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Autore: Scarlett_Meredith    21/06/2013    2 recensioni
"...Tu e Nate potrete anche sposarvi, ma non sarete mai perfetti insieme..."
"...Si sentì stringere il cuore e per un attimo desiderò che lei lo amasse come amava Nate..."
"...Semplicemente, Eva non era Blair..."
"...Quella era la vita che Blair aveva sempre sognato e in cui Chuck non aveva mai davvero creduto..."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Più stagioni
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ANGOLO AUTRICE:
Ho avuto questa strana idea ieri pomeriggio, all'improvviso, mentre facevo la doccia, ahahah. Ho pensato di descrivere alcuni momenti della vita di Chuck e Blair, partendo dalla loro infanzia e concludendo con il loro futuro insieme.
Mi rendo conto di aver affrontato un tema molto difficile e delicato nella seconda parte della Fanfiction, ma ho cercato di parlarne nel modo più semplice possibile, soprattutto perché (per fortuna) non ho avuto problemi di questo tipo.
Il titolo deriva dal fatto che, secondo me, Chuck e Blair sono destinati a stare insieme. Dopo tutte le difficoltà, loro si sono sempre ritrovati. In questa Fanfiction ho cercato di trasmettere la mia idea.
Vi lascio alla storia e spero che vi piaccia. Recensite e mi renderete felice! :)

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Era domenica pomeriggio e Blair era a Central Park, scalza. Adorava sentire gli umidi ciuffi d'erba fra le dita. Sapevano di vita e di libertà.
Le scarpe erano abbandonate vicino ad un albero, il vestito rosso che indossava si gonfiava con il vento e i lunghi capelli scuri le svolazzavano intorno al volto.
Chuck, a debita distanza, la guardava ridendo. Quella bambina lo incuriosiva come nessun'altro al mondo.
Nate stava parlando con Serena, la dolce ragazzina bionda che non smetteva un attimo di sorridere e Dorota era intenta a raccogliere i giocattoli che la piccola Waldorf aveva seminato nel parco fino ad allora.
Chuck si avvicinò a Blair lentamente. Lei lo guardò appena, poi tornò a saltellare vivacemente fra i fiori colorati, sentendosi tremendamente felice.
-Perché mi guardi?- cinguettò lei con la solita gioia, dandogli le spalle.
-Perché sei strana.- rispose lui senza esitare.
-Io non sono strana. Tu sei strano. Te ne stai sempre da solo, in disparte.- ribatté lei, voltandosi per lanciargli un'occhiata di sfida.
-Non è vero. Passo molto tempo con Nathaniel.- Come sempre, Blair aveva il potere di farlo innervosire. Chuck strinse le dita in un pugno e socchiuse gli occhi.
-Mi dispiace per te allora, perché un giorno io e Nate ci sposeremo. Avremo tre figli e una casa gigante. Dorota dice che io e lui siamo perfetti insieme. Io sarò la signora Archibald e tu non potrai più vederlo. Rimarrai solo.- commentò Blair aspra, scuotendo la testa con disprezzo e superiorità.
-Non è vero! Sei soltanto una bugiarda! Io e Nate resteremo sempre amici!-gridò lui in risposta. Non sopportava quella ragazzina. Non faceva altro che insultare, dire cattiverie e prendersela con gli altri.
Sentendo le urla, Serena e Nate si voltarono verso di loro con aria interrogativa.
Chuck si voltò per andarsene e fece tre passi, prima di fermarsi.
-Tu e Nate potrete anche sposarvi, ma non sarete mai perfetti insieme.- sussurrò sprezzante. Poi si allontanò, sotto lo sguardo ferito e umiliato di una minuscola Blair.





