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Autore: Klaineinlove    20/06/2013    16 recensioni
Dopo una terribile tragedia che gli porta via i genitori, Blaine Anderson smette di parlare. Chiuso in se stesso e con costanti problemi a scuola a causa del suo rifiuto di parlare, Blaine si sente più solo che mai.
Purtroppo non bastano l'amore di sua zia o gli incoraggiamenti di suo fratello Cooper.
La vita di Blaine cambia nel momento in cui Kurt Hummel cercherà di aiutarlo non arrendendosi alle prime difficoltà che faranno parte del loro cammino, insieme.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Don't say a word
Beta: Artemis91 (grazie!!)
Rating: Giallo. (momentaneo, in alcuni capitoli potrebbe essere arancione)
Genere: Angst, fluff. 
Ho messo OOC perché so di non essere capace di rendere i personaggi così come sono nel telefilm, inoltre la storia ha circostanze ben diverse da Glee.
Disclaimer: i personaggi di Glee appartengono esclusivamente a Ryan Murphy e i Maya si stanno ancora chiedendo come è possibile una cosa del genere. :D
 
Note: Eccomi tornata con la mia nuova long. E' una ff molto angst o meglio Blangst, in cui Blaine ha un problema, ovvero si rifiuta di parlare da quando aveva sette anni.
Se siete fatti per l'angst e il fluff (dove c'è un adorabile Kurt che si preoccupa per Blaine) allora la ff potrebbe piacervi.
Vi ringrazio e buona lettura! 







Un bambino a sette anni dovrebbe passare le sue giornate a giocare con i suoi amici in un parco, sporcarsi in mezzo all'erba primaverile sempre verde e fresca. Dovrebbe correre in casa e rubare i biscotti dalla teglia bollente di sua madre.
Un bambino a sette anni dovrebbe piangere per un capriccio, essere sgridato per aver rotto un vaso giocando a pallone. Un bambino dovrebbe cantare e urlare.
Ma un bambino a sette anni non dovrebbe smettere di parlare.
A Blaine Anderson era successo.












“Tesoro sei pronto? Non hai dimenticato nulla?”
Un bambino dai capelli troppo ricci e scuri scosse la testa prima di sistemarsi con lo zaino nel sedile posteriore dell'auto.
“Cooper sei pronto?” urlò la donna sistemandosi i capelli con una forcina mentre si specchiava nello specchietto retrovisore, intravide il piccolo Blaine con il capo abbassato mentre con le mani stringeva un pupazzo, così lei si voltò e gli poggiò una mano sulla gamba.
Il bambino sussultò.
“Andrà tutto bene. Ci saranno così tanti ragazzini che non aspettano altro che diventare tuoi amici. E sai che in quella casa c'è una camera tutta per te? E possiamo decorarla magari con quegli adesivi di quel cartone che ti piace tanto,che ne pensi?”
Blaine non alzò la testa,semplicemente si limitò ad annuire, la donna sospirò e si voltò per premere il clacson dell'auto.
“Cooper faremo tardi! Il proprietario non mi aspetta tutta la notte!”
“Eccomi, sono qui” Cooper entrò in auto sedendosi accanto alla donna.
“è stata dura?”
“Lasciare gli amici è sempre difficile zia Katie.” Cooper si voltò per guardare il fratellino “tu credi che funzionerà?”
La donna mise in moto l'auto pronta per partire. "Non lo so, ma lo spero”









