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Autore: evenstar    20/06/2013    7 recensioni
Terzo weekend pepperony della serie. Questa volta Tony e Pepper sono impegnati nel classico appuntamento domenicale. Un pranzo a casa della mamma di Pepper. Solo che, al contrario di quello che potreste pensare, non è Tony quello che ci viene trascinato a forza.
Ambientato da qualche parte dopo Iron Man 3 ma privo di spoiler sul film. Come sempre fiumi di fluff, battute e pepperony.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pepperony weekend'
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- Tony, spiega.
- Spiego cosa… esattamente?
Tony era in cucina con un bicchiere di qualcosa di verde, cosa esattamente ancora non era riuscito a capirlo, in mano intento a sorseggiare la bevanda con lo scopo di indovinarne il contenuto. Si voltò verso l’ingresso della camera per osservare una furiosa Pepper che faceva il suo ingresso, perfettamente vestita con un completo chiaro e non un capello fuori posto sebbene non fosse ancora uscita di casa per quel giorno.
- Che ti sei messo addosso? – chiese la ragazza bloccandosi sulla porta e rimanendo a fissare l’uomo sconvolta.
Tony abbassò lo sguardo sulla sua maglietta e fece un sorriso sornione. – Ti piace?
- Non ti pare di essere un po’ troppo auto celebrativo? – gli disse indicando la maglietta con un enorme maschera di Iron Man impressa sopra in rosso e oro su sfondo nero.
- Perché? – rispose lui sinceramente stupito.
- Lascia stare. Spiega – gli ridisse.
- Spiego?
- Spiega perché mia madre mi ha appena mandato un sms ricordandomi di domenica.
- Non saprei – rispose sincero.
- Sforzati.
- Forse perché ha paura che tu ti dimentichi del pranzo?
Pepper alzò un sopracciglio.
- Non so come possa pensare che tu ti dimentichi di qualcosa, in effetti – le disse lui con tono conciliante percependo che, per un motivo che proprio non riusciva ad afferrare, stava per arrivare una sfuriata. – A proposito… che diavolo è questa roba? – chiese sollevando il bicchiere verso di lei sperando di sviare l’attenzione verso più innocui argomenti
- Succo di mela verde – rispose distrattamente Pepper, senza tuttavia dimenticare l’argomento principale di conversazione. –  Che pranzo, Tony?
- Alcolico?
- No.
- E che cosa ci fa nel mio frigo?
- Vuoi dire nel nostro frigo?
- Esatto – si corresse lui con un gesto vago.
- A me piace.
Tony fece spallucce, prese una bottiglia di gin e ne verso una generosa dose dentro il bicchierone colmo di succo di mela. – Buono, in effetti – concordò.
- Tony? – chiese Pepper tralasciando momentaneamente il miscuglio che aveva fatto, ma annotando mentalmente di rimproverarlo anche per quello. Dopo.
- Cosa? – domandò sinceramente interessato, avendo infine dimenticato come quella conversazione era iniziata.
- Che... pranzo? – sillabò Pepper.
- Il pranzo con tua madre a cui ci ha invit…
- Si?
- Oh – mormorò Tony avendo almeno il buon gusto di sentirsi un minimo in colpa.
- Fammi capire se ho afferrato la situazione: mia madre, che stravede per te e odia me… - cominciò a dire Pepper, avvicinandosi di un passo verso Tony che, d’altra parte, slittò un passo indietro per togliersi dalla sua traiettoria. Pepper arrabbiata era un’esperienza terribile a cui, suo malgrado, negli anni aveva fatto l’abitudine. Pepper arrabbiata che parlava di sua madre era una cosa a cui nessuno poteva resistere senza subire dolorose ferite.  
- Non ti odia… - provò a dire per cercare di farla ragionare.
- Passa solo tutto il suo tempo libero, e ne ha molto te lo posso assicurare, a criticarmi…
- Criticare è una parola grossa, ti consiglia.
- Critica. E tu la difendi solo perché ti adora e ti da sempre ragione.
- Sarà perché, in effetti, HO sempre ragione? – chiese con aria assolutamente convinta.
- Sarà perché, essendo una donna, è letteralmente innamorata di TE? E tu ci gongoli.
- Andiamo, Peps! – esclamò sconvolto da quella dichiarazione. – Mi piace tua madre, ma non in QUEL senso.
- Platonicamente, ma pur sempre innamorata – chiarì Pepper non riuscendo a non arrossire.
- Forse mi sono dimenticato…
- Forse? – chiese incrociando le braccia.
- … di dirti che ha chiamato sabato scorso.
- E tu ti sei fatto invitare a pranzo?
- Non potevo dirle di no! – esclamò allargando le braccia in un gesto improvviso, facendo tracimare un po’ di mela verde dal bicchiere.
- Perché no? – chiese Pepper, iniziando ad alzare la voce.
- Sai che non riesco MAI a dirle di no.
- So che ti blandisce e di coccola…
- … non mi coccola…
- … fino a che il tuo ego…
- … mi fa forse qualche complimento…
- … si innalza a tali livelli…
- … del tutto meritato, comunque…
- … che per te diventa impossibile negarle qualcosa.
- … e comunque non avevamo altri impegni – si difese Tony.
- Potevi mentire!
Tony la fissò dubbioso.- Sono confuso.
- E cosa, di grazia, ti confonde?
