e anche più insignificante attività muscolare servisse a destarlo.
Ma sembrava tutto inutile; per quanto cercasse di pensare a qualsiasi cosa, concentrarsi su quello che avrebbe dovuto fare  nel pomeriggio, il lavoro, i libri da studiare, le lezioni,  nonostante provasse ad attivare la sua mente per alcuni minuti,  perse comunque  contatto con la realtà.
 
Una tosse secca e  roca , piuttosto finta, lo risvegliò immediatamente, nessuno parve essersi  accorto della sua defaillance, a parte due grandi occhi  ambrati sorridenti verso di lui.
 
Harry sbatté, nuovamente le palpebre, lo sguardo adesso puntato verso il ragazzo moro, che muoveva la mano dalle dita lunghe e fine sul foglio.
Quel giorno  il ciuffo bicolore sembrava ancora più alto della prima volta che l’aveva visto e aveva degli enormi occhiali da vista con una spessa montatura nera, che lo rendevano ancora più misterioso e sensuale.
Al collo portava  una lunga catenina d’oro ed era vestito con una semplice t-shirt verde militare e dei jeans.
 
Dopo averlo guardato dalla testa ai piedi, si accorse che il ragazzo lo stava guardando, ma la matita era ferma tra le sue labbra e gli occhi grandi erano fissi su di lui.
 
Era la seconda volta che lo coglieva nel fatto in quel modo, ma, era un bel ragazzo,per essere sintetici e Harry si stava anche annoiando, quindi pace all’anima sua!
 
“Malik, tutto a posto?”  la voce di Stafford arrivò  da dietro le spalle del riccio,  avendo notato l’immobilità del ragazzo moro, che annuì, rimettendosi subito al lavoro non senza prima lanciargli quello strano sorriso.
 
***
 
 
Come una manna dal cielo le due ore passarono ed era riuscito a rimanere sveglio per tutto il tempo.
Appena vestito, il professor Stafford si avvicinò, come la volta precedente consegnandogli una piccola busta di carta,  gli studenti erano già tutti usciti dall’aula.
“La ringrazio signor Styles, per essersi prestato alla scuola” disse stringendogli la mano.
Harry sorrise “è stato un piacere”.
“Alla fine dell’anno vorrei che venisse anche lei all’esposizione dei lavori che sceglierò, visto che su alcuni ci sarà anche la sua faccia” scherzò l’uomo.
“Senz’altro professore”.
“Le manderò un invito” precisò, accompagnandolo verso l’uscita e salutandolo.
 
La temperatura stava iniziando ad abbassarsi e le giornate erano sempre più corte, Harry si strinse nel giacchetto,  lanciò uno sguardo verso i grandi nuvoloni carichi di pioggia sopra di lui e una goccia gelida gli colpì il naso, per fortuna era venuto in macchina quella mattina.
Un odore di nicotina lo fece voltare: come l’altra volta , sulle scale dell’edificio, il ragazzo moro era intento a fumare una sigaretta, con lo sguardo perso nel vuoto e le gambe allungate lungo i gradini.
 
“Hey” tentò Harry, sedendosi su uno scalino sopra di lui.
Non aveva niente da perdere:   non l’avrebbe visto più, non avrebbe avuto senso imbarazzarsi per due parole, quando ormai l’altro aveva scovato ogni neo o piccolo difetto del suo corpo.
 
Il ragazzo fece un semplice cenno con la testa, spostando quegli enigmatici occhi su di lui e fu come sentirsi nuovamente spogliato, nudo.
“Sta per piovere…” decise di puntare sull’ovvietà.
Annuì di nuovo, schiacciando la sigaretta con il piede, ormai finita.
 
A Harry sembrò di sudare, quello continuava a guardarlo e non dire niente, così decise di alzarsi tirando su il cappuccio del giacchetto dato che le gocce d’acqua sembravano aumentare sempre di più.
 
“E’ la prima volta che lo fai?”
 
Una voce calda, un po’ nasale ma piacevole.
Portò nuovamente l’attenzione su di lui, sempre nella stessa posizione con quello sguardo attento.
 
“Che cosa?” chiese non riuscendo a capire.
“Posare nudo” disse l’altro tranquillamente, stringendo una cartellina che solo in quel momento si accorse avesse accanto.
 
Il ragazzo moro si alzò, era veramente esile e alto poco meno di lui e tutto ciò non faceva che renderlo ancora più bello.
 
“Sei perfetto” disse, muovendo le labbra carnose e scure.
 
Harry sgranò i grandi occhi verdi.
Una creatura perfetta come lui non poteva vedere la perfezione in altri, soprattutto in uno come Harry.
Era troppo alto e sproporzionato, le sue mani erano smisurate, per non parlare delle sue spalle, il suo viso era troppo femmineo … per lo meno lui si vedeva così.
 
Scosse la testa , sorridendo “ non capisco “ disse confuso.
Il ragazzo annuì, ancora, serio “fa parte del gioco” disse, poi, sorridendo.
 
Ok, non ci stava capendo niente, forse doveva rivedere il suo primo pensiero  sul fatto che gli studenti di arte erano meno strambi di quelli della sua classe di psicologia e soprattutto, se aveva trovato quasi estenuante e logorante  vederlo fumare, vederlo sorridere in quel modo era a dir poco una pena capitale.
 
“Sarà meglio che vada o farò tardi al lavoro” disse accorgendosi dell’orario ben evidente sull’orologio del ragazzo accanto a lui o semplicemente per trovare una scappatoia  “ sono Harry, comunque” tese una mano verso di lui.
 
“Zayn” la strinse e sorrise.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
“Il prossimo anno chiederò di fare la tesi su di te” disse,  guardando male il suo migliore amico, intento  ad aprire a caso bustine di zucchero di canna e normale, per poi mischiarlo e creare disegni da bambino dell’asilo sul bancone solo perché che palle! mi sto annoiando
“Sarebbe veramente un buon caso” disse Liam, alzando il naso da un enorme libro, lanciando anche lui un occhiataccia al suo ragazzo, che cercava di disegnare un sole sorridente.
“Un uomo non può divertirsi in santa pace!” sospirò il più grande, soffiando lo zucchero verso il riccio, facendo un enorme pasticcio e beccandosi uno scappellotto da Liam.
 
