Film > Re Leone
Segui la storia  |      
Autore: VolpeNana23    22/06/2013    2 recensioni
"Ho l’orecchio aperto e il cuore preparato.
Il peggio che tu possa annunciarmi
È la perdita di cose terrene. Dimmi,
è perduto il mio regno?"
W. Shankespeare, Riccaro II, III II
Genere: Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo primo

 

Ho l’orecchio aperto e il cuore preparato.
Il peggio che tu possa annunciarmi
È la perdita di cose terrene. Dimmi,
è perduto il mio regno?
 
W. Shankespeare, Riccaro II, III II
 

 
 
 
Un altro giorno stava tramontando sulle Pridelands.
L’ultimo sole si stagliava all’orizzonte colorando il cielo di mille sfumature rosate e arancio, mentre a ovest, la sorella luna già sorgeva.
Quella era stata una giornata fruttuosa per il branco di licaoni dell’ovest.
Dopo giorni di appostamenti e di lunghe e sfiancanti inseguimenti, erano finalmente riusciti ad abbattere un grosso maschio di gnu ed ora si stavano godendo il meritato riposo dopo l’abbondante pasto.
I cuccioli, energici e vivaci, si stavano cimentando nei più disparati giochi, dall’acchiapparello, al mordicchiare ossa, zoccoli e corna spolpati.
Altri ancora, più mansueti, restavano accoccolati vicino alle madri abbandonandosi ad un dolce ed igenico bagno a secco.
Il capobranco, un grosso maschio dal manto più scuro rispetto agli altri, era appostato su un’alta roccia e, da lì, scrutava attentamente la prateria disseminata di erbivori brucanti.
Lanciò un’occhiata alle sentinelle.
Queste gli riposero con un quasi impercettibile movimento delle orecchie.
«Nessun pericolo!»
Lo screziato rilassò i muscoli e scese dal promontorio.
Guaì e, fulmineamente, tutto il branco gli si riunì attorno.
Grandi e piccini, giovani e anziani volsero il muso verso il cielo rosato ululando la propria felicità per la caccia fruttuosa.
La fresca aria delle sera scuoteva i lunghi steli d’erba, trasportando lontano il loro canto di gioia.
Ma il Destino aveva in serbo per loro ben altri progetti.
 
Era da poco scesa la notte.
La luna piena era oscurata da nere nubi di tempesta.
Il branco di licaoni risposava beato nel vasto spiazzo vicino alle rocce.
Tutto era tranquillo.
Poco lontano, occhi dorati studiavano i con interesse i canidi assopiti.
Un altro paio di ambre si aggiunsero alle prime.
«Siamo pronti…» sussurrò il nuovo arrivato.
«Bene, andate. Ma fate attenzione alle sentinelle…» l’ammonì.
Una decina di occhi brillarono nel buio prima di scomparire tra l’erba alta.
Le nuvole si diradarono appena e i raggi lunari illuminarono un muso ghignate di candide zanne: una iena maculata.
Temporeggiò ancora qualche istante per osservare le sentinelle appostate sugli alti massi poi, come gli altri, scomparve silenziosa.
 