______

Quando Blair era corsa nella toilette del ristorante dove stava cenando con la sua migliore amica, non si era accorta che Chuck Bass la stava fissando da un po'.
Lui l'aveva seguita e si era trovato davanti all'ultima cosa che avrebbe potuto immaginare.
Blair era piegata sul water, con i capelli legati in una coda di cavallo e due fazzoletti azzurri di stoffa sotto le ginocchia.
Stava vomitando tutte le sue incertezze, le ansie, le paure e le sofferenze che non riusciva più a tenere dentro.
Si sentiva sola e rifiutata.
Non era mai quella giusta, non era mai abbastanza per nessuno.
Sua madre, lo sapeva, avrebbe desiderato mille volte Serena come figlia, al posto suo. In fondo Serena era più bella, più intelligente, più allegra. Blair aveva solo difetti.
Suo padre non la considerava abbastanza. Era sempre impostato e finto. Lei ormai aveva capito tutto. Aveva imparato a leggere le espressioni del viso, i gesti. E persino lui, l'uomo che avrebbe sempre dovuto amarla, fingeva di volerle bene.
Nate non la desiderava. Non veramente, perlomeno.
Era troppo grossa per piacergli, troppo brutta, troppo stupida. Chi avrebbe mai potuto sfiorarla, finché fosse rimasta così? Serena, al contrario, era snella e alta, forte e attraente.
Blair non riusciva a dimagrire, benché ci provasse in tutti i modi. Entrava in bagno ogni volta che era costretta a mangiare qualcosa di troppo calorico.
Ma non bastava.
Non era mai bastato.
Chuck osservava la scena da lontano fra lo stupore, la confusione e la malinconia.
Sentiva un nodo alla gola e non riusciva a deglutire. Le labbra erano secche e la lingua pareva annodata. Provò a parlare, ma non emise alcun suono.
Continuava a chiedersi come mai nessuno, fino ad allora, si fosse accorto di quello che Blair stava passando.
Fosse stato al posto di Nathaniel, l'avrebbe scoperto immediatamente, ne era sicuro. L'avrebbe protetta in ogni momento e non l'avrebbe lasciata da sola. L'avrebbe stretta e nascosta fra le sue braccia per sempre e lei non avrebbe avuto bisogno di chiudersi in bagno per sfogarsi.
La guardò senza muoversi.
Sembrava una bambola di porcellana. Aveva una bellezza delicata, limpida, innocente e sembrava dannatamente fragile. Chuck immaginò che se fosse caduta per terra avrebbe potuto frantumarsi. Si sentì stringere il cuore e per un istante desiderò che lei lo amasse come amava Nate.
-Blair.- mormorò con una voce flebile e tremante. Lei si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo e portandosi una mano alle labbra per nascondere le tracce di quello che aveva fatto. Era troppo tardi, lo sapeva. Ormai Chuck Bass l'aveva vista ed era convinta che l'avrebbe spifferato a tutta Manhattan.
-Chuck! No! Va' via, non dovresti essere qui!- gridò lei, cercando di frenare le lacrime che le scorrevano lungo il viso. La sua vita era finita, ne era sicura. Sua madre l'avrebbe fatta internare in un ospedale psichiatrico e avrebbe perso anche quello che le era rimasto.
-No... Io... Blair, non lo dirò a nessuno.- continuò lui, avvicinandosi per aiutarla ad alzarsi. Avrebbe tenuto quel terribile ricordo solo nella sua mente. Blair lo guardò a lungo, immobile, cercando di credergli e pregando che fosse sincero.
-Perché?- domandò alla fine, confusa. Lui era un diavolo, un mostro. Nell'Upper East Side lo sapevano tutti. Blair non capiva perché avrebbe dovuto aiutarla.
-Non lo so.- rispose Chuck dopo qualche secondo. Era la verità. Non capiva perché quella ragazza fosse così importante per lui, ma sentiva che non era solo un passatempo.
-Va tutto bene. Non succederà niente. Non lo dirò a nessuno. Va tutto bene.- bisbigliò lui sfiorandole la guancia delicatamente.
Blair si sedette per terra piangendo e lasciò che lui l'abbracciasse, sentendosi un po' meno sola e finalmente al sicuro.





______

-Sei bellissima.- sussurrò Chuck, scostando alla ragazza i capelli dal collo sottile e abbassandole una spallina del vestito. Si avvicinò alle sue spalle, accarezzandole la guancia con le labbra e risalendo con le dita lungo le sue gambe magre.
Lei sospirò leggermente. Lo desiderava dalla prima volta che l'aveva visto. Era l'uomo più attraente e misterioso che lei avesse mai incontrato in tutta la sua vita.
Lasciò che lui le sollevasse l'orlo dell'abito leggero e poi si sporse per baciarlo teneramente.
Chuck aveva gli occhi chiusi ed Eva lo trovò un gesto semplice ma dolcissimo. Gli strinse una mano, cercando di trasmettergli tutte le emozioni che provava in quel momento, ma lui non la guardò.
-Chuck. Je t'aime.- bisbigliò lei alla fine. Non l'aveva mai detto a nessuno. Anni prima pensava di essersi innamorata di Vincent, un uomo gentile e sorridente che aveva incontrato a Bordeaux, ma poi si era resa conto di volergli soltanto un gran bene.
Con Chuck era diverso.
Le aveva mentito su tutto, anche sulla sua identità, ma non le importava.
Che si chiamasse Henry Prince, oppure Chuck Bass, lui era comunque l'uomo della sua vita, ne era certa. Lei credeva nel destino. Ed era proprio merito del destino se qualche mese prima lei l'aveva trovato in un vicolo stretto e buio, moribondo.
Nel sentire le sue parole, Chuck spalancò gli occhi all'improvviso, sbiancando, colto da un terribile spavento. Non se lo aspettava. Non era pronto.
-Chuck? Mi hai sentito?- chiese lei, preoccupata.
Lui la guardò dopo quelli che sembravano anni e si accorse che era tutto sbagliato.
Eva aveva i capelli troppo chiari, la voce troppo dolce, lo sguardo troppo insicuro.
Semplicemente, Eva non era Blair.
Lui aveva finto fino ad allora che non gli importasse. Ma non si era reso conto che nella sua mente erano di Blair le labbra che aveva baciato, di Blair le gambe che aveva toccato e le dita che aveva stretto.
Aveva finto con sé stesso di avere di fronte un'altra donna, l'unica che aveva e avrebbe mai amato in tutta la sua vita.
Blair.
-Non mi sento bene. Scusami.- mormorò, alzandosi. Si sistemò la camicia e si schiarì la voce, cercando di non far notare a Eva quanto fosse nervoso.
Continuava a pensare a Blair. Al suo sorriso, ai suoi occhi, al suo profumo. A quando l'aveva incontrata per la prima volta, a quando l'aveva vista piangere, a quando avevano fatto l'amore, a quando l'aveva persa per l'ultima volta. A Blair, Blair, Blair.
-Perdonami, Eva. Ti chiamo dopo.- continuò, tremando. Poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle, senza guardare indietro.





