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Autore: benzodiazepunk    21/06/2013    8 recensioni
I pensieri di Danny, dal suo punto di vista, in due capitoli che riassumono due momenti fondamentali: quando, mentre Derek è in carcere, Danny si avvicina alla setta di suo fratello, e dopo la sua scarcerazione, quando mette in discussione le sue idee e inizia a cambiare vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ora e sempre

 
Ho capito.
Ho capito tutto, mio fratello mi ha spiegato e mi ha convinto che ha ragione e che io sbaglio così come lui stava sbagliando.
Ha ragione, ha ragione lui, alla fine è sempre stato così.
Che importa se sono neri, se non sono come noi? Uno di loro ha salvato la vita di Derek, l'ha aiutato quando nessuno l'avrebbe fatto e gli ha permesso di tornare a casa da me. Da noi. La differenza tra le persone, il razzismo per la pelle... tutte stronzate, anche se io ci credevo davvero e mio fratello anche. Ci credevamo, è vero, ma tutti possono cambiare.
E tutte quelle persone che mi stavano intorno, che fingevano di essere miei amici quando invece lo facevano solo perché sono il fratello di Derek, e che fingevano di essere suoi amici quando invece stavano con lui solo perché era il più forte, il più coraggioso; erano tutte balle. Loro sì che sono degli stronzi, non quei negri che a me non mi hanno mai fatto niente, e che sì, se la sono presi con i bianchi, a parolacce e in risse, e certo, anche cercando di rapinare mio fratello della sua auto, ma vogliamo chiederci perché l'hanno fatto? Come se noi non avessimo mai fatto niente contro di loro.
Ovviamente questo non giustifica gli atti vandalici, e i furti, e tutto il resto, ma mi ha solo aiutato a capire che in fondo, e forse neanche così tanto in fondo, siamo proprio uguali, noi e loro. Tutti presi dalle nostre idee e dal nostro odio, fino ad arrivare a fare cose insensate e orribili.
E nessuno vuole avere torto. Manco a dirlo.
Ma ora non sono più così. Mio fratello è cambiato e io mi fido di lui.
Consegnerò la tesina al prof Sweeney, come vuole lui, e stavolta non farò storie perché è nero.
Mi avvio verso scuola con Derek e mi sembra un sogno. È da una vita che non mi accompagna a scuola, da anni; mi è mancato tantissimo. Prima di andare a scuola mio fratello mi compra la colazione, la migliore colazione da un bel po' devo dire, poi ci avviamo insieme. Chiacchieriamo, i problemi non sono finiti, ora tutti ce l’hanno con lui, i neri perché ha ammazzato due di loro e per tutto il suo passato, i bianchi perché li ha mollati; ci controllano anche casa tanto che Derek mi raccomanda di lanciare un’occhiata alla strada quando torno.
-Ce l’hanno a morte con te- dico, fermandomi vicino al cortile della scuola.
Derek ride. -Si calmeranno, vedrai. Sono sopravvissuto al carcere, questo sarà più facile-
-Andrà tutto bene?- chiedo.
-Sì- dice solo, non aggiunge nient'altro ma io mi fido.
-E che cosa farai?-
-Non lo so, qualcosa inventerò ma hey! Tutto andrà a posto, si sistemerà. Consegna quella tesina- aggiunge poi prima di salutarmi, e anche se un qualunque altro ragazzo della mia età sarebbe stato insofferente a me non da fastidio, anzi. Mi sento bene, bene davvero, ad avere mio fratello di fronte che mi dice di comportarmi bene e che mi da un abbraccio prima di andare via.
Quando entro a scuola Liz mi si affianca. Usciamo insieme stasera? Ok, allora a dopo. Fai la brava!
Tutto come al solito, a parte il fatto che ora sono di nuovo un ragazzino di diciassette anni e nulla di più. Niente più responsabilità assurde, niente più aspettative orribili, basta. Solo io, solo Danny Vinyard.
Entro in bagno, il mio solito bagno, prima di andare a lezione. Ho la tesina in mano, è prontissima da consegnare, come mi ha detto Derek, e ci vado subito, da Sweeney, così sarà contento una buona volta. Sono contento anche io. Mi è venuta davvero bene questa relazione, voglio sapere che ne pensa; sarà soddisfatto, lo so.
Mi giro, ancora perso nei miei pensieri, e di fronte a me si para un nero. Anzi no, un tipo.
Non lo ricordo bene ma mi pare di averlo già visto qualche volta… non faccio in tempo a ricordare in ogni caso perché quello alza il braccio e mi punta una pistola contro.
Il tempo di un mezzo pensiero, oh no, e spara.
Una, due, tre volte, e al terzo colpo cado all’indietro, contro il muro. Stringo gli occhi, non sento neanche male, ma quando guardo di nuovo il mio assassino vedo il suo volto schizzato di rosso. Sembra tutto al rallentatore, la tesina mi sfugge di mano, la vedo cadere poco lontano sporca di sangue, il mio sangue, la mia tesina, a cui avevo così tanto lavorato… ora non la potrò consegnare e nessuno si darà la pena di farla leggere a Sweeney.
E’ buffo, sto morendo e l’unica cosa a cui penso è una stupida relazione.
Quel negro mi ha sparato. E’ un assassinoma ora lo so, non perché è nero. E’ un assassino, punto, come lo è stato Derek in fondo… Derek. Vieni da me Derek ti prego, non voglio morire da solo sul pavimento di un bagno. Mi avevi detto che sarebbe andato tutto bene, “testa alta”, e che tutto si sarebbe sistemato, ma non era vero. Mentivi Derek! Sto morendo, mi vedi? Mi senti?
Ora inizio a sentirlo, il dolore, e sento il sangue che mi inzuppa i vestiti e che cola sul pavimento.
Intorno a me si raduna gente, deve essere passato del tempo, è la polizia, cazzo. Sono ancora vivo io, ehi voi!
Uno mi si avvicina mentre un altro ammanetta il ragazzo che, sporco di sangue e con la pistola ancora in mano, mi fissa sconvolto.
-Niente polso. E’ morto…- sento dire il poliziotto.
Aspetta un attimo, come morto?! Io non sono morto!
Però mi sento strano, anzi, a essere sincero non mi sento affatto. Credo di avere gli occhi chiusi ma ci vedo lo stesso, anche se sempre più faticosamente, non provo più dolore, neanche fastidio per essere seduto in modo piuttosto scomodo su un pavimento duro.
Derek, ti prego, vieni da me.
Sono morto, ora lo so, ma voglio vederti ancora una volta.
E infatti arrivi. Ti sento urlare nel corridoio, ti immagino mentre spingi via quei bastardi che ti vogliono tenere lontano da me, e poi ti vedo girare di corsa l’angolo del bagno e gettarti per terra di fianco a me. E piangi, piangi stringendomi a te, Derek. No, ti prego, non fare così. Non è colpa tua, ti prego. Sono io, sono io che sono stato un idiota a insultare quel ragazzo per niente, è colpa mia Derek, non tua.
Vorrei poterti dire che va tutto bene, che non è colpa tua, vorrei poterti dire di non disperarti, che ti voglio bene, tanto.
Ma non posso.
E pian piano l’immagine di te che stringi il mio corpo senza vita sfuma, per poi svanire per sempre.

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