“Hey!”  un ragazzo biondo entrò nella caffetteria,  venendo verso di loro con passo saltellante e salutandoli con un caloroso sorriso.
“Niall!” esclamò Liam liberandosi dall’abbraccio appiccicoso di Louis e alzandosi per dare due forti pacche sulla schiena al nuovo arrivato, facendo attenzione all’enorme custodia nera di una chitarra che portava proprio lì dietro.
 
Niall Horan era un ragazzo irlandese, vivace e adorabile, con sorridenti occhi blu,  che frequentava il terzo anno di un’accademia musicale; come Harry era stato il coinquilino di Louis, prima che prendesse l’ardua decisione di andare a vivere con il suo ragazzo, lo stesso era stato il biondo per Liam.
Così molto spesso capitava che facesse un salto alla caffetteria  per rivedersi con loro o anche semplicemente per trovare Harry, dal momento che da quando erano stati presentati erano diventati ottimi amici.
 
Il riccio posò subito due panini giganti di fronte al ragazzo appena arrivato, accomodatosi accanto agli altri due.
“Oh, ti amo ” disse il biondo irlandese afferrando il dono appena ricevuto, felice come un bambino.
Harry ridacchiò soddisfatto.
Fare felice Niall era una cosa veramente semplice, soprattutto se si aveva a disposizione del cibo, averlo vicino, invece, portava immediatamente il buon umore.
 
“Allora venite da me stasera?” chiese assestando un grande morso al primo panino.
“Puoi contarci amico!” disse Liam, battendo un sonoro cinque, seguito  subito da Louis.
“Mi sono perso qualcosa?” chiese Harry guardandoli spaesato.
“Ma si può sapere dove vivi tu?” lo punzecchiò il suo migliore amico “ è settimane che ne parliamo”.
“Di cosa?!” rispose esasperato.
“ Della maratona della Marvel, Harry!”
“oh” si lasciò sfuggire il riccio “ certo che ci sono!” con tutto quello che aveva avuto da fare si era completamente dimenticato, ma in effetti erano settimane che progettavano di vedersi tutti quei film della Marvel e l’idea era stata, naturalmente, di Liam.
Era da tanto che non ripassavano un po’ di tempo tutti insieme che non fosse fuori da quella noiosa caffetteria.
“Ci sarà tanto cibo e tanta birra!” disse Niall sorridendo.
“ Mi sembra giusto” annuì Harry.
“ Il tuo coinquilino?” chiese poi Liam, tornando serio.
 
Niall adesso condivideva la casa con un nuovo ragazzo di cui aveva parlato molto poco; aveva detto soltanto che era un tipo un po’ difficile e silenzioso, ma avevano avuto comunque poco tempo per conoscersi ed era speranzoso, come sempre  “lui non c’è” .
“Potevi chiedergli di unirsi a noi” disse Louis.
“L’avrei fatto, ma non lo becco quasi mai e la maggior parte del tempo sta chiuso nella sua stanza” disse quasi preoccupato,  guardando gli altri tre, poi trangugiò l’ultimo pezzo di pane “ bene allora vado a preparare il tutto !” concluse, correndo fuori dalla caffetteria salutandoli.
 
 
***
 
 
 
L’appartamento nuovo  di Niall era piccolo, ma confortevole e accogliente.
Louis e Liam erano andati a prendere le pizze, il biondo era indaffarato a sistemare le birre sul piccolo tavolino del salotto davanti alla televisione e a travasare delle enormi buste di patatine su delle ciotole.
“Mettiti comodo Harry, vuoi?” chiese  porgendogli una birra già stappata.
Harry la prese e iniziò a girellare per la casa.
 
Dal salotto si andava subito ad un piccolo corridoio dove c’erano tre stanze : un bagno e due camere.
Quella a destra sicuramente doveva essere la stanza di Niall, dato l’enorme poster di Elvis Presley sulla porta; con un lieve tocco l’aprì.
Era impressionante la quantità industriale di vinili e cd che il biondo riusciva  a tenere dentro quella stanza, da una parte aveva così tanti aggeggi elettronici che sembrava di essere dentro una sala di registrazione dell’ikea e il letto era pieno zeppo di cuscini di tutti i colori e le dimensioni.
Gli scappò una piccola risata, scuotendo la testa ripensando a Niall e uscì per entrare, senza ritegno e senza badare alla privacy,  nell’altra stanza, socchiudendo la porta dietro di sé.
 
Sicuramente era ben diversa da quella di Niall.
 
Cerano un sacco di mensole piene zeppe di libri di letteratura, coperti da un sottile strato di polvere che fece svolazzare passandovi le dita sopra.
Shakespeare in tutte le salse e molti manuali di arte e fumetti.
Ovunque disegni e pitture: sul muro, sopra la scrivania, sotto il letto rivestito di un ingombrante piumone dalle trame orientali.
Sopra la testata del letto, vi era  un enorme poster di un quadro che aveva visto raffigurato un sacco di volte nei libri di scuola, ma più provava a sforzarsi fino a corrugare la fronte e meno si ricordava l’autore o il titolo dell’opera, in effetti già era tanto che l’avesse riconosciuto.
C’era un forte odore di dopobarba, muschiato  e un paio di calzini buttati per terra accanto al letto.
Si avvicinò alla scrivania piena di carte ammassate e iniziò a frugarci spostandole con delicatezza.
Erano i disegni più belli che avesse mai visto, forse alcuni un po’ troppo lugubri, ma altri dai colori vivaci e la forte pennellata erano davvero emozionanti.
Percepì il rumore della porta d’ingresso, Liam e Louis sicuramente erano arrivati con il cibo, ma la curiosità era troppo forte nel continuare a rovistare.
Sepolto tra gli altri c’era un foglio coperto  da uno spesso strato di carta di giornale, lo sollevò macchiandosi le dita di nero  e  quello che vide fu a dir poco sorprendente.
 
