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Autore: LullabyPotter    19/06/2013    7 recensioni
Seguito di "In the Darkness".
Alessia è stata assassinata e Riario buttato giù dalle mura di Firenze. Zoroastro, fortunatamente, lo ha trovato e portato da Leonardo da Vinci, che è riuscito a salvargli la vita. Ora spetta al Conte e all'artista scoprire cosa si cela dietro la morte della loro amica.
«Io l'amavo!» esclamò il Conte, cogliendo di sorpresa il Papa davanti a lui. Mai aveva esternato i suoi sentimenti in quel modo, mai aveva perso la sua maschera di perfetta impassibilità. Ma in quel momento non poteva più nascondere ciò che gli era stato ordinato di reprimere.
_Eagle ||
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Papa Sisto IV, Papa Sisto IV
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Convalescenza


 

A Jess, Hev, Coco e Yoan
perchè siete voi e questo basta.


Girolamo aprì gli occhi. Sopra la sua testa svettavano delle assi di legno, assi che aveva già visto e che conosceva bene. Quella era la stanza di Alessia, alla bottega del Verrocchio.
Come ci era arrivato? Ricordava molto bene la caduta, mentre ciò che era successo subito dopo si perdeva nel buio. Avrebbe dovuto essere morto, ma il dolore alla schiena, al viso e agli arti gli diceva che era vivo, eccome se era vivo.
«Vi siete svegliato.» Girolamo alzò appena la testa. Leonardo stava in piedi appoggiato al muro, le braccia incrociate. Accanto a lui, abbandonato su un tavolo di legno, vi erano un asciugamano sporco di sangue e una bacinella.
«Cosa...?» Girolamo lasciò la domanda in sospeso. Nemmeno lui sapeva quale quesito porre per primo. Cosa era successo? Perché non era morto? Come era arrivato nella stanza di Alessia? Dove si trovava Maddalena? Inoltre, parlare si rivelava difficile: era come se avesse avuto un masso che gli bloccava la gola.
«Siete caduto. Da almeno venti braccia o forse più» Leonardo scrollò le spalle. «Zoroastro vi ha trovato e portato qui e io ho cercato di curarvi come meglio potevo. Farete fatica a parlare e muovervi, per qualche tempo.» aggiunse poi. «Avete riportato diverse ferite.»
Girolamo cercò di mettersi a sedere, ma non ci riuscì. Si limitò, quindi, a rimanere sdraiato e a guardare l'artista di sbieco. «Perché lo avete fatto?» non riconobbe nemmeno la sua voce quando riuscì a pronunciare quelle poche parole, cosa che inoltre gli provocò un forte dolore alla mascella.
«Non fatevi strane idee.» replicò l'altro. «L'ho fatto perché avevo un debito con voi e con lei.»
Lei. Alessia. «Non avevate nessun debito con me.» commentò il Conte.
Leonardo si avvicinò, sedendosi sullo sgabello traballante posto accanto al letto. «Voi l'avete protetta.» rispose. «L'avete difesa e avete cercato di salvarla. L'avete persino vendicata. Siete stato leale a lei, fino alla fine.»
Sul volto di Girolamo si disegnò un sorriso amaro. «Tutta questa dedizione non...» dovette deglutire; dopo un paio di tentativi a vuoto ci riuscì e riprese a parlare. «...non ha salvato né lei né il bambino.»
Quel ricordo lo perseguitava. Alessia che si spegneva tra le sue braccia, il sangue che sgorgava dal suo petto. Il cesareo disperato per estrarre i due bambini, uno dei quali già morto. Suo figlio, che non era riuscito a sopravvivere ed era stato sepolto con la madre.
«Ci avete provato e io non l'ho dimenticato.» disse Leonardo, alzandosi di nuovo. «Lei non me lo avrebbe perdonato, se vi avessi lasciato morire per strada senza fare niente.»
Girolamo notò che non pronunciava il nome della ragazza. Esattamente come aveva fatto lui per tutto quel tempo. Non aveva mai detto il suo nome ad alta voce, almeno non consciamente. «Maddalena?» riuscì quindi a chiedere, ignorando il dolore che aumentava in tutto il corpo.
«Vanessa si sta occupando di lei. Sta bene, non temete.»
Girolamo annuì. Almeno la bambina era al sicuro.
«Riposate. Dovete riprendere le forze.» Leonardo si allontanò, ma prima di aprire la porta si fermò e guardò nuovamente il Conte. «Sappiate che l'avete chiamata. Tutto il tempo, mentre vi guarivo.» non lo stava deridendo. Leonardo provava il suo medesimo dolore, e nella sua voce Girolamo notò comprensione, non scherno.
L'artista abbassò la maniglia e uscì, lasciando il Conte solo con i propri pensieri.

