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Autore: Clover GD    19/06/2013    6 recensioni
AU | Trent/Gwen | Angst e Fluff in quantità indecenti | Hurt!Gwen/Comfort!Trent
Le persone parlano di paura e dolore senza la minima idea di cosa significhi veramente averli provati. Gwen vive sotto il fardello di un doloroso terrore nascosto, Trent infrange i suoi limiti senza esserne cosciente.
Una stanza fredda di un dormitorio, un segreto che viene a galla e Trent, che non giudica perché sa di non poterlo fare.
Un mondo di ipocriti e la possibilità di rinascere.
Chi l'avrebbe mai detto che da una storia contorta e triste poteva sorgere un happy ending?
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Trent | Coppie: Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Fear



La gente non sa cosa voglia veramente dire aver paura.

La gente ha paura degli assassini, del buio, di Paranormal Activity, delle profezie sulla fine del mondo; i più deboli hanno paura anche di una puntata di American Horror Story.

Courtney Barlow ha paura di non essere ammessa alla New York University per la facoltà di legge; Duncan Nelson ha paura che la sua ragazza diventi realmente avvocato; Katie Mills e Sadie Lipson hanno stupidamente paura che il cielo cada sopra la loro (vuota) testa; Dakota Beverly ha paura che, dopo Alexander McQueen, anche Marc Jacobs voglia togliersi la vita.

Justin Reid ha paura che la ceretta all'interno del ginocchio gli rovini la pelle; Sam Froud ha paura che un blackout gli rovini i progressi nell'ultimo mondo che ha creato su minecraft.

Trent McCord ha paura che Gwen Fahlenbock abbia paura di qualcosa.


E Gwen ha paura di essere toccata.

E ha paura che qualcuno la tocchi, perché nessuno sa di questo suo terrore.

E quella sì che è veramente paura.









Non c'eri, oggi, a chimica” le dice Trent, rinunciando, chissà per quale motivo suggeritogli dal cervello, a sfiorarle la spalla con i polpastrelli.

Non deve importarti tutto quello che faccio” risponde, fredda come al solito, Gwen, allontanandosi da lui quel tanto che basta perché Trent non la tocchi accidentalmente.

Sei la mia compagna di laboratorio e ti sei fatta vedere sì e no dieci volte in tutto il trimestre” ribatte lui, non affatto stupito dalla brutalità del tono di Gwen.

Trent, potevi sceglierti un'altra compagna. Nessuno ti ha obbligato a collaborare con me.”

Trent deglutisce e ricaccia in gola le parole, perché lui l'ha scelta perché prova qualcosa per lei.

È amore?

È una cotta?

Un'infatuazione passeggera?

Non lo sa, ma intanto ha deciso di girarle intorno, in attesa di capire cosa sia quel sentimento che lo corrode dentro ogni volta che la vede.

Gwen riprende a parlare, dal momento che Trent non ha detto niente.

Sei riuscito comunque a finire l'esperimento, no?”

Trent alza gli occhi, che aveva precedentemente abbassato, e li punta in quelli di Gwen.








La gente ama i cliché.

Ama i cliché riguardo all'amore, i cliché riguardo alla storia strappalacrime delle persone, i cliché che parlano di individui che finiscono in ospedale per un infarto fulminante e che poi restano in vita per un soffio.

Ognuno ama i cliché e tutti sperano di viverne uno o, se già lo vivono, sono contenti di farlo.

Courtney Barlow già si vede nelle vesti dell'avvocato più giovane del Paese cui nessuno darebbe spago, ma che, alla fine, condanna uno dei massimi capi terroristici islamici; Duncan Nelson, strano ma vero, spera di vivere il cliché del ragazzo criminale che convive con la sensualissima Courtney, avvocato di successo; Katie Mills e Sadie Lipson vivono tuttora il cliché delle migliori amiche che vanno in giro vestite uguali e si innamorano dello stesso ragazzo; Dakota Beverly è un cliché vivente, essendo una bella ereditiera continuamente in cerca di un principe azzurro, che non trova mai perché nessuno le sta bene.

