Anime & Manga > La Storia dell'Arcana Famiglia
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Autore: Hunterwolf    21/06/2013    2 recensioni
la giustizia è qualcosa di completamente relativo, e nessuno la può misurare, nessuno ha il diritto di esercitarla con leggerezza. solo colore che possiedono la consapevolezza necessaria della realtà possono esercitare la giustizia. ma cosa può aver spinto un cavaliere dell'estremo nord ad unirsi ai membri dell'Arcana Famiglia ? Non c'entra solo il suo contratto con la carta tarocca, ma per una ragione più grande e ben più misteriosa, egli è guidato dalla giustizia e dall'onore, anche se porta la cravatta e la camicia cremisi al posto dell'armatura.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava tranquillo sul mare limpido di Regalo, gonfiava le vele di una nave mercantile dal legno dorato, che scintillava come non mai alla luce solare del primo mattino, con quel vento, ci mise poco tempo per attraccare al porto ; era una bellissima giornata per i pescatori dell’isola, che, da un’altra nave più piccola, gettavano le reti da pesca con maestria, avevano avuta una buona pesca.
Non c’erano nuvole abbastanza grandi da produrre ombra, ma un grosso galeone da guerra affiancò la nave dei pescatori e la oscurò completamente : la sua lunghezza era pari alla grandezza, i tre alberi avevano quattro vele bianche ciascuno e sulla poppa c’era inciso a grandi lettere il nome della nave. INTELLIGENCE.
Sul ponte di prua, un omone pelato, e con un tatuaggio rosso sul cranio, stava eretto e puntava verso il porto, sulle spalle portava una lunga giacca nera con le maniche penzolanti al vento, ma il corpo era avvolto in un completo in doppio petto a righe nere e bianche.
-Forza, uomini !! Siamo arrivati, mollare gli ormeggi !! Ammainare le vele !!- ordinò lui con fermezza, doveva essere per forza il capitano del galeone ; poco dopo, un giovanotto dai capelli biondi e scompigliati, in abito nero e cravatta rosso fiammante, gli si avvicinò con un grande sorriso.
-Dante, finalmente siamo a casa !! Questa volta è stato un viaggio troppo lungo !!- esclamò guardando la città davanti a lui, con i suoi grandi occhi color del mare.
-Sono d’accordo con te Libertà, ma ormai, comincio a diventare vecchio per queste cose !!-
-Ma non eri già vecchio ?- chiese Libertà con voce sarcastica, appoggiando la mano al fianco sinistro, dove teneva allacciata una sciabola dalla lama larga e curva, con un elaborato manico rettangolare decorato a linee ; Dante lo fulminò con i suoi occhi scuri, ma il ragazzo rise soltanto.
Dal fondo del ponte, un giovane uomo vestito con abiti neri, e con solo una camicia rosso cremisi come contrasto, si dirigeva verso i due che ridevano come matti, i piedi, infilati in alti stivali con fibbie laterali, erano leggeri e silenziosi, le uniche cose che facevano rumore erano le grida dei marinai e le onde contro le fiancate della nave.
L’uomo uscì dall’ombra dell’albero maestro e venne illuminato dalla luce, che fece rispendere i folti capelli corvini ribelli, gli occhi rame ed i lineamenti eleganti del volto chiaro ; arrivò alle spalle di Dante e lo sorpassò deciso, con l’intenzione di scoprire la tanto famosa isola di Regalo.
-Ah, Destino.- disse l’omone pelato. – che te ne pare ?-
Indicò l’isola con la mano destra, la bella città, con le sue case e le strade di pietra secolare, le montagne verdi e tutto il resto.
Destino esitò un momento, assorgendo con gli occhi tutto quello che vedeva e respirando l’odore del mare.
-Non è esattamente come me la sono immaginata…- commentò neutro, ma poi appoggiò le mani sul parapetto e si issò sulla ringhiera, per tenersi in equilibrio afferrò una cima e rimase in piedi con la schiena dritta : il vento fece sventolare il colletto delle camicia un po’ slacciata, la giacca nera, la cravatta nera non allacciata come si deve, e messa fuori dal gilé nero. Abbassò la testa ed alla fine sorrise ed alzò il braccio destro al cielo.
-E meglio di quanto avessi potuto sperare !!- escalmò convinto.