- Dici sempre che devo prendermi i miei impegni… le mie responsabilità.
- Lo sottoscrivo.
- E per una volta che lo faccio mi disapprovi – concluse stizzito.
- Lo sottoscrivo quando si tratta della riunione del Consiglio di Amministrazione delle TUE industrie. Non quando si tratta di MIA madre!
- Quindi il frigo è NOSTRO, ma per il resto vige la separazione dei beni? – chiese assolutamente linearmente Tony gesticolando con la mano libera per evitare di fare di nuovo il bagno nella mela verde.
- Andiamo, Stark. Ti inventi le scuse peggiori quando non vuoi fare qualcosa…
- Questo non è vero.
- L’ultima volta per evitare un Consiglio hai detto che c’era una minaccia letale per la terra – gli fece notare Pepper.
- Era vero! – di difese Tony.
- La caffettiera rotta NON E’ una minaccia letale…
- Dici così perché non mi hai mai visto senza caffeina in corpo!
- … comunque non per la terra.
- Sono Iron Man, posso diventare… ehm no….
- Sì, credo che sia meglio che tu stia zitto.
- Concordo.
- Oddio – mormorò Pepper passandosi una mano sulla fronte, quelle eterne discussioni senza capo né coda la stremavano sempre, anche se ormai erano più di dieci anni che vi si allenava con frequenza quasi giornaliera.
- Comunque è solo un pranzo – ribadì Tony che, in tutta onesta, non capiva il perché di tutta quella sceneggiata.
- Un pranzo in cui TU verrai blandito, coccolato ed esaltato ed IO sarò disapprovata per ogni cosa che ho fatto negli ultimi tre anni.
- Beh, per UNA cosa che hai fatto non sarai disapprovata – sorrise sornione Tony, già iniziando a gongolare.
- Stark! – lo redarguì Pepper. – Non tirare troppo la corda o finirai per strozzarti.
- Ci sarà un motivo se TUTTE le donne mi cadono ai piedi, no? – le chiese posando il bicchiere e avvicinandosi un po’ alla ragazza, sperando che il rischio fosse passato e iniziando a pensare che forse da tutta quella strana conversazione ne potesse uscire qualcosa di buono. Magari qualcosa che presumesse pochi vestiti e tanta acqua.
- Tony…
- Ok, quasi tutte…
- Forse perché non vivono con te.
- Andiamo… - le disse avvicinandosi e cominciando ad accarezzarle le braccia.
- NON CI PROVARE! – lo avvisò Pepper con più voce, ma meno tono, di quello che avrebbe voluto. Era dannatamente vero, tutte le donne gli crollavano ai piedi prima o poi e lei, pur avendo un’ottima resistenza, migliore in effetti di tutte le altre, avrebbe ben presto finito le scorte.
- A fare cosa? – chiese Tony con tono innocente.
- Ad adularmi per convincermi a darti ragione, con me non attacca – gli disse cercando di sembrare convinta.
- Va bene, va bene. Risolvo la cosa.
- Come?
- Chiamo tua madre e mi invento una scusa. Mi pare ovvio – le disse muovendosi verso il telefono
- NO! – sbottò Pepper, togliendogli l’apparecchio dall’orecchio prima che lui potesse inoltrare la chiamata.
- No?
- Se la chiami adesso finirà per dire che è colpa mia. Che non voglio mai andare da lei…
- Cosa per altro vera…
- E alla fine mi farà sentire così in colpa che ci andremo lo stesso e io dovrò ascoltare la sua ramanzina tutto il santo giorno.
- Quindi? – le chiese Tony percependo che erano arrivati ad un punto morto.
- Quindi metti su la tua aria da playboy e preparati per domenica – sospirò la donna non trovando altra soluzione per quel pasticcio. – Cerca almeno di darmi ragione, qualche volta.
- Sai che ti appoggio sempre.
- Non quando c’è lei… e comunque non è vero.
- Non sarai gelosa di tua madre? – le domandò con tono innocente, ma non riuscendo a trattenere un sorriso.
- Non sono gelosa di nessuno – chiarì Pepper che, da quando era diventata la fidanzata del playboy più osannato del momento, aveva ormai fatto l’abitudine alle orde di StarkFans che gli giravano attorno e quindi poteva ben dire, onestamente, di essere la persona meno gelosa sulla faccia della terra. - Mi chiedo solo perché proprio tu, che sei normalmente scostante con tutti e assolutamente egocentrico, ti sforzi tanto per piacere a mia madre.
- Perché è tua madre – le mormorò Tony cambiando espressione e mettendole una mano sul braccio accarezzandoglielo dolcemente.
Pepper raddolcì lo sguardo a quel commento così poco in stile Stark.
- E perché è l’unico parente che riusciamo a mettere insieme in due. Un minimo sforzo glielo devo, no? – le chiese seriamente ma con un tono dolce.
Pepper sospirò, contrariata dal dover dare ragione a Tony. – Hai ragione...
- Vedi che ho sempre ragione, Peps? – chiese lui tornando al solito sorrisino sfacciato.
- Non avevo finito – chiarì la ragazza fermando l’autoesaltazione di Tony prima che raggiungesse vertici stellari. - Hai ragione, dobbiamo mantenere dei buoni rapporti con lei…
- Infatti.