Quegli occhi demoniaci brillarono dalle rocce soprastanti il campo dei licaoni.
Le predatrici li squadravano pazienti in attesa.
In quel momento sopraggiunse la leader, mettendosi alla testa del branco.
Passò in rassegna ognuno di quegli sguardi fieri ed omicidi e sorrise; un sorriso compiaciuto e folle.
Silenziosa come la morte, la iena scivolò giù per la ripida discesa seguita dai suoi buttandosi a capofitto tra il branco di licaoni ozianti.
Le sentinelle non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che la nera signora era già calata su di loro: le zanne degli spazzini attraversarono le loro gole facendo zampillare ovunque fiotti di sangue scarlatto.
Perfetti e silenziosi, gli spazzini non avevano permesso un solo guaito.
Si scagliarono contro gli altri screziati ancora dormienti.
Gli straziati guaiti dei cuccioli risuonarono per la distesa erbosa, imploranti.
Odore di sangue e morte impregnava l’aria.
Nemmeno la luna osava far brillare i propri raggi, nascondendosi dietro una coltre di nubi oscure e nere, buie come l’animo delle iene massacratrici.
Le fauci della leader si chiusero attorno alla gola di uno dei licaoni.
Il canide si dimenò guaente, nel disperato tentativo di liberarsi dalla presa della predatrice.
Vi fu un suono secco, poi silenzio.
Il corpo senza vita dello screziato ricadde al suolo senza vita.
La iena si scosse, scrollandosi di dosso il sangue nemico che le macchiava il manto scuro.
Si guardò attorno e, quasi di conseguenza, la bocca le si aprì in un sadico ghigno di trionfo nel vedere il massacro appena compiuto dal suo branco.
Gli ultimi licaoni rimasti, la famiglia reale, erano braccati contro un’alta roccia liscia.
A tener testa agli spazzini che li accerchiavano vi era il sovrano, il grosso capobranco scuro.
La spazzina gli si avvicinò facendosi largo tra le altre cacciatrici.
«Buongiorno, Sire…» ghignò malefica trovandosi faccia a faccia col re dei canidi screziati.
I licaone le rivolse un’occhiata carica d’odio.
«Freya, maledetta…» ringhiò mettendo in mostra le zanne macchiate di sangue.
Da dietro le giunse il guaito di una iena che, rimasta gravemente ferita ad una zampa, cercava come poteva di fermare l’emorragia.
«Toh, che sorpresa!» esclamò la leader col suo solito sorrisetto schernitore stampato sul muso. «Non sapevo che anche le cagne spaurite sapessero combattere…»
Un’esplosione di risate seguì la sua affermazione, mentre il re la fulminava con uno sguardo carico d’astio.
«Meglio essere una cagna spaurita che un divora carogne!» sibilò acido.
Le iene rizzarono il pelo ringhiando offese, pronte ad attaccare.
Un’occhiata intimidatrice della leader bastò però a sedare i bollenti spiriti riportando l’ordine.
«Ammiro il tuo coraggio licaone. Nonostante tutto ti sei dimostrato un valoroso guerriero, per questo ho deciso di farti un regalo…» il canide la squadrò con diffidenza.
Anche il branco di iene parve sorpreso dall’improvvisa decisone.
La leader scambiò uno sguardo d’intesa col suo beta.
«Ti concedo di salvare uno dei componenti della tua insulsa famigliola di cagnette da compagnia…»
Un brivido freddo attraversò l’intera colonna vertebrale del licaone, mentre un ringhio sordo gli vibrava in gola.
Le giovane regina degli screziati sgranò gli occhi inorridita, stringendo a sé più che poteva il suo – unico - cucciolo tremante di paura.
«Considerala come una gentilezza, Akili…» gli disse serafica la iena. «Non a molti concedo questa grazia…»
Dietro di lei le altre iene ghignavano divertite, curiose di conoscere l’esito di quella sfida.
«Avanti, scegli!» gli intimò il beta. I suoi occhi ambrati brillarono maligni nell’impartire quell’ordine.
Il regnante si voltò verso ciò che rimaneva della famiglia: i suoi occhi color miele incontrarono i loro gemelli sul muso della regina, la sua bella e dolce compagna. Navigò in quelle pozze dorate che tante volte gli avevano dato consiglio, e capì.
Le leccò tristemente la fronte, poi calò sul cucciolo afferrandolo delicatamente per la collottola.
Con circospezione si avvicinò alla leader delle spazzine posandoglielo davanti..
«Quindi questa è la tua scelta…» sibilò la femmina sprezzante. «Pfui, patetico…»
Un cenno del capo e il branco iniziò ad avanzare sbavante verso i due reali rimasti.
La iena tirò a sé il cucciolo con una zampa, per poi immobilizzarlo a terra.
«Che significa questo? Avevi promesso che non gli avreste fatto del male!» abbaiò il sovrano.
«Infatti…» rispose tranquilla la iena. «E’solo che non voglio negare al principino la vista dell’ultimo grande ed ammirevole sacrificio dei suoi amati genitori…»
Una luce sinistra s’impossessò dei suoi occhi mentre un ghigno orribile le si dipingeva sul muso.
«Sizwe!» uggiolò la regina lanciandosi in avanti.
Scoppiò il putiferio.
Il cucciolo tentò di voltarsi, chiudere gli occhi, ma la iena glielo impedì.
Calde lacrime trasparenti gli scesero lungo le guance mentre violenti singhiozzi scuotevano da capo a piedi il suo corpo minuto.
«Che meraviglioso spettacolo…Non trovate, principino?» gli sussurrò all’orecchio la femmina.
Il giovane screziato si dimenò e scalciò finché non riuscì a liberarsi.
Zigzagò impacciato tra le tozze zampe delle spazzine gettandosi tra l’erba alta della prateria.
Corse, corse come non aveva mai fatto prima, senza fermarsi, senza voltarsi indietro.
Le lugubri risate delle iene risuonarono per la savana, mentre le grandi nuvole oscure rilasciavano il loro carico di pioggia quasi stessero piangendo di quel massacro appena compiuto ma già dimenticato.©
 
 
 
 
 
Note & Significati
Akili: saggezza, intelligenza
Sizwe: pron. Sisue (seconda s dolce), bene della patria.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Re Leone / Vai alla pagina dell'autore: VolpeNana23