“Cosa stai facendo?”
 
No, non erano decisamente Liam e Louis.
 
Una voce piuttosto seccata lo colpì alle spalle, come un bambino con le mani nel barattolo di cioccolata, solo che le sue dita erano sporche di carboncino nero.
 
Due enormi occhi color ambra lo fissavano infastiditi, le braccia conserte e le sopracciglia a formare un cipiglio intimidatorio.
 
“Mi dispiace, io…”
“Che ci fai in camera mia? Soprattutto che ci fai in casa mia?” chiese, iniziando a tamburellare le dita nervose sul suo braccio.
No, non era una bella situazione per niente.
Intelligentemente, prima di rispondere decise di allontanare le dita sporche dal disegno che stava sbirciando.
“Io, sono un amico di Niall” disse, cercando di sostenere il suo sguardo sorpreso “ mi ha invitato qui stasera e stavo …”
“Curiosando nella mia stanza?” chiese arcuando un sopracciglio.
“Ecco, mi sono lasciato un po’ prendere la mano” disse Harry, grattandosi un po’ il naso per l’imbarazzo e abbassando gli occhi colpevole.
Zayn mise una mano davanti la bocca carnosa, cambiando espressione cercando di trattenere, quelle che sembravano delle risate, iniziando a beccarsi delle occhiatacce dal riccio.
“Sembri uno spazzacamino” disse l’altro ridacchiando e portandolo davanti a uno specchio tondo nella stanza, facendogli notare che si era macchiato il viso di carboncino.
“Oh…” si lasciò sfuggire, poi tornò a guardare il moro che posava una borsa pesante sul letto “ mi dispiace se sono entrato così”.
“Non importa, ormai l’hai fatto” disse facendo spallucce.
 
Davvero, uno strano ragazzo, prima sembrava sul punto di ucciderlo e  adesso ormai l’hai fatto??
 Bipolarismo a go go.
Harry lasciò correre.
 
“Piuttosto che ne pensi” chiese buttandosi sul letto e indicando il disegno che l’aveva macchiato, il disegno che ritraeva Harry.
“E’ meraviglioso, non sembro nemmeno io” disse, arrossendo.
Zayn sorrise “ non è come ti vedi,  ma  non necessariamente come non sei”.
“Ok…” disse, aveva veramente la capacità di intimidirlo  “ vieni anche tu?” indicò, dopo una breve pausa silenziosa, verso la porta “ maratona della Marvel”.
 
Zayn parve pensarci, poi disse di si e lo seguì.
 
***
 
Quella sera sorprese Niall che aveva tentato di entrare nelle grazie del moro per un mese e passa, rivelando che anche lui  era una persona interessante e amichevole a modo suo.
 
Passarono veramente una bella serata cercando di evitare le battaglie di patatine in corso tra Louis e il biondo e le continue lamentele di Liam.
 
***
 
 
“Si può sapere che cosa ci fa un tuo ritratto nudo in camera di Zayn?”  chiese molti giorni  dopo Niall, trangugiando il suo solito panino in caffetteria, guardandolo sospettoso.
 
Harry arrossì,  cercando di non rompere la tazzina che stava lavando e di formulare correttamente la risposta “ qualche mese fa,  ho posato nudo per l’accademia d’arte”.
“Tu che cosa?!” disse il biondo, strabuzzando gli occhi blu “ perché non sapevo niente?” .
“Pensavo non fosse importante” disse con aria di sufficienza.
Niall aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse subito dopo indeciso e in quel momento, come se fosse stato richiamato da qualche strana forza, Zayn, entrò nel locale, salutandoli.
 
Ormai era diventato parte del gruppo anche lui e Harry era uscito spesso con il moro, scoprendone la piacevole compagnia.
 
Zayn era una persona veramente piena di difetti : era scostante, introverso e cocciuto,  ma la sua mente così artistica e intricata, lo rendeva veramente unico e affascinante.
Era bello vedere con gli occhi di Zayn: spesso riusciva a scorgere, cose di cui Harry, difficilmente riusciva ad accorgersi e allo stesso tempo, il riccio riusciva a comprendere cose, con il cuore, che difficilmente il moro riusciva a capire.  
Quindi mentre Harry percepiva le sensazioni e accoglieva emozioni, Zayn vedeva colori e coglieva le forme, era qualcosa di nuovo e inebriante, un’amicizia diversa dalle altre.
 
 
“Di che cosa stavate parlando?” chiese innocentemente.
“Ah!” iniziò il biondo, ma Harry lo precedette cercando di zittirlo “ niente di importante!” gli lanciò un’occhiataccia.
Zayn ridacchiò, poi tornò a puntare il riccio con quei suoi enormi occhi, seguendolo in tutte le faccende
 “ avrei un favore da chiederti”.
“Spara” disse Harry, indaffarato a preparare tre cappuccini.
“Ho bisogno che posi per me” distolse lo sguardo,  sentendo Niall strozzarsi con il suo panino.
“Che cosa?!” chiese Harry allarmato.
“Stafford, ci ha affidato un compito …” fece una pausa “ un po’ particolare, ho bisogno di te” disse, puntando nuovamente gli occhi enigmatici su di lui, sbattendo le ciglia.
 
Quella era veramente una trappola mortale, Harry lo sapeva .
 
“Perché io?” chiese scioccamente.
“Chi meglio di te, gli piaci, lo colpirei e…”
“Ho capito” disse Harry “ va bene, ma devo studiare per un esame”.
“Sabato?”
Harry sospirò, preferiva quando era zitto, silenzioso e scostante se doveva uscirsene con certe richieste,
 “ va bene”.
 
Una trappola mortale.
 
“Siete consapevoli del fatto che finirete a letto insieme?” chiese innocentemente Niall, pulendosi con un tovagliolo la bocca dalle briciole.
 
“Ma che diavolo!” sbraitarono insieme e il riccio gli tirò una spugna piena di sapone addosso.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Niall Horan: la bocca della verità.
 
