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Autore: gaia1986    20/06/2013    4 recensioni
E se Ray avesse chiesto a Ziva di sposarlo e lei avesse accettato?! E se Tony avesse deciso di andarsene per non soffrire più per lei, ma prima di farlo avesse trovato il coraggio di rivelarle i suoi sentimenti con una dedica radiofonica?! Cosa farà alla fine Ziva?! Chi sceglierà tra i due?!
Questa storia è nata ascolatando per caso "Per dimenticare" degli Zero Assoluto e da lì si è evoluta. Non è propriamente una Song-fic ma è sicuro una Tiva story, neanche a dilro!!
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Marzo 2010.

APPARTAMENTO DI TONY
Sono passati ormai alcuni mesi da quando Ziva ha accettato la proposta di matrimonio di Ray. Quando me l'ha detto mi è crollato il mondo addosso. Mi sembra di vederla ancora mentre mi da la notizia in anteprima, del resto sono il suo migliore amico.

Gennaio 2010.
«Ciao Tony!» Ziva è appena entrata in ufficio ed è raggiante come non mai.
«Ciao a te Zee!! Come mai sei così raggiante?!» le chiedo con un sorriso. Adoro vederla così felice.
«Sono felice. Ti va di venire a cena da me stasera?! Devo parlarti e devo farlo a quattrocchi!»
«Certo che si! Porto il solito vino?!»
Negli ultimi tempi, era nostra abitudine vederci almeno due volte a settimana per una cena in cui ci raccontavamo tutto quello che non potevamo raccontarci in ufficio.
«Perfetto! Allora ti aspetto alle otto. Puntuale, mi raccomando!»
La giornata è passata in fretta. Una volta arrivato a casa, sono andato a fare una corsetta e poi , dopo una rapida doccia, mi sono preparato e sono andato da Ziva.
La serata è trascorsa tranquilla. Abbiamo mangiato chiacchierando come al solito e dopo il dessert lei mi ha guardato dritto negli occhi e ha sganciato la bomba. "Ieri sera Ray mi ha chiesto di sposarlo e io ho accettato! Abbiamo fissato la data per i primi di settembre»
«Vi prego, ditemi che non è vero!" Ho pensato, mentre cercavo il mio miglior sorriso di circostanza. Volevo dirle che non poteva sposarlo, che doveva concederci una possibilità, invece lo abbracciata e le ho detto «Sono felice per te!». Meno male che non mi stava guardando negli occhi, perché se no avrebbe capito. Ma non potevo ferirla con il mio atteggiamento. Ne ha passate così tante nella vita, ora si merita un po' di felicità.

Tempo presente.
Dopo quella sera il nostro rapporto è peggiorato, non riuscivo più a celare il mio dolore e lentamente mi sono chiuso in me stesso allontanandomi da lei. La fine è stata quando, una sera a casa mia alla fine di una delle nostre solite cene, mi ha chiesto di farle da testimone. A quella richiesta non ho potuto non dirle quello che pensavo, o meglio una parte di quello che pensavo.

Febbraio 2010.
«Non posso Zee!» le ho detto guardandola serio. «Non so come dirtelo, ma Vance mi ha proposto per una promozione e io ho accettato. A partire da Maggio di quest'anno sarò a Rota a gestire la squadra NCIS locale e non riuscirò a tornare in tempo per il tuo matrimonio, mi spiace»
Vedere il dolore farsi strada nel suo sguardo è stato peggio di una pugnalata. Ma non potevo dirle che in realtà avevo chiesto io il trasferimento e che l'avevo fatto per allontanarmi da lei. Le avrei fatto ancora più male.
Dopo quella notizia, Ziva mi ha guardato con uno sguardo pieno di rabbia, dolore e qualcosa che non sono riuscito a capire. Si è girata e se n'è andata e da allora non ci parliamo praticamente più, se non per lo stretto necessario. Al lavoro cerchiamo di mantenere un atteggiamento professionale, ma le cose non vanno benissimo. So che è arrabbiata con me, ma meglio così almeno lei potrà andare avanti con Ray senza problemi. Non come me che rimanevo aggrappato all'unica notte di passione che ci siamo concessi in tutti questi anni.
 
