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Autore: Ice98    21/06/2013    6 recensioni
Salve gente, spero che questa storia vi piaccia, vi avverto è la mia prima storia 'romantica' e anche la mia primissima Rin x Sesshomaru. Appena gli ho visti avevo già capito che erano la coppia perfetta!!
Ringrazio tutti quelli che leggerano e recensiranno la storia, vi prego siate clementi ^^".
Spero che la storia vi incuriosirà, bye bye Ice98
P.S: vi ricordo che è una OOC quindi i caratteri cambiano, e la storia è completamente inventata.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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My secret love


Apro gli occhi pesanti come mattoni, l’oscurità avvolge ancora la terra e tutte le sue creature.
Mi metto seduta guardandomi attorno cerco di scorgere gli oggetti che mi circondano.
Nell’angolo più lontano un bagliore guizza per poi espandersi, pian piano tutte le lampade a olio si accendono illuminando la stanza.
Mi rendo conto solo ora che qualcosa di caldo mi stringe a se.
Delle mani con artigli possenti sono posate sul mio ventre.
Dei lunghi e quasi invisibili fili bianchi mi sfiorano il capo.
Un respiro lento e regolare mi culla portandomi alle narici un profumo indimenticabile.
Alzo il viso guardando il Signor Sesshomaru.
Il viso pallido e perfetto nella sua immobilità sembra calmo se non addirittura gentile.
Mi levo di dosso la coperta che, mi sono appena accorta, essere la sua sofficissima coda e pianissimo cerco di scendere senza disturbarlo.
Il Signor Sesshomaru mugola leggermente aprendo gli occhi d’ambra splendente.
“R-Rin? Ben svegliata, come ti senti?”
Annuisco facendogli capire che sto bene arrossendo leggermente, ancora non me la sentivo di parlare.
“Meglio così, Jaken!”
Chiama lui con tono perentorio.
Il piccolo demonietto verde appare sulla soia della camera.
Come al solito, appena vide il Signor Sesshomaru, inizia a sudare nervosissimo.
“M-mi ha chiamato S-Signore?”
“Sì, prepara la colazione a Rin”
Jaken si volta guardandomi con un finto sorriso, nei suoi occhi si scorge chiaramente un lampo di disgusto.
“Oh la signorina si è svegliata, che immensa felicità!”
Dice lui con voce derisoria.
Il Signor Sesshomaru lo caccia malamente via prendendomi poi per mano e tirandomi a sé.
“Ti fanno male le ferite?”
Chiede lui con tono quasi preoccupato.
Non mi ero accorta di essere ferita quindi scuoto la testa negativamente sistemandomi il kimono arancione.
“Ricordi quel che è successo?”
Ripeto nuovamente il gesto guardandolo in cerca di spiegazioni.
“No, non ancora. Quando ti riprenderai ti racconterò tutto”.
Annuisco senza insistere, mi fido del Signor Sesshomaru, non mi mentirebbe mai.
Mi risistemo tra le sue gambe, dove il kimono bianco e rosso forma una piccola e comodissima amaca.
“Guarda che capelli hai, sono tutti disordinati”.
“Oh?”
Porto le mani a toccarmi i capelli ma, al loro posto, trovo una catasta di fili arruffati e ispidi a mo’ di nido di rondine.
I miei capelli sono un macello! Avrò solo sette anni ma a queste cose ci tengo!
Mi alzo cercando una spazzola o un pettine, dopo averlo trovato inizio subito a spigliarli con ben pochi risultati.
“Ferma, così ti fai male”
Lui mi prende il pettine dalle mani ponendosi dietro di me e, con molta calma, riesce a spigliarmeli.
Sul mio viso si apre un enorme sorriso, mi volto lanciandomi tra le sue possenti braccia.
Il Signor Sesshomaru rimane interdetto qualche istante arrossendo leggermente per poi ricambiare goffamente quel mio piccolo segno d’affetto.
“Ehm ehm, ho portato la colazione per la piccola um…”.
Dice il piccolo demone lucertola, entrando nella stanza, con tono schifato per poi bloccarsi venendo fulminato da un’occhiata glaciale del demone.
“Posala su quel tavolo e sparisci”
Jaken esegue tremante l’ordine impartitogli stando ben attento a non avvicinarsi al suo Signore.
Chino il capo in segno di ringraziamento sorridendo ma il demonietto fila via senza neanche badarci troppo impaurito.
Sospiro rassegnata, chissà perché non gli sto simpatica eppure io ci provo!!
Da quel che mi ha spiegato lui, demoni e umani non possono diventare amici perché noi umani siamo esseri inferiori e indegni, ma io e il Signor Sesshomaru lo siamo… o almeno io penso sia così…
“Lascialo perdere Rin, Jaken non capisce mai quando deve tapparsi la bocca”.
Annuisco sorridendogli.
“Su, mangia prima che tutto si freddi”
Mi siedo sul tatami in bambù separando le bacchette di legno e inizio a mangiare. Il cibo è proprio squisito eppure la domanda che mi vortica in testa mi distrae non permettendomi di gustarlo a pieno.
Mi alzo cercando un foglio di pergamena, un pennello e l’inchiostro.
Il Signor Sesshomaru mi guarda incuriosito.
Appena gli scovo inizio a scribacchiare velocemente il quesito.
<< Signor Sesshomaru lei è mio amico? >>
Lui legge velocemente la frase aggrottando la fronte, io lo guardo.
“Io penso di sì”
Sorrido prendendo il foglio e scrivendo una nuova frase tutta contenta.
<< Le voglio bene Signor Sesshomaru <3 >>
Lui arrossisce voltando il viso per non farsi vedere, mi accarezza i capelli.
“Finisci di mangiare così ti riprendi”
Ridacchio eseguendo.
Sono passati alcuni giorni dal mio risveglio,
il Signor Sesshomaru ha deciso
che domani riprenderemo il viaggio
per ritrovare i frammenti
della sfera degli Shikon*.
 
