Greenhouse (You and I)
“Tlin… …”
“Tlin…tlin…”
Il campanello attaccato allo stipite della porta quella mattina,
non voleva smettere di suonare.
“Ah… è perché c’è vento, che stupida che sei Ino, per questo
quell’affare non smette di dare fastidio.”
“Tlin”
Si, davvero le dà sempre di più sui nervi quel coso, a man mano
che lo ascolta.
Prima però, finisce di sistemare quei vasi di orchidee… e dopo
prenderò una qualsiasi decisione al riguardo.
“Per tirarlo giù… la scala sta nello sgabuzzino….” Ma è troppo tardi, quando si accorge che sta ondeggiando
la zazzera bionda al ritmo di quei tintinnio.
“Tlin...tlin”
Così non si accorge dell’entrata di una donna, nel negozio
Yamanaka.
“Tlin…”
“Vorrei dei fiori.”
Inarca un sopracciglio. E lei vorrebbe applaudirla. Cosa era
entrata a fare nel suo negozio, se non per comprare dei fiori?
Si volta, cordiale nonostante il suo pensiero -incoerente
semmai, sei Ino- ed indossa la sua maschera di brava
commessa.
Rimane congelata.
“Tlin.”
La conosce la donna.
È Temari del villaggio della Sabbia.
“Sai, Ino sono per il mio matrimonio.”
“Tlin.”
Muore mentre,
per l’ennesima volta quello scampanellio coincide con la voce della cliente.
Ma non lo dà a vedere.
Lei è Ino Yamanaka.
“Tlin”
Lei ha smesso di credere all’anima gemella da tempo.
Da quando ha capito che Sasuke Uchiha, il traditore di Konoha,
appartiene a Sakura Haruno.
Ma chissà in fondo, forse proprio per quella storia ci crede
ancora di più.
“Sakura… cosa ti ha detto…prima di…”
“Grazie.”
“Grazie?”
“Già. Grazie.”
Ha smesso di credere ai volti delle persone.
A quello che dicono.
“Tornerà Sakura. E se tornerà lo farà per te, fronte spaziosa!”
“No. Non tornerà.”
E per questo, crede solo alle creme di bellezza per la pelle.
Al ronzio del phon.
No… forse, quella era un’ennesima maschera che doveva indossare
per il mondo.
Yamanaka Ino, credeva solo nei suoi fiori.
“Tlin”
“Auguri.”
Secca, distaccata ed elegante. Le uniche regole di una shinobi,
e aggiungerebbe lei, di una brava commessa. Perché si può uccidere qualcuno con
un mazzo di rose, no? Ma in fondo a lei che cosa ne poteva mai importare?
“Shikamaru era così pigro, che alla fine gliel’ho chiesto io.”
Afferra la matita e un leggero sorriso –falso- le sfiora le
guance. “Quali composizioni desideri?”
“Tlin…”
Non sarebbe stata lei, se sotto quella pioggia –il vento si era ingrossato durante il giorno- con i bei capelli
incollati al volto; non sarebbe stata lei, dunque, se non sarebbe entrata in
gran carriera, nella stanza del Nara.
Non sarebbe stata lei, se un poderoso schiaffo non si fosse
alzato nell’aria, andandosi a posare sulla guancia del
codesto sbruffone.
Non sarebbe stato lui, se con aria a metà fra l’indifferente e
l’indignato non avesse alzato solo un sopracciglio a tale colpo.
“Donne: che seccatura.”
E non sarebbe stata lei, se furiosa- mischiando le lacrime, alle
gocce di pioggia- non se ne sarebbe andata poi sbattendo la porta, come in un
film di serie c.
E in realtà chiudendosi nella serra del suo negozio, capì che
comunque la mettesse quella situazione, non sarebbe stata lei: la donna su
quell’altare.
E non avrebbe dovuto importargliene nulla.
“Tlin”
Sbuffò asciugandosi gli occhi, mentre il corpo invece tremava.