Una volta arrivati a Westerville, in Ohio, Katie e Cooper cominciarono a portare tutti gli scatoloni all'interno della nuova casa. Il piccolo Blaine li seguì a ruota cercando di trascinare qualcosa ma prontamente c'era Cooper che gli tirava via il peso dalle mani.
La casa era abbastanza grande, forse anche un po' troppo grande per viverci solo tre persone.
“Ti piace la stanzetta, Blaine?” domandò la zia una volta portato dentro tutti gli scatoloni.
Blaine si guardò intorno osservando le pareti celeste pastello, una finestra che aveva bisogno di una tenda e un piccolo letto fissato ai lati di una parete.
“Possiamo attaccare gli adesivi sui muri che dici? Magari la rendiamo un po' più fantasiosa. Forse se troviamo una presa riusciamo a mettere anche la Tv così quando avrai nuovi amici e vorrete fare dei pigiama party potrete giocare ai videogame.” lo incoraggiò la zia.
Blaine come al solito non rispose ma rimase seduto sul materasso,guardandosi ancora una volta intorno, alla fine sentenziò che gli piaceva la nuova casa, ma lui non faceva capricci, almeno, non più.
Zia Katie tornò poco dopo in camera con il cellulare sistemato tra l'orecchio e la spalla mentre tra le mani reggeva un bicchiere con dell'acqua e una pillola.
Blaine aprì la bocca facendo uscire la lingua e zia Katie poggiò sopra la capsula, poi il piccolo prese un bel sorso d'acqua.
“Salve..sono Katie la chiamavo per l'iscrizione alla scuola elementare...”
Blaine rimase solo in camera e tornò a fissare quelle pareti celesti, ad un tratto davanti ai suoi occhi quelle mura apparvero schizzate di sangue. C'era sangue ovunque e Blaine guardò le sua mani e c'era sangue anche su di esse.
Urlò, urlò così forte da sentirsi mancare il fiato. Cooper e la zia corsero in camera trovando Blaine seduto a terra piegato su sé stesso.
“Shh tesoro va tutto bene” gli disse la zia tenendolo tra le braccia “non c'è niente qui,lo sai. Non c'è niente. Apri gli occhi tesoro, aprili”
Blaine scosse la testa rifiutandosi di aprire gli occhi.
“Fratellino, ascolta: non c'è niente. Non c'è nessuno. Siamo solo io tu e zia Katie nella nuova casa. Apri gli occhi, ci siamo noi”
Il piccolo prese qualche profondo respiro e poi aprì gli occhi lentamente, non c'era sangue sulle sue mani e le pareti erano ancora celeste chiaro.
“Bravo piccolo. Sei stato bravissimo” lo incoraggiò la zia continuando a tenerlo stretto.
Cooper tirò fuori delle lenzuola da uno scatolone e le sistemò come meglio poteva sul letto, Katie ci adagiò sopra il bambino, che dopo qualche altro lungo respiro si addormentò.






“Perché ha ancora le allucinazioni?”
“Cooper lo sai che ci vuole tempo. Il medico ha detto che potrebbero anche non sparire mai più” spiegò la zia mentre risciacquava i piatti che aveva tirato dagli scatoloni.
“Sì, ma quelle pillole non dovrebbero fare qualcosa? Perché ogni volta che le prende poi ha queste visioni?” disse Cooper afferrando una mela per poi strofinarla sulla t-shirt.
“Il processo è molto lungo Cooper. E' successo tutto quattro mesi fa. E' passato pochissimo tempo e lui è troppo piccolo ”
“lo so” disse con tono triste il ragazzo.
La zia si asciugò le mani e si avvicinò a lui “Tesoro, so che ci stai male anche tu, è ovvio. Hai tutto il diritto di sfogarti. Piangere non ti rende meno uomo ti lascia solo ammettere le debolezze.”
Cooper tirò su con il naso.
“Hai dovuto lasciare i tuoi amici e cambiare lo stile di vita e per un ragazzo giovane come te è difficile” disse la zia accarezzandogli i capelli.
“Ma è per Blaine” concluse Cooper.
“Per Blaine”