- … così se mai dovessi buttarti fuori di casa potrai sempre tornare da “mia” madre – gli disse con un ghignò di soddisfazione nel vedere il sorriso di Tony gelarsi sulle labbra.
- Come?
- Oh, non ti preoccupare. Potrai sempre vedere Happy e JARVIS, o meglio sentire JARVIS, a fine settimana alterni…
- Questo è un colpo basso – le disse Tony.
Pepper sogghignò – Ho imparato dal migliore.
- Saprò farmi perdonare per questa cosa – le disse l’uomo sospirando e abbracciandola senza che lei tentasse di allontanarlo, ma lasciandosi coccolare senza proteste.
- Sarà meglio che trovi un modo molto convincente!
- Ho qualche idea al riguardo – le disse avvicinandosi ulteriormente e chinandosi su di lei.
 
- Ci siamo – mormorò Pepper con tono lugubre, vedendo comparire il vialetto di ingresso della villetta della madre.
- Ti prego, Peps – le disse Tony, sospirando.
- Cosa? – chiese la giovane voltandosi ad osservarlo.
- Sei assolutamente melodrammatica. Sembra che tu debba andare al patibolo, non da tua madre.
- Da che pulpito! – sbottò Pepper, stizzita. Proprio lui che la riprendeva per una cosa simile.
- Non sono io che sto facendo tutte queste storie.
- Non adesso. Devo ricordarti l’ultima volte che Rhodey voleva che presenziassi al meeting delle forze armate? – gli chiese ricordando un evento di solo qualche settimana prima.
- Era diverso… - si difese Tony.
- Ti sei barricato nel laboratorio, sostenendo che JARVIS aveva cancellato tutti i codici di accesso – gli ricordò Pepper incrociando le braccia.
- … volevate che IO andassi ad un meeting di produttori di armi…
- … hai prodotto armi per metà della tua vita…
- … dopo che vi ho detto un milione di volte di aver finito con quelle cose…
- … sei il massimo esperto di armi…
- … come posso cambiare vita se mi sottoponete a tale stress?
- … hai costruito l’”Arma”…
- … ehi, Iron Man NON E’ un’arma…
- … ti prego…
- … è una protesi…
- … ad alta tecnologia...
- … esatto!
- … sì, già sentita questa canzone... – sbottò Pepper.
- Che facciamo quindi? – chiese Tony spegnendo il motore e rimanendo a fissare la villetta a pochi metri di distanza da loro.
- Sesso selvaggio sul sedile posteriore? – chiese con la massima serietà la giovane, voltandosi ad osservare incuriosita proprio il sedile e considerando come, con qualche acrobazia, la cosa sarebbe effettivamente stata fattibile.
Tony scoppiò a ridere. – Ben volentieri… ma questa sera – le disse malizioso.
- No, l’offerta è valida solo ora – affermò Pepper che stava davvero tentando il tutto per tutto per distrarlo e fare in modo di non entrare in casa.
- Quindi l’alternativa è tra entrare e passare un pomeriggio con tua mamma… - le disse Tony avvicinando il volto a quello della ragazza e appoggiando le labbra sulla sua pelle, iniziando a solleticarla con dei baci leggeri. - … oppure restare con te a fare acrobazie sul sedile posteriore?
- Esatt… ohh – tentò di rispondere Pepper, bloccandosi quando le labbra di Tony iniziarono a solleticarle la pelle sensibile del collo.
- Mi dispiace… - iniziò a dire l’uomo.
- Se ne farà una ragione…
- … devo declinare… – si costrinse a rispondere Tony, suo malgrado e non con poco rimpianto, venendo meno alla sua stessa natura per un bene superiore e smettendo di baciare Pepper per tornare a guardarla negli occhi, leggendoci un certo disappunto per quell’interruzione improvvisa.  
Pepper sbuffò. - Una volta non lo avresti fatto.
- Una volta non l’avresti proposto.
- Anthony! – una voce squillante li fece sobbalzare entrambi e girarsi verso il vialetto della casa. Sulla porta d’ingresso sostava una signora che si stava sbracciando in saluti.
- Beccati – mormorò Tony.
- Solo te, magari non mi ha visto – rispose Pepper cercando di incassarsi sul sedile e di sprofondarci dentro.
- Virginia!
- Appunto.
- Che ci fate in auto? Venite dentro, c’è la limonata appena fatta! –urlò la donna facendo grandi cenni perché la raggiungessero in casa.
- Oddio – mugugnò la ragazza.
- Coraggio, sembra sempre peggio di quello che è – la incoraggiò l’uomo.
- Che ne sai? – chiese più duramente di quello che avrebbe voluto.
Tony non fece caso al tono scontroso della giovane. - Sono dieci anni che qualcuno mi obbliga a fare quello che non voglio… a ben pensarci sei TU che lo fai…
- Cerco solo di farti comportare da adulto.
- … posso vendicarmi, finalmente! – rispose ridendo allegramente alla prospettiva di poter costringere Pepper a fare una cosa necessaria che lei non aveva nessuna voglia di fare.
- Perfido.
- Scendi dall’auto – le ordinò ridendo muovendo la mano e facendole vistosi cenni di scendere.
- Oh, d’accordo – proruppe Pepper aprendo la portiera e scendendo finalmente dall’auto.
- Anthony. Che bello rivederti! – disse la signora Potts andando loro incontro e avvolgendo Tony in un abbraccio, arrossendo quando questi le porse un mazzo di fiori.