 
 
Era iniziato tutto con una calma quasi allarmante e qualche risata.
Harry si era sistemato nella piccola stanza di Zayn, riempita dei mille cuscini colorati di Niall che, come aveva commentato il moro, faceva un po’ odalisca di Matisse.
Battuta che Harry non capì affatto ,  ma non impedì al moro di ridacchiare da solo.
Poi, come aveva iniziato a togliersi i vestiti sotto quello strano sguardo, tutto era sfuggito di mano.
 
Lo sguardo pensieroso di Zayn, le sopracciglia inarcate, la fronte corrugata, il pennello tra le labbra e le maniche arrotolate della camicia di flanella a mettere in mostra i tatuaggi sulla pelle scura.
 
 Trappola mortale…
 
 
“Mmmhhh” si era lasciato scappare il moro, poi si era piegato per essere all’altezza di Harry sparso tra quei ridicoli cuscini e aveva allungato le dita fine verso la fronte candida.
 “così è meglio...” aveva detto sorridendo soddisfatto,  dopo aver spettinato delle ciocche di capelli ricci.
 
Era così vicino…
Harry non poté fare a meno di arrossire leggermente a quel leggero tocco e al respiro caldo che percepì all’altezza del suo naso.
 
Zayn non si spostò, rimase lì a fissarlo
 
Per un momento Harry avrebbe voluto vedere con i suoi occhi.
Che cosa vedeva?
Come lo vedeva?
 
Chissà se sentiva quello che sentiva lui, però, il suo cuore batteva all’impazzata, la sua vicinanza lo stava rendendo nervoso e il suo sguardo costante lo stava innervosendo.
 
Con uno slanciò appoggiò le labbra soffici sulle sue, dimenticandosi del perché fosse lì e di quello a cui stava andando incontro, dei problemi che sarebbero arrivati perché Zayn ( lui se lo sentiva) non era una persona come le altre.
 
Ma andiamo… non poteva di certo rovinarsi la sua filosofia del carpe diem in un momento come questo, no?
 
 
Zayn chiuse gli occhi.
Dischiuse le labbra: avevano un sapore dolce e di tabacco, erano morbide e si muovevano veloci, affamate anche loro di Harry.
 Una mano afferrò la nuca, immergendosi tra i ricci ribelli e trascinandolo sopra di lui tra i cuscini.
 
“Zayn …” si lasciò scappare distanziandosi leggermente, ma percependo ancora il respiro caldo, realizzando di essere completamente nudo sopra di lui dal ruvido dei suoi Jeans e della camicia di flanella che strusciavano sulla sua pelle.
 
“Così bello…” sussurrò con voce bassa il moro nel suo orecchio, solleticandogli una guancia con due dita.
 
Harry lasciò che le parole emesse da quelle labbra gli perforassero il cervello e chiuse gli occhi emettendo un respiro sommesso, quando gli sfiorarono leggermente una tempia e percorsero il profilo del suo volto fino al mento.
 
 “ Così morbido…”  le mani scure percorsero con estenuante lentezza ogni centimetro di pelle come a volerlo testare e studiare, sulle spalle larghe e sulla schiena liscia; la lingua calda sul collo glabro provocava una catena di brividi.
 
“Così buono…” intrappolò di nuovo le sue labbra in un bacio più deciso e appassionato, le mani di Harry, finalmente, partirono a liberarlo sicure dei vestiti ingombranti e a rendere il moro al suo stesso livello.
 
Zayn nudo sotto di lui era qualcosa di insostenibile, il contatto con la sua pelle calda e sudata era qualcosa di insostenibile.
I sospiri soffocati che uscirono da quelle labbra piene, quando  iniziò ad accarezzare la sua intimità, erano veramente qualcosa di insostenibile.
 
“Zayn …” un nome soffocato, di nuovo,  mentre le labbra del moro scoprivano un sapore nuovo di lui.
Le dita che tiravano lievemente qualche ciocca scura come la notte.
 
Harry si sentì la testa ovattata, le palpebre semichiuse e gli occhi smeraldini lucidi, quando il moro tornò alla sua altezza, quello sguardo attento sempre sul volto, un sorriso sulle labbra e una carezza lungo il suo petto.
 
Con una calma lancinante sentì Zayn entrare in lui e come un ringhio uscire dalle sue labbra scure così gonfie, la catenina d’oro a penzoloni sopra il  suo mento, le ciglia lunghe  sembrarono quasi tremare e quegli occhi color ambra sembrarono volersi cibare di lui.
 
Non ci fu più alcuna parola, soltanto Harry e Zayn e mani e movimenti e sospiri e baci.
 
Fino a che Zayn in un grido silenzioso venne stringendo le spalle di Harry, lasciando profondi segni a cui il riccio non badò minimante, troppo preso a pensare all’esplosione che stava avvenendo nel suo corpo.
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Non ti sembra di stare esagerando?” il viso preoccupato di Liam spuntava dietro la spalla di Louis.
 
Harry buttò giù l’ennesimo shot,  senza dargli importanza.
Quella era la sua serata in un club dopo tanto tempo, voleva viverla al meglio e soprattutto concluderla al meglio.
 
“Si sta solo divertendo” disse Louis, ridacchiando.
“ Si sta ubriacando” precisò Liam.
“ Ergo, si sta divertendo e adesso anche noi ci divertiremo come lui” alzò le sopracciglia sornione al suo ragazzo, rigirandosi nel suo abbraccio.
“Io non bevo” disse, secco.
“Oh certo che bevi !” si intromise nella coppia il riccio, barcollando verso il ragazzo dai corti capelli castani, con un bicchiere.
Liam sbuffò prendendo il bicchiere e passandolo a Louis “ pensaci tu” disse.
Il più grande sospirando lo prese, lo buttò giù in un sorso “perché  devo essere sempre io quello a finire ubriaco” disse, fingendosi dispiaciuto.
“Perché ti piace quando mi prendo cura di te” gli fece l’occhiolino l’altro.
“ La verità è che ti piace sbattermi quando non sono lucido Payne”  lo punzecchiò, facendolo arrossire.
“Dov’è andato Haz?” cercò di cambiare argomento, l’altro.
 