Parigi. Due anni prima.
Eravamo nella capitale francese per una missione di protezione testimoni e abbiamo dovuto condividere la stanza.
La sera eravamo usciti a cena e l'avevo portata in un ristorantino romantico nei dintorni della Basilica del Sacré Coeur. Eravamo seduti ad un tavolino appartato e abbiamo passato una serata bellissima. Quando siamo usciti, istintivamente, l'ho presa per mano e le ho proposto una passeggiata.
Dopo aver camminato un po' ci siamo ritrovati senza rendercene nemmeno conto sulla terrazza davanti alla Basilica. Parigi era stesa ai nostri piedi ed era così bella. Mi fermai d'un tratto, guardai Ziva negli occhi e senza pensarci la baciai teneramente. Quel bacio era così carico di amore, ma anche di passione che ci lasciò tutti e due senza fiato. Velocemente tornammo al nostro albergo e lì consumammo la nostra passione.

Tempo presente.
Quella fu la notte più bella della mia vita, ma non ho mai avuto il coraggio di confessarglielo. Anche perché non volevamo complicare troppo le cose tra lavoro e amicizia. Fatto sta che ora avevo deciso di allontanarmi da lei perché vederla felice con un uomo diverso da me, mi stava lentamente logorando.
E adesso sono qui a impacchettare la mia roba e a preparare i bagagli per trasferirmi in Spagna. Ho deciso di accettare questo posto, che avevo rifiutato quando me l'aveva proposto il direttore Shepard, perché ora non ho più una vera ragione per restare qui a Washington. Certo, gli altri mi mancheranno, ma non posso continuare a vivere ogni giorno accanto alla donna che amo, mentre lei sta per iniziare la sua vita con un altro.
Mancano un paio di giorni alla mia partenza, così ieri sera siamo usciti tutti insieme, compresa Ziva. Abby non ha voluto sentire ragioni, non sarei potuto partire senza una "Festa di commiato" da lei organizzata e con tutti presenti.
Al momento di salutarci, è calata un po' di tristezza. Del resto andare a miglia di distanza dalla mia famiglia mi pesa parecchio. Non so come farò a stare in riga senza gli scappellotti di Gibbs, senza il Pivello sempre pronto a coprirmi le spalle, senza Ducky con i suoi mille aneddoti e senza Abby con il suo affetto dilagante. Soprattutto non so come farò senza un pezzo del mio cuore. Del resto quello resterà sempre di Ziva.
Ah Ziva! Quanto mi manca.
Ieri abbiamo avuto il primo vero contatto dopo mesi. A fine serata ci siamo salutati e lei mi abbracciato. Avrei voluto non finisse mai quell'abbraccio. Quando ci siamo staccati, l'ho guardata dritta negli occhi e avrei giurato di averci visto qualcosa che si vede raramente in quelle pozze nere: erano colmi di lacrime. Le ho scorte solo per una frazione di secondo, perché lei si è voltata in fretta ed è salita sul taxi che l'attendeva, lasciandomi lì sul marciapiede con tanta confusione in testa.
Sto impacchettando le foto per portarmele dietro, perché non posso lasciarmi tutto alle spalle come nulla fosse. C'è quella dell'ultima volta che sono andato al cinema con mia madre, una con Gibbs durante una grigliata a casa sua, una con Abby che mi sta stritolando in uno dei suoi abbracci, una col Pivello, una tutti insieme, una con mio padre che abbiamo scattato l'ultima volta che è venuto a trovarmi e quella di Ziva che le ho scattato a Parigi. Le ho dato retta e l'ho stampata in bianco e nero. È bellissima.
Di nuovo mi perdo nei ricordi. Quante cose mi sto lasciando alle spalle.
Sto stranamente ascoltando la radio oggi ed è appena iniziato un programma in cui si possono richiedere canzoni e dedicarle a qualcuno. Ho una voglia matta di spiegare a Ziva tante cose. Forse è arrivato il momento che lei sappia la verità del resto è inutile che mi continui a nascondere. Domani sera vado da mio padre a New York visto che poi partirò da lì per la Spagna.
Ho deciso. Adesso le faccio dedicare una canzone. Afferro il telefono e velocemente richiedo un brano che trovo perfetto per questa occasione e scrivo tutto quello che avrei voluto dirle, ma non sono mai riuscito a confessarle.