Justin Reid ama il suo cliché, il classico bellissimo e irraggiungibile ragazzo (e sta ancora aspettando una stupenda e poverissima fanciulla da far cadere ai suoi piedi); persino Sam Froud è contento del suo cliché: è innamorato di Dakota da mesi, ma lei l'ha relegato nella friendzone. E lui è contento di questo.

Trent McCord sta vivendo il cliché del classico ragazzo dai voti altissimi che si innamora (perché ormai ha deciso, è amore) della ragazza scontrosa della situazione.


E Gwen Fahlenbock si è appena accorta di aver iniziato a vivere il cliché più cliché di tutti.








Nel momento in cui gli occhi verdi di Trent si piantano nei suoi, seppur solo per qualche secondo, Gwen si sente inchiodata al suolo da una sensazione a cui non sa dare un nome.

Si accorge per la prima volta che Trent è bellissimo e no, non è possibile, non posso star vivendo il peggior cliché della storia.

All'improvviso tutto si fa contraddittorio, la realtà si distorce e inizia a popolarsi di sparisci e sei bellissimo e ti odio e resta.

Trent distoglie lo sguardo e no, guardami ancora negli occhi.

Sì, l'ho finito. Per un pelo, ma l'ho finito.”

Si gira per andarsene e no, resta qui.

Ciao, Gwen.”

Sparisci.

Non mi abbandonare.

Vattene.

Dio, non si era mai sentita così.








Gwen rimane ferma per una manciata di secondi, poi la campanella della fine delle lezioni suona.

È il momento di tornare nel dormitorio di quella costosissima e freddissima scuola in cui si trova solo perché la sua ricchissima madre, un'attricetta che lavora costantemente nel ruolo di protagonista in quelle serie tv da anzianotti simpatici con la pipa in bocca, se l'è voluta togliere dai piedi.

Una figlia che fa di tutto per sembrare incessantemente depressa non è la miglior pubblicità per un'attrice in carriera. Il pensiero che, forse, in Gwen ci sia qualcosa che non va non l'ha mai sfiorata.

L'apoteosi di questo suo comportamento scabro e superficiale è stata la richiesta di partecipare ad un reality show.

E Gwen ha sempre fatto di tutto per assecondare sua madre e le sue ridicole richieste, ma partecipare ad un reality il cui titolo è Somiglianze (im)perfette: indovina chi (non) è mio figlio! non è assolutamente accettabile.

L'idea che dodici coppie formate da un genitore conosciuto e un rampollo famous-wannabe gareggino tentando di tenere nascosto chi è figlio di chi, allo scopo di rimanere in gara, non attrarrebbe nemmeno Dakota Beverly, e questo è tutto dire.

Ok, forse Dakota sì, ma non ha importanza.

Gwen avrebbe preferito andarsene via di casa, quindi non appena si è mostrata la possibilità di essere spedita in una scuola (privata, ovviamente) ha fatto i bagagli ed è scappata dalla triste realtà della vita con sua madre.

La Trinity School, oltre ad essere la scuola privata più costosa di New York (e, probabilmente, degli Stati Uniti), è anche una scuola di figli di papà e di ochette, in cui le eccezioni sono veramente pochissime.

Trent McCord è una di queste e oh, ce ne fossero di più di eccezioni così belle.

Il problema delle eccezioni, però, è l'esser tali: Trent è un'eccezione, e di conseguenza come lui non c'è quasi nessuno.

Anche senza quel quasi.

La Trinity è piena di persone, di gente che parla, ride, cammina.

La gente è ospitale, a modo suo, soprattutto se sei la figlia di un'attrice conosciuta.

Gli studenti ti sorridono, si presentano e ti stringono la mano.

Proprio questo è il problema.

Mani che si congiungono, pacche sulla spalla, bacetti sulle guance, spallate occasionali per chi sta correndo verso un'aula.

Contatto fisico ovunque.

E per Gwen, che si è trovata al centro di uno di quegli scandali sui maestri delle Nursery che picchiano e maltrattano i propri alunni solo perché ce l'hanno col mondo, questa è kryptonite.