Pochi minuto dopo, la nave si fermò nel porto e buttò l’ancora nell’acqua bassa ; alcuni marinai scesero sulla passerella di legno e scaricarono le merci prese dal paese del nord in cui erano stati.
Anche Dante, Libertà e Destino scesero e si diressero verso un villa posizionata un po’ fuori dalla città, come membri dell’Arcana Famiglia dovevano fare rapporto riguardo la loro missione diplomatica in terra straniera e presentare il nuovo membro arcano al resto della famiglia.
-Come ti senti ?? Nervoso ??- chiese Libertà a Destino mentre camminavano sulla strada con alberi ai lati.
-Direi più… impaziente. Ma anche preoccupato.- rispose con le mani nelle tasche dei pantaloni neri ; in effetti, lui era un completo estraneo per tutta l’Arcana Famiglia, uno straniero che era nato con un potere arcana e scoperto da Dante.
-Non temere !! Andrà tutto bene, e poi abbiamo già inviato una lettere per avvisare Papà del tuo arrivo !!- cercò di tranquillizzarlo il ragazzo, e Destino rise e gli scompigliò i capelli con la mano destra ; la sinistra era stretta attorno all’elsa intrecciata a croce di un lungo spadone da cavaliere, largo ed infilato in un fodero di cuoio scuro e decorato con nastri rossi ; ci teneva molto a quel arma, dato che l’aveva avuta al suo fianco per molti anni nel suo paese dell’estremo nord, era stato un comandante di cavalieri forte e coraggioso con quella spada ed aveva intenzione di combattere sempre e soltanto con essa.
Ad un certo punto, Dante si fermò davanti ad un grande giardino con una elegante fontana con una statua di marmo grigio, la pietra era stata colpita con la forma di una colonna con due larghi piatti ed una fanciulla dai lunghi capelli sulla cima, essa era nella posizione di una ballerina, e l’acqua le usciva da una coppa alzata nelle mani ; dietro di essa si estendeva una grande villa con portici, arcate antiche, ma  era come se quelle pietre non si fossero mai mosse da anni, e questo gli dava un fascino tutto particolare.
-Ecco !! Siamo arrivati !- disse Dante appoggiando la mano destra sulla spalla di Destino, ed i due gli fecero strada fino all’interno dell’edificio, attraverso un corridoio con semplici finestre di vetro trasparente.
Alla fine del corridoio c’era una porta di legno chiaro, ma, appoggiata ad esse, c’era un uomo in nero con camicia blu e cravatta bianca, i capelli scurissimi e con un sigaro tra le labbra ; Destino non riuscì a scorgere il colore dei suoi occhi, poiché erano coperti da un paio di occhiali da sole con le lenti a punta.
Se ne stava fermo con la schiena sulla porta, gli occhi lievemente bassi sul pavimento e le mani nelle tasche dei pantaloni neri, senza dire una parola, solo dopo alcuni secondi si accorse della presenza dei tre davanti a lui.
-Felice di rivedervi. Avete fatto un viaggio tranquillo ?- chiese quello alzando finalmente gli occhi verso di loro, sfoggiando uno strano ed agghiacciante sorriso, qualcosa che mise in allarme Destino, che portò istintivamente la mano sinistra sull’elsa della spada.
-Si, grazie Jolly.- rispose Dante.
-Gia… ma non riuscirò mai a capire come fai a mettere tanta paura…- osservò Libertà intimidito, poi tutti notarono il gesto di Destino, e Jolly gli si avvicinò per studiarlo meglio.
-Sta calmo, non ho nessuna intenzione di attaccare…- sussurrò ancora, ma la mano continuò a stringere con forza il manico, ma il viso era rimasto calmo, contratto per il sospetto, ma pur sempre calmo, il battito del cuore regolare ed il corpo fermo, senza neanche un tremolio.
-Scusate… era il mio istinto.- disse Destino lasciando andare la presa, ma a quel punto i suoi occhi sfidarono la freddezza di Jolly, si concentro e finalmente vide che gli occhi di quel essere erano di una particolare sfumatura di viola scuro, ma riuscì a vedere solo l’occhio sinistro, il destro era oscurato da una lente più spessa.
-Avete un buon istinto, non c’è che dire… Destino.-
Jolly se ne andò nella direzione opposta da dove erano arrivati gli altri, ridacchiando e fumando il sigaro, mentre Destino voltò la testa per controllarlo.