Il giorno successivo al trasferimento, Katie trovò opportuno andare dal medico per Blaine, avevano bisogno di preiscrizioni e di avere un medico sempre disponibile in caso di emergenza.
Ad aspettarli, c'era il dottor Limbert. Katie spiegò dettagliatamente il caso di suo nipote mentre il medico era impegnato a leggere i documenti, intanto Cooper intratteneva Blaine con alcuni giochi presi dalla saletta accanto.
“Signora Anderson qui il caso non è per niente semplice. Suo nipote non solo soffre di Insonnia cronica, che in effetti dovrebbe durare circa un mese, e da come mi ha spiegato lei siete al quarto mese dopo l'incidente-”
“Tragedia” corresse Katie “io non lo chiamerei incidente. L'incidente è quando ti schianti con un auto contro un albero, cadi dalle scale, scivoli sull'asfalto bagnato. QUESTI sono incidenti.”
Il dottore annui “Dicevo, non solo il bambino soffre di un Insonnia cronica,ma anche di allucinazioni da stress post traumatico. Le persone affette da questo disturbo spesso ricordano in modo ricorrente o rivivono negli incubi l’evento traumatico. Alcuni hanno allucinazioni o provano forti sensazioni come se l’accaduto si ripetesse. Altri ancora soffrono forti stress psicologici o dolori fisici alla vista di alcuni oggetti o situazioni che ricordano l’evento. E dalle carte del medico che lo aveva in cura precedentemente, tutto corrisponde. Esistono diverse cure che variano da individuo a individuo. Spesso si ricorre alla psicoterapia, o alle
medicine o a entrambi. Ora, voi come fate a capire cosa dice il bambino se ha smesso di parlare? Come capite cosa vede nelle sue visioni?”
Katie si sistemò meglio sulla sedia, poi si voltò per guardare Blaine seduto sulle gambe di Cooper “a volte ci lascia dei segnali, andiamo per tentativi. In queste cose collabora. Ma quando gli chiediamo di parlare, lui si rifiuta completamente.”
Il medico sfogliò le altre carte “avete provato a prendergli un animale?”
“Il secondo mese dopo la tragedia. Siamo andati in un canile ma lui si è rifiutato. Dottor Limbert era un bambino vivace. I suoi occhi si illuminavano tanto da far risplendere un'intera stanza. Dopo quello che è successo ha smesso di fare tutto e ovviamente lo capisco, però io ho bisogno di aiutarlo e lei deve aiutare me.” disse disperata Katie.
Il medico si alzò dal suo posto “Hei Blaine” il bambino si voltò subito verso di lui “vieni a sederti qui sul lettino, andiamo..”
Un po' titubante, Blaine scese dalle gambe di suo fratello e si lasciò prendere dal medico che lo aiutò a sedersi.
“Sai dirmi quanti anni hai, Blaine?”
Il piccolo alzò le mani per formare il numero sette.
“Sette anni. Sei grande!Visto che sei un ometto, parliamo da uomo ad uomo. Blaine voglio sentirti dire il tuo nome e cognome”
Gli occhi di Blaine si allargarono, spaventati, guardò sua zia e poi suo fratello: nessuno si mosse per intervenire.
“Andiamo Blaine, dimmi solo il tuo cognome.”
Ma Blaine si rifiutò di parlare.
“Blaine, hai la voce per parlare?” domandò il medico, il piccolo annuì
“Quindi hai la voce ma ti rifiuti di parlare, giusto?” Blaine annuì di nuovo, con lentezza.
Il medico si voltò verso la donna “Posso darle il nome di una brava dottoressa”
“Che tipo di dottoressa?”
“Una psicologa.”
“Mio fratello non è pazzo!” si intromise con rabbia, Cooper.
“La psicologa non si occupa dei pazzi..” spiegò con calma il medico. “Senta, è una mia cara collega. Sicuramente la tratterà bene e le farà una buona offerta”















Il primo giorno di scuola alle elementari, Katie venne chiamata solo dopo due ore che aveva lasciato Blaine in classe.
Il bambino era sparito e gli insegnanti, insieme agli inservienti e la preside, erano andati a cercarlo per tutto l'istituto; Blaine si era chiuso in uno stanzino, nascosto dietro le scope.
“Mi deve perdonare” si scusò Katie tenendo Blaine tra le braccia “hanno aumentato la dose dei medicinali e per lui diventa sempre peggio”
Questo problema andò avanti per una settimana intera fino a quando Katie decise di non correre più fino a scuola e far capire a Blaine che doveva imparare a farcela da solo. Odiava farlo, ma era per il suo bene.