“Tlin”
Si tappò le orecchie… e sbuffò più forte come una bambina capricciosa,
che arriccia il naso davanti ad una cosa da nulla.
“Tlin”
Niente.
Poteva sentire quel maledetto campanellino anche da lì e lo odiò,
con più accanimento di prima; intanto che i residui del mascara finivano di
colare giù sporcandole le guance… come quella pioggia che si abbatteva su
Konoha.
“Tlin…tlin…tlin”
Capì molto presto al buio della serra, di non poter vivere senza
quello scampanellino.
È la cosa più sciocca che aveva mai pensato
e crucciò le sopracciglia, vergognandosi di se stessa per quei pensieri che non
le assomigliavano neanche un po’.
La passo lì, inginocchiata accanto ai suoi vasi, quella notte.
Con quello scampanellio in sottofondo.
Perché i vasi non mentono.
E non si spostò neanche, quando Choji, la mattina si andò a
sedere di fianco a lei, facendo un bel po’ di rumore in quel negozio stracolmo
di piante. Anche allora, non si spostò e si limitò ad assumere quell’aria superiore,
che tanto la caratterizzava.
“tlin”
Il vento si era calmato e Choji aveva la voce impastata dal
sacchetto di biscotti, che stava divorando.
Diceva che si erano preoccupati lui e Shikamaru.
Diceva, che non si vedeva una tempesta così da innumerevoli lune
a Konoha.
“Tlin”
Diceva che i biscotti erano al cioccolato e che erano buoni.
”Tlin”
E Ino, solo per Choji trovò giusto ridere per
quell’affermazione.
“Tutti i biscotti che compri dici che sono buoni.” Lo rimproverò, ignorando deliberatamente la sua voce, che
invece era impastata di pianto.
E ignorò anche la sua figura, che andava –con la luce del
giorno- a rifrangersi contro un piccolo sottofondo di metallo, che apparteneva
a una pianta di girasoli.
Perché, se avesse guardato con attenzione Ino Yamanaka si
sarebbe accorta che non c’era più traccia del suo adorato mascara.
“Tlin”
“Non tutti i biscotti sono uguali- il suo tono era serio e lei
sorrise appoggiando la testa bionda, sulla sua forte
spalla- ci sono quelli al cento per cento cioccolato, quelli con le scaglie e
quelli che divorandoli, non ti accorgi nemmeno che sapore hanno.”
Ino ringraziò Choji per quella spiegazione e si limitò a dirgli
che stava bene e che voleva rimanere ancora un’altro
po’ lì, per terra.
“Tlin”
Ignorò deliberatamente le persone che bussavano al negozio, per
comprare dei fiori. Ignorò quello scampanellio che diventava più flebile e
ignorò anche quella chiave che lenta si infilava nella toppa.
La chiave del negozio stava nel vaso di fiori vicino alla porta.
Quello di destra, perché Konoha era pur sempre un villaggio che aveva ancora dei
valori.
“TLIN”
Ignorò lo scampanellio, che con un colpo più forte degli altri la
avvisava di quella entrata.
Crucciò lo sguardo a quella porta che (oramai il pomeriggio era
diventato sera e lei era ancora lì) veniva sbattuta
amabilmente mentre, con una certa flemma un uomo, si andava a sedere lì per
terra vicino a lei.
Sopracciglio alzato. Sguardo seccato.
“Tlin…tlin…”
“Stupida.”
Gamba contro gamba, lei non si decideva ancora a parlargli,
malgrado quell’insulto che non sentiva davvero di meritare.
Shikamaru schioccò la lingua, adagiandosi meglio contro un vaso
lì per terra.
“Non è da te.”
Si limitò ad aggiungere allora, scrutandola dall’alto e lei
parve muoversi un poco, giusto per interrompere quel contatto con il corpo di
lui, per scappare da quel calore che sentiva l’avrebbe uccisa da dentro.