Ha studiato con un professore privato a casa per anni, poi ha deciso che avrebbe tentato di tornare a scuola, perché per quanto non gliene possa importare di non avere una vita sociale o di non avere tanti amici, il fatto di non aver messo mai il naso fuori di casa per un sacco di tempo la colloca su un gradino inferiore rispetto agli altri.

La irrita.








Un ragazzo, correndo verso i dormitori maschili chissà per quale motivo, le finisce addosso, facendola cadere. Mormora un paio di scuse con un tono caldo, riprende i libri che erano caduti a terra e si allontana di corsa, lasciandola lì.

Il panico arriva, i muri del corridoio si stringono e il soffitto si abbassa, i polmoni decidono deliberatamente di smettere di portare ossigeno in tutto il suo corpo e le palpebre scendono. Gwen trema e perché cazzo sto tremando?

Tutto diventa più nero, più buio, e le torna in mente il viso del maestro all'apparenza dolcissimo che, anni or sono, l'aveva picchiata così a lungo e così forte da mandarla più vicina a John Lennon di quanto non ci sia stata Yoko Ono.

Tutto si fa terribile e qualcuno mi salvi, ma in un attimo quel qualcuno diventa Trent e subito dopo il cervello rielabora il pensiero e devo correre in camera.

Il fiume di gente non accenna a diminuire, Gwen si alza lentamente e si dirige verso il muro. Una volta fatti aderire i palmi alla parete, camminare è un po' più facile e, passo dopo passo, raggiunge il dormitorio femminile.

La stanza 116 è una delle prime del corridoio; Gwen vi si fionda dentro e, chiusa la porta, scivola con la schiena lungo il legno scuro, fino a sedersi a terra, appoggiando la testa appena sotto la serratura.

Respiri profondi.

Perché solo a me succedono queste cose?








La gente prova dolore.

Prova dolore fisico, psichico, prova ogni tipo di dolore, prova anche un certo piacere nell'ostentarlo.

Una persona che soffre è una persona degna di attenzioni, e questo affascina la gente a tal punto che c'è chi si inventa dolori mai sofferti, pur di concentrare tutte le coccole su di sé.

I dolori inventati sono una delle piaghe della società, perché non si tratta più di patimenti semplici, come una febbre a quaranta o il classico cane che mangia i compiti, bensì le persone sono arrivate ad inventarsi dolori abnormi, pur di essere notate.

Courtney Barlow ha mascherato il fatto che i suoi abbiano divorziato con una tristissima e commoventissima storia su suo padre e la sua cattiveria nell'abbandonare lei e sua madre scappando una notte dopo essersi ubriacato; Duncan Nelson ha dribblato un numero indecente di interrogazioni e ha conquistato un numero altrettanto indecente di stupide cheerleaders con la patetica storia (inventata) di un tristissimo tumore di suo zio; Katie Mills e Sadie Lipson vanno in giro per social network e blog spacciandosi per le autolesioniste depresse e incazzate col mondo che non sono; Dakota Beverly dice a tutti di essere bisessuale pur non avendo mai provato la benché minima attrazione per una ragazza.

Justin Reid è arrivato ad inventarsi di essere pansessuale, non sapendo nemmeno cosa volesse dire la parola; Sam Froud si è inventato un ex migliore amico che si è tolto la vita.

Trent McCord è uno dei pochi che non si inventa mai un dolore terribile per ricevere le attenzioni della gente.


E Gwen Fahlenbock di dolori ne prova anche troppi, ma non li esterna mai, perché chi soffre davvero non cerca attenzioni per quello che ha patito.








Due colpi alla porta e Gwen sussulta.

Due colpi vogliono dire persona.

E persona vuol dire contatto.

E contatto vuol dire paura.

Gwen, sei lì dentro?”

Gwen trattiene il fiato, perché a parlare è stato Trent.

Ha paura persino a respirare, perché teme che lui possa sentirla. Di soppiatto si allontana dalla porta e si siede sul letto, sperando che Trent se ne vada o che almeno le dica il motivo per cui è lì.

Magari deve solo dirmi una cosa per conto di un professore.

Gwen, se sei lì, aprimi. Mi manda Anderson” dice Trent, con un tono sorprendentemente pacato.

Oh.

Allora è solo una comunicazione per conto del professore di chimica.