- Per lei, signora – le disse galante con il solito sorriso assolutamente accattivante porgendo il braccio alla donna e facendosi accompagnare in casa.
- Tony, mamma – la corresse invece Pepper, sapendo come Tony odiasse cordialmente il suo nome completo e come sua mamma si ostinasse invece ad utilizzarlo.
- Virginia, lo sai che odio i diminutivi
- Ma lui…
- Ha un nome talmente bello, perché storpiarlo?
- Ma…
- Niente ma. Venite dentro! – le rispose sua madre, stroncando definitivamente le sue proteste, afferrando Tony per una mano e trascinandolo dentro la casa.
- Grazie, Lilian – mormorò Tony voltandosi a guardare Pepper e lanciandole un sorriso di incoraggiamento.
- Sei dimagrito, figliolo? Virginia ti fa mangiare abbastanza?
- Ha trent’anni compiuti mamma, se ha fame mangia – sospirò la ragazza che, tra tutto, non aveva mai pensato di dover anche “far mangiare” Tony. Era già abbastanza convincerlo a lavorare, non ubriacarsi e cercare di gestire tutto il resto della sua vita.
- TU dovresti pensare a lui – chiarì la madre, pensando di aver generato una figlia assolutamente degenere.
- Le assicuro, signora, che Pepper si occupa di moltissime cose… - cercò di mediare Tony guadagnandosi un’occhiata di gratitudine per il tentativo.
- Perché a lui non dici di non chiamarmi Pepper? – chiese Pepper alla madre.
- Odio i diminutivi, non i soprannomi. E Pepper è COSI’ carino!
- Grazie, Lilian – gongolò Tony, autore del diminutivo che poi era diventato per la ragazza quasi più abituale del suo nome vero.
- Per favore! – mormorò Pepper guardando in cagnesco il compagno. – Devo lasciarvi soli? – sussurrò poi con un sorrisetto quando sua mamma non stava ascoltando.
- Virginia, quante volte ti ho detto di non borbottare? – le chiese la madre, scoccandole un’occhiataccia di rimprovero sentendola mormorare. – Da piccola borbottava sempre – disse poi rivolta a Tony come a voler scusare quel comportamento così poco educato.
- Non solo da piccola – rispose l’uomo a Lilian godendosi l’espressione di Pepper. Adorava tormentarla in quel modo, anche se poi sapeva ne avrebbe pagato le conseguenze a casa per molto tempo.
- Continua ancora? – chiese la mamma, sconvolta.
- Sporadicamente.
- Virginia!- la rimproverò.
- Mamma, ti prego – rispose Pepper arrossendo vistosamente. – Ci manca solo che tiri fuori le foto di quand’ero piccola.
- Oddio, quelle proprio le vorrei vedere! – si illuminò Tony alla prospettiva di poter vedere la piccola Pepper, magari impegnata a giocare nella vasca gonfiabile in giardino con una paperella di gomma.
- Ma quando imparerò a stare zitta!
- Davvero, caro? – chiese Lilian con gli occhi che le si illuminavano alla prospettiva di poter mostrare gli album di foto a qualcuno.
- Ma certo! – confermò Tony scansando un calcio sottobanco di Pepper.
- Tony, NO. Non le vuoi vedere, non ti interessano. Per niente – chiarì la giovane, terrorizzata dal fatto che un playboy, miliardario, eroe nazionale si mettesse a vedere le sue foto da bambina, con sua madre al fianco che commentava dettagliatamente tutto quello che mostrava. 
- Sì invece – la contraddisse Tony guadagnandosi uno sguardo omicida e la promessa di una vendetta lunga e dolorosa.
- Dopo pranzo allora le guardiamo insieme.
- Fantastico – esultò Tony. – Sono tutte così? – chiese poi afferrando una cornice dal caminetto e indicando una foto che ritraeva Pepper, che poteva avere una decina d’anni, con due codini rossi sparati ai lati della testa e un sorriso in cui mancavano ancora un paio di denti.
- Oh, a quell’età era così carina! – rispose la madre guardando con affetto la foto e poi incamminandosi verso la cucina.
- Scordati quello che ti ho chiesto in auto – disse Pepper a Tony appena sua madre fu fuori raggio d’ascolto.
- Per questa sera in macchina?
- Per i prossimi sei mesi ovunque – chiarì secca andando verso al cucina.
Tony rimase imbambolato ad osservarla, cominciando a preoccuparsi per gli sviluppi futuri di tutta quella storia.
- Ti ho visto ieri al telegiornale, quella conferenza stampa che hai tenuto – gli disse Lilian appena si furono seduti a tavola, riferendosi all’ennesima rappresentazione mediatica dello sconfinato ego del miliardario. – Come fai ad essere così naturale davanti a tutte quelle telecamere?
- So di essere telegenico – ammise Tony con un sorriso smagliante.
- E sei sempre così spontaneo, non so proprio come fai – rincarò Lilian ascoltando appena quello che Tony le aveva detto, troppo occupata ad esaltarlo.
- Lo aiuta la sua megalomania in questo – rispose Pepper ironica, voltandosi a fare un sorriso assolutamente falso verso Tony.
- Virginia!
- Cosa? – chiese Pepper con aria innocente.
- Non dire “cosa” tesoro, è così borghese. Di “scusa” piuttosto – la rimproverò.
