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Autore: Jailer    21/06/2013    3 recensioni
Voglio che tu sappia che ti ho scelto come mio unico allievo non nel nome di un legame di sangue, ma perché non ho mai trovato nessuno con degli occhi del genere.
Occhi che hanno saputo mantenere la promessa che si erano fatti.(...)
Della costellazione del Leone, Regulus è la stella più brillante ed è visibile da ogni parte della Terra: ricordalo ai tuoi nemici, mostrane la luce e il feroce riflesso.

L'ultima lettera di un maestro e di un padre e il testamento di un guerriero.
[Sisyphus e Regulus] [Saint Seiya - The Lost Canvas]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Regulus, Personaggi Lost Canvas, Sisifo di Sagitter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano secoli che volevo scrivere su Saint Seiya, sul Lost Canvas in particolare, ma, a parte le mie personali paturnie, l’ispirazione mi sta facendo il dito medio sempre più spesso ormai.
Se l’idea di partenza era una SisyphusxManigoldo (craaaaaaack!), che forse un giorno vedrà pure la luce, è nato questo scritto su Sisyphus e Regulus, di cui mi sarebbe piaciuto veder approfondito il rapporto. Comunque, principalmente la premessa è per questo: ho cercato di rendere un abbastanza marcato senso greco di virtù –il desiderio di essere ricordati, in particolar modo, e l’ossessione per l’aretè. Con questo cerco di spiegare alcune espressioni di Sagittario forse un po’ particolari per la nostra epoca, forse apparentemente un po’ arroganti ed egocentriche.
Sempre su Sisyphus: spero di averne azzeccato il carattere -è il personaggio, a mio parere, più complesso di LC, e penso vada trattato davvero con le pinze.  
Detto questo, vi ringrazio per la pazienza e spero di potervi augurare una buona lettura.

 


 Ἐν τούτῳ νίκα
    [Sotto questo segno vincerai]*

 

 Sì, è questo quello che voglio.
Voglio che tu sia per me il coltello,
e anche io lo sarò per te, promesso.
Un coltello affilato ma misericordioso - parola tua.

