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Autore: whitethunder    19/06/2013    0 recensioni
Svegliarsi una mattina e non ricordare più nulla; dover percorrere un passato che lentamente comincia a brillare nell'oscurità, senza però rivelarsi nel suo complesso. Quando l'oscurità è vicina e ogni ricordo è perso, sapere di chi fidarsi non è possibile, e per recuperare i ricordi è necessario affrontarla.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nulla. È questo quello a cui pensavo quando mi sono risvegliata in un letto di ospedale. Ero ancora confusa, la nausea aveva il sopravvento, mi pareva di trovarmi in mezzo al mare nel pieno di una violenta tempesta. A dire il vero non era così terribile: il materasso era confortevole, le tende gialle ispiravano gioia e il sole brillava fuori dalla grande finestra posta sulla parete alla mia destra. Faceva un po' freddo; mi alzai piuttosto dolorante per chiudere la finestra, quando mi accorsi che non riuscivo a camminare. Mi trovavo ferma al bordo del letto, in piedi sulle mie gambe immobili. Non sapendo cosa fosse meglio fare mi girai verso il letto, e premetti il pulsante rosso posto sulla mia testa. Esso si illuminò, e così rimase fino all'arrivo dell'infermiera. Quando arrivò, mi guardò negli occhi, e se ne andò di nuovo. Mi chiedevo cosa fosse successo, ancora ero molto stanca, quindi mi infilai nuovamente sotto le coperte. Fu effettivamente un'immane fatica, le mie gambe erano quasi paralizzate. Mi voltai, e con stupore mi accorsi che in fondo alla stanza si trovava un altro letto. Sopra di esso si trovava una ragazza piuttosto pallida, dai capelli folti e mossi.
«Come va?» Le chiesi imbarazzata.
«Finalmente mi hai notata, sei sveglia da una decina di minuti e non ti sei ancora accorta di me; devi essere piuttosto stanca.» Disse lei girandosi. Non appena si mostrò in viso notai i suoi occhi verdi come smeraldi, a dire il vero rimasi quasi sgomenta dalla sua bellezza.
«Diciamo di si. Posso chiedere dove mi trovo?»
«Certamente, anche se mi pare strana la tua domanda. Insomma, girati e affacciati alla finestra!» Rispose la ragazza in tono piuttosto sgarbato.
«Lo farei, se riuscissi a camminare. Alzarsi dal letto richiede già un grande sforzo, le mie gambe sembrano essere ancora deboli.» Risposi.
Prima che la ragazza potesse ribattere, entrò di nuovo l'infermiera, questa volta accompagnata da un uomo in camice.
«Ciao! Io sono il dottor McFame, responsabile del pronto soccorso. Mi scuso a nome dell'infermiera, ma il tuo risveglio era inaspettato. Tra un'ora circa arriveranno i medici specialisti appositamente per il tuo caso, nel frattempo sarò io a tenerti sotto controllo.» Disse con aria contenta il medico.
Io non risposi. Mi limitai a fare un cenno di approvazione con la testa, ancora confusa. Il dottore lasciò la stanza, e io e "la bionda" rimanemmo sole di nuovo.
«A proposito, come ti chiami?» Mi chiese lei.
Ciò che davvero fu strano di quel giorno, fu stata proprio la mia risposta spontanea e incondizionata.
«Non lo so.»

  
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