______

Blair Waldorf camminava avanti e indietro sul pavimento di marmo, mentre il rumore dei suoi tacchi invadeva la hall dell'albergo, stranamente silenziosa.
Mordicchiandosi un labbro, continuava a ripensare a quello che aveva scoperto qualche ora prima. Aspettava suo marito, impaziente e agitata, scuotendo la testa di tanto in tanto e muovendo le mani nervosamente.
-Blair! Cosa ci fai qui? Hai ragione, passo troppo tempo in ufficio, vero? Dovrei trascorrere più tempo con te, lo so. Sei molto arrabbiata?- chiese Chuck apprensivo, andandole incontro velocemente.
-No, no, non preoccuparti.- rispose Blair con un sorriso tirato.
-E' che io pensavo fossi impegnata con quei rappresentanti, oggi. Non avevi una riunione?-
-L'ho rimandata.- disse lei, prima che Chuck la stringesse in un abbraccio.
-Ah, bene, come mai? Dopo devo assolutamente riferirti quello che mi ha detto Nathaniel questa mattina. È tornato con Vanessa! Ci credi? Vanessa Abrams, di Brooklyn!- mormorò lui. Desiderava recuperare tutti i momenti in cui erano stati lontani. Per quanto occupato e qualunque cosa facesse, lui non smetteva un attimo di pensare a lei, sentendo la sua mancanza quasi come un dolore fisico.
-Chuck...- cominciò Blair, deglutendo.
-Si, insomma, io sono sicuro che voglia solo far ingelosire Serena. Voglio dire, ora si vedranno davvero spesso e si sa che fra loro c'è qualcosa in più di un'amicizia! Non hanno più quindici anni, è arrivato il momento di crescere, no?-
-Chuck, sono incinta.- lo interruppe lei, sentendo le guance arrossire.
-Che cosa?- esclamò Chuck, spalancando gli occhi e allontanandosi da Blair di scatto.
Era sicuro di aver capito male. Quella notizia l'aveva colto completamente alla sprovvista.
-Sono incinta. Aspetto un bambino.- continuò Blair, abbassando lo sguardo. Per quanto amasse Chuck e nonostante si fidasse ormai ciecamente di lui, aveva paura di essere rifiutata e allontanata. In fondo quel bambino non era stato cercato. Era arrivato per caso, per qualche ragione ignota, all'improvviso, per unirli o per separarli.
-Lo so che non te lo aspettavi. Io non sapevo nemmeno come dirtelo. Ho un ritardo di tre settimane. Stamattina ho fatto una visita e ho scoperto che qui dentro c'è un bambino.- continuò lei toccandosi il ventre piatto. Chuck si limitava a fissarla con un'espressione allibita e le braccia abbandonate lungo i fianchi.
-Mi dispiace se non ti senti pronto... Siamo ancora giovani, è vero. Ma io ho bisogno di te ora. Perché ho paura anch'io. E in questo momento sento il cuore battere all'impazzata e non penso sia una buona cosa. Chuck, non lasciarmi andare, ti prego.- sussurrò Blair guardandolo dritto negli occhi, mentre sul suo volto cominciavano a scendere delle lacrime calde.
-Dì qualcosa.- lo implorò lei, mentre le spalle si abbassavano e le gambe le sembravano sempre meno stabili. Pensò che se lui l'avesse abbandonata, sarebbe svenuta per il dolore. Lui non le rispose.
Con un unico rapido movimento la afferrò per la vita e la sollevò, baciandola sulla fronte, sul naso, sulle guance bagnate e sulle labbra rosee.
Non riusciva a parlare, ma non ce n'era il bisogno.
Blair era davanti a lui e aspettava un bambino. Chuck sarebbe diventato padre. Lui sentì l'emozione crescergli dentro il petto e alla fine scoppiò in lacrime sulla spalla di Blair, che rideva e piangeva nello stesso momento.
Erano felici.
Quella era la vita che Blair aveva sempre sognato e in cui Chuck non aveva mai davvero creduto. Era la vita insieme che entrambi avevano scelto, aspettato e per cui avevano a lungo lottato.
-Ti amo.- sussurrò Chuck, sentendosi inspiegabilmente leggero.
Quella era la vita che ognuno avrebbe desiderato.
  
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