“Non è da te, tutto questo.”
Ma Ino era pur sempre Ino.
“è da te un altare invece.”
Lui non rispose limitandosi a sbuffare. Assumendo quella solita
espressione seccata e che Ino sentiva di detestare mai, come in quel momento.
“Non fare la scema.”
Lei crucciò le sopracciglia. Sguardo che ancora evitava il suo.
“Io faccio, quello che mi pare. Anzi se non te ne vai da qui, mi
metterò ad urlare e ti spaccherò su quella stupida faccia che ti ritrovi quel
bel vaso di petunie rosse, laggiù. È di terracotta il vaso. E ti farà molto
male.” La rabbia l’aveva fatta morsicare anche la lingua per la fretta e si
ritrovò a rantolare leggermente mentre, riprendeva
fiato, per tutte quelle frasi esclamate velocemente.
“Tlin”
“Interessante. Almeno ti muoverai da questa posizione.”
Lei sbuffò osservando ancora la maiolica per terra.
“Vattene Nara.”
Lui alzò un sopracciglio. Braccia conserte. “Per cognome mi
chiami adesso, Yamanaka?”
Sorrise leggermente mentre lei non gli rispondeva, sguardo
puntato su quelle tende, che componevano la sua serra.
“Già, forse dovrei chiamarti Shikamaru ninjia del villaggio
della Sabbia. Perdonami.”
Lui scoccò la lingua e le prese le braccia, costringendola a
guardarlo. Lì al buio lei mugolò qualcosa di’incomprensibile a quel contatto.
“Lasciami immediatamente.”
Shikamaru rafforzò la stretta su quei polsi
mentre un raggio di luna andava a illuminarli…
“Guardami Ino.”
“No”
“Guardami.. non costringermi a..”
“Vattene Nara!”
“E Va bene l’hai voluto tu.”
Ino ruotò tutto d’un tratto la testa, contro la sua volontà, e
puntò confusa i suoi occhi azzurri in quelli del suo compagno di squadra.
“Il controllo dell’ombra…” fiatò e si arrabbiò ancora di più,
folgorandolo… lì nella serra.
“Mi ci hai costretto.”
“Non vale sei sleale.”
“Lo sei tu a non voler parlare con me.”
Lei per tutta risposta, sbuffò, accorgendosi praticamente di
ritrovarsi tra le sue braccia, con ancora i polsi bloccati…
“Shikamaru Nara. Cosa diavolo vuoi da me?”
Lui inarcò un sopracciglio. “Cosa diavolo prende a te, Yamanaka!”
Lei borbottò e lui sorrise.
“Avanti. Si può sapere che ti è preso?”
Lei ruotò gli occhi.
“è colpa tua.”
Shikamaru trattenne la “o” di stupore che comunque non sarebbe
mai apparsa sul suo volto, invidiabilmente sicuro.
“Come al solito.”
Ignorò la battuta lei e lo fulminò di nuovo.
“Lo sai chi è venuta a trovarmi ieri pomeriggio?”
Lui fece per risponderle ma Ino lo
bloccò.
“Temari.”
Lui le lasciò un polso. Espressione divenuta seccata.
“Mi ha detto che si sposa.”
Lei divenne rossa. E Shikamaru non riuscì a distinguere quelle
iridi al buio.
“Che si sposa con te.”
Le lasciò l’altro polso. “E allora?”
Lei si infuriò, cominciandolo a tirargli lievi pugni sul torace.
“E allora??? Come sarebbe?? E allora!!”
Lui la lasciò fare.
“Prima di tutto, me l’ha chiesto lei e secondariamente…”
Ino lo interruppe. Shikamaru sorrise.
“Avrei dovuto saperlo da te! E tu sei così maledettamente pigro,
che hai accettato vero?!”
Continuò a picchiarlo con più foga di prima mentre,
muoveva anche al ritmo quella zazzera bionda… divenuta bianca per la luce.