Harry si era buttato in mezzo alla folla, la testa che rischiava di scoppiargli per colpa della musica troppo alta.
Aveva bisogno di una distrazione , un’enorme distrazione, un’altra distrazione, dal momento che dalla prima volta che era andato a letto con Zayn, il moro era stata la sua unica distrazione.
 
Dopo quella volta la trappola era scattata.
 
Harry aveva avvertito il pericolo, probabilmente, dalla prima volta che quei fottuti occhi ambrati si erano posati su di lui nell’aula di arte, da quando quella dannata matita era caduta per terra  si era chinato a raccoglierlo.
 
Non erano riusciti a stare lontani l’uno dall’altro a distanza di qualche giorno; come si vedevano si innescava quella scintilla, scoppiava quel fuoco che li consumava entrambi fino ad incenerirli.
 
Harry aveva bisogno di respirare, troppa pelle, troppe labbra, troppe ciglia… troppo tutto.
 
Erano mesi  ormai che questa dipendenza sessuale stava andando avanti.
Ma non solo, nonostante l’ingombrante crescita di lavoro con l’avvicinarsi delle ultime lezioni e con gli esami finali, erano riusciti a far crescere un ottimo rapporto d’amicizia.
 
Come sostenere il contrario, Zayn era una persona incredibile.
 
E probabilmente, aldilà della dipendenza sessuale, era questo che spaventava Harry.
Spaventava la voglia di stare incamera di Zayn semplicemente sepolto tra le coperte, contemplando quell’enorme poster o i suoi meravigliosi dipinti.
Spaventava quando inconsciamente si ritrovava a chiudere gli occhi e lasciarsi inebriare  da quel forte odore di dopobarba muschiato, mentre quelle dita fine e callose, con delicatezza gli massaggiavano la testa e si intrecciavano tra i ricci ribelli.
Spaventava sentire il cuore saltare un battito ogni volta che quella risata nasale usciva da quelle labbra piene per qualcosa di divertente che aveva detto o quei grandi occhi lo prendevano in giro per qualcosa di stupido che aveva appena fatto.
Ma spaventava più di tutti trovarsi ad ascoltare in silenzio il suo respiro cadenzato dopo una notte di sesso, troppo stanco per tornare a casa.
 
Come l’avevano spaventato le parole di Niall  giorni prima
 
 
 
“Che cosa sta succedendo tra te e Zayn?” chiese, all’improvviso, il biondo irlandese, smettendo di strimpellare la sua chitarra, seduto sul divano di casa di Harry.
Il riccio tirò su la testa dal libro che stava cercando di studiare “ di che cosa stai parlando?”.
“Oh andiamo Haz! Vi vedete praticamente tutti i giorni, vi sentite a tutte le ore e lui parla, praticamente, sempre di te! “.
Harry sgranò gli occhi verdi, deglutendo a fatica, non era pronto a una domanda del genere perché non c’era niente da spiegare.
Lui e Zayn non erano niente e non sarebbero stati niente.
“Niente” disse serio.
“Harry…” iniziò preoccupato l’altro.
“cosa stai per dirmi Niall?” arcuò un sopracciglio il riccio “siamo entrambi adulti, sappiamo cosa stiamo facendo e quello che stiamo facendo non è niente di importante”.
“Io non ti dirò niente” disse il biondo ,suonando un accordo distrattamente sulla chitarra “ accertati solamente che non sia solo tu a pensarla così”.
Harry aprì la bocca, poi decise di non rispondere e si chinò nuovamente sul libro.
 
In effetti aveva dato per scontato che anche per Zayn quello che stava succedendo non fosse niente di speciale.
Che anche Zayn la pensasse come lui.
Ma se gli avesse chiesto, se lo avesse chiesto,  probabilmente avrebbe perso la sua opportunità di avere del buon sesso e ad essere sincero quello con il moro era il migliore che avesse avuto nella sua vita.
 
 
 
Rimuginare sul quel discorso l’aveva portato a pensare su cose  che non aveva intenzione di pensare.
Quindi era sparito.
All’inizio aveva trovato delle scuse per riuscire a non vederlo e aveva iniziato a rispondere disinteressato ai suoi messaggi, sperando che prima o poi si sarebbe stancato e sarebbero rimasti buoni amici.
Zayn non era stupido sicuramente avrebbe capito subito che c’era qualcosa e conoscendo quanto fosse orgoglioso, non avrebbe insistito e non lo avrebbe cercato, era un piano perfetto.
 
Adesso doveva solo preoccuparsi del ragazzo di fronte a lui, con gli occhi scuri e tanti muscoli che provocante si era avvicinato pronto all’uso per una sola notte.
 
 
 
***
 
 
Ultimamente erano stati tutti occupati con lo studio e non erano più riusciti a incontrarsi.
Vedere Niall, Liam e Louis seduti di fronte a lui nella caffetteria chiacchierare felici era un sollievo,dopo quei mattoni di psicometria che lo avevano accompagnato nel finesettimana.
 
“Harry cosa è successo con Zayn?” chiese, poi, Niall rivolgendosi a lui.
 
Harry avrebbe voluto scappare.
Era stato veramente difficile non pensarci, perché Niall metteva sempre il dito nella piaga.
Non vedere più Zayn era stato molto più arduo di quanto avesse pensato e preferiva non pensarci affatto per non ricordare a sé stesso la perdita che aveva subito, anzi si era procurato.
 
“Niente” disse, abbassando lo sguardo, sperando che Louis non lo vedesse.
 
Impossibile.
 
“Quello che succede con tutte le persone che piacciono veramente a Harry” disse Louis, acido, dondolandosi sulla sedia.
Niall lo guardo disorientato.
 
“ Sono semplicemente occupato, ultimamente” lo zittì Harry, prima che quella lingua biforcuta potesse dire qualcos’altro.
 
“ Verrai alla mostra?”
 
La mostra…
Due giorni prima gli era arrivata quella busta dove diceva che sarebbero stati esposti i quadri scelti dal professor Stafford, non c’erano scritti i nomi dei fortunati ma Harry sentiva che era impossibile che Zayn non venisse scelto.
 