- Oh, non si preoccupi, Lilian – disse a sua volta Tony, mettendo su la sua migliore espressione da cucciolo non solo abbandonato, ma anche bastonato e affamato.
- Non ho allevato mia figlia per essere così scortese.
- Sincera – chiarì Pepper.
- Non me la sono presa, Pepper ultimamente è un po’ esaurita per tutto il lavoro che abbiamo da fare – disse Tony conciliante prendendosi una generosa porzione di pasta al forno e calcando volutamente il tono sull’”abbiamo”.
- Lei? E tu, povero caro. Sempre così impegnato, sempre assediato dalle telecamere. Come fai a gestire la tua azienda tutto da solo? – chiese Lilian con uno sguardo di assoluta adorazione.
Pepper si strozzò con l’acqua che stava bevendo, iniziando a sputacchiare e tossire rischiando il soffocamento. Tony fu rapido ad aiutarla, cominciando a darle dei vigorosi colpi sulla schiena mentre rispondeva candidamente. – E’ davvero impegnativo. Per fortuna c’è  che Pepper mi aiuta.
- Non la si vede mai in TV – dichiarò la madre, come se quello intendesse che passava le sue giornate a prendere la tintarella sulla spiaggia mentre il povero compagno era affogato tra impegni lavorativi e di rappresentanza.
- Ti “aiuto”, vero? – chiese Pepper riprendendosi e sottolineando “aiuto” con ironia.
- Molto – confermò Tony non facendo una piega al suo commento ironico.
- Sei uno… - iniziò a dire Pepper, sull’orlo di una crisi di nervi.
- Virginia! – la bloccò la madre, sconvolta.
- Lo so, anche io sono pazzo di te – le mormorò all’orecchio Tony con un ghigno. Si stava divertendo come poche altre volte e, sebbene conscio che quel modo di fare gli avrebbe procurato qualche settimana di rimbrotti e di critiche, ne stava valendo decisamente la pena.
- Virginia, sai che Judit si è sposata? – chiese Lilian osservando la reazione della figlia alla notizia.
Pepper sentì il rossore invaderle le guance e la pelle scottare come se avesse passato la giornata in spiaggia.
- Che succede? – chiese Tony incuriosito da quella reazione.
- Micheal, il fidanzato… beh, marito ormai, di Judit era il fidanzatin….
- MAMMA!
- Oh, per favore. Che male c’è se ne parlo ad Anthony?
- Non credo che la cosa gli interessi – cercò di bloccarla Pepper.
- A dire il vero sono piuttosto interessato… fidanzato, diceva?  - chiese Tony che non aveva mai saputo nulla di pregressi fidanzati e che ascoltava attentamente il discorso.
- Oh beh, fidanzato… - disse Lilian sorridendo.
- Avevo 5 anni, Tony – chiarì Pepper diventando, se possibile, ancora più rossa.
- Tenera – le mormorò Tony con un tono di voce che era tutto, tranne che tenero, prendendola in giro. – E poi mi rinfacci il mio passato? Pare che anche tu abbia fatto le tue conquiste.
- Ribadisco, avevo 5 anni e Micheal era il mio compagno di banco dell’asilo – gli rispose truce. – Non penso che sia paragonabile alle tue avventure.
- Virginia, Anthony è un così bel ragazzo, non potevi davvero credere che rimanesse ad aspettarti chissà quanto tempo mentre tu ti decidevi – le rispose Lilian pragmatica riuscendo nella inverosimile impresa di fare quasi arrossire Tony Stark. - Ah… e Meredith… – ricominciò sua mamma con tono cospiratorio tornando a fissare l’attenzione sulla figlia. – … pare che sia incinta – le disse con lo stesso tono con cui avrebbe annunciato la fine del mondo.
- Beh, è una bella notizia, no? – chiese Pepper tornando ad essere di un colore quasi normale.
-  Sì – rispose Lilian con una voce che faceva intendere tutt’altro. – Certo, forse sarei più contenta per i nipotini degli altri se finalmente ne avessi uno anche io! – sbottò quindi guardando male sia Pepper che, stranamente, anche Tony il quale, a quelle parole, cominciò a impallidire e rimase interdetto con il boccone bloccato in gola, incapace di masticare o deglutire o fare qualunque altra cosa mentre si immaginava tra pannolini e biberon.
- Arriveranno prima o poi, vero Tony? – chiese Pepper sorridendo all’uomo e vendicandosi almeno per qualcuna delle battute subite fino a quel momento.
- Signora questa pasta al forno è davvero unica! Non ci capita spesso di mangiare così bene – disse Tony ingozzandosi di pasta e cercando una via di fuga a quella conversazione.
- Ecco, lo sapevo. Voi giovani, sempre a rimpinzarvi di cibi precotti.
- Non mangiamo cibi precotti – cercò di dire Pepper.
- Con tutto il lavoro che abbiamo non riusciamo mai a cucinare, vero Pepper?
- Sì, con tutto il lavoro che “abbiamo” da fare finisce che mangiamo sempre fuori. Tutti quei ristoranti di lusso, tutto quel caviale e champagne… alla fine stanca.
- Caviale? – chiese perplessa Lilian osservando la sua pasta fatta in casa.
Un trillo del telefono di Tony salvò la situazione, ma all’udire quel suono Pepper si zittì all’istante perdendo una buona parte del suo colorito e Tony si fermò con la forchetta a mezz’aria, incupendosi a sua volta.
