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Autore: ChrisAndreini    21/06/2013    12 recensioni
Cosa succede se negli Hunger Games partecipassero i protagonisti di Harry Potter? Chi vincerebbe e chi verrebbe da quale distretto?
Che i Potter Games abbiano inizio, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore.
"Alzo la testa, rendendomi conto appieno il significato dei giochi… uno vincerà, tutti gli altri moriranno, non li vedremo più, non potremo più parlare con loro, o salutarli, o svegliarsi con il loro profumo nell'aria (*) come farei ad uccidere Ginny? (*) E capisco che devo combattere per lei, che devo morire io, e che lei deve vivere."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Voldemort | Coppie: Harry/Ginny
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quando si dice sfortuna...


Mi sveglio presto questa mattina, più presto del solito in effetti, non capendo il perché.

Noto Ginny seduta nella sedia accanto al letto, in mano ha la bacchetta e vicino a lei noto un cestino da picnic, con dentro una camicia pulita e stirata.

E' vero, oggi è il giorno della mietitura!

Mi alzo a sedere sul letto, rivolgendole un gran sorriso

-Dovresti smettere di entrare senza bussare, è snervante-

-Harry, lo sai anche tu che non posso farne a meno, tu hai un sonno troppo pesante-

La guardo divertito, lo sa benissimo che basta un niente per svegliarmi, ma faccio finta di niente, perché, a dirla tutta, adoro svegliarmi così, con il profumo dei fiori del Prato che mi fanno sentire da qualche altra parte, che mi fanno provare la sensazione di avere una famiglia.

Mi alzo e mi avvio in cucina, lei fa lo stesso.

Siamo amici da tantissimo tempo, ormai ci capiamo al volo.

I miei genitori sono morti nella grande guerra contro Capitol City, guidata dal Presidente Voldemort, io ce l'ho fatta, anche se l'incendio ha distrutto la mia casa e la mia vita.

Mi è rimasta solo una cicatrice a forma di saetta sulla fronte per ricordarmi di quella terribile nottata, il resto è solo un lampo di luce e una cupa risata.

Capitol City ha vinto, ed ora dobbiamo partecipare agli Hunger Games, ogni anno, dove solo un ragazzo su ventiquattro sopravvive.

E questa sarà la 15° edizione.

-Vuoi fare colazione qui?- chiedo a Ginny rovistando nella dispensa.

-Ho già fatto colazione, mamma mi ha chiesto di darti questo- e dal cestino tira fuori un pacco di biscotti, non mangio biscotti da tantissimo tempo, di solito mangio pane raffermo e, se mi va bene, un po' di cereali.

-Per i tuoi genitori, per l'anniversario dei 16 anni- spiega Ginny, lo sguardo a terra, come per scusarsi di avermelo ricordato.

-Ringraziala da parte mia- le dico, abbozzando un sorriso. La verità è che non ho mai visto i miei genitori, non so niente di loro, e sono invidioso delle persone che li hanno conosciuti, come la signora Prewett.

-Ti ho anche riportato la camicia per la mietitura- mi dice, porgendomela.

Cade un silenzio grave, carico di cose non dette, che probabilmente non verranno mai dette.

- Grazie, ora sarà il caso di…- non riesco a continuare la frase, non voglio che se ne vada, ma Ginny riesce a capire tutto, come al solito.

Infatti si siede e posa il cestino per terra, continuando la frase lasciata a metà:

-sederci e parlare, non puoi fuggire dall'evidenza, Harry, hai tantissime tessere, vero?-

Mi siedo e prendo un biscotto, evitando accuratamente di guardarla, poi annuisco leggermente.

Ginny sbianca, ma non dà segni di stupore, come mi sarei aspettato, si limita ad abbassare lo sguardo e prosegue, con tono accusatorio:

-Dovevi chiedere, ti avremmo dato ciò che serviva, non c'era bisogno di… questo-

Alzo lo sguardo sulla mia migliore amica, sui suoi vestiti puliti, sui capelli pettinati, non è ricca, ma ha sempre ciò che le serve per arrivare a fine mese, non come me.

-Lo sai che non posso- le dico, cercando di non tradire l'ansia

-Perché non puoi…- cerca di ribattere lei, ma io la interrompo

-Non posso e basta, Ginny, se doveste sfamare anche me non avreste più soldi- stavolta mi è sfuggita una nota esasperata, spero solo che Ginny l'abbia colta.

Apre la bocca per ribattere, ma io la precedo, alzandomi

-Meglio che vai, è ora che mi cambi e… ci vediamo in piazza-

Ginny si alza, raccoglie il cestino e si dirige verso la porta, a testa alta, poi, appena prima di chiudersi la porta alle spalle, si volta verso di me e mi saluta tristemente.

Appena si chiude la porta inizio a cambiarmi, ho all'incirca mezz'ora per fare colazione, prepararmi e raggiungere la piazza, per Ginny sarà semplice, ha una scopa, ma io… non ho niente.

Forse dovevo accettare il suo aiuto, in fondo, anche io l'ho aiutata, siamo sempre stati come fratelli ed era grazie a me se lei è sopravvissuta alla prima mietitura, quando due ragazzi stavano per calpestarla.

Ma so di non poterlo fare, è sempre difficile per lei e sua madre, non voglio essere un altro peso sulle loro spalle.

Sono pronto e mancano venti minuti, decido di pranzare direttamente quando, e se, torno a casa dopo la mietitura.

Arrivo in piazza con due minuti di anticipo, ma sono già tutti pronti, così mi mischio ai ragazzi del mio distretto.

Cerco di individuare la chioma rossa di Ginny, ma proprio allora, Dolores Umbridge fa il suo ingresso sul palco. Sembra un rospo, e non fa che godere di tutti i ragazzi che muoiono in questi giochi.

Fa il solito, stupido e ripetitivo discorso di apertura e si avvia alla boccia delle ragazze.

Gira i biglietti nella boccia per un minuto buono, quando si decide a prendere quello sfortunato.

Si dirige al centro del palco con passo lento, per la gioia di vederci trattenere il fiato il più a lungo possibile.

Apre il biglietto lentamente e legge il nome, con sguardo divertito:

-Ginevra Prewett- 

Ci metto un po' prima di rendermi conto che si riferisce a Ginny, finalmente riesco ad individuarla, una ragazza dai capelli rosso fuoco che si dirige lentamente sul palco, la guardo a bocca aperta, non riesco a crederci, noto a malapena che Dolores si avvia verso la boccia dei ragazzi, né che sta prendendo un altro nome, riesco solo a fissare la mia migliore amica impietrita sul palco, peggio di così non può andare.

La Umbridge apre il bigliettino e legge il nome dello sfortunato tributo maschio:

-Harry Potter- 

Mi rendo conto che che è il mio nome, che ora dovrò battermi contro la mia migliore amica, che uno solo di noi vincerà, forse nessuno.

E' andata peggio, molto peggio, ma quando si dice sfortuna...

   
 
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