“Ce l’ha fatta?” chiese comunque.
Niall si lasciò scappare una delle sue risate eccitate “andrà a New York”.
 
Sentì come una lama tagliargli a metà lo stupido cuore che si ritrovava.
Si sforzò di sorridere.
 
Lo sguardo azzurro di Louis su di lui non era mai stato così pesante.
 
“Allora verrai? Chiese di nuovo il biondo irlandese.
“Verremo tutti” rispose il suo migliore amico, guardandolo ancora fisso,  seguito da un Liam che annuiva compiaciuto.
 
***
 
 
Tirò fuori il telefono, mordendosi il labbro in certo.
Iniziò a scrivere le prime lettere poi cancellò, scuotendo la testa e facendo uscire un lamento verso nessuno.
Inspirò profondamente e scrisse di nuovo.
 
Ho saputo che andrai a New York
Congratulazioni !
 
 
Non capì cosa lo spinse  a disturbarlo dopo tutto quel tempo…
 
O forse lo sapeva, ma non voleva pensarci.
 
Il telefono vibrò.
 
ZAYN
 
Grazie
 
***
 
Louis, Liam e Niall erano elegantissimi con le loro camicie e i pantaloni scuri.
Tutti lo erano.
Aveva riconosciuto molti dei ragazzi che aveva visto nella classe dell’accademia d’arte, come quello con i brufoli della stessa fila di Zayn, alcuni lo avevano anche salutato.
Alla fine Harry era stato trascinato dal suo migliore amico a quella benedetta mostra, aveva indossato una camicia bianca, lasciata un po’ aperta e dei pantaloni neri aveva anche tirato i suoi ricci indietro con del gel.
Se non altro c’era da bere e da mangiare gratis, cosa che aveva fatto subito felice Niall.
 
Il professor Stafford si era avvicinato a lui salutandolo calorosamente, anche lui vestito di tutto punto, portandolo subito a fare un giro per mostrargli le opere esposte e  per presentargli gli artisti.
Tra i tre ragazzi scelti c’era la ragazza con la chioma rossa e i piercing che aveva notato nella prima fila della classe  e tra i suoi disegni il professore aveva scelto il nudo femminile e vari paesaggi tempestosi.
“Lexy Cooper” si presentò la ragazza, stringendo con forza la sua mano.
Harry sorrise  e scambio due parole con lei riguardo i suoi quadri.
 
L’altro ragazzo con una lunga coda di capelli castani era molto bravo a  Harry, però, non sembro di averlo mai visto;  capì poi il perché, quando tra i disegni esposti,  riconobbe il suo corpo visto da dietro: il suo lato migliore.
Cercò di non arrossire,  accorgendosi anche di essere osservato dalla gente circostante, probabilmente lo stavano riconoscendo.
“Odell Moore”anche il ragazzo  gli offrì la mano.
“Harry Styles, il mio sedere” disse stupidamente indicando il disegno.
Il ragazzo ridacchiò “ lo so, non è come l’originale ma ce l’ho messa tutta” scherzò.
Harry arcuò un sopracciglio, offrendo un sorriso sbilenco.
 
 
Quando arrivarono alla parete occupata dalle opere di Zayn, cercò di non farsi prendere dall’agitazione.
 
Tutti i disegni che aveva fatto di Harry erano esposti.
 
O per lo meno quasi tutti, c’era il primo piano degli occhi di Harry che aveva chiesto di fare poco prima che sparisse, i il disegno della prima lezione, quello sulla sedia logora, un Harry dormiente (di cui non conosceva l’esistenza)  sul divano dove Niall era solito scrivere le canzoni nel loro appartamento e un altro sul letto di Zayn colto ad osservare quell’enorme poster.
 
Mancava quello che aveva fatto dopo la prima volta che avevano fatto sesso, sepolto in mezzo ai cuscini colorati di Niall, ancora sudato e con la pelle impregnata di quel dopobarba muschiato.
 
Sentì una fitta attraversarlo all’altezza del petto.
 
“Zayn Malik, il mio studente più promettente” disse tutto soddisfatto Stafford “ non pensavo che vi conosceste” continuò,  guardandoli entrambi.
“Amici di amici” commentò calmo Zayn.
Stafford annuì “lavori formidabili” disse, poi, indicando i ritratti di Harry “ tutti i lavori di Zayn lo sono, ma ho insistito perché esponesse questi, farai un ottimo lavoro a New York” appoggiò fiero una mano sulla spalla dello studente.
 
Harry deglutì a fatica.
 
All’improvviso li lasciò soli e corse a salutare una persona.
 
Zayn teneva lo sguardo puntato sulla sala e il riccio si beò di nuovo della sua presenza dopo tanto tempo.
Era splendido .
Una camicia color carta da zucchero e pantaloni scuri stretti, il ciuffo biondo acconciato a dovere.
 
Si schiarì la voce cercando qualcosa da dire “ è incredibile Zayn” disse, indicando i suoi lavori.
 
Gli occhi ambrati saltarono verso di lui.
 
Tornare ad essere sotto quello sguardo era qualcosa di veramente straziante.
 
“Te l’ho detto sei un buon soggetto” disse asciutto.
 
Per un attimo il tempo si fermò non riusciva a staccare gli occhi dai suoi .
Era come bloccato.
 
“Zayn….”
“preferisco che tu non dica niente”
 
 
“Zayn!” Niall spuntò alle spalle del moro abbracciandolo e tutto si perse in risate, poté comunque avvertire la mano calda e forte di Louis sulla spalla.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Così Zayn era partito per New York.
C’era stata una grande festa d’addio , alla quale Harry aveva preferito non partecipare nonostante le minacce di Niall.
 
Non si era risparmiato però il giorno della sua partenza di mandargli uno stupido messaggio dove gli augurava buon viaggio al quale Zayn ovviamente non aveva risposto
 
***
 
 
 
Era riuscito a passare al suo terzo anno brillantemente, adesso, doveva pensare alla sua tesi.
 