 

“S-Signor Sesshomaru?”
In quei giorni il Signor Sesshomaru è riuscito a farmi spiccicare qualche parola, ammetto che la cosa mi piace.
La mia voce mi suona ancora un po’ strana poiché sono anni che non la uso, ma se a lui piace e vuole che la usi non discuto!!
“Dimmi Rin”
“E’ t-tutta la mattina c-che camminiamo, mi prende in braccio?”
Lo guardo tendendo le braccia verso di lui.
“Come osi stupida umana?! Fare una simile richiesta al Padron Sesshomaru!”.
“M-ma mi fanno m-male i piedi…”
“Non ci interessa! Il Padrone non p-…AHI!”
“Non dirmi ciò che posso o che non posso fare, Jaken”.
Dice il Signor Sesshomaru colpendolo violentemente con l’elsa della spada sulla testa.
“M-mi scusi, padrone!!”
“Tsk”
Lui s’inginocchia sollevandomi mi posa sulla sua spalla destra.
“Va bene così?”
“Sì, grazie mille Signor Sesshomaru!”
Gli sorrido felicissima, lui mi tiene per la vita attento che non cada.
“Jaken muoviti!”
Richiama il demone lucertola che, con molta riluttanza, si mette al suo fianco.

 
Quella sera ci siamo accampati
sotto le fronde di un grande salice.
Jaken ci ha preparato la cena e poi
il Signor Sesshomaru mi ha presa
fra le braccio cullandomi.
Pian piano cado in un leggero dormi veglia…

“Ti affido Rin”
“C-come?”
“Non farmelo ripetere, se dovesse succederle qualcosa, qualsiasi cosa, la colpa ricadrà su di te”.
“P-perché?! I-io non…”
“Ho deciso così, non discutere”
Quelle parole mi sembrano un sogno, sento il cuore scoppiarmi di gioia.
Il Signor Sesshomaru mi accarezza dolcemente i capelli, mi accoccolo contro il suo petto.
Pian piano, dentro di me, qualcosa d’indefinito inizia a crescere riempiendomi di felicità e allontanando il passato funesto.
Non so dare un nome a questo sentimento, non ancora almeno…
 
Gli anni passano,
io cresco ogni giorno di più
e quella sensazione cresce con me.