Lentamente, molto lentamente, Gwen si avvicina alla porta e fa scattare la chiave, abbassando la maniglia. Apre la porta di pochi centimetri, mettendo appena il naso fuori.

Non posso entrare?”

Cosa vuoi?”

Vattene.

Dobbiamo fare la relazione dell'esperimento.”

Io non l'ho fatto, quindi non farò nemmeno una stupida relazione.”

Resta.

Anderson ha detto che ci metterà F se non la consegniamo.”
“Sai quanto può importarmene di una F. Ho tre A e una B+.”

Dai una spinta alla porta ed entra.

Io ho quattro A, se è per questo. Ma vorrei veramente fare questa relazione.”

Sparisci.

Falla da solo e mettici anche la mia firma.”

Trent appoggia il piede alla base della porta e spinge. È più forte di lei, quindi riesce a spalancare la porta e ad entrare.

Gwen corre verso il letto e ci si siede, agitatissima.

Trent richiude la porta.

Aria. Datemi aria.

Si dirige verso la scrivania e vi appoggia un quaderno pieno di appunti. Guarda Gwen con occhi eloquenti.

Vogliamo lavorare?”

Gwen resta ferma, senza dar segni di aver capito quello che lui le ha detto o di voler fare quella relazione.

Gwen, diavolo, puoi parlare?” sbotta Trent, dopo una manciata di secondi di silenzio. Con tre falcate è davanti al letto e prende per il polso Gwen.

Che lancia uno strillo.

Che perfora i timpani di Trent.

Che non sta capendo nulla di tutto quello che sta succedendo, ma intanto le ha lasciato il polso.

Gwen si è raggomitolata all'angolo estremo del letto, il più lontano possibile da Trent.

Gwen, che succede?”

Lei cala la testa fra le ginocchia e non dice niente.

Perché non vedi?

Trent si sta spazientendo, ma non ha la minima idea di come agire. Decide di toccarla di nuovo: se l'unico modo di smuoverla è toccarla, quello bisogna fare.

Sale sul letto, si mette in ginocchio e le tocca una spalla.

Perché non capisci?

Gwen non urla, ma alza gli occhi e lo ferisce con lo sguardo, facendosi poi forza ed alzandosi, correndo verso la piccola porta del bagno.

Gwen, di' qualcosa!”

Perché non fai uno sforzo?

Lei apre la porta e si tenta di chiudersi in bagno, ma Trent è più veloce e mette un piede a tenere aperta la stanzetta.

La maglietta di lei si è un po' alzata, e Trent vede una lunga cicatrice che parte dal fianco sinistro e arriva all'ombelico. Sbianca.

Ti prego, che succede?”

Forza, piccolo Castle, perché non lo scopri da solo? O tocca chiamare Beckett?” lo sfida lei, ritrovando immediatamente l'uso della parola.

Ti prego, capisci.

Trent appoggia due mani sullo stipite della porta del bagno e la apre completamente. Lei si spinge verso il muro, ma è costretta in un angolo.

Perché non vuoi dirmi che succede?”

E tu perché non vuoi capirlo?

È mai importato a qualcuno cosa mi stia succedendo?”

Perché hai una cicatrice?”

Gwen si accorge della maglietta tirata su e la abbassa violentemente.

Nessuno deve vedere, nemmeno tu.

Non nasconderti, dimmi qualcosa!”

Apri gli occhi e guarda.

Con un altro scatto, Gwen dribbla Trent ed esce dal bagno, corre verso l'armadio, adiacente alla porta, e travolge la scrivania. Il quaderno di Trent vola a terra, i fogli si spargono ovunque.

Vedendola armeggiare con la maniglia della porta della stanza, Trent corre verso di lei, tentando di impedirle di scappare.

Le stringe la vita con le braccia allenate, mentre lei grida un tripudio di levati e ti odio e sparisci e si dibatte, cercando di divincolarsi.
“Vai via, Trent!”

Resta.

Lui la tiene ferma, rimanendo stabile su due piedi.

Lasciami sola!”

Non te ne andare.