- Non l’avevi spento? – chiese la ragazza.
- Ho detto a JARVIS di passarmi solo le telefonate di emergenza.
- Che cosa succede? – chiese Lilian che non aveva capito come mai una telefonata, sebbene inopportuna in quanto nel ben mezzo del pranzo domenicale, li avesse sconvolti così.
- Dopo mamma – le rispose Pepper. – Vai – mormorò poi a Tony indicandogli di andare a rispondere in salotto per avere un minimo di privacy.
- Scusate – disse l’uomo alzandosi da tavola e lasciando metà della pasta nel piatto.
- Che cosa…? – richiese Lilian.
- Impegni di lavoro – spiegò Pepper con un sospiro, cominciando a recuperare un po’ di colorito. In fondo ormai era quasi abituata a quelle chiamate improvvise e del tutto a sproposito.
- Di domenica?
- Sempre – sospirò melanconica pensando che l’ultima era arrivata alle tre del mattino svegliandoli di soprassalto.
- Povero caro!
- Mamma, ti prego – sussurrò la giovane che aveva ancora meno voglia di stare ad ascoltare sua madre in quel momento.
- Devo… - disse l’uomo rientrando in cucina avendo il buon gusto di avere almeno uno sguardo contrito.
- Quando? – sospirò Pepper non lasciandolo finire, ben sapendo che quell’espressione poteva voler dire solo che a breve l’avrebbe lasciata da sola con sua madre.
- Adesso.
- Dove?
- Ti racconto tutto quando torno – le disse sapendo che, sebbene le informazioni riservate dello S.H.I.E.L.D. per Pepper non fossero mai riservate, quel discorso non valeva per Lilian e Tony non aveva voglia di mettersi a discutere con lei in quel momento.
- E’ in auto – gli disse indicando il vialetto fuori dalla finestra dove avevano lasciato l’auto.
- Lo so, la prendo e mi preparo.
- Prendo cosa? – chiese Lilian osservando alternativamente Pepper e Tony, non sapendo bene chi redarguire per tutta quella segretezza. – Caro non puoi andare via, devi ancora finire di mangiare! – disse alla fine sperando che Tony non le avrebbe dato quel dispiacere. – Ho cucinato la pasta al forno apposta per te!
- Ehm Lilian, mi dispiace molto ma… - iniziò a dire Tony cercando il sostegno di Pepper che, in parte ancora arrabbiata per tutto quello che le aveva fatto passare fino a quel momento e già in ansia per il fatto che presto sarebbe stata abbandonata da sola, non si sentiva molto propensa al soccorso.
- Mamma, lascialo andare. Non è colpa sua – sospirò alla fine all’ennesima occhiata da cucciolo che le lanciava Tony.
- Povero caro… il lavoro, capisco – sospirò alla fine Lilian con un tono che faceva presupporre come capisse, ma solo perché si trattava di lui. – Ma che cosa è successo di così grave? – chiese poi  dopo che l’uomo fu uscito dalla stanza lasciandole sole a finire la pasta.
- Niente di preoccupante, mamma. Solo che deve andare, non ha scelta – le spiegò Pepper paziente, pensando che stesse per arrivare una scenata su come “loro giovani” non fossero affidabili e fossero sempre troppo presi dal lavoro per stare in famiglia. Scenata che, ovviamente, avrebbe dovuto sopportare da sola visto che il suo personale principe rosso e oro stava per volare via.
- Ma è domenica! Siete appena arrivati, dobbiamo finire il pranzo, vedere le fot… oh… mio… dio – la ramanzina fu interrotta a metà dal rientro di Tony con addosso l’armatura Iron Man.
- Scusi, Lilian – rispose Tony non riuscendo a trattenere un sorriso all’espressione basita della donna quando lo vide arrivare.
- Sempre, mamma – confermò Pepper riprendendo il discorso su come il “lavoro” di Tony fosse un impegno a tempo pieno.
- Non avevo capito che fossero QUEL genere di problemi – cercò di dire Lilian riprendendosi dallo shock di avere Iron Man in salotto. Ovviamente sapeva perfettamente chi era Tony Stark, come lo sapeva tutto il mondo, ma dal saperlo al ritrovarselo davanti era tutta un’altra cosa. – E tu dici “niente di preoccupante”? – chiese poi fissando Pepper sconvolta dalla naturalezza con cui la  figlia lo vedeva partire per una missione potenzialmente letale senza apparentemente battere ciglio.
- Che cosa vuoi che ti dica, mamma? – sbottò Pepper perdendo la pazienza, anche per l’ansia che sentiva crescere man mano che il momento della partenza si avvicinava.
- Devo proprio… mi dispiace per il pranzo - si scusò Tony sentendosi lievemente in colpa per dover lasciare Pepper.
- Non ci pensare, figliolo – rispose Lilian sventolando una mano in aria.
- Tony… - mormorò Pepper suo malgrado agitata. Sebbene sapesse di doverci fare l’abitudine, sebbene Tony la rassicurasse tutte le volte, non riusciva proprio a non preoccuparsi quando lo vedeva partire con la sua armatura, incerta se lo avesse poi visto anche tornare e in quali condizioni sarebbe stato al rientro.