Ogni sguardo mi fa arrossire.
Ogni carezza mi procura dolci brividi.
Ogni sorriso mi fa gonfiare il cuore.
Ogni scontro fa crescere in me una costante preoccupazione.
Lui sembra non essersi accorto che sono cresciuta, infatti continua a trattarmi come una bambina.
Il Signor Sesshomaru invece rimane sempre lo stesso, sia come altezza sia come carattere.
Eppure un pensiero da giorni non smette di tormentarmi, non mi lascia in pace neanche la notte procurandomi orrendi incubi.
Una di queste notti mi sveglio all’improvviso, il cuore galoppa veloce nel petto. Mi sollevo liberandomi con delicatezza dalle braccia del Signor Sesshomaru.
M’infilo i geta** proteggendomi con il kimono dalla brezza notturna che solleva i miei capelli.
Vado sulla riva del fiume dove la luna brilla piena e splendente.
Mi siedo sulle radici intricate di un grande ciliegio.
I petali cadono fievolmente posandosi sul velo d’acqua sottostante.
Gli guardo tristemente cercando di scacciare i brutti pensieri dalla mente.
“Rin?”
Il Signor Sesshomaru spunta da dietro un cespuglio, sul volto un’espressione preoccupata.
“Oh eccoti qua, stai bene? Sai che di notte non devi allontanarti da sola”.
“Sì, sto bene solo… cercavo di scacciare alcuni brutti pensieri”.
“Hai fatto un brutto sogno?”
Si avvicina mettendosi seduto accanto a me.
“N-no, cioè…circa”
“Me lo vuoi raccontare?”
“Oh…”
Come posso raccontargli tutto? E se mi allontanasse? E se non mi volesse più con sé?
Io che farei senza di lui?
Lo guardo, lui mi fa un piccolo sorriso d’incoraggiamento.
“I-io… io sognavo di stare c-con…”
“Con?”
“Con voi”
Sussurro debolmente arrossendo, lui mi guarda incoraggiandomi ad andare avanti.
“P-però poi invecchiavo e-e morivo mentre v-voi rimanevate sempre giovane e stupendo…”.
Senza accorgermene inizio a piangere, lacrime enormi mi solcano le guance.
“M-ma so c-che voi n-non mi c-considerate una d-donna, m-mi considerate a-ancora una bambina di sette a-anni”.
Singhiozzo portandomi le mani sulla a coprire il viso, non oso guardarlo aspettandomi una risposta fredda e distaccata.
Invece una mano calda si posa sulla mia guancia destra, il suo sguardo dolce s’intreccia al mio ipnotizzandomi come un serpente fa con la sua preda.
Lui si china, le nostre labbra si sfiorano con delicatezza, i nostri respiri diventano un tutt’uno con il vento.
Il mondo attorno a me si blocca, non c’è più lo scroscio del vento, non c’è più il gracchiare stridulo dei grilli né il fruscio dell’erba.
Ora ci siamo solo IO e LUI.
Una cascata di petali scende dai rami formando un turbine rosa intorno a noi, le lucciole s’innalzano illuminando il cielo.
Lui si stacca guardandomi con un dolce sorriso.
“Non immagini da quanto avrei voluto farlo”.
“Anch’io p-però…”
Un pensiero terribile mi torna alla mente mandando in frantumi quella soave illusione.
“Cosa?”
“Io un giorno invecchierò, diventerò brutta…morirò”.
“Tu sarai sempre bellissima per me e quando morirai ti riporterò in vita ancora, ancora e ancora, finché potrò”.
“E quando non potrete più?”
“Allora ti raggiungerò riunendomi a te negli inferi”.
Lui mi asciuga una lacrima accarezzandomi il volto.
“Grazie”
Sussurro con un sorriso.
“No, grazie a te”
“Per cosa?”
“Per esistere”
Mi bacia ancora tenendomi stretta al petto, finalmente la mia nuova vita con la persona che amo sta per iniziare.
E ora so anche dare un nome a quella magnifica sensazione che provavo fin da bambina.

 
Il suo nome è
AMORE


*Sfera degli Shikkon (Sfera dei sette spiriti) tutti i demoni la cercano per aumentare la loro potenza.
** Geta: sandali tradizionali giapponesi a infradito.


 
 
Autrice:
Salve gente, spero che la mia storia vi sia piaciuta, io ho provato a immedesimarmi nella piccola Rin e cercare di descrivere come cresceva il suo amore verso Sesshomaru (detto anche Grande Figo).
Fatemi sapere che ne pensare, datemi qualche consiglio.
Vi prego di perdonare i miei ORRORI ortografici, siate clementi ;)
Grazie a tutti!
Bye bye Ice98

 

 
  
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