Liam si era laureato con il massimo, ora Louis avrebbe avuto  tutto il tempo a disposizione per approfittare sessualmente di lui.
 
Niall aveva iniziato a dare lezioni di chitarra  in una scuola di musica proprio accanto alla caffetteria di Harry e veniva spesso a trovarlo.
 
Non era stato facile, iniziare un anno così, soprattutto quando si era reso conto dei sentimenti che provava per Zayn.
 
 
“ti rendi conto di quello che stai dicendo?” chiese Louis guardandolo fisso, accovacciato nel corpo di Liam, sul salotto del loro appartamento.
 
Avevano invitato Harry per cena  e il discorso era caduto su Zayn, prima o poi lo sapeva che sarebbe successo.
 
“Si” annuì.
“Harry” iniziò stranamente serio il più grande “ se pensi sempre a lui, vuoi vederlo, soffri  e tutto il pacchetto la soluzione è una soltanto”.
“Direi piuttosto ovvia” gli diede il carico Liam.
“ Non sarò mai come voi” li guardo disgustato il riccio.
“La tua è tutta invidia perché ho il ragazzo più sexy e intelligente dell’universo” sghignazzò Louis.
“No, la mia è compassione per Liam”commentò acido.
“Già” annuì Liam, beccandosi un cazzotto sul braccio“comunque tornando sull’argomento, perché?” chiese, massaggiandosi il braccio dolente.
“Perché cosa?” lo guardò confuso il riccio.
“Se ti stavi innamorando di lui perché lo hai allontanato?”
Harry abbassò lo sguardo colpevole.
“Perché è molto più semplice, tesoro” spiegò Louis “non è vero Haz?”
“Io…”
“Fai così con tutti” lo accusò.
“Non è vero!” alzò la voce risentito.
“Invece è così! Lo fai anche con me” disse Louis.
 
Spesso nella loro amicizia Harry aveva cercato di allontanare Louis, pur sapendo che non avrebbe potuto stare senza.
 
“ma non tutti Harry sono disposti a tornare, non tutti riescono a stare in questo tipo di giochetto” disse “lo dico per te, a volte devi essere disposto a rischiare” disse stringendo la mano di Liam.
 
 
 
Naturalmente Harry non l’aveva fatto.
Ma aveva capito che aveva perso qualcosa di molto importante, di essersi lasciato sfuggire veramente qualcosa di prezioso.
 
Chissà  se Zayn pensava mai a lui, mischiando i suoi colori e sistemando le sue tele tra le luci di New York.
 
Non poteva certo prendersi la briga di disturbarlo ora dal momento che  non l’aveva fatto quando doveva.
 
 
***
 
 
 
 
“Dove stiamo andando esattamente?”
 
 
Era appena incominciato giugno, faceva un caldo afoso e Niall era passato a prenderlo in macchina.
 
“Un mio amico di nome Josh ha bisogno di una mano per trasportare una batteria” disse, mentre faceva dondolare una mano fuori dal finestrino in cerca di aria fresca.
“Hai un concerto?” chiese.
“ gli mancava un chitarrista, li sostituisco solo per stasera, non è niente di eccezionale,  sennò ve l’avrei detto”.
Harry annuì asciugandosi un po’ di sudore dalla fronte.
 
 
“Tu aspetta qui vado a chiamarlo” disse Niall una volta arrivati davanti ad un palazzo.
“E la batteria?”
“non è qui, è alla sala prove, siamo passati a prendere Josh” spiegò, entrando dentro l’edificio.
 
“ Chi si muove…”disse Harry a sé stesso appoggiandosi alla macchina.
 
Faceva davvero, davvero caldo, la canottiera bianca sembrava appiccicata alla pelle.
Arrotolò ancora di più le maniche della camicia a quadretti e si tolse il capello di paglia per spettinare i riccioli sudati.
 
Iniziò a camminare avanti e indietro per non rimanere liquefatto sullo sportello della macchina, dal momento che Niall sembrava metterci tanto.
 
Davanti al palazzo notò un bar e decise di andarsi a prendere una bottiglia d’acqua.
Stava per entrare quando, il negozio accanto attirò la sua attenzione.
 
Non era un negozio.
 
Appena entrò l’aria fresca del condizionatore lo prese in contropiede e un forte odore di pulito gli investi le narici.
Una ragazza  con una treccia e delle lentiggini stava seduta dietro a un bancone vicino all’ingresso, lo salutò con un cenno distratto,  poi iniziò a guardarlo sconvolta.
 
Era una mostra, una stanza scarna e bianca  con tanti quadri appesi al muro.
Il problema era che conosceva bene quei quadri, non ne sapeva niente di arte, ma avrebbe riconosciuto quel  tratto ovunque.
 
 
Si avvicinò per leggere la targhetta sotto un disegno astratto di macchie di colore.
 
Contrasti
Zayn Malik
 
Sentì mancargli l’aria, avrebbe voluto retrocedere a darsela a gambe, ma poi gli occhi volarono al centro evidentemente al  pezzo forte.
 
Harry sdraiato sui cuscini colorati con la pelle al profumo di sesso e al dopobarba di Zayn.
Cercò di trattenere l’urlo che minacciava di esplodergli dentro.
 
Il suo più grande errore era diventato un grande quadro dipinto  e la cosa più sconvolgente era come gli occhi di  Zay lo vedessero: non poteva essere così bello.
 
Si avvicinò per leggere la targhetta .
 
“come un’ odalisca di Matisse”
Zayn Malik
 
 
Perché?
Perché era entrato?
Perché diavolo Niall non era ancora tornato e perché, quel Jos,h abitava proprio davanti alla cazzo di  mostra di Zayn Malik?
E da quando Zayn era tornato?
 
 
“Harry”.
 
Sentì il cuore salirgli fino alla gola.
Non poteva girarsi, non ne aveva la forza.
 
A pensarci bene era proprio per la paura di non affrontare le cose che adesso era lì…
 
“Zayn” disse girandosi lentamente, prendendo fiato.
 