{D. Grossman – che tu sia per me il coltello}


Caro Regulus,
caro come un figlio -volevo dirti questo anzitutto: che ti lascio, prima che da compagno di battaglia o da maestro, da padre.
Da padre, Regulus. E, credimi, non potrebbe esservi uomo più fiero del proprio figlio di me.
So che c'è una domanda che ti tormenta e che ti adombra troppo spesso lo sguardo. Ti sei sempre chiesto se fossi un figlio degno per Ilias.
Lo so perché, anche se non me lo hai detto mai, nelle prime notti dell’addestramento, dopo gli allenamenti tremendi del giorno, fra le lacrime di fatica, stringendoli tra le labbra, pronunciavi quella domanda e il nome di tuo padre con disperazione e ostinazione. Non vi ho mai dato risposta e ho sempre fatto finta di non sapere perché volevo che lo capissi da solo, e perché pensavo fosse meglio starne fuori -ora lo faccio perché questa è l'ora in cui se qualcuno ha una sicurezza, deve –deve- diffonderla: sei un figlio degno di tuo padre Ilias, lo sei.
E non c'è uomo che potrebbe esserlo più di te.
A coloro che ti diranno che è solo merito del sangue che ti scorre nelle vene, rispondi che l'unico sangue che ha più meriti di te stesso è quello che tu hai sputato per diventare un grande Saint.
Avevi talento, un talento grandissimo, Regulus. Ma, cosa più importante, avevi capito che quello non sarebbe bastato, che non potevi accontentartene.
E questa è la vera gloria: strappare la vittoria, e farlo dopo aver stillato da se stessi ogni possibilità di miglioramento.
Questa è stata una lezione che non ho dovuto insegnarti.
Tuo padre Ilias era mio fratello, e questo già lo sai. L'ultimo ricordo che ho di lui -la sua partenza per le valli che ti avrebbero visto nascere- l'ho vissuto che non avevo nemmeno la tua età.
Di lui conservo l'immagine di un uomo forte e sereno, dell'uomo che sapeva sussurrare alla terra; ma anche e soprattutto di un fratello che con poche parole e sguardo paziente mi ha insegnato le leggi dell’aretè.
Persi i contatti con lui per lunghi anni, seppi solo della sua morte e, solo dopo di essa, anche di Te.
Trovai al suo posto un bambino raggomitolato davanti a una croce. Al suo fianco, il Cloth di Leo aveva già scelto il suo futuro signore.
Avevi gli occhi bagnati di lacrime, ma lo sguardo non era quello di qualcuno di spaventato o sconfitto: erano iridi vive e vivaci, gli occhi del predatore selvatico che mai si arrende anche di fronte alla sofferenza. Piangevi un padre che non avevi più, ma già cercavi di contenerti per imitare la sua grandezza.
Voglio che tu sappia che ti ho scelto come mio unico allievo non nel nome di un legame di sangue, ma perché non ho mai trovato nessuno con degli occhi del genere.
Occhi che hanno saputo mantenere la promessa che si erano fatti.
Divago, divago perché ho cominciato a scriverti senza nemmeno sapere verso dove vogliono andare queste parole. Torno all'inizio della storia perché l'epilogo è già qui e incombe e io ne ho paura in fondo al cuore.
Questa guerra ha consumato i suoi uomini in fretta: gli schieramenti da entrambe le parti sanguinano, e, bisogna essere onesti, quelli di Athena grondano più di tutti.
Il primo a cadere è stato Albafica: ha lasciato dietro di sé rose pregne di sangue e veleno, chissà perché così emblematiche e angoscianti ripensandole dall'ultima fase della guerra.
La prossima battaglia sarà la mia ultima, questo già lo so.
Sono un guerriero, ma prima di tutto un essere umano: scrivo queste parole con un sasso nel cuore, e voglio che tu questo lo sappia. Voglio che tu sappia che il tuo maestro ha paura.
La paura non è qualcosa di cui vergognarsi: essa è un meccanismo di difesa, non vi è nulla  di male a voler conservare intatta la vita.
Tutti i grandi guerrieri scendono in battaglia con un nodo alla gola e il fiato già mozzo -me lo hanno confessato in tanti, e lo faccio anche io con te.
Quel che è grandioso, che è proprio del guerriero, lo sai già, è abbatterla, la paura. Quel gesto ha del divino, perché per sconfiggere il terrore bisogna superare la sfera della necessità di umana.
Non c'è alcun merito a non tremare mai: gli unici a non farlo sono gli stupidi, i superbi e gli sconsiderati. E sono sempre i primi a morire.
Ma dicevamo: la guerra incombe, la guerra si è già consumata.
Restate in pochi a far parte delle fila della Giustizia, restate in pochi e siete i più giovani. Ma va bene così, è giusto.
Aldebaran è morto nel Tempio, era tornato vincitore una volta, ma riportando ferite terribili per chiunque. Avete visto il suo corpo restare in piedi anche da morto: vi ha mostrato la guerra e la gloria, l'obolo terribile che entrambe impongono.
Ora il testimone passa a voi.
Ora la guerra è in mano vostra. Prego per la vostra salvezza e per la vittoria della Giustizia, ma chi sa quanto sangue dovrà ancora essere versato.
Prego per Te, ed è anche per Te che accetto la morte con un po’ meno dolore: hai vissuto tutta la vita cercando di essere all’altezza di un padre; ora io muoio cercando di essere all’altezza di quel figlio di cui mi sento tanto fiero.
Fa’ che chi guarderà la mia croce un giorno possa dire: “Quest’uomo morì aprendo la strada a coloro che vinsero”.
Ti ho insegnato tutto quello che sapevo e da te ho imparato altrettanto, perché nessun maestro svezza un allievo senza vedersi cambiare nel mentre.
Della costellazione del Leone, Regulus è la stella più brillante ed è visibile da ogni parte della Terra: ricordalo ai tuoi nemici, mostrane la luce e il feroce riflesso.
Sei un novizio e hai da imparare ancora molto, soprattutto della temperanza che occorre in battaglia –il giovane leone deve contenere l’ardore, questa è l’unica lezione che la tua testaccia dura sembra non voler capire-, ma forse potrebbe essere anche quell’irruenza a salvare tutti: l’irruenza e la speranza di chi muove i suoi primi passi nella guerra e nella vita.
Vincerete, io so che vincerete. Perché  non potrebbe essere altrimenti: l’umanità ha ancora qualche secolo da dover scontare in questo doloroso mondo che noi stessi proteggiamo. Sì, doloroso –e noi lo proteggiamo: perché si possa dire un giorno che qualcosa è cambiato in meglio, per dare nuove possibilità.
In nome di Athena io vado a morire e Athena ti affido.
Ti affido il mio onore, il futuro e la vittoria.
Ricordati di me anche quando sarai certo di aver onorato la memoria di tuo padre, e urlerai al cielo la vittoria. Firmala sotto la stella di Regulus, ma ricorda di tutti quelli che sono morti prima.
Consacro a te il mio ultimo tempo prima della battaglia perché ti amo come un figlio, e si sa che un padre rivolge sempre ad essi il suo ultimo pensiero,

Sisyphus

 

 

 


*La frase che l’angelo pronuncia quando appare a Costantino, prima della battaglia di Ponte Milvio.

Ultima cosa: sappiamo tutti come finirà Regulus. Il fatto che Sisyphus non accenni mai alla possibile e probabile morte dell’allievo penso non abbia bisogno di spiegazioni.

   
 
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