- Ehi – le disse Tony vedendo lo sguardo della ragazza incupirsi. – Che cosa ti dico sempre?
- Di non abbassare la musica in laboratorio? – gli disse Pepper sorridendo.
- Anche – rispose Tony felice di sentirla scherzare.
- Di non tediarti con “noiose pratiche amministrative”?
- Anche.
- Che non mi devo preoccupare – gli rispose tornando seria.
- Infatti.
- Non ci posso fare niente.
- Starò bene – le rispose con uno sguardo rassicurante. – Lo sai che ho sempre ragione! Non ti preoccupare – le ripeté più dolcemente e cercando di rassicurarla. I litigi, i battibecchi e le minacce della giornata erano stati dimenticati nel momento in cui era squillato il telefono. Se tutto fosse andato bene, Tony non dubitava che nei giorni successivi la ragazza avrebbe trovato più di un modo per vendicarsi di lui, ma in quel momento contava solo tornare a casa sano e salvo. – Cerca di stare sotto i 300 all’ora – le disse poi facendole ondeggiare davanti agli occhi le chiavi dell’auto sportiva parcheggiata di fuori.
- Non mi fai mai… - gli disse Pepper fissando attonita le chiavi che le ondeggiavano davanti. Non aveva mai guidato una delle auto sportive di Tony, nessuno aveva mai guidato una delle auto sportive di Tony se non Tony.
- In qualche modo devi pur tornare a casa, Peps – le disse cercando di farla ragionare.
- Sei sicuro? – gli chiese Pepper riuscendo a registrare con un angolo della mente, nonostante la situazione, come “Peps” fosse un decisamente un diminutivo e come sua madre non avesse fatto nessun commento al riguardo.
- Certo.
- Perché non ti fermi a dormire qui da me? – chiese Lilian sorridendo alla figlia mentre questa impallidiva alla prospettiva di passare tutto il pomeriggio, tutta le cena e tutta la serata da sola con sua madre. Al di là di tutto le voleva bene, ma la sua pazienza, già messa ampiamente alla prova dalla presenza costante di Tony nella sua vita, non avrebbe retto anche a quello.
- No, grazie mamma, devo proprio tornare a casa – rispose sentendosi vagamente in colpa osservando lo sguardo deluso della mamma che però si riprese in fretta, ricordandosi della sua serata di canasta con le amiche che sarebbe saltata se la figlia avesse deciso di fermarsi da lei.
- Stai tranquillo, non succederà niente alla tua Audi – rispose quindi a Tony afferrando le chiavi dell’auto.
- Non mi interessa dell’Audi, Pepper – le mormorò Tony dolcemente. - Non è un’utilitaria, ha il cambio manuale… – cominciò a spiegare non avendo nessuna intenzione di tornare da una missione potenzialmente letale solo per scoprire che la moglie si era sfracellata tornando a casa con la sua auto da corsa che non sapeva guidare.
- Non le permetterò di guidare quella… cosa – intervenne Lilian afferrando le chiavi dalla mano della figlia.
- Mamma, ti prego.
- No. Sono già spaventata per uno voi. Non ho intenzione di passare la serata a chiedermi se mio genero è ancora vivo e se mia figlia è finita in un fosso guidando un auto sportiva – ribadì la donna addolcendo lo sguardo e stroncando ogni possibile polemica da parte di entrambi.
- Hai qualche altra idea? – le chiese Pepper che sapeva di dover per forza tornare a casa, quella sera.
- Certo. Prendi la mia.
- La tua?
- Esatto – le rispose consegnando le chiavi della station wagon parcheggiata in garage. 
- Ma…
- Niente ma. Me la riporterete quando potete, così avrò una scusa per vedervi di nuovo.
- Grazie, mamma!
- Anthony, stai attento mi raccomando – disse poi Lilian prima di cercare di strizzare il genero in un abbraccio, non riuscendoci  per via dell’armatura, e quindi uscire dalla stanza per dare ai due un po’ di privacy.
- Spero di tornare entro domani mattina – mormorò Tony all’orecchio di Pepper, dandole poi un bacio sui capelli.
 - Anche io – rispose Pepper osservando l’auto della mamma parcheggiata fuori.
Tony rise. – Almeno non distruggerai l’Audi, dobbiamo ancora sperimentare i sedili posteriori.
- Eh no, signor Stark. Ha avuto la sua occasione.
- Pensavo che essere chiamati a salvare il mondo mi facesse recuperare un po’ di punti.
- Ne fa solo perdere a Fury.
- Quindi noi non…
- Sei mesi, ricordi?
- Lo sa che è perfida, signora Stark? – le chiese soffermandosi a giocare con le sue labbra per qualche istante prima di allontanarsi da lei.
- Ho avito un ottimo maestro.
- Sono perfido?
- Sai essere… irritante.
- Irritante è meglio di perfido.
- Potresti essere dolce, buono…
- Non sarei io.
- No è vero. Si vede che mi piacciono le canaglie.
- E’ il lato oscuro che affascina.
- Uhm no. Credo che sia quello rosso e oro – gli rispose ridendo e spingendolo verso la porta. – Vai adesso, o dovrò sentirmi una ramanzina da Fury per i tuoi ritardi cronici.
- Il lato positivo del matrimonio è che tutti ora se la prendono con TE se IO arrivo tardi.
- Ah, quello è IL lato positivo dell’essere sposato? – chiese imbronciandosi.