 
Zayn era lì davanti, molto più bello di come si ricordava.
I capelli erano liberi dal gel, lunghi e spettinati, non c’era più il ciuffo biondo.
Una leggera barba era spuntata lungo i tratti affilati del viso.
Una maglietta nera a maniche corte dei Boston,  un paio di Jeans stracciati, la solita catenina d’oro al collo.
 
Gli occhi grandi lo guardavano come se avesse davanti un fantasma.
“Che ci fai qui?”
“Niall è qui davanti è venuto a prendere un suo amico di nome Josh”
Zayn sbuffò  girandosi per dare un’occhiata alla macchina di Niall “capisco” disse, con tono piatto.
 
E Harry iniziò a pensare che forse Niall sapeva di Zayn, che forse tutti sapevano che Zayn era lì, ma allora perché…
 
“Quando sei tornato ?” chiese a bruciapelo.
“Un mese fa” disse abbassando lo sguardo.
“Perché non ne sapevo niente?”
“Perché avrebbe dovuto interessarti?”
 
Sentì come se qualcuno l’avesse colpito in pieno volto.
 
“perché nessuno me lo ha detto?”
“ho chiesto io di non farlo”
 
Perché, Louis, Liam …
Perché non glie lo avevano detto?
 
“Che importanza ha Harry?” disse il moro buttando una risata triste “adesso ci siamo visti, mi hai salutato è tutto a posto” disse dandogli le spalle, dirigendosi verso quello che sembrava un ufficio e aprendo una  porta.
“Non è tutto a posto” strinse i pugni.
“E’ passato un anno, sono cambiate tante cose, è tutto a posto” disse tranquillamente sorridendo, forzatamente, o almeno così sembrava.
“Non è tutto a posto!” disse di nuovo, alzando la voce e puntando il dito contro il dipinto al centro della stanza che lo raffigurava.
 
“Vieni dentro” disse, digrignando i denti  e trascinandolo dentro l’ufficio.
 
“adesso basta Harry! Che diavolo ci fai qui ! Avevo detto a Niall di non farti avvicinare, perché cazzo ti ha portato qui!”
 
Harry sgranò gli occhi.
 
Non farti avvicinare…
 
Il moro aveva le mani chiuse in un pugno, il respiro affannato, il viso sconvolto.
 
Non farti avvicinare…
 
Aveva fatto del male a Zayn, aveva fatto veramente del male a Zayn.
 
“Mi dispiace, Zayn” disse abbassando la testa, nascondendosi dietro la massa di ricci.
 
Zayn si lasciò scappare una risata, quasi isterica “ per cosa esattamente sei dispiaciuto Harry?” disse appoggiandosi alla scrivania al centro della stanza “ per essere sparito nel nulla dopo avermi usato ? per non avermi dato alcuna spiegazione ? per avermi fatto credere che ci fosse almeno un rapporto di amicizia?”
 
“Zayn… “
 
“per essere stato uno stronzo?”
 
“ non potevamo essere amici, non possiamo esserlo” disse quasi sussurrando.
 
“ per continuare ad essere uno stronzo?” lo punzecchiò.
 
“Non potevo essere tuo amico” cercò di continuare Harry “ la situazione mi stava sfuggendo di mano”.
 
“E’ passato un anno” rimarcò il moro.
 
“Mi sei mancato” si lasciò scappare Harry.
 
Ed era vero gli era mancato, gli era mancato dal primo istante.
 
“Non riesci nemmeno a guardarmi in faccia, come pretendi che io ti creda?”
 
Harry  deglutì e alzò la testa.
Eccolo…
Lo sguardo .
 
Dopo tanto tempo gli occhi ambrati nei suoi.
 
“Mi sei mancato” disse, la voce tremante “ non volevo lasciarti andare… è per questo che l’ho fatto”
 
“Io…”  Zayn iniziò a scuotere la testa “ ti rendi conto di quello che stai dicendo?”
Harry fece qualche passo; il respiro caldo di Zayn contro le sue labbra sembrava quasi irreale.
 
“Se vuoi colpirmi in faccia sei libero di farlo” disse.
 
Ma non si mosse continuava a guardarlo immobile e Harry si chinò a baciarlo.
 
Le labbra di Zayn, morbide e dal sapore di nicotina.
 
Appoggiò  la fronte sulla sua  “mi dispiace”.
 
“L’hai già detto” disse secco.
 
Tornò a baciare quelle labbra e fece scivolare una mano grande su una guancia, beandosi della sensazione nuova della barba.
 
Prese un enorme respiro inalando quel forte profumo muschiato “ Zayn…” sussurrò.
 
“Non ci sarà un’altra opportunità Harry” disse nelle sue labbra.
 
“ Io non credo di meritarmi nemmeno questa…” 
 
aveva fatto soffrire Zayn, come poteva meritarsi un’opportunità?
 
“Zayn” disse facendo scivolare le mani lungo i suoi fianchi e avvicinandolo ancora di più “ sono stato veramente uno stronzo”
 
“un bastardo” preciso l’altro.
 
“ Si ok…” disse nervoso “ ma non riuscivo a tollerare l’idea di essermi innamorato di te… probabilmente lo sono stato da quando ti è caduta quella dannata matita” disse, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
 
Zayn iniziò a guardare sorpreso la massa di capelli ricci sotto di sé “che cosa?” chiese incredulo.
“ Hai capito” disse secco.
“ Allora questo cambia le cose” disse spostandolo e accarezzandogli le guance rosa.
Harry inarcò un sopracciglio preoccupato “ che vuoi dire?”.
“Non sei un bastardo…” disse posandogli un lieve bacio sulle labbra .
 
 
“ Sei un idiota”.

 
 
 
 
 
OK e’ natoooooo!
E’ stato un partooooo!
C’ho messo una vita e sicuramente è una schifezza! M’ha succhiato l’anima questa storia e veramente non sono per niente soddisfatta quindi spero che qualcuno di voi mi faccia sapere che pensaaaaaaaaa!!!
Ringrazio comunque già chi si prenderà la briga di leggerla!
Santo subito!
 
Allo prossimaaaaa!!
Naturalmente dedicata a Chia che è sommersa dallo studiooo!
 
 

Gre
  
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