“Sei uno stupido, un’ idiota di un
chunnin che non capisce niente… che non sa mai quello che vuole… che è anche
troppo pigro, per alzarsi dal letto la mattina e per decidere se è meglio una
tazza di latte o una fetta di pane…- si morse il labbro fermando i suoi colpi…
qualcosa luccicò dalle sue ciglia nere. Shikamaru si tenne per sé i suoi
pensieri.- E questo è un esempio stupido cancellalo… la sola cosa che conta e
che devi sapere: che sei un’immensa seccatura per tutto l’universo, Shikamaru
Nara. Per me, poi!!”
Rise ardentemente a quel punto, cercando di sembrare la solita
lei, la solita Yamanaka Ino.
“E a me non importa niente se sposi un carciofo o Temari della
Sabbia!!”
Le iridi blu di lei, brillarono e il riso ancora non lasciava la
sua gola.
“Puoi anche sposare Akamaru!!”
Rise con più forza.
“o Kiba!!”
Fu allora che qualcosa fece smettere quelle labbra di ciarlare e
di ridere. Fu allora che qualcosa lì al buio della sera..
fece capire anche a Ino, che i biscotti non sono tutti uguali.
Fu allora che qualcosa di tintinnante, risuonò distintamente in
quella serra, al buio, nel silenzio di quel bacio.
“Tlin”
“Stupida, brutta Yamanaka”
Lei con il sapore di lui sulle sue labbra, non potè fare a meno
di restare ancora lì, tra le sue braccia, incapace di replicare di dire e fare
qualcosa.
“Tu non riesci mai ad ascoltare fino alla fine.”
Ino lo guardò. Blu nel nocciola. E riflessi di luna che
mettevano in evidenza quei lineamenti che sapeva a memoria.
“Era una scommessa.”
“Tlin”
“Una scommessa?!”
Ripetè con un fil di fiato, guardandolo spaesata… ancora le
labbra socchiuse e gli occhi immensamente grandi.
“Già. Temari aveva detto che conosceva il modo perfetto per
farti ingelosire. E per farti ammettere che sei innamorata di me.”
“Tlin…Tlin”
Lei diventò rossa e Shikamaru stavolta, capì benissimo che era
diventata di quel colore per la collera.
“NON dire assurdità. Io non ti amo mica!!
E santo cielo una scommessa?! Ma che diavolo di lavoro
fate voi chunnin?! Scommettete sulla gente?! Che mondo!”
“Uh…uh…”
Lui sorrise.
“bene perché stavo scherzando.”
Ino bloccò il suo sproloquio. “Uh?”
“Temari mi ha chiesto di sposarla.”
“Ed io ho accettato.”
“Tlin”
Il vaso di petunie non colpì per poco Shikamaru Nara.
“Oh… che seccatura. Scherzavo Yamanaka.”
“Ti odio… ti odio… ti odio Nara…ti od-”
Oramai la conosceva a memoria e fu facile bloccarla e sigillare
quelle labbra vermiglie con le sue…
“Tlin”
“Allora verrai al mio matrimonio. Devo prenderlo come un sì?”
“Crepa”
“Come vuoi rimanere vedova così presto, Yamanaka?!
Mi rifiuto.
Che seccatura valle a capire le donne.”
****
Note dell’autrice:
Ecco una Shika-Ino, morivo dalla voglia di farla! A
dir la verità doveva essere completamente diversa, doveva andare in tutt’altro
modo e probabilmente Ino è anche un po’ ooc, insomma non sarebbe da lei
rimanere tutto il giorno in una serra al buio, no? Probabilmente come al solito ho esagerato, ma non resistevo: pensare a un Shika
che scansa un vaso di petunie…!
Bhe dedicata a tutti i fan di questa coppia, alle
persone a cui voglio bene! Anche se solo il mio capo
tifa come me, questa coppia! ^^ ciao ragazzi Buon 2008!!
Yours Sara