Gwen dà un colpo di reni ed entrambi rovinano a terra, ma Trent non molla la presa. Lei continua a gridare, cercando di allentare le mani che lui ha intrecciato sulla sua pancia.

Tutto quel contatto la sta corrodendo dolorosamente di più ogni secondo che passa.

Gwen, ma cosa-”

Vai via, ti prego, vai via!”

Smettila di combattere contro di me!” urla Trent, con la sua voce calda, sovrastando gli urli di Gwen, che smettono nell'istante in cui lui termina la frase.

Gwen si affloscia contro Trent, entrambi ancora sdraiati a terra. Inizia a piangere, prima un singhiozzo, poi una lacrima, poi dieci, poi mille, poi centomila.

E Trent resta lì, sdraiato accanto a lei su un freddo pavimento dei dormitori della Trinity School, a sentirla piangere, con una paura folle di toccarla di nuovo.

La testa di Gwen si appoggia sulla sua spalla, lui le sfiora i capelli in una muta richiesta che poi si trasforma in un abbraccio così stretto da togliere il fiato, mentre lei continua a piangere.








Un'ora e mezza dopo, Gwen è seduta sul letto, in pigiama, con gli occhi arrossati, da sola.

Tre colpi alla porta, un è aperto detto a mezza voce e Trent è lì, in pigiama anche lui.

Spera solo che quella notte non passi la ronda.

Ti ho portato una cioccolata” mormora, porgendole un bicchiere di carta molto grande da cui esce un po' di vapore profumato.

Lei la accetta e ne prende un sorso. Si scansa dal centro del letto e gli chiede con gli occhi di sedersi vicino a lei. Trent si leva le pantofole e le si appoggia accanto, senza toccarla.

Possiamo parlare?” le domanda candidamente.

No.”

Trent abbassa lo sguardo, deluso.

Non ci riesco. Ma forse tra un'ora ci riuscirò.” mormora lei, prendendo un altro sorso di cioccolata.

Per te potrei aspettare anche un anno.” si lascia sfuggire lui.

È decisamente amore.








Un'altra ora dopo, Gwen gli ha raccontato tutto.

Ora Trent sa dello scandalo, del maestro che ora è in carcere a scontare un ergastolo, del suo terrore di essere toccata.

Sa che lei non ha mai conosciuto suo padre, sa dei comportamenti frivoli e dolorosi della madre, sa di ogni singolo grammo di tristezza che il corpo esile di Gwen è stato in grado di contenere in silenzio per anni e anni.

Sa tutto, ma non giudica niente.

È questo il bello di Trent.

Ed è questo il motivo per cui Gwen ha deciso di affidargli tutti i suoi pensieri, insieme all'ultimo, grande, pesante fardello.

Provo qualcosa per te.”

Lascia la frase spezzandola a metà, mentre le pupille di Trent si dilatano.

È qualcosa di forte” continua Gwen, “non saprei definirlo. Ma sta lì e forse è quello che ti ha permesso di toccarmi.”

Trent le rivolge uno sguardo che è la cosa più dolce che lei abbia mai visto.

Anche io provo qualcosa per te. E so benissimo cosa sia, ma sai che posso aspettare.”

Gwen fa per appoggiarsi sul suo petto, ma qualcosa la frena.

Sarà difficile mandare avanti una relazione senza che lei si abitui al contatto fisico. Una relazione implica baci, mani che si sfiorano e che si intrecciano, più un repertorio di cose alle quali Gwen fa fatica a pensare.

Trova complicato appoggiarsi alla sua spalla, come farà a spogliarsi davanti a lui? A sentirlo dappertutto?

Perché hai scelto proprio me?”

Pensi che sia stata davvero una scelta?”

Io sono un peso. Lasciami stare.

Lo pensa, ma non lo dice.

È una vita che si comporta da egoista, che differenza fa un'occasione in più o in meno in cui ha agito da tale?

Rimangono in silenzio per qualche minuto.

Gwen?”

Sì?”

Posso baciarti?”

Lei sente un brivido di puro terrore scendere lungo la schiena. Rimane in silenzio.

Oh, non importa, io-”

Puoi” mormora, dopo aver ponderato con attenzione la decisione.

Trent sorride e sei la cosa più bella che abbia mai visto.