- Quello e qualche altro che ti mostrerò questa sera…
- Vedremo… - sogghignò guardandolo andare via.
 
Dopo aver guidato per tre ore per fare un percorso che ne avrebbe richieste due, una con la guida e l’auto di Tony, Pepper giunse alla Villa e si preparò ad aspettare il suo rientro. Come sempre quando lui era fuori in missione di notte, Pepper prese una coperta e si accoccolò sul divano perché, scaramanticamente, non le piaceva andare a dormire finché non fosse stata sicura che lui era tornato a casa sano e salvo. Una serie di tonfi e colpi la riscosse ad una qualche ora della notte (o del mattino, a seconda del punto di vista) e l’attirò nel laboratorio.
- Ti sembra questa l’ora di rientrare a casa? – chiese entrando nel laboratorio dove Tony era impegnato a districarsi da quello che restava dell’armatura che, ad una prima e del tutto inesperta occhiata, sembrava più distrutta del solito.
- Che fa Potts? Mi controlla? – le chiese Tony con una smorfia di dolore mentre il bracciale veniva tolto e un taglio sul braccio cominciava a sanguinare.
- Qualcuno lo deve pur fare, signor Stark – gli rispose sorridendo Pepper dopo averlo osservato rapidamente e aver preso nota che, se ancora aveva voglia di scherzare, non doveva essere ridotto troppo male. – E credevo che il Potts l’avessimo messo da parte.
- Abitudine, signora Stark.
- Meglio. Sei ferito?
- E’ un graffio.
- Che sanguina come un taglio.
- Non è niente – le rispose Tony, riuscendo a riemergere dall’armatura e si avvicinandosi alla ragazza, circondandola con il braccio sano e dandole un bacio sulle labbra.
- Signor Stark! – si finse sconvolta Pepper, allontanandolo da sé.
- Cosa?
- Le sembra appropriato?
- Mi sembra che qualcuno mi avesse proposto del sesso sfrenato per questa sera.
- Era per oggi a pranzo…
- Dettagli.
- … e anche fosse stato per la sera…
- … ho salvato il mondo…
- … ormai anche quella è passata…
- … sono stato impegnato…
- … spiacente…
- … dai, ho passato la serata con una boy band…
- … smettila di chiamarli così o un giorno o l’altro Natasha ti romperà anche l’altro braccio…
- … in fondo mi vuole bene…
- … e comunque non credere che mi sia dimenticata di quello che hai fatto oggi! – gli disse incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione arcigna.
- Ho salvato il mondo! – le rispose Tony con un sorrisone compiaciuto.
- Prima – chiarì la ragazza.
- Oh – rispose Tony ricordandosi improvvisamente della minaccia lanciata a pranzo e cominciando a temere che potesse avere un fondo di verità. – Non te la sarai presa per qualche piccola, insignificante battuta?
- Fammi ancora una volta uno scherzo simile e giuro che alla prossima cena parleremo di nipotini tutto il tempo. Dettagliatamente!
Tony impallidì e non fece commenti. 
- Fammi vedere il braccio – gli disse Pepper cambiando discorso sorridendo della reazione dell’uomo a quella prospettiva.
- E’ solo un graffi… OH!
- Male?
- Ahio!
- E’ solo disinfettante, Tony.
- Brucia!
- Non fare il bambino.
- Non faccio il bambino, fa male.
- Ti avrà fatto più male chi ti ha fatto quello…
-  Non me ne sono neanche accort…OH.
- Male?
- Secondo te?
- Io non sento niente – gli rispose ridendo di gusto.
- Ahio! Ma ti ci diverti? – chiese Tony mettendo su il broncio.
- In effetti, sì – rispose Pepper sorridendo divertita.
- Basta, va bene così.
- Aspetta un secondo.
- E’ pulito, Peps. Se passi ancora una volta mi scortichi la pelle.
- Non che ne rimanga tanta.
- Appunto. Lascia stare…
- Devo finire…
- Finirmi, vuoi dire – borbottò Tony cercando di togliere il braccio dalle amorevoli cure della moglie.
- Il solito esagerato.
- Finito?
- Sì. Vatti a fare una doccia e poi andiamo a letto – gli disse poi mettendo via il kit di pronto soccorso in modo che fosse pronto per la prossima volta.
- Questa mi sembra la prima buona idea da quando sono tornato.
- A dormire, Tony – chiarì la ragazza prendendolo per il braccio sano e trascinandolo verso la camera da letto.
- Banale.
- Sono le quattro del mattino.
- Non resisterai al mio fascino.
- Alle quattro del mattino, credo proprio di sì – sbadigliò la ragazza.
- Vedremo – rispose Tony con un sorriso magnetico che le fece, suo malgrado, accapponare la pelle e pensare che forse, a dispetto di quanto minacciato, avrebbe di nuovo vinto lui.
Come sempre. 

Non è la storia migliore della raccolta, ma per mettere la prossima (che personalmente mi fa impazzire) dobbiamo passare anche di qui. La mamma di Pepper, Lilian, è totalmente inventata. Partendo dal presupposto che lei "non ha nessuno se non Tony" ma che poi salta fuori che ha una madre ancora in vita ho ipotizzato che i suoi rapporti con lei non siano dei più tranquilli. Spero che vi sia piaciuta almeno un pò, alla prossima
Even 

  
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