Il primo Natale nella nuova casa non fu brutto come avevano pensato, in realtà non c'era niente da festeggiare ma Katie aveva comunque voluto comprare un albero e farlo decorare ai ragazzi per fare in modo che si distraessero tenendo lontani i brutti pensieri.
“Ti piace, Blaine?” domandò la zia quando il giorno di Natale si misero tutti e tre a scartare i regali.
Blaine aveva ricevuto una pianola, la psicologa aveva suggerito che magari gli strumenti musicali avrebbero portato la voglia di cantare e così, magari, col tempo il piccolo avrebbe ricominciato a parlare.
Blaine annuì mentre sfiorava i tasti dello strumento,ascoltando attentamente il suono che produceva.
“Se ti piace, magari possiamo farti prendere lezioni di piano” propose la zia prendendolo tra le braccia, baciandogli la testa piena di capelli ricci “Buon Natale, piccolo.....”









Con il passare del tempo le cose cambiarono, beh più o meno.
Blaine diventò un bel ragazzo adolescente, suo fratello Cooper diventò uomo e invece di seguire la sua carriera da sogno nel mondo dello spettacolo, aveva trovato un lavoro in Ohio. Non avrebbe abbandonato Blaine. Mai.
Nonostante gli anni però, Blaine non più era riuscito a parlare. Di notte, quando faceva gli incubi era solito pronunciare qualche parola, ma quando a scuola gli facevano delle domande, lui non rispondeva o se poteva, scarabocchiava su un foglio le risposte.
Alcuni insegnanti accettarono senza problemi la situazione, altri di tanto in tanto facevano un po' di storie. Ma poi quando i professori si riunivano durante i consigli scolastici, si limitavano a dire “è malato”
Durante il pranzo Blaine non stava mai in mensa. I tavoli erano sempre pieni di gente e non sapeva come dover chiedere a qualcuno se poteva sedersi oppure no. Allora Blaine si limitava a cercare una stanza vuota e a mangiare tranquillamente, non si sentiva solo, era abituato alla solitudine.
Il lunedì decise di entrare nell'aula del glee club, osservava da un po' quel gruppo, erano davvero bravi a cantare e durante la prima mattinata era arrivato nella stanza del coro un pianoforte nuovo.
Blaine suonava il pianoforte da quando aveva sette anni. Così si sistemò nell'aula e accarezzò il pianoforte, desiderava averne uno tutto suo, ma zia Katie gli aveva detto che non avevano molti soldi in quel periodo, quindi lui si limitava a suonare quello del suo insegnante di musica.
Osservava il lucido strumento quando sentì una voce provenire dall'esterno della sala, così, per nascondersi, si sistemò sull'ultima sedia in alto della sala del glee club.
“Rachel, prometto che arrivo. Provo qualche nota”
Un ragazzo entrò e chiuse la porta alle sue spalle poi si diresse verso il pianoforte non notando Blaine, il ragazzo cominciò a cantare mentre le sue mani delicatamente si muovevano sui tasti bianchi e neri del pianoforte.
La sua voce era dolce e melodica, sembrava quasi una ninna nanna e Blaine ne rimase completamente incantato, a fine canzone il ragazzo sistemò gli spartiti ma un rumore lo fece voltare.
A Blaine era caduta la sua tracolla sul pavimento e si affrettò a riprenderla.
“Oh..non sapevo di avere degli spettatori. Che ci fai lassù? Vuoi unirti al glee club?”
Blaine deglutì sistemandosi la tracolla sulla spalla e scese i gradini, poi scosse la testa.
“No? E perché sei qui? Ti sei perso?”
Blaine goffamente alzò il suo sacco per il pranzo.
“Guarda che se parli non ti strozzo mica! E comunque questa non è la mensa”
Blaine annuì semplicemente come a volersi scusare.
“Lascia perdere. Io sono Kurt” Quest'ultimo allungò la mano ma Blaine non ricambiò, si voltò di fretta e uscì fuori lasciando il suddetto Kurt di sasso.
   
 
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