Ma fai piano” e poi chiude gli occhi.

Trent la imita, poi le si avvicina e le appoggia le labbra sulle sue.

Un contatto, un brevissimo contatto solo fra labbra, senza coinvolgere mani o altro.

Quando Gwen riapre gli occhi, si rende conto che forse potrebbe cominciare ad abituarsi a quel tipo di contatti.


I have died everyday waiting for you


Trent, invece, gli occhi non li riapre. Si appoggia sul cuscino ancora con le palpebre calate, sperando che lei gli si rintani contro per dormire.


Darling, don't be afraid, I have loved you for a thousand years

I'll love you for a thousand more








CloClo

Ma guarda un po' chi è tornato indietro strisciando.

Fandom, ragazzi, Trent, Gwen, (posso dire una parolaccia, sì?) quanto cazzo mi siete mancati

Torno a pubblicare su TiDDì dopo mesi di silenzio, sono così contenta :')

Lascio spazio alle note esplicative, che sono tantissime, ma prima devo fare la saccentella.

Piaciuta la storia?

Bene, ne sono contentissima.

Allora che ne direste di una recensione? :D



Le note

    Alexander McQueen è uno stilista famosissimo e, a mio parere, uno dei più bravi, e si è effettivamente suicidato tre anni fa. Marc Jacobs è un altro puccioserrimo e braverrimo stilista. Qui trovate Alex, qui Marc.

    La cosiddetta 'friendzone' (quella in cui Dakota ha relegato Sam) è, travirgolette, l'area amicizia. È la condanna eterna dei ragazzi innamorati delle proprie amiche :')

    Famous-wannabe vuol dire 'che vuole diventare famoso/a', dall'inglese 'famous', 'famoso', e 'wannabe', ossia 'want to be', ossia 'voglio diventare'.

    I cognomi dei ragazzi non sono altro che i cognomi dei loro doppiatori originali nello show canadese.

    La Trinity School esiste davvero, se vi interessa (ma so che non vi interesserà :D) qui c'è il sito in inglese e qui un po' di foto, per darvi un'idea di che posto stia frequentando la nostra Gwen.

    La Nursery è l'equivalente americano delle nostre scuole materne. Vi siete sempre chiesti come diavolo funzionasse il sistema scolastico americano? Qui ci sono tutte le informazioni che volete :D

    Le frasi riguardanti i dolori inventati non vogliono offendere nessuno. Se siete bisessuali / autolesionisti / depressi / pansessuali o vostro padre /zio / madre / zia / amico /amica ha un cancro, sono cose che riguardano solo voi. Io non so niente, quindi non voglio offendere. Resta comunque il fatto che ostentare dolori inventati sia la cosa più macabra che si possa fare. Vi tagliate? Cazzi vostri. Non andate a sbandierarlo su Ask.

    Contrariamente a quanto si possa pensare, bisessuale e pansessuale non sono la stessa cosa. Un bisessuale è attratto da uomini e donne, un pansessuale è attratto anche dai bigender o dai transessuali.

    I riferimenti di Gwen a Castle (Forza, piccolo Castle, perché non lo scopri da solo? O tocca chiamare Beckett?) vengono direttamente dalla mia recente ossessione per Castle, il detective scrittore più gnocco del Pianeta. Se volete spizzarvi questo gnoccone, lui è Rick Castle, lei è Kate Beckett. E io li shippo (Caskett nel cuore )

    Questi tre versi finali sono presi da questa canzone. Vi lascio, insieme all'originale, anche la cover di Glee, che io amo da impazzire.

    In extremis, la cosa più importante: questa fanfiction mi è stata ispirata da un'altra storia, presente in un altro fandom. Si tratta di Red di beautifulwhatsyourhurry, una storia tradotta dall'inglese su Kurt e Blaine, che io reputo la miglior one shot che io abbia mai letto. Essendo stata scritta anni fa, e per mancanza di tempo e voglia, non ho chiesto l'autorizzazione a prendere ispirazione, ma spero che non ci siano problemi, in quanto non credo che si tratti di plagio. Se avete un'opinione differente dalla mia, non esitate a contattarmi :)

   
 
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