APPARTAMENTO DI ZIVA.
Sono a casa da sola, intenta a leggere e ad ascoltare la radio.
All'improvviso la voce dello speaker radiofonico richiama la mia attenzione. Sta leggendo una dedica che gli è appena arrivata. Dice che è urgente.
«Vorrei dedicare "Per dimenticare" degli Zero Assoluto, alla mia piccola ninja» dice la voce dell'uomo alla radio. "Non può essere lui" mi dico io. «Vorrei dirle che lo so che le mie scelte e il mio comportamento l'hanno ferita e fatto stare male, ma non potevo agire diversamente. Da quando mi ha detto che si sarebbe sposata con un altro, la mia vita non ha più avuto senso e l'unica soluzione che ho trovato è stata quella di farmi trasferire lontano. Come si dice?! Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Io so che non servirà a molto perché lei è il mio cuore e io non potrò mai dimenticarla, esattamente come non ho mai dimenticato Parigi. Ti amerò per sempre Guanciotte dolci. Il tuo Agente Super Speciale». "Oh Tony!! Perché sono stata così stupida?!"
Appena finisce di parlare inizia la canzone e finalmente capisco perché si è allontanato da me negli ultimi mesi. Io credevo che Parigi non fosse stata nulla per lui, invece aveva le mie stesse paure di complicare tutto tra noi e con la squadra, con Gibbs. Come ho fatto a rinunciare a noi?! Come ho fatto a credere di poter essere felice con un altro che non fosse lui. Finalmente mi rendo conto che è lui quello giusto per me, lo è sempre stato. Devo trovare il modo di farglielo sapere, ma come?! Non voglio correre da lui per una notte d'amore e rischiare che sia soltanto un addio. No! Devo prima sistemare le cose con Ray e poi riprendermi il mio DiNozzo.
Mi alzo dal divano e afferro al volo le chiavi della macchina. Devo assolutamente andare a parlare con l'unica persona che può risolvere tutto.

CASA DI GIBBS.
Arrivo in un baleno da Gibbs, lui saprà aiutarmi a risolvere la situazione. Scendo subito in cantina, il suo rifugio.
«Ciao Gibbs» dico timidamente. «Ho bisogno del tuo aiuto!» continuo con più coraggio. Lui alza la testa e mi osserva. Lo prendo come un invito a continuare. «Ho deciso di chiedere il trasferimento»
Mi guarda sorpreso. «E dove? Si può sapere?! Pensavo che Ray fosse sempre in giro per cui andasse bene rimanere qui a Washington per te»
«Ho deciso di non sposarlo più e di trasferirmi a Rota» gli dico tutto d'un fiato.
Mi guarda e non è per niente sorpreso. Si avvicina al suo tavolo da lavoro e prende una busta bianca. «Pensavo non ti ci andasse così tanto» mi dice porgendomi la busta. «Qui c’è il tuo ordine di trasferimento e un biglietto open prenotato. Così appena avrai sistemato tutto potrai partir. Era ora che uno di voi due testoni facesse qualcosa»
Lo fisso con gli occhi sbarrati. «Gibbs ma la regola numero 12, io credevo...»
Non mi lascia terminare. «Beh che ti devo dire Ziva?! Le regole sono fatte per essere infrante!!» mi dice ridendo. «Vedete di essere felici»
Aeroporto di New York.

Giorno della partenza di Tony.
Manca poco più di un'ora al volo. Ho appena fatto il check-in e sto temporeggiando per salutare mio padre, anche se in realtà è perché spero con tutto il cuore che qualcuno venga a fermarmi. C'è una sola persona al mondo che potrebbe impedirmi di salire sull'aereo che mi attendo ma mi sa che non la vedrò arrivare di corsa per impedirmi di partire, come succede in certe commedie romantiche. Oramai manca pochissimo alla chiusura del gate, per cui mi decido a salutare Senior.
«Fai buon viaggio figliolo!!» mi dice abbracciandomi come solo un padre sa fare. Il nostro rapporto è decisamente migliorato negli ultimi tempi e devo ringraziare tutta la squadra per questo. «Tranquillo papà. Ti chiamo appena arrivo! Ti aspetto per Natale in Spagna» gli dico sorridendo e mettendomi la mia sacca in spalla. «Certamente così ti porto a mangiare la miglior paella valenciana e a bere la miglior sangria di tutti i tempi!!» mi risponde lui.
Ci abbracciamo ancora una volta e lentamente mi avvio verso l'imbarco, pronto per iniziare la mia nuova vita lasciandomi alle spalle il mio passato.
 
