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Autore: LizzieCarter    20/06/2013    1 recensioni
La morsa al petto non era scomparsa. Si era attenuata per appena qualche istante, giusto il tempo di sentire il colore scivolare denso tra le dita, sporcarle i jeans, macchiarle i capelli.
Ecco cosa serviva: lo sporco. Era così che si sentiva: una persona sporca dentro, che nasconde le sue imperfezioni agli altri. Voleva sentire quello sporco riversarsi fuori da lei: preferiva essere sudicia fuori, che sentirsi esplodere dentro quel marciume.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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colori Larghe campiture di colore correvano lungo il muro, intersecandosi in violenti contrasti cromatici e colando come lacrime di fango lungo le pareti.
Bay impugnava il pennello con decisione, premendolo contro il muro come fosse un pugnale. Il verde feriva l'intonaco immacolato, ma le tracce di rosso sul manico del pennello rivelavano il colore utilizzato pochi istanti prima sul muro opposto. Bay voleva ferire i suoi genitori, distruggere il falso ordine che sbandieravano così ostentatamente con tutti i conoscenti, strappare quel maledetto velo di Maja, quelle orribili illusioni che le si avviluppavano addosso come una ragnatela.
"Siamo una famiglia schifosamente imperfetta!" avrebbe voluto urlare, facendosi trovare a braccia spalancate in mezzo a quel disastro che una volta era la sua camera.
Le strisce colorate, però, non erano abbastanza. La morsa al petto non era scomparsa. Si era attenuata per appena qualche istante, giusto il tempo di sentire il colore scivolare denso tra le dita, sporcarle i jeans, macchiarle i capelli.
Ecco cosa serviva: lo sporco. Era così che si sentiva: una persona sporca dentro, che nasconde le sue imperfezioni agli altri. Voleva sentire quello sporco riversarsi fuori da lei: preferiva essere sudicia fuori, che sentirsi esplodere dentro quel marciume.
E la sua stanza era come la sua anima: l'aveva riflessa così bene per anni e anni, non l'avrebbe certo scampata adesso.
Bay immerse la mano fino al polso in un barattolo di vernice blu scura, sollevò il pennello lentamente, lasciandolo sgocciolare con cura sul tappeto rosso pallido e ammirandone il contrasto, poi strizzò gli occhi, si girò, e scaraventò il pennello contro il muro.
Un getto di vernice schizzò dalle setole come da un'arteria, andando a deturpare una distesa di verde marcio che si estendeva dalle mensole fino alla scrivania.
Non è abbastanza, non è abbastanza! continuava a pensare Bay, guardandosi attorno in maniera febbrile.
Lunghe striscie di rosso percorrevano tutte le pareti della sua stanza, simili a pitture rupestri o a resti di riti sacrificali. Sulla parete del letto un arancione giallino, color zuppa, macchiava di rancido il rosso; sul muro cui era appoggiata la libreria campeggiavano delle macchie rosa acceso... ma la parete su cui si apriva la porta finestra era ancora troppo immacolata.
Bay spinse a fondo le mani nel barattolo di vernice che aveva fatto diventare arancione cupo, poi se le portò, grondanti, di fronte al viso. Soddisfatta, si avvicinò ai vetri, e inizò a stamparci le sue impronte. Prima con attenzione, poi sempre più velocemente, trascinando i palmi verso il basso, graffiando il vetro come per aprirlo, per spalancare le lastre trasparenti e spiccare il volo. Impaziente, si scacciò dal viso i capelli neri già impiatricciati di verde muffa, prese il barattolo di vernice blu e quello di vernice viola, li sollevò stringendo i denti, e poi li abbattè con forza sul pavimento, ottenendo finalmente di rimanere vittima di quell'esplosione di colore.
Il colore eruppe dalle sue mani come un'esplosione di lapilli vulcanici, striandole la faccia come unghie arrabbiate e rendendola incredibilmente simile ad una delle opere del periodo blu di Picasso.
Le spalle strette al collo, Bay intuì una goccia viola scenderle lungo la spina dorsale e rabbrividì ferocemente, pervasa da un refolo di soddisfazione.
Si avvicinò al secchio di rosso, che assunse una tonalità più cupa quando ci immerse le mani blu ed il pennello sporco. Decisa, montò poi sul letto e tese le braccia verso il basso soffitto. Non poteva certo rimanere immacolato proprio lui, a cui rivolgeva i suoi sguardi disperati la notte prima di andare a letto.
Un sorriso feroce le animava il volto da bambina, mentre il colore si rapprendeva in gocce vicino al lampadario e poi le gocciolava sul viso.
Era sporca, lurida, inguardabile...  non ancora soddisfatta, però.
Ormai ogni superficie della stanza era coperta di colori contrastanti, a ricordare la girandola di un lecca lecca nauseante e psichedelico. Persino sul copriletto spiccavano vivide macchie di un rosa acceso, e anche i tomi della piccola libreria erano caduti vittima della furia della ragazza.
In piedi in mezzo alla stanza, Bay agitava le dita dei piedi in mezzo ai folti peli del tappeto, imbrattandolo di viola, mentre verde e blu le gocciolavano dai capelli.
C'era un'ultima cosa da fare: mancava solo quella.
Bay prese, con mani tremanti, i manici di due secchi ( giallo girasole e verde mela) che non aveva usato per via dei loro colori troppo accesi, li fece oscillare un po' accanto a sè, quasi ad illudersi di star giocando, quasi a cercare di perdersi nello sciabordio della vernice che urtava contro i lati del grosso contenitore in metallo.
- 'fanculo! - urlò, e le sue braccia si alzarono al cielo, seguite dai secchi, che gettarono geyser sul soffitto, sul pavimento, e poi si riabbassanono con forza, spinti dalla gravità, ma ancora di più dalla disperazione della ragazza, che li spinse a fracassarsi contro il parquet ammaccato, ad esplodere come una bomba diabolica e a rendere il pavimento in tutto e per tutto simile ad un porcile dai colori espressionisti.
Una porta sbattè al piano di sotto.
- Siamo a casa!- urlò la voce di sua madre.
Bay si avvicinò speranzosa, veloce, alla porta della sua stanza, pronta ad aprirla come un sipario... ma scivolò sulla densa vernice color melma che copriva il pavimento e finì per far cadere con un fracasso immenso tutti i barattoli di vernice che aveva accatastato in un angolo della stanza.
Nessuno venne a controllare se stava bene.

Fu così che la trovò il fratello, quando tornò, a mezzanotte, da una cena con gli amici. Rannicchiata, singhiozzante, in mezzo ad un gorgo dal colore irreale, i capelli secchi ormai simili alle setole di un pennello maltrattato, righe di colore sulle guance a nascondere quelle delle lacrime.
   
 
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