 

```


Girolamo e Alessia attraversarono la piazza, accolti dalla brezza primaverile. «Sei stata rigida tutto il tempo.»
Alessia storse il naso. «Il Papa... Mi mette soggezione.» replicò. «Solo che non per il motivo che credi tu.»
Riario aggrottò appena la fronte. «Cosa intendi dire?»
La ragazza scosse la testa, muovendo la mano come se stesse scacciando un insetto molesto. «Nulla.»
«Non puoi fare un'affermazione del genere e aspettarti che non chieda spiegazioni.»
Alessia non rispose subito. Ponderò le parole da usare, pensandoci attentamente. «Non me ne volere, ma...» cominciò. «C'era qualcosa, negli occhi di Sisto, che mi ha fatto rabbrividire. Qualcosa di profondamente oscuro. Inoltre, sembrava che mi stesse studiando. Come se volesse carpire un segreto che custodisco.»
Girolamo notò il disagio nella voce di Alessia. Il disagio che aveva provato quando si trovava con Sisto. Era un disagio che non derivava dal fatto che fosse il Papa, ma dalla sua persona. «…e tu hai dei segreti nascosti, Alessia?»
«Certo che no.» replicò l'altra. «Ma lo sguardo del Papa mi diceva il contrario.»
Riario decise di non replicare.

```

Il Conte fu costretto a letto per diverso tempo. Leonardo le aveva chiamate ferite, ma Girolamo sapeva che erano ossa rotte. Non riusciva a muoversi, esattamente come aveva detto l'artista, e parlare gli provocava diversi dolori alla mascella, difficili da ignorare anche per uno come lui. Mangiare, poi, si rivelava quasi impossibile.
Vanessa si prendeva cura di Maddalena, portandola nella stanza dove il padre riposava praticamente in ogni momento. Un giorno, Vanessa gliela posò sul petto e uscì per qualche minuto. Quando tornò, li trovò entrambi addormentati.
Ci mise almeno un anno, per riprendere l'uso degli arti. Per fare in modo che potesse comunque spostarsi, Leonardo aveva costruito una sedia con delle grosse ruote, che gli permetteva di spostarsi quasi del tutto indipendentemente. Maddalena imparò a camminare poco prima di lui.
Il giorno che finalmente riuscì a camminare senza bisogno di sostegni, si recò dall'artista che stava, come spesso faceva, sezionando un cadavere. Riario era ancora malfermo, ma almeno non aveva più bisogno della sedia creata da Leonardo e poteva prendere in braccio sua figlia.
Da Vinci alzò lo sguardo con i suoi strumenti ancora in mano. «Dovete dirmi qualcosa, Conte?»
«Credo sia tempo di finire ciò che Giuliano de' Medici non è stato in grado di portare a termine.»


 


Note dell'autrice«

Ed eccoci qua.
Come potete notare, ho deciso di cambiare il metodo di inserimento dei capitoli: niente più prologhi e capitoli numerati, ma piccoli titoletti.
Poooi. L'idea della sedia a rotelle me l'ha data Jess (che mi ha anche detto quanto ci avrebbe messo Riario a riprendersi dalla caduta).
Inoltre, ho un ringraziamento speciale da fare: 
JessHevGiulia e Agnè in primis. Insieme sotto la bandiera di Da Vinci's Demons! GenFlea: vabbè, tu sei tu.
Poi ringrazio: sassa e Alesherly: le fedelissime che mi hanno recensito TUTTI i capitoli della prima ff.
Juliet96 e Riario1: "in ritardo", ma siete giunte anche voi. Grazie.
Ed ora, vi lascio recensire.

»Eagle«
  
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