ROTA.
Un mese dopo l'arrivo di Tony.
È passato un mese da quando mi sono trasferito in Spagna e ho preso il comando della squadra locale.
La routine è diversa da quella di Washington, anche perché i ritmi spagnoli sono totalmente differenti: la mattina mi alzo presto e vado a correre sul lungo mare, dove mi fermo a raccogliere un po' i pensieri, poi torno a casa e mi preparo per andare in ufficio, dove arrivo sempre con una tazza di caffè in mano (stare col Capo mi ha segnato profondamente!!). Alle sei, salvo casi straordinari che capitavano raramente, torno a casa e mi rilasso. Ogni tanto la sera esco con i colleghi a bere qualcosa, ma più frequentemente preferisco stare a casa a guardare un film o a chattare con Abby e/o con Tim, ma mai con Ziva.
Da quando sono qui non ci siamo mai sentiti. Mi manca costantemente e mi perdo sovente nei ricordi. Qualche sera mi sono pure addormentato abbracciato alla sua foto e tutte le notti sogno che lei è qui con me che dorme beatamente abbracciata a me dopo aver fatto l'amore. Invece lei è a un oceano di distanza con Ray.
"Ok, basta essere patetici! Fattene una ragione"
Meglio pensare ad altro.
Da lunedì avrò un nuovo pivello, che però so già non sarà mai al livello del Pivello, già lo so. Il direttore della base non mi ha voluto dire di più. Mi ha detto solo che è un valido elemento che è stato trasferito qui dalla sede centrale. Chissà chi sarà? Magari lo conosco pure. Forse è la brutta copia di McGoo, come si chiamava?! Dorneget, giusto. Chiunque sia ho due giorni di tempo per decidere cosa fargli fare come "Speciale benvenuto per Pivelli in perfetto stile DiNozzo".
 
Il weekend passa in fretta ed è già lunedì. Come tutte le mattine arrivo in ufficio dopo la mia solita routine e trovo la mia squadra già in ufficio che parla con una donna, che mi da le spalle. Ha lunghi capelli neri che le ricadono in soffici riccioli sulla schiena e indossa una maglia verde e un paio di jeans che le mettono in risalto il fisico rendendola piuttosto sexy. "Uhm... Niente male! E questa sarebbe la nuova pivella?!" mi chiedo mentalmente, mentre le faccio un accurato esame alla DiNozzo del suo lato B.
Quando mi avvicino, uno dei miei sottoposti interrompe la conversazione per salutarmi.
«Buenos días boss» mi saluta in spagnolo. Questa è una cosa che amo. Mi diverto tanto a parlare spagnolo oltre che l'inglese qui in ufficio. È una lingua che ho sempre amato. «Buenos días Rodriguez» gli rispondo cordiale mentre appoggio la mia roba vicino alla scrivania.
«Capo è arrivato il nuovo agente, direttamente da Washington. Lascia che te la presenti. Agente Speciale DiNozzo, questa è l'Agente Speciale Ziva David, la nostra nuova collega» appena dice questa frase rimango impietrito. Non può essere realmente qui. Quando si gira poi a guardarmi devo avere davvero una faccia da pesce lesso perché lei ride e mi dice «Chiudi la bocca Tony o ti entreranno le mosche!» mi dice con il suo meraviglioso sorriso.
Era da tempo che non la vedevo così bella e serena e sentirla parlare mi riporta alla realtà. «Ziva!! Che ci fai qui?!» le domando quasi in un sussurro abbracciandola stretta. Non appena mi rendo conto che siamo ancora in ufficio mi stacco da lei e riprendo il controllo. «Sono il nuovo membro di questa squadra» mi dice sempre sorridendo.
«Quindi voi vi conoscete?!» ci domanda Martins, l'altro membro della squadra.
«Bhe abbiamo lavorato insieme per circa sei anni nellaMCRT[1] ai comandi di Gibbs» risponde Ziva guardandomi di sottecchi.
«Cavolo Capo! Non ci hai mai detto di essere stato nella migliore squadra dell'Agenzia» mi dice Rodriguez.
«Beh non ce n'è mai stato il tempo» dico io cercando di interrompere lì il discorso. «Bene, se ora abbiamo finito con le chiacchere da bar, visto che siamo qui per lavorare, mettiamoci al lavoro» dico prendendo una cartellina dalla mia scrivania. «Martins mostra a Ziva qual è la sua postazione e aggiornala sugli ultimi casi» dico rivolgendomi all'uomo che è rimasto a guardarci vicino a Rodriguez. «Rodriguez io e te dobbiamo andare giù in laboratorio perchè ci sono novità. David tu mi devi raccontare un sacco di cose, ma ne parleremo più tardi. Ora mettiti in pari. A dopo» concludo dirigendomi già verso l'ascensore.
«Agli ordini capo» mi rispondono tutti insieme.
 