-L’hai conosciuto nel peggiore dei modi…- disse Dante incrociando le braccia sul petto e sospirando rassegnato.
-Chi è quello ?- domandò voltando la testa.
-Un geniale e macabro alchimista.- fu Libertà a parlare riprendendosi dalla sensazione di ribrezzo che gli aveva provocato Jolly. – ha fatto un patto con la diciottesima carta : La Luna.-
Destino abbassò ed alzò la testa in segno di approvazione, la sua mente era scossa dall’immagine di quel uomo così neutro, ma decise di non pensarci, non era saggio farsi dei nemici ancor prima di entrare a far parte della famiglia ; fece un sospiro ed il suo volto tornò sereno come sempre, e questo tranquillizzò i due.
Dante allungò il braccio e la mano verso la maniglia della porta e la strinse con l’intento di aprirla, ma prima di questo, Destino chiuse la mano destra in un pugno e mise il pollice sulla fronte… chiuse gli occhi e si portò la mano aperta sul cuore, e quando li riaprì Libertà e Dante lo fissarono interrogativi.
-Scusate !! Forza dell’abitudine. Sono pronto !!- esclamò e quindi la porta si aprì.
La sala al suo interno era ampia, dorata, abbastanza da contenere molte decide di persone e più, l’elaborate finestre toccavano il pavimento ed aveva ai lati delle eleganti tende rosse, al fondo due bracci di scale rialzati si collegavano con una scala centrale.
Era quasi completamente vuota, se non per un grande uomo in bianco ed una donna in un kimono argentato e viola ; lui era alto ed imponente, non molto vecchio, dai capelli e barba rossi, gli occhi verdi, mentre la donna al suo fianco portava i capelli neri sciolti sulle spalle, la frangetta gli copriva la fronte, ed una ninfea giapponese gli faceva da fermaglio, gli occhi neri erano talmente belli che Destino ne rimase quasi ammaliato.
-Bene, tu devi essere Destino.- disse l’uomo in bianco. – io sono Mondo, il padre della famiglia, e questa è mia moglie, Sumire, la madre.-
Lui non disse nulla, ma estrasse con forza lo spadone e la appoggiò sul terrene come appoggio per inginocchiarsi ; i suoi modi di cavaliere erano ancora molto presenti, come la sua educazione e difficilmente li avrebbe dimenticati.
Mondo si inginocchiò e gli mise le mani sulle spalle, le strinse e lo rimise in piedi.
-Non c’è nessun bisogno di inchini !!- esclamò dandogli anche una sonora pacca sul braccio sinistro, tanto forte da farsi strada nella carne fino a scuotergli le ossa.
-Adesso fate parte della Famiglia.- continuò dolcemente Sumine, facendo un massaggio nel punto del braccio in cui Mondo l’aveva compito, e sentì il dolore sparire.
-Qui, non c’è bisogno di giuramenti !! Fai sempre del tuo meglio e non temere mai nulla !!- lo incoraggiò Dante, ma la cosa sembrò molto strana per Destino, che per lui un giuramento era qualcosa di sacro ed indistruttibile fino alla morte, ma tutto quello era anche piacevole, come se non nessuno l’avesse costretto, aveva uno strano gusto di libertà… ma appoggiò ugualmente il manico a croce intrecciata sul cuore, con la lama lucente verso l’alto e fissò Mondo con serietà.
-Io, Destino, prometto di essere fedele all’Arcana Famiglia, di non tradire la fiducia del mio nuovo padre e di combattere fino all’ultima goccia del mio sangue !! Sulla mia carta arcana, sul mio onore, io giuro !!-
Tutti lo guardarono sbalorditi, il modo in cui aveva pronunciato quelle parole era la testimonianza che avrebbe onorato quel giuramento fino alla morte, e forse anche oltre.
-Accidenti, prendi la cosa molto più sul serio del normale… posso sapere quale carta sei ?- chiese Libertà subito dopo che Destino rimise la spada nel fodero.
-Certo : sono l'undicesima carta, La Giustizia.- rispose fiero, e quando si voltò verso Mondo vide la sua mano aperta verso di lui, e la strinse. In quel preciso momento sentì morire la sua vecchia vita e nascere di nuovo in qualcosa di nuovo.
  
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