APPARTAMENTO DI TONY
Quella sera stessa.
La giornata al lavoro è trascorsa in fretta e verso le sei in ufficio c'eravamo solo più io e Ziva. Così l'ho invitata a cena da me.
Siamo appena arrivati al mio appartamento, poso giacca e zaino vicino all'ingresso come da mia abitudine e ripongo arma d'ordinanza e distintivo al loro posto. Fatto ciò mi giro verso Ziva che è rimasta a guardarmi sulla porta.
«Accomodati, Zee. Fai come se fossi a casa tua. Io intanto prendo da bere» le dico mentre lei si guarda intorno curiosa.
Dopo pochi minuti torno in salotto e la osservo mentre è intenta a guardare una delle foto che ho disseminato per casa.
Prima che si renda conto che la sto fissando mi avvicino a lei e le porgo il bicchiere. «Ecco a te» le dico in un sorriso facendo un cenno verso il divano affinché si segga. Lei mi sorride e si accomoda, dopodiché la seguo a mi siedo al lato opposto del sofà.
«Allora che mi racconti Ziva?! Come mai ti hanno traferito qui?!» le chiedo dopo alcuni minuti di silenzio. In realtà c'è un'altra domanda che mi pesa sul cuore: "Dov'è Ray?!". Temo la sua risposta e non voglio farmi troppe speranze a riguardo.
«Per cominciare devo dirti che Tim, Ducky e Jimmy ti salutano tantissimo, Gibbs sente la tua mancanza e Abby ti manda questo» conclude abbracciandomi in uno dei tipici abbracci stritola ossa di Abby e io mi sento invadere dal suo profumo. Subito rimango inerme, spiazzato dal suo gesto, ma dopo poco mi riprendo e ricambio la stretta posando il capo sulla sua spalla. Chiudo istintivamente gli occhi per godermi appieno questo momento che vorrei non finisse mai. Mi è mancata ancora più di quello che pensavo.
Quando dopo diversi minuti ci stacchiamo, lei riprende a parlare. «Vedi da quando sei partito sono cambiate parecchie cose per me» mi dice mentre si tormenta le mani, segno che è stranamente nervosa. Non è da lei lasciar trasparire i suoi sentimenti. «Ho capito di essere completamente e perdutamente innamorata» mi dice alzando lo sguardo per guardarmi negli occhi.
«E quale sarebbe la novità?! Stai per sposarti con Ray!!» le dico sorpreso, mentre distolgo lo sguardo per evitare di farle capire quanto ci stia ancora male.
«Ecco, a proposito di questo...» mi dice titubante «Beh ho capito di essere innamorata di un altro e l'ho lasciato. È passato quasi un mese» mi dice mentre si fissando il mio divano che improvvisamente è diventato super interessante.
"Come un mese?! Ma è più o meno il tempo che è passato da quando sono partito" ragiono mentalmente.
«Del resto era da tempo che con Ray le cose non funzionavano più bene. Da quando tu mi hai detto che ti saresti trasferito qui, io ho iniziato ad avere attacchi di panico quando pensavo al matrimonio. C'era qualcosa che mi faceva sembrare tutto così sbagliato» riprende a parlare, mentre continua a tenere lo sguardo basso. «E poi la sera prima che tu partissi ho capito tutto: tutti i dubbi che avevo sono spariti facendomi vedere la verità così chiaramente che mi sono stupita di non essermene accorta subito. Io non mi sentivo pronta a cambiare vita, casa, ad avere un figlio e un cane con Ray perchè non era lui l'uomo che volevo accanto a me» mi dice tutto d'un fiato, mentre io mi rendo conto che sono le parole della canzone che le ho dedicato alla radio prima di partire. "E allora chi è Ziva?!" ho troppa paura a pronunciarla ad alta voce. «Perchè l'unica persona con cui riesco a vedere il mio futuro si stava trasferendo ad un oceano di diatanza da me» mi risponde, neanche mi stesse leggendo nella mente. E mentre lo fa rialza lo sguardo su di me e io mi perdo a guardarla.
«Ziva mi stai dicendo che...» le dico lentamente, ma lei non mi lascia finire. Mi afferra rapidamente la faccia con entrambe le sue mani e mi sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra: «Sei tu l'uomo perfetto per me e io non posso vivere senza di te». Appena finisce di parlare non resisto più e la bacio con tutto l'amore che provo per lei. È un bacio lento che presto si trasforma in un bacio carico di passione e di sentimenti rinnegati e taciuti per troppo tempo. Quando la mancanza d'ossigeno si fa impellente, a malincuore ci stacchiamo, ma restiamo fronte a fontre. Lei si allontana leggermente da me per potermi guardare negli occhi prima di riprendere a parlare mentre io le accarezzo dolcemente la testa. «La sera stessa che ho sentito quelle canzone sono andata da Gibbs e gli ho detto che mi sarei trasferita qui» mi dice sorridendo, mentre anche sul mio viso si apre un sorriso raggiante. «Pensa che il Capo aveva già pronta la mia domanda di trasferimento insieme ad un biglietto open. Allora ho preso la palla al rimbalzo».
«Al balzo mia piccola ninja!» la correggo prontamente io.
«Oh ma che importa?! Fammi finire di raccontarti tutto!!» mi dice lei lanciandomi una delle sue occhiate da killer assassina a cui io rispondo con un alzata di mani in segno di resa.«Stavo dicendo che mancava solo la mi firma sulla richiesta. La mattina dopo l'ho consegnata a Vance, che mi ha detto che non ci sarebbe stato nessun problema, così ho iniziato a preparare tutto per la partenza. Ho lasciato Ray e ho annullato il matrimonio e organizzato tutto in modo da partire il prima possibile. Sarei partita anche il giorno stesso, ma c'erano troppe questioni da sistemare. Volevo che una volta partita non ci fossero più faccende irrisolte da sistemare, così che il nostro passato non ci avrebbe perseguitato più. Così ora possiamo dedicarci solo a noi!» termina continuando a sorridere felice.
«Bel piano guanciotte dolci. Non pensavo che la mia dedica avrebbe mai potuto sortire quest'effetto, ma sono davvero felice che sia successo. Non hai idea di quanto tu mi sia mancata» le dico mentre mi avvicino per baciarla.
Ci scambiamo un altro bacio da togliere il fiato. Quando una domanda mi balena nella mente: «Ehi Mossad ma dove alloggi?!»
«Teoricamente in uno degli alloggi della base navale, ma in realtà stamattina sono venuta direttamente in ufficio dall'aeroporto»
«E i tuoi bagagli?!»
«Sono tutti nella macchina che ho noleggiato appena atterrata»
«Mmm... perciò non li hai ancora disfatti?!»
«No... Cos'hai in mente DiNozzo?!» mi domanda alzando un sopracciglio.
«Beh vedi questa casa è perfetta per una giovane coppia come noi. Cosa ne dici di dividerla?!» lei mi guarda perplessa al che io faccio marcia indietro subito. «Scusa hai ragione, è troppo presto. Come al solito parto in quarta...» un suo dito sulle labbra mi impedisce di continuare.
«Sarebbe davvero fantastico, Tony. L'unico problema...»mi dice lentamente facendomi temere che alla fine dirà di no. «...è il letto. Hai pure qui un letto singolo come a Washington?!» mi domanda cercando di rimanere seria, ma la vedo che sta per scoppiare a ridere.
«In realtà mi sono attrezzato diversamente» le dico mentre la faccio alzare dal divano e la spingo verso la camera da letto. «Vieni a vedere che bel lettone abbiamo da condividere» le dico mentre scoppiamo entrambi a ridere, felici di avere finalmente la nostra possibilità di essere felici.



[1] Major Case Response Team

NdA:
Beh che ve ne sembra?! Non sono molto convinta del finale, ma avevo voglia di pubblicarla e così eccola qui!
Attendo i vostri commenti